domenica 27 gennaio 2013

(Scheda 255 - 16) STORIA della MEDICINA MONASTICA e BIZANTINA dopo GALENO.

LA MEDICINA MONASTICA E BIZANTINA
                                   
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo»; che ci addentra in un per- corso storico narrandoci che: "durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che, secondo gli storici, sono i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, medicina scientifica".
                                 
STORIA DELLA MEDICINA 
ANTICA, MEDIEVALE E MODERNA
                             
  LA MEDICINA MONASTICA E BIZANTINA
A un secolo dalla morte di Galeno, la "setta" dei Cristiani era ormai così potente da impensie rire non poco gli imperatori e minacciare di detronizzare divinità millenarie. 
                                         
Quando nell'anno 326 Costantino dichiarò il Cristianesimo religione ufficiale, lo accusarono di voler minare le fondamenta dell'impero Romano.
Avuta via libera, i Cristiani trasformarono in breve i templi in chiese, ed elessero Gesù Cristo guaritore dell'umanità. 
Prima vicino agli altari poi nelle case private, i malati guarivano - si diceva- per intercessione dei santi. 
Flavio Valerio Aurelio Costantino, conosciuto anche come Costantino il Grande e Costantino I 
Costantino
Pullularono immediatamente presso il popolino i santi protettori, anch'essi specialisti -come gli dèi- in specifiche patologie: 
S. Rocco e S. Sebastiano erano invocati contro la lebbra, 
S. Apollonia contro le malattie dei denti, 
Santa Lucia contro quelle degli occhi, 
S. Antonio l'Eremita contro il fuoco sacro. 
E i due fratelli medici SS. Cosma e Damiano effettuarono quello che -secondo la leggenda- fu il primo trapianto della storia: 
la gamba prelevata ad un uomo appena morto, trapiantata al posto di una gangrenosa.

Ma fu in questo periodo che nella pace dei chiostri si verificò un evento nuovo, rivoluzionario, destinato a sconvolgere radicalmente le usanze ormai millenarie dell'assistenza e della cura dei malati.
Era stato un santo -che pochi conoscono- a fondare il Monachesimo in OrienteS. Pacomio (292-348)
San Pacomio (Tebe, 292 – Pbow, 9 maggio 348) fu un ex militare, divenuto monaco; è considerato il fondatore del mona-chesimo cenobitico. 
I cenobiti (dal latino cenòbium, a sua volta dal greco κοινός, "comune", e βίος, "vita") sono monaci cristiani le cui prime co munità risalgono al IV secolo.
Il cenobitismo è una forma comunitaria di monachesimo, praticata in monasteri (cenobi) sotto la guida di un'autorità spiri-tuale, secondo una disciplina fissata da una regola. 
Si contrappone alle forme individuali di isolamento monastico.
I cenobiti si differenziano dagli eremiti in quanto praticavano una vita comunitaria anziché solitaria.
Fondatore del cenobitismo è considerato San Pacomio, monaco egiziano, vissuto a cavallo fra III e IV secolo.
Il cenobitismo fu diffuso in occidente da San Benedetto da Norcia dopo l'incontro con l'abate Servando, e su quei principi istituì l'Ordine di San Benedetto.
                                   San Pacomio

San Pacomio il grande


Aveva riunito nella Tebaide circa 5000 cristiani dando loro una Regola
Il Monastero pacomiano era in origine costituito da un complesso di capanne circondate da un muro, nel quale erano contenuti i vari servizi tra cui l'infermiera, severamente separata dal resto della comunità. 
Per accedervi occorreva un permesso speciale da presentare ai "ministri degli infermi"
Ai malati era proibito entrare nei refettori, una specie di isolamento: in compenso potevano fare il bagno "ogni volta che se ne presenti l'occasione".
In Occidente, il fondatore della medicina monastica fu invece S. Benedetto da Norcia (480-547)
San Benedetto da Norcia (Norcia480 circa – Montecassino21 marzo 547) è stato un monaco, fondatore dell'ordine dei Benedettini
                                              
La sua regola Ora et labora contemplava anche l'assistenza agli infermi, che aveva anzi la precedenza "avanti tutto e sopra tutto"
Prima di recarsi a MontecassinoS. Benedetto aveva fondato a Subiaco il primo dei suoi mo-nasteri dedicandolo proprio ai SS. Cosma e Damiano.
Cosma (o Cosimoe Damiano, noti anche come santi medici (... - CirroSiria303) sono ritenuti dalla tradizione due gemelli di origine araba, medici in Siria e martiri sotto l'impero di Diocleziano
                                        Santi Cosma e Damiano
Montecassino, per l'assistenza medica esistevano le infermerie. 
Ma curare un malato non voleva dire solo assicurargli un giaciglio, dargli da mangiare e da be re: significava anche saper lenire i suoi dolori, medicargli le piaghe, curare le malattie "inter- ne", le più difficili da capire. 
Per tutto ciò occorreva una conoscenza medica che non si può improvvisare: e occorreva so-prattutto una "continuità" in questa assistenza, anche per quanto riguardava la disponibili-tà di medicamenti.
Nacque allora la figura del Monacus infirmarius, cui sarebbe presto seguita quella del Medi-cus, il quale aveva tra l'altro l'incombenza di istruire i novizi che avrebbero dovuto prosegui-re la sua opera: un principio di scuola per l'insegnamento della medicina.
E nel monastero nacquero anche gli "orti dei semplici" per coltivare le piante medicamentose, da essiccare poi e conservare nei massicci armadi dell'armamentarium pigmentariorum, proto tipo della futura farmacia monastica.
L'assistenza fu in primo tempo limitata entro le mura del monastero, ma in seguito il monaco infirmario uscì all'aperto per curare anche i malati non monaci.
  
Tra i tanti meriti di coloro che animarono i conventi -non solo benedettini- v'è anche quello di aver raccolto, conservato e copiato antichi codici. 
Nelle celle e nelle biblioteche gli amanuensi copiarono sulle pergamene con pazienza e peri-zia i testi di Galeno, di Celio Aureliano, di Rufo d'Efeso, di Plinio
Celio Aureliano
                                

Rufo d'Efeso



                                   
                                      Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio
                                     
In breve Montecassino divenne un centro importantissimo di studio, specie verso la fine del IX secolo, dove accorrevano studiosi da ogni parte d'Italia e d'Europa
Lo stesso si verificò per altri monasteri, come quello di S. Gallo, di Bobbio, di Fulda, di Char-tres, della Germania e dell'Irlanda.
L'Abbazia di San Gallo (in tedesco Fürstabtei Sankt Gallen) fu per molti secoli una delle principali abbazie benedettine d'Europa. È situata nella città di San Gallo nell'odierna Svizzera
   Convent of St Gall.jpg

Biblioteca dell’Abbazia di San Gallo
                                        Facciata della Basilica di San Colombano nel monastero di Bobbio
File:Basilica di San Colombano - Bobbio.jpg
Immagine di San Colombano della vetrata della cripta dell'Abbazia di Bobbio
    
 L'erezione del monastero e la chiesa di Fulda, 12 marzo 747, venne fondata da San Sturmio discepolo di San Bonifacio e avvennero sotto la sua personale direzione e vennero dedicati al Redentore 
                        


Facciata e in terno del monastero e chiesa di Chartres

                       
  
A questo punto fece la sua comparsa nel linguaggio comune un neologismo d'ispirazione clas sica: xenodochio
Significa semplicemente ospizio; e a questo termine fecero presto corona altri termini più co-muni come le case di Dio, gli ospizi per Crociati, quelli di confraternite e corporazioni, gli ospe dali, i lebbrosari. 
Sono l'espressione più viva ed eloquente dello spirito delle prime comunità cristiane, che tra-ducono il concetto che il malato -accettato in nome di Dio- dev'essere "servito" in ogni modo.
Egli è il vero signore dell'Istituto di ricovero.
Per merito del Cristianesimo il Medioevo diviene quindi l'espressione massima della carità ver
so il prossimo. 
Le grandi epidemie, le malattie, la povertà, sono rese più tollerabili proprio dall'opera delle confraternite e delle congregazioni, degli ospizi, delle infermerie, degli ospedali, degli ordini cavallereschi creatori di xenodochi.
Tra questi ultimi l'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme (divenuto successivamente Ordine dei Cavalieri di Malta), che gestiva in origine ad Amalfi un ospizio per ricovero dei pellegrini.
Dopo che nel 1099 i crociati conquistarono Gerusalemme, l'ospizio fu ingrandito nell'ospe-dale di S. Giovanni Battista
Successivamente, sempre per merito di quest'Ordine, sorsero altri ospedali e ospizi in altri luoghi. Numerosi altri ordini si occuparono degli infermi: S. Maurizio e Lazzaro, S. Antonio, S. Giacomo, S. Maria della Mercede, Crociferi della Stella Rossa, Altopascio, l’Ordine Ospedaliero di S. Spirito, fondato a Montepellier alla fine del XII secolo.
Nell'anno 326 Costantino aveva annunciato che la nuova capitale dell'Impero Romano d'Ori- ente -a lui rivelatasi in sogno- doveva essere la città di Bisanzio, un'antica città greca fonda- ta nel 657 a.C., e il 12 maggio del 330 fondò sulla vecchia Bisanzio la Nuova Roma, che avrebbe poi preso il nome di Costantinopoli.
Una civiltà, la bizantina, che sarebbe durata mille anni.
Ma il suo ruolo nella cultura europea fu "quasi esclusivamente di imbalsamazione e di con-servazione". L'organizzazione medica ricalcava la romana: v'erano anche a Bisanzio gli ar-chiatri di palazzo e quelli popolari, i quali ultimi erano anche incaricati dell'insegnamento.
Tuttavia, seguendo le usanze fastose della corte, i medici che ne facevano parte ricoprivano anche alte cariche onorifiche, portavano insegne fastose e indossavano vesti sontuose.
Tra i medici bizantini si distinse in particolare Oribasio, nato a Pergamo intorno all'anno 325, che divenne medico personale di Giuliano l'Apostata e tramandò -con la sua monumen tale opera Sinagoghe mediche- le opere dei maggiori medici del passato.
                                                                                        Oribasio 
                                         
Flavio Claudio Giuliano (in latinoFlavius Claudius Iulianus), fu chiamato anche Giuliano II o Giuliano il Filosofo (per distinguerlo da Didio Giuliano o da Giuliano di Pannonia, usurpatore dell'epoca di Carino) o Giuliano l'Apostata è stato un imperatore e filosofo romano, l'ultimo sovrano di chiaratamente pagano, che tentò senza successo di restaurare la religione romana dopo che essa era stata abbandonata a favore del cristianesimo da suo zio Costantino I e dal figlio Costanzo II
                                         Giuliano
Il primo medico cristiano di un certo rilievo fu Ezio di Amida (Aezio di Amida o Ezio è stato un fisico e medico bizantino dell'Impero romano) (502-575), impregnato tuttavia non solo del misticismo cristiano ma anche della superstizione pagana, delle formule magiche e degli in-cantesimi, pur dichiarandosi egli fedele seguace di Galeno
Fu il primo a fare menzione -in terapia- della canfora, dei chiodi di garofano e di altre droghe orientali, più tardi introdotte abbondantemente dagli Arabi
Ma si avvaleva anche di formule magiche e di incantesimi sia nella preparazione dei rimedi che in alcuni procedimenti terapeutici.
Un altro grande medico di questo periodo, Alessandro di Tralles (525-605), viene ricorda- to specialmente per i suoi Dodici Libri di Medicina, nei quali mostra di essere abbastanza d'accordo con Ippocrate e Galeno sulla dottrina degli umori
Si serviva in modo oculato dei rimedi di cui poteva disporre; ma quando questi fallivano non esitava anche lui a ricorrere a quelli magici.
Paolo d'Egina (625-690) fu l'ultimo dei grandi medici cristiani, interessato in particolare alla chirurgia, cui dedicò sei dei sette libri della sua Enciclopedia
La celebre Opera chirurgica di Fabrizio d'Acquapendente pubblicata nel 1592 è in gran par-te un estratto di questa Enciclopedia, in cui sono descritte dettagliatamente la flebotomia, la coppettazione, la cauterizzazione, la legatura dei vasi, la tracheotomia, la paracentesi, la resezione delle costole nell'empiema, l'emorroidectomia, l'asportazione di cataratta.
Paolo d'Egina si occupò a fondo anche di pediatria e di ginecologia, dei significati del polso (ne descrisse 62 varietà) e della dieta.
Non va infine dimenticato Giovanni Attuario, medico di corte a Costantinopoli nell'ultima par te del III secolo: è passato alla storia come autore del miglior Trattato di uroscopia dell'anti-chità a noi pervenuto, il De Urinis
Molto onestamente ritiene che l'esame dell'urina deve costituire soltanto un momento della diagnosi, diversamente da quanto sosterranno gli uroscopisti dei secoli successivi, per i quali la diagnosi va basata esclusivamente sull'osservazione delle urine.
Nel suo Funzioni e alterazioni dello spirito, Attuario sostiene che i disturbi mentali possono dipendere direttamente da cause organiche, da errori dietetici o da affaticamento, consiglian do per trattarli diete, bagni ed esercizi fisici. 
Ma non fu assolutamente capito dai contemporanei: in un'epoca infarcita di possessioni de-moniache, di influssi magici e di stregonerie, agli occhi dei più le malattie mentali non pote-vano che essere esclusiva opera degli spiriti maligni.
                        
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     E... non finisce qui
Pubblicato su Blogger oggi 27 gennaio 2013 alle ore 14,28 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu

giovedì 24 gennaio 2013

(Scheda 254 - 15 Galeno) STORIA della MEDICINA - Le principali opere di GALENO/ epoca post- GALENICA (III sec. d.C.).

Claudio Galeno
Pergamo (129 d.C.) - Roma (199 d.C.)
             LA MEDICINA POST-ROMANA E GALENICA
                                                      
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo»; che ci addentra in un percorso storico narrandoci che: "durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che, secondo gli storici, sono i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, medicina scientifica".
                                      
                STORIA DELLA MEDICINA 
        ANTICA, MEDIEVALE E MODERNA
Claudio Galeno nacque nel 129 d.C. a Pergamo (Asia Minore) durante l'impero di Adriano.
  
                 Galeno di Pergamo
Dai fasti imperiali alla decadenza
LA MEDICINA GALENICA

Galeno e Ippocrate

                                             
Suo padre Nicone, ricco architetto, lo spinse ad intraprendere gli studi di medicina in seguito ad un sogno premonitore. 
Galeno studiò dapprima filosofia, presso scuole diverse (platonica, peripatetica, stoica, epi-curea, aristotelica)
Dopo la morte del padre, Galeno completò i suoi studi a Smirne, a Corinto e poi ad Alessan- dria, dove studiò l'anatomia. 
Soggiornò in Egitto e nel 157 tornò a Pergamo dove ebbe l'incarico di medico dei gladiatori.
Fu questa un'esperienza senza eguali ed estremamente formativa dal punto di vista pratico, dal momento che gli consentì di studiare da vicino le problematiche cliniche che un simile re-gime di vita comportava.
Fu a Roma nel 161 dove fu ben accolto alla corte di Marco Aurelio e dove si mise in luce per il suo metodo empirico e per le sue dissertazioni pubbliche. 
Fuggito da Roma a Pergamo, timoroso delle leggi imperiali che proibivano la dissezione dei cadaveri, vi tornò richiamato dallo stesso Marco Aurelio, che lo volle presso di sé durante la campagna bellica contro i Germani e che gli affidò il figlio Commodo, divenuto poi, nel 192, alla morte di Marco Aurelio, un feroce tiranno.
Busto dell'imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto   
                                                                                     Busto di Lucio Elio Aurelio Commodo con gli attributi di Ercole
       Marco Aurelio      Commodo
Galeno fu, senza dubbio, il più famoso e studiato medico dell'antichità, secondo solo ad Ippo crate. I suoi studi fecero testo per centinaia di anni e bisogna arrivare al XVI secolo, ad Andrea Vesalio, per averne la confutazione. [vedi anche in Storia della Neurochirurgia].
Medico fiammingo nato a Bruxelles nel 1515 - - Zante (1564)
         Andrea Vesalio in una antica stampa   Frontespizio del DE HUMANI CORPORIS FABRICA
È da tener presente, tuttavia, a parziale discolpa di Galeno, che i suoi studi anatomici sono basati necessariamente su dissezioni animali in quanto, come già riportato, le leggi imperiali proibivano qualsivoglia tipo di studio su cadaveri umani.
Scrittore prolifico, fu autore di numerosissime opere: 
in greco
in arabo
in ebraico
in siriaco, 
in latino
oltre quattrocento scritti suddivisibili in sette gruppi
anatomia, 
patologia, 
terapia, 
diagnostica e prognostica, 
commentari agli scritti ippocratici, 
filosofia e grammatica
Nel 192, a causa dell'incendio del tempio e della biblioteca della Pace, alcuni suoi libri andaro no persi. 
A noi ne sono pervenuti 108.
Tra essi ricordiamo: 
l'Ars medica, 
i Commenti alle opere di Ippocrate, 
il De temperamentis, 
il Methodus medendi
che riassume il metodo galenico e per lungo tempo costituì il testo fondamentale dell'inse-gnamento medico.
Dissezionando gli animali, Galeno confutò la precedente convinzione che i vasi sanguigni con tenessero aria, dimostrando che essi in realtà contenevano sangue. 
Descrisse le valvole cardiache e notò che esistono differenze strutturali tra le arterie e le ve-ne. Gli mancò la comprensione della circolazione ematica ma ritenne, invece, che il fegato fos se l'organo centrale del sistema vascolare e che il sangue fluisse in periferia per formare car- ne.
In fisiologia, Galeno collegò il rene alla produzione di urina (legando gli ureteri di cani o maia li vivi) anche se non ne comprese appieno il funzionamento ed intuì che lo sbocco obliquo de-gli ureteri nella vescica aveva la funzione di evitare il reflusso di urina dalla vescica ai reni.
                                               
Nelle malattie, a differenza di Ippocrate, Galeno valorizzò la perturbazione locale, cioè quel- la dei singoli organi. 
Per il resto, assimilò e ripropose le tesi ippocratiche, compresa quella degli umori e del pneu-ma o essenza o spirito della vita, ma ne distinse tre parti: animale, con sede nel cervello, vi-tale con sede nel cuore, naturale con sede nel fegato e nelle vene.
                                      
Morì a Roma nel 199, anche se, secondo la tradizione araba, sarebbe morto dopo il 210, du-rante un viaggio, probabilmente per tornare in patria.

LA TEORIA UMORALE DI IPPOCRATE E GALENO

Galeno estese l’interpretazione ontologica (gli umori sono sostanze) dei 4 umori anche alla personalità dell’individuo con la teoria dei 4 temperamenti che ha dominato la medicina occi dentale fino ai nostri giorni.
                                  La teoria umorale di Ippocrate e Galeno
La dottrina basata sui quattro umori è il primo tentativo nella storia della medicina occiden tale, di spiegare l’insorgenza delle malattie e i diversi tipi di temperamento umano mediante l’osservazione di fenomeni naturali.
Quattro Umori
                             
I quattro elementi 
e i corrispettivi umori nel corpo umano
Fondata da Ippocrate di Coo (V-IV sec a. C), la teoria umorale unificava la concezione fisi-ca dei quattro elementi fondamentali (aria, acqua, terra, fuoco), con una nuova visione me-dica, in grado di spiegare le cause delle malattie, non più secondo concezioni superstiziose, magiche o religiose, ma sulla base di fenomeni osservabili in natura. 
Secondo le teorie fisiche del tempo, i quattro elementi che costituiscono tutta la realtà si mescolano e si trasformano dando origine a tutte le cose esistenti, grazie alla presenza di quattro qualità: il caldo e il freddo, il secco e l’umido
La dottrina dei quattro umori
                            
                               
Ogni elemento possiede una coppia di attributi, per cui il fuoco è caldo e secco; l'acqua fred-da e umida; la terra è fredda e secca; l'aria calda e umida
I quattro elementi fondamentali della filosofia antica, che funsero da base per lo sviluppo della teoria umorale
                      
Ippocrate applicò tale teoria alla natura umana, individuando nel nostro organismo, quattro umori, associati a questi elementi, elaborando successivamente una classificazione per i tipi psicologici e somatici. 
I quattro umori, la teoria umorale
                                 I quattro umori
Il buon funzionamento dell'organismo dipenderebbe dall'equilibrio degli elementi, definito eu-crasia o (“buona mescolanza”) mentre il prevalere dell'uno o dell'altro causerebbe la malat-tia, chiamato discrasia (o squilibrio degli elementi)
                          
                         
Secondo questa dottrina perciò la terra corrisponderebbe alla bile nera o atrabile, in greco Melàine Choleo (da cui melanconia) che ha sede nella milza; l'aria è associata alla bile gial-la (detta anche collera) che si trova nel fegato; l'acqua al flemma (o linfa) prodotta dalla testa, il fuoco al sangue originato dal cuore.
Melancolía, el autor es Alberto Durero (Siglo XVII). 
Un ángel apoya su cara en la mano, pensativo. Está rodeado por herramientas y otros objetos de significado alegórico
                   File:Melancolía 001.JPG
Schemaumori
I quattro umori 
e i corrispettivi temperamenti caratteriali
La Teoria Umorale divenne anche una sorta di teoria della personalità, quando Ippocrate stabilì una relazione tra l’eccesso di uno dei quattro umori e la predisposizione a un tipo di costituzione fisica da un lato, e a un certo temperamento o carattere dall’altro: 
il malinconico, con eccesso di bile nera, è magro, debole, pallido nel fisico, avaro, triste nel temperamento; 
il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo; 
il flemmatico, con eccesso di flemma, è beato, lento, pigro, sereno e talentuoso; 
il tipo sanguigno, con eccesso di sangue, è rubicondo, gioviale, allegro, goloso e dedito a una sessualità giocosa. 
L'infinita possibilità che gli elementi hanno di combinarsi fra loro è all'origine di tutti i possibili caratteri riscontrabili nella natura umana
I quattro elementi in alchimia sono ritratti in Philosophia reformata 
Gli umori, inoltre, sono soggetti a prevalere o a diminuire, secondo i momenti della giornata, delle stagioni e delle età della vita. 
Il sangue, ad esempio, prevale in primavera, la collera in estate, la flemma in autunno e la bile nera in inverno.                
Ancora oggi nel linguaggio comune il cuore è indicato come la sede dei sentimenti e in par-ticolare dell'amore che, poeticamente, è "soffio di vita"; la malinconia è un sentimento di tris tezza, ma anche una grave forma di depressione; il collerico "si rode il fegato" oppure "è gial lo dalla rabbia"; mentre si usa il termine flemmatico per indicare una persona pigra o lenta.
L’apporto astrologico di Galeno
alla Teoria degli Umori
Nella Roma dell’imperatore-filosofo Marco Aurelio, il medico di corte Galeno, riprese nuova-mente la dottrina ippocratica dei quattro umori, approfondendone alcuni aspetti e comple-tandola dal punto di vista astrologico, associando quattro pianeti alle precedenti corrispon-denze. 
              Busto dell'imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto        Galeno 
              Marco Aurelio       
Dati i suoi studi in astronomia, astrologia e filosofia, Galeno sosteneva che Saturno gover-nasse la melanconia perché associato alla terra; la Luna alla linfa perché corrispondente al-l’elemento acqua, Marte alla bile gialla perché associato al fuoco, Giove all’aria, corrispon- dente al sangue
Sebbene la scienza moderna abbia tentato di smentire le teorie di Ippocrate e dei suoi se-guaci, esse furono dominanti fino al Rinascimento, rimanendo oggetto di studi della Medicina Tradizionale Mediterranea, e contribuirono a fondare l’astrologia medica.
                       I pianeti e la salute in astrologia medica
                    I Temperamenti di Galeno
                                            Miniatura rappresenta i quattro temperamenti



La miniatura rappresenta i quattro temperamenti in cui, secondo il medico greco Ippocrate di Kos (460 - 377 a.C.), si sud-dividono le tipologie umane.
Da sinistra verso destra possiamo trovare il collerico, il sanguigno, il flemmatico e il malinconico; nell'immagine si notano sotto i loro piedi gli elementi naturali ad essi associati, il fuoco e a seguire aria acqua e terra, oltre agli animali, mentre gli oggetti che hanno nelle mani ne caratterizzano l'indole, per esempio il collerico sempre pronto a sguainare la spada...
La teoria umorale fu alla base della medicina per tutto il Medioevo: 
si pensava infatti che le malattie fossero causate dallo squilibrio nell'organismo di uno di questi quattro umori a cui erano legati altrettanti fluidi: 
il sangue con sede nel cuore (sanguigno), 
la flemma con sede nella testa (flemmatico), 
la bile gialla con sede nel fegato (collerico), 
la bile nera con sede nella milza (malinconico).
Essi si riteneva determinassero, inoltre, il carattere vero e proprio della persona che così risultava predisposto ad un atteggiamento piuttosto che ad un altro (infatti gli aggettivi sono rimasti nel linguaggio comune) e addirittura i tratti fisici...
In seguito la teoria fu ripresa dal medico Galeno (vissuto nel II sec. d.C.) che l'ampliò dal punto di vista astrologico associandovi i pianeti che "governerebbero" gli umori corporei: 
Marte il Sole e Urano presiedono al bilioso, 
Saturno e Mercurio al malinconico, 
la Luna e Nettuno al flemmatico, 
Giove e Venere al sanguigno.
Questa branca dell'astrologia viene conosciuta come "astrologia medica".
    Segni zodiacali e parti del corpo
L'astrologia vuole che ad ogni segno zodiacale corrispondano una o più parti anatomiche.
Dunque, a seconda del segno, quelle dovrebbero essere le parti del nostro corpo a maggior rischio patologico.
Di rimando, per curare più efficacemente una di esse bisogna farlo nel periodo in cui la luna (le cui fasi influenzano, tra le altre cose, la cura della bellezza) transita nel segno associato.

La grande commande fu una commissione di statue ordinata da Luigi XIV di Francia per de corare il parterre d’eau dei Giardini di Versailles come erano stati inizialmente concepiti nel 1672.                                 Ritratto di Luigi XIV, di Hyacinthe Rigaud (1701)
                 Luigi XIV di Francia
La commessa, che includeva 24 statue in quattro gruppi, venne ordinata nel 1674.
Disegnate da Charles Le Brun dall'Iconologia di Cesare Ripa, le statue vennero eseguite dai migliori scultori d'epoca.
Le statue vennero completate tutte ad eccezione delle 4 riferite al "Rapimento di Coronide ad opera di Nettuno".
                                                                   Charles Le Brun
                            
Mantenendo il concetto di accentuare le linee verticali delle statue in relazione alla facciata del giardino verso il castello, le statue della grande commande vennero trasferite in altra collocazione nei giardini dal 1684.
Charles Le Brun, Le quattro parti del giorno
File:Charles Le Brun-Grande Commande-Les Quatre parties du jour.jpg
Le Brun, Le quattro stagioni
File:Charles Le Brun-Grande Commande-Les Quatre saisons.jpg

Le Brun, I quattro elementi
File:Charles Le Brun-Grande Commande-Les Quatre elements.jpg
Le Brun, 'I quattro umori dell'uomo
File:Charles Le Brun-Grande Commande-Les Quatre temperaments.jpg
Le Brun, 'Le quattro forme di poesia
File:Charles Le Brun-Grande Commande-Les Quatre poemes.jpg
Le 24 statue erano personificazioni delle quaterne classiche:
  • I quattro umori dell'uomo
  • Melanconico
  • Flemmatico
  • Collerico
  • Sanguigno
  • Le quattro parti del giorno
  • Mattina
  • Mezzogiorno
  • Sera
  • Notte
  • çLe quattro parti del mondo
  • Europa
  • Africa
  • Asia
  • America
  • Le quattro forme di poesia
  • Lirica
  • Pastorale
  • Satirica
  • Epica
  • Le quattro stagioni
  • Primavera
  • Estate
  • Autunno
  • Inverno
  • I quattro elementi
  • Fuoco
  • Airia
  • Terra
  • Acqua
In aggiunta vi era un gruppo rappresentante quattro rapimenti del mondo classico:
  • I quattro rapimenti:
            ...ancora sui Temperamenti di Galeno
GalenoUmori (Polibo)Temperamenti
Bile gialla
(Polibo)
CollericoEnergia
Passione
Carisma
Bile nera
(Ippocrate)
MelanconicoTenace
Persistente
Gentile
Morigerato
Sangue
(Alcmeone di Crotone)
SanguignoGrande attenzione alle persone
Socievole
Flegma
(Ippocrate)
Catarro
(processi infiammatori)
FlemmaticoAffidabile
Gentile
Affezionato
Affettuoso
Ippocrate e le altre opere del Corpus Ippocratico delineano e attribuiscono un ruolo patoge netico chiave a 2 dei 4 umori:Il gruppo di ricerca Global Health – Medicina Moderna sta lavo- rando a una interpretazione indiziaria e ippocratica della teoria dei 4 umori inizialmente svi-luppata da Polibo, genero e successore di Ippocrate nell’ambito della Medicina Ippocratica in La Natura dell’Uomo.
  • Bile nera (Tipo 2: Prolonged response)
  • Flegma (catarro infiammatorio): (Tipo 4: Inadequate response)
L’esperienza clinica sembra confermare l’intuizione ippocratica d'un ruolo chiave di questi due processi patogenetici anche nelle malattie croniche attuali.
La distinzione tra bile nera e bile gialla fu suggerita da Polibo.
Il sangue aveva un ruolo chiave per Empedocle di Agrigento.
(Pólybos: "ricco di buoi"; latino Pòlybus) riferito al personaggio storico: Polibo (medico), genero e discepolo di Ippocrate                  
                                                                                                       Empedocle di Agrigento
      
Gli enormi limiti della prescrizione basata sulla Teoria delle Somiglianze dell’omeopatia, ma in un ambito che a molti medici è più famigliare, gli enormi limiti e lo scarso fondamento scien-tifico di sistemi di classificazione come il DSM o le classificazioni della reumatologia interamen- te basate su analogie/ differenze tra gruppi di manifestazioni cliniche sono ben note a tutti.
Tornerò più avanti sul problema dei limiti e del fallimento delle classificazioni ontologiche em-piriste.
                            La teoria dei 4 umori nel corso della storia ispirò molte Teorie del Tutto
La teoria dei 4 umori nel corso della storia ispirò molte Teorie del Tutto
Con esse si scontrò Ippocrate (Empedocle è l’unico medico citato nel corpus ippocratico) nel suo sforzo di andare oltre le conseguenze inevitabili e il fallimento dell’empirismo dogmatico.
Non si può capire l’emergere del modello di sapere indiziario della Medicina Ippocratica e della Medicina Moderna, se non si capiscono i limiti dell’empirismo sia nella sua versione unicista, sia nei modelli pluralisti, che oggi chiamiamo modelli multivariati.
Tuttavia a seminare lo sgomento nella squadra dei medici empiristi non fu un detective, ma il primo neuroscienziato!
Teoria dei 4 umori interpretati dai medici indiziari come qualità.
                                Teoria dei 4 umori interpretati dai medici indiziari come qualità
                                     1. Medici antichi, teorie moderne
                                                                                    Figura 1
                  
Il merito storico di aver impostato i rapporti tra la mente, il pensiero astratto o comunque la parte raziocinante dell’uomo, e la fisiologia, intesa come studio delle funzioni e qualità del cervello nel suo complesso, è da attribuirsi con ogni probabilità al grande medico greco Ga-leno di Pergamo, vissuto tra il 129/130 ed il 200 d. C., durante il dominio dell’impero roma- no. Sebbene poco noto, infatti, è proprio Galeno che in uno scritto intitolato Quod animi mores corporis temperamenta sequantur (“Che le passioni dell’anima seguono i tempera-menti dei corpi”) imposta un metodo conosciuto, dall’Ottocento ad oggi, con il nome di organi cismo, metodo che ritiene non solo teoricamente possibile ma anche scientificamente valida una riduzione delle proprietà cosiddette ‘mentali’ al sostrato organico da cui derivano.       
Galeno, inoltre, è stato il primo a corroborare questa sua visione organicista con una serie di esperimenti anatomici che un grande fisiologo e scienziato come Claude Bernard ha chiama- to esperimenti “con distruzione” (BERNARD, 1865, pp. 17, 174; GRMEK, 1996, p. 121)
Tali esperimenti consistono, in altre parole, nella mutilazione progressiva di parti dell’encefa- lo e/o della colonna vertebrale per studiare gli effetti sull’animale vivo (GRMEK, 1996, p. 109).
Galeno, in effetti, ricorreva volentieri alla vivisezione, essendogli preclusa, a differenza dei suoi precursori Erofilo ed Erasistrato, la dissezione del cadavere umano (Fig. 2)
In compenso, però, egli dichiara di aver sezionato feti abortiti e grandi scimmie, oltre a racco- mandare la dissezione umana ogniqualvolta ciò fosse stato possibile.
Benché Galeno ritenesse l’anatomia l’unico criterio realmente scientifico in questioni di medi-cina – disdegnando le dispute filosofiche – egli era tuttavia consapevole del fatto che non tut to l’animale, e men che meno l’uomo, poteva essere descritto col semplice ausilio della disse-zione anatomica, occorreva per ciò una teoria fisica di supporto che indagasse le cause, della salute come della malattia, e permettesse un quadro di riferimento per collegare i sintomi e le malattie alle relative prognosi.
Come “teoria degli umori” (sangue, flegma o pituita, bile gialla, bile nera o melancolia) egli la prese in parte da Ippocrate, come teoria dei “temperamenti” (caldo, freddo, umido, sec-co, Fig. 3), invece, Galeno rielaborò personalmente un sistema già definito nelle sue linee essenziali da Aristotele nel De generatione et corruptione, tentando tuttavia, a differenza di quest’ultimo, una separazione teorica delle qualità della materia dagli elementi primordiali che la componevano (acqua, aria, terra e fuoco).
                                                        Figura 3
             
Sebbene possa apparire un po’ sofisticata, non si tratta – come ritenne nell’ottocento Cuvier e, più recentemente, Manzoni (MANZONI, 2007, p. 34) –, di una teoria inventata o comple- tamente ‘a-priori’
Le sue basi empiriche, legate comunque alla teoria del calore fetale o innato (symphýton thermón, cfr. SIEGEL, 1963, p. 167 e ssg.) del quale i temperamenti non rappresentano che differenti tipologie, possono, in effetti, essere ricondotte ad almeno quattro ordini di ragioni:
a) il calore, spontaneamente prodotto da molti animali – e dagli omeotermi oggetto delle vivi sezioni galeniche, in particolare – distingue quest’ultimi dagli oggetti fisici o comunque inani-mati;
b) se l’ipotermia può essere ricondotta ad un mancato afflusso di sangue all’organo o alla parte interessate, allora, data la distinzione aristotelica degli animali in sanguinei/non san-guinei, la correlazione sangue-calore (nei suoi vari temperamenti)-vita si fa stretta ed empiricamente riscontrabile;
c) la maggior parte delle reazioni chimiche – cui gli antichi davano il nome di “alterazioni sos-tanziali” – sono di natura esotermica, ovvero generano calore e quindi, per conversione, il ca lore può esserne indicato come causa
d) dato quanto sopra, se l’origine della vita – ovvero il suo principio – può essere indicata in qualcosa di semplice, allora l’organismo umano sembra comportarsi come un grande alambic- co che, a partire dal calore fetale o innato, catalizza l’intera gamma delle reazioni chimiche (dette perciò concoctiones)
Queste, a loro volta, determinano i diversi gradi e stati della materia (temperamenti appun-to), dal più caldo al meno caldo, dal più secco al più umido. 
In tal modo, a partire dall’organo più caldo, il cuore, sino a quello più freddo, il cervello, ques-to alambicco antropomorfo (Fig. 4) trasforma al suo interno l’alimento in sostanza nutriente ed, una volta concluso il ciclo di distillazione, espelle i suoi residui (detti superfluitates), attra verso il naso, in forma di muco o flegma (GALENO, 1549, p. 139; DORN, 1577, p. 137)
L’alambicco rappresentava così un modello unitario di rappresentazione fisiologica del corpo, dal momento che freddezza, siccità, umidità o calore di una certa parte del corpo potevano essere riprodotti appunto mediante un processo alchemico di distillazione (distillatio)
Non va dimenticato, infine, che la stessa natura delle sostanze organiche, e non, poteva es-sere dedotta quasi esclusivamente mediante la coazione (in greco pépsis), unico processo conosciuto agli antichi per decomporre una sostanza complessa negli elementi primi di cui es sa era composta. 
Un buon esempio ne è quello che Avicenna mette in atto per dimostrare la composizione del la sostanza cerebrale, la cui materia era stata definita da Aristotele fredda ed umida, ed il funzionamento paragonato a quello di un refrigeratore (MANZONI, 2007).
       
Quella dei temperamenti era, in ogni caso, la teoria che, in linea di principio, meno di altre si distaccava dall’approccio anatomico, dal momento che essa rappresentava lo stato della ma-teria al momento del contatto con la superficie volare della mano, ovvero con la manipola- zione operata dal medico sul paziente.
A questa teoria ed alle prove sperimentali contenute nelle sue due grandi opere il De usu partium corporis humani (“L’utilità delle parti del corpo umano”) e il De placitis Hippocra- tis et Platonis (“Sulle dottrine di Ippocrate e Platone”) Galeno affida, dunque, il compito di provare che gli stati psichici dipendono dai temperamenti nelle sue diverse tipologie o species.
2. La fisio-gnomica di Galeno
Come visto, le species temperamentali non sono altro che stati (éxeis) della materia; è da es se, sostiene Galeno, che si originano la funzionalità degli organi, sia di quelli secondari sia di quelli principali (fegato, cuore, cervello).
Dal momento che il concetto moderno di “funzione” e quello antico di “anima” di un organo sembrano sovrapporsi sino ad identificarsi, tanto in Aristotele quanto in Galeno, è perciò sempre da un cattivo temperamento (o “cattiva complessione”, mala complexio) che la fun-zionalità di un organo può essere ostacolata sino ad essere privata, e dunque assente.
Esiste così una prossimità di fondo tra la forma dell’organo e la miscela delle qualità elemen- tari, o temperamenti, che ad essa danno origine e ciò vale anche anche per il cervello, la cui “anima” risiede nella forma dell’organo e nelle qualità temperamentali ad esso inerenti. 
Se noi oggi diamo a questa prossimità causale il nome di chimica, o di neurofisiologia nel ca-so del cervello, all’epoca di Galeno il problema era piuttosto quello più generale di associare alla “natura” del corpo (physis) il “carattere” mentale (gnome), ed era dunque un problema di fisiognomica.
Questo carattere fisiognomico si evidenzia maggiormente quando, nella sua Ars medica, Ga-leno associa il buon funzionamento cerebrale alla forma del capo che, egli scrive, deve somi-gliare ad una pallina di cera leggermente schiacciata ai lati (MALATO, 1972, p. 10; RICCIO, 19 93, pp. 87-88)
È sorprendente pensare come secoli di dispute sulla connessione tra volumetria celebrale e capacità mentale, da Cuvier a Brocà, sino a Lombroso, fossero contenuti in nuce in questa semplice e pure chiara assunzione galenica (MANZONI, 2007, p. 120 e ssg.)
La fisiognomica galenica trova, dunque, il suo fondamento scientifico nella teoria dei tempe-ramenti, o meglio, nella interpretazione che della forma aristotelica (eidos) Galeno compie nel già ricordato Quod animi mores.
Se per Aristotele “forma” (eidos) e “funzione” (érgon) sono l’una il complemento dell’altra, sino ad identificarsi (BIGOTTI, 2009, pp. 43 e ssg.), per il Galeno del Quod animi mores la “forma”, ovvero le parti omogene del corpo, conseguono (epeisthai) alla composizione delle qualità elementari (i già menzionati temperamenti caldo, freddo, secco, umido) che sono an-ch’esse delle “forme” (eide) nel senso che la loro miscela (krásis) segue schemi precisi (VEGETTI, 1984, pp. 135 e ssg.).
È per noi difficile comprendere quanto vasto fosse il campo di applicazione della fisiognomica antica, ed è possibile farlo forse solo assumendo – come fa Galeno – che “natura” sia anche quella parte di comportamenti che normalmente ascriviamo alla sfera del mentale, o comun- que del soggettivo. 
Ad ogni modo, l’approccio organicista galenico permette, come il nostro prontamente dichia-ra, di comprendere perché “forme complesse” come gli stati mentali, possano subire affe-zioni (pathemata) da parte di sostanze psicotrope quali il vino ed alcune specie di cibi e far-maci, la cui composizione è considerata una “forma semplice” nel senso della miscela tem-peramentale.
Questo orientamento porta Galeno – né poteva essere diversamente –, a negare implicita-mente qualsiasi indipendenza dell’ “anima razionale” presente nel cervello, poiché, come già detto, l’anima altro non è se non la funzionalità dell’organo conseguente al tempera-mento. Vi sono dunque tante “anime” quante sono le strutture principali dell’organismo, e principalmente tre, fegato, cuore e cervello. 
Ad esse – insieme ai testicoli denominate in seguito fundamenta vitaeGaleno attribuisce il compito di coordinare la vita psichica in generale, così che l’“anima” (psyche) legata ai pro-cessi biologici primati (crescita, nutrizione, alterazione), detta vegetativa, viene localizzata nel fegato (in quanto nei feti esposti esso è più grande delle altre parti e mostra funzioni emopoietiche); quella associata alle emozioni, detta sensitiva, viene localizzata nel cuore (in virtù del fatto che la normale attività del polso subisce modificazioni sensibili in concomitanza di eventi psichici di una certa entità; gioia, tristezza, amore etc.); quella razionale e legata al la sfera riflessiva, infine, viene situata nel cervello, con una particolare attenzione rivolta ai ventricoli cerebrali (GRMEK, 1996, p. 115, Figg. 5-6)
       
Per quanto riguarda il cervello, Galeno mostra conoscenze molto avanzate per la sua epo-ca ed i libri IX e XIV delle sue Anatomices administrationes testimoniano sufficientemente in tal senso (ROCCA, 2003, pp. 81 e ssg.).
                                                                   Figura 6
           
Ad esse egli si appoggia continuamente nella sua opera De placitis Hippocratis et Platonis, per confutare le teorie di coloro che negano ai nervi, ed in generale al cervello, il ruolo di responasabile princiaple delle funzioni di senso, cognizione e moto.
Applicando in certo senso la fisio-gnomica al cervello, egli associa la simmetria interna della struttura ventricolare a quella del perfetto temperamento e, più universalmente, dichiara che dalla perfetta forma esteriore e dalla perfetta forma del temperamento procede la migliore costituzione del corpo umano (GALENO, De optima corporis nostri constitutione, I, 1). 
Quanto alle neuropatologie, egli sicuramente riconosce che la maggior parte di esse viene causata da lesioni o alterazioni fisiologiche dell’encefalo, in particolare dei ventricoli, stabilendo così un stretto rapporto di interdipendenza tra patologia e fisiologia dell’organo. 
Come Oliver Sachs egli era probabilmente convinto, che «l’intima natura del paziente è del tutto pertinente all’ambito d’indagine più elevato della neurologia e alla psicologia, poiché esse hanno intimamente a che fare con la personalità del paziente» e che, in ogni caso, «lo studio della malattia non può essere disgiunto da quello dell’identità» (SACHS, 2001, p. 12). Per queste patologie, dunque, egli non esitava a ricorrere al trattamento dei farmaci, per lo più a revulsivi ed emetici come l’elleboro bianco. In ciò non era il primo, dato che Aristotele, prima di lui, aveva ammesso la cura farmaceutica come efficace correzione morale (ARISTOTELE, Eth. Eud., 1214b, 28 e ssg. ).
Ciononostante, per alcuni tipi di sintomi Galeno preferiva l’approccio psicologico e/o dialogico con il paziente, probabilmente maturato proprio a contatto con quei pazienti che, piuttosto che l’intervento medico, sembravano avere bisogno di un interlocutore, finendo addirittura col fingere patologie inesistenti (non va dimenticato, infatti, che Galeno scrisse anche un libro su come vadano redarguiti coloro che fingono delle patologie, Quomodo morborum simulantes sint deprehendendi). 
Nella psico-biologia di Galeno, la natura temperamentale del cervello, come quella degli altri organi, procede dalla costituzione dell’individuo sin dalla sua prima origine.
Non è chiaro se questa posizione conducesse ad esiti di determinismo morale estremo, oppure costituisse semplicemente uno di quei fattori biologicamente innati, conseguenti alla costituzione temperamentale del feto, fatto sta che nel De locis affectis egli ritiene che la natura dell’individuo biologicamente determinato influisca, e potentemente, sulle inclinazioni soggettive dello stesso (GRMEK, 1996, p. 16; GALENO, 1549, VI, 6) a tal punto da ritenere, proprio nel Quod animi mores, che l’intera vita morale fosse riducibile alle due sole cause fisiologiche da lui individuate nel De naturalibus facultatibus, quella ‘attrattiva di ciò che è specifico’, in grado di condurre a ciò che è bene per noi, e quella ‘repulsiva di ciò che estraneo’ che ci permette di scongiurare il male.
Egli nega, dunque, che durante la formazione del feto possano intervenire anime esterne o attraverso un’immigrazione od una emigrazione per metempsicosi: la questione non è scientifica e, in ogni caso, non apporta alcun incremento al progresso della scienza medica. Su l’intera questione grava, quindi, la necessità di un dubbio che non può essere risolto altrimenti che con la consapevolezza critica della sua impugnazione.
EPOCA POST- GALENICA (III sec. d.C.)
La crisi economica e politica dell’Impero romano procedette di pari passo con la decadenza della medicina
I medici dell’epoca furono fortemente influenzati da Galeno, ma non aggiunsero nulla di nuo-vo alle sue teorie. 
L’avvento del Cristianesimo contribuì a questa crisi, poiché segnò il ritorno alla medicina teurgica. La preghiera diventò il più prezioso dei farmaci e ai Santi fu attribuito il compito di difendere dalle malattie e di intercedere per la guarigione. 
La medicina era esercitata sopratutto nei monasteri, specie in quelli benedettini. 
In questi luoghi si tramandavano le conoscenze mediche dell’antichità e le si metteva in pra-tica spinti da intenti caritativi. 
Alcuni monaci, tuttavia, diedero un contributo personale scrivendo trattati di medicina
Tra questi ricordiamo Alcuino, il medico di Carlo Magno.

Alcuino di York è stato un filosofo, teologo e beato anglosassone    Alcuino di York intento a scrivere. Miniatura                                                                                                                                 Alcuino alla corte di Carlomagno

          MEDICINA ROMANA
PRINCIPALI OPERE DI GALENO -
  • Dell'ottimo medico e dell'ottimo filosofo
  • Degli elementi secondo Ippocrate
  • Delle preparazioni anatomiche
  • Della dissezione delle vene e delle arterie
  • Del moto dei muscoli
  • Degli insegnamenti di Ippocrate e di Platone
  • Delle regioni ammalate
  • Dell'uso delle parti del corpo umano (17 libri di fisiologia)
  • Dell'arte medica (Microtecne, Ars parva)
  • Del metodo di medicare (14 libri)
     medicoeleggi.comdownloadman
    E... non finisce qui
Pubblicato su Blogger oggi 24 gennaio 2013 alle ore 21,56 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu