lunedì 3 dicembre 2012

(Scheda 189) Frattura complessa in esiti di PRC, con un'Artrosi Trapezio Scafoidea,isolata o associata a Rizoartrosi.

Frattura complessa in esiti di PRC
con Artrosi Trapezio Scafoidea isolata o associata a Rizoartrosi
                                 
Articolo informativo di Giuseppe Pinna de Marrubiu per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” Onlus «Centro Servi zi Informativi On-line per Osteomielitici e non».

Frattura complessa in esiti di PRC
Frattura pluriframmentaria articolare dell'epifisi distale del radio in esiti di resezione della filiera prossimale del carpo.
     Trattato con osteosintesi multiple allo scopo di preservare la mobilita' articolare residua.
                       
                      
                                
                            
Artrosi Trapezio Scafoidea, isolata o associata a Rizoartrosi
Non è raro incontrare pazienti che lamentano algie alla base del pollice con caratteristiche tipiche della rizoartrosi e che radiograficamente presentano segni di degenerazione artro-sica non solo dell’articolazione trapezio-metacarpale (TM) ma anche a carico dell’articola-zione trapezio-scafoidea (TS)
                                 
Indagati meglio clinicamente in realtà questi soggetti presentano una spiccata dolorabilità digito-pressoria vicino al tubercolo dello scafoide spesso associata alla dolorabilità presso- ria sulla TM ed alla positività dei segni di instabilità della TM
In effetti esistono anche pazienti asintomatici soggettivamente ma con evidenza radiografica di artrosi della TS e/o della TM e pazienti con sola evidenza clinico-radiografica di artrosi isolata della TS
 
L’artrosi sintomatica della TS isolata o associata a rizoartrosi è indubbiamente di più raro riscontro rispetto alla tipica rizoartrosi e non è sempre indispensabile il trattamento chirur-gico.
L’artrosi a carico della TS può essere inoltre conseguente anche a sovraccarico articolare legato ad artrodesi della trapezio metacarpale per pregresso trattamento di rizoartrosi iso-lata.
                              
Le possibili alternative chirurgiche nel trattamento di questa patologia sono diverse. 
Ci sono tecniche di blocco articolare con artrodesi dell’articolazione scafo-trapezio-trape-zoide, che possono presentare rischi di non consolidazione oltre a bloccare la mobilità dello scafoide, ritenuta essenziale per la biomeccanica del carpo
Alternativa a carattere biomeccanico opposto è rappresentata dai tentativi di protesizzazione con silicone e dal recente utilizzo delle protesi in pirocarbonio (STPI)
Un’altra possibilità è rappresentata dalle tecniche di artroplastica biologiche che prevedono la trapeziectomia parziale o totale associata a plastiche tendinee in sospensione oppure la escissione del polo distale dello scafoide e l’interposizione di tessuto biologico sia a cielo aperto che con tecnica artroscopica.
                      
Per quanto riguarda la tecnica usata nel trattamento della artrosi TS isolata o associata alla rizoartrosi, è possibile nella stessa seduta operatoria trattare in maniera sequenziale l’artrosi TM e l’artrosi TS con lo stesso principio di regolarizzare le superfici articolari per poi bloccarle in maniera temporanea con un filo di K. 
                     
Si tratta di una plastica biologica dell’articolazione trapezio scafoidea che avviene attra-verso resezione minima sul versante trapeziale e più generosa sul versante scafoideo con ovvia attenzione a mantenersi ortogonali rispetto all’orientamento dello scafoide ed al ris-parmio del FRC.
                  
Se il caso lo richiede si procede come da tecnica anche sul versante TM delimitando alla fine delle resezioni un doppio spazio articolare quadrangolare delimitato da superfici piane se sia- mo stati precisi nelle sezioni che avvengono rigorosamente con sega oscillante. 
Si procede poi ad una stabilizzazione temporanea con un filo di K. di spessore 1,4 o 1,6 mm che è infisso obliquamente in maniera da bloccare selettivamente la TS o le due articolazioni ed affondato fino al polo prossimale dello scafoide come testimoniato da un controllo ampli-scopico che si esegue dopo l’infissione del filo.
                 
Non è prevista alcuna immobilizzazione postoperatoria ma solo un bendaggio con cotone e benda autoadesiva da tenere per circa due settimane. 
Si può rimuovere il filo di K. dopo circa 35 gg liberando completamente il paziente da qualsia- si tutela e invitandolo al massimo movimento consentito nell’arco non doloroso.

La liberalizzazione immediata del movimento riduce enormemente il periodo riabilitativo che di solito è contenuto a poche settimane utili al ripristino completo del ROM sia della TM sia della TS ed al recupero della forza di presa che di solito richiede un periodo di tempo più lungo che varia dalle otto alle dodici settimane postoperatorie.
               
Controllo clinico alla rimozione dei punti di sutura, motilità immediata nel range consentito dal dolore con opposizione fisiologica al quinto dito.












                  
                                                      
                    Fine
Pubblicato su Blogger oggi 03 dicembre 2012 alle ore 14,47 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu

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