sabato 22 giugno 2013

(Scheda 256 - 17) STORIA della MEDICINA ARABA.


LA MEDICINA ARABA

                                                      

Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo»; che ci addentra in un percorso storico narrandoci che: "durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che, secondo gli storici,
sono i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, medicina scientifica".
Visita medica
   

STORIA DELLA MEDICINA 
ANTICA, MEDIEVALE E MODERNA

Raffigurazione di una Tavola Anatomica Araba
                         
LA MEDICINA ARABA
                                                             (dal 600 d.C.)          
                      
Il primo medico arabo del quale abbiamo qualche notizia è stato al-Harith ibn Kalada al-Thakesi, nato vicino alla Mecca nel 670 d.C. e che aveva studiato medicina a Jundishapur
Dopo aver esercitato la professione per molti anni in Persia ove tra i suoi pazienti poté anno-verare il grande re persiano Cosroe II, ritornò nell'Arabia natale, dove divenne medico e ami co del profeta Maometto
Dalla sua culla in Arabia, l'Islam si diffuse verso l'Oriente e ciò determinò un cambiamento nel la posizione del Califfato, cioè la sede del potere.
Moneta d'oro di Cosroe II     Cosroe II mentre viene ucciso da Eraclio I, in una placca francese del XII secolo
         
L'arcangelo Gabriele porta la Rivelazione di Dio a Maometto, ancora una volta velato (antica miniatura)
               File:Miniatura Maometto.jpg
Un evento storico di grande portata come l'occupazione semi millenaria della Spagna da par- te degli Arabi ebbe un fall-out positivo non indifferente non solo sul progresso di tutta la me- dicina ma anche sulla conservazione di quella occidentale.
In realtà, se "i Mori" imposero le proprie leggi nei Paesi che, a partire dal VIII secolo, sotto- posero al dominio, nondimeno sentirono il bisogno di appropriarsi della loro cultura scientifica e filosofica, fondando o potenziando Scuole di altissimo livello come quelle di Bagdad, di Sa-marcanda e di Damasco
Almeno nei primi tempi, i testi per l'insegnamento della medicina furono rappresentati quasi esclusivamente dalle traduzioni dal greco, in lingua siriaca e araba, specialmente dei testi di Ippocrate e Galeno.                                      Ippocrate
Galeno
              
Anche in Spagna, a Siviglia, Toledo e Murcia vennero fondate nuove Scuole; Cordova si arric-chì di una biblioteca di 300.000 volumi, e divenne il centro del sapere.
La medicina araba la si può suddividere in tre grandi periodi.
1)Il primo periodo, compreso tra il 750 e il 900, può definirsi "di preparazione": la medi-cina tradizionale araba si amalgama gradualmente con quella greco-latina.

2) -Nel secondo periodo, compreso tra il 900 e il 1100, molti studiosi si distaccano dai loro Maestri per assumere una personalità sempre più spiccata e indipendente, tutta protesa ver so nuove ricerche ed acquisizioni. 
E' il periodo di massimo splendore; vi emergono figure come Razi, Avicenna, Albucasis.
Abu Bakr Muhammad Ibn Zakariya al-Razi (noto anche come Rhazes), - Nato a Ray, Persia c. 865 d.C. - morto 27 ott.  925 d.C. a Ray, Persia.
Famoso medico persiano, filosofo e alchimista Al Razi,  fu l'autore di Al-Hawi , il compendio più completo delle cono-scenze mediche nella sua epoca.
            
Avicenna, alias Abu Ali al-Husayn ibn Abdallah ibn Sina, era un erudito persiano, medico, filosofo e scienziato che ha scritto quasi 450 trattati su una vasta gamma di argomenti, di cui circa 240 sono sopravvissuti. 
Molti dei suoi woorks concentrata sulla filosofia e medicina.
E 'considerato da molti come "il padre della medicina moderna". 
In particolare, 150 dei suoi trattati superstiti concentrarsi sulla filosofia e 40 di loro si concentrano sulla medicina.
             
Abu al-Qasim Khalaf ibn al-Abbas al-Zahrawi (conosciuto come Albucasis) è nato vicino a Cordoba (936-1013), in Spa-gna, quando era parte dell'impero islamico. Era un, medico chirurgo e chimico.
Egli è ricordato soprattutto per la sua enciclopedia della medicina, la Al-Tasrif li man AJAZ un-il-talif (un aiuto per coloro che non hanno la capacità di leggere Grandi libri ), nota come al-Tasrif.
                   
3) -Infine, il terzo periodo, compreso tra il XII e il XVII secolo, può essere definito "della de cadenza", contemporanea a quella del Califfato
In esso emersero tuttavia ugualmente figure di primissimo piano, del calibro di Avenzoar, Averroè e Maimonide.
AVENZOAR (Ibn Zuhr). - Famoso medico arabo musulmano di Spagna, nato a Siviglia fra il 484 ed il 487 èg. (1091-1094 d. C.) e come confermato da George Sarton, non era un Ebreo, ma un musulmano ortodosso, vissuto ora in Spagna ed ora nel Marocco e colmato di onori dalla dinastia degli Almohadi (v.); morì a Siviglia nel 557 èg., 1162 d. C. 
Scrisse parecchie opere mediche, fra le quali le più notevoli sono l'at-Taisīr fī 'l-mudāwāh wa 't-tadbīr "La facilitazione nel-la cura (delle malattie) e nel regime", composta a domanda del suo illustre amico il filosofo Averroè (v.), e l'al-Iqtiṣād fī işlāḥ al-anfus wa 'l-aǵsād "Il giusto mezzo nel migliorare le anime ed i corpi", scritto per ordine d'un principe almohade. 
Il Colin così riassume i suoi meriti: "Nella teoria medica egli accoglie la dottrina degli umori come Galeno e, per quanto con-cerne l'applicazione, pone come principio che l'esperienza è la vera guida e la base migliore della pratica medica; ha non sol- tanto vedute originali sui fatti già noti, ma anche vere novità, quali la descrizione dei tumori del mediastino e dell'ascesso del pericardio, non menzionati prima di lui. 
Fu il primo degli Arabi ad ammettere la tracheotomia; conosce l'alimentazione artificiale tanto per la via dell'esofago quanto per via rettale e ne spiega abbastanza bene il meccanismo".
                Abu Marwan Ibn Zuhr - Marwan Abu Abd al-Malik Ibn Zuhr è nato a Siviglia nel 1091 / c.  1094 CE Dopo aver completato la sua formazione e la specializzazione in medicina.
Averroè, il cui nome arabo era Abū l-Walīd Muhammad ibn Ahmad Muhammad ibn Rushd, diventato nel Medioevo Aven Roshd e infine Averroes (Cordova, 1126 – Marrakesh, 10 dicembre 1198), fu un filosofo, medico, matematico e giurispe- rito arabo.
                           
                                   
Moshe ben Maimon, detto anche Rambam (dall'abbreviazione del suo titolo e nome in ebraico), più noto in Italia come Mosè Maimonide, (Cordova, 1138 – Il Cairo, 13 dicembre 1204), è stato un filosofo, rabbino e medico spagnolo.
                  
I medici arabi o assimilati cominciarono anche a scrivere in arabo: ma si trattò all'inizio, in ge-nere, di compendi o rifacimenti di scritti antichi, come fece ad esempio Mesuè il Vecchio, me-glio noto -per la sua città di origine- come Giovanni Damasceno, il quale scrisse di dietetica e di ginecologia e commentò numerosi testi di Galeno
Serapione il Vecchio e/o Serapione il Giovane (Yuhanna Ibn Sarabiyun) scrisse invece nume rosi Aforismi, Isacco Ebreo testi di igiene, Ali-ibn el Abbas un pregevole libro di anatomia, e Mesuè il Giovane un trattato di farmacologia.
Yuhanna ibn Masawayh (arabo: يوحنا بن ماسويه, Yuḥannā b. Māsawayh), altrimenti scritto Ibn Masawayh, Masawaiyh, e in lingua latina Mesue, Masuya, Mesue Major, Msuya e Mesuè il Vecchio, fu un medico assiro dell'Accademia di Jun-dishapur.
File:Hunayn ibn-Ishaq al-'Ibadi Isagoge.jpg
San Giovanni Damasceno (arabo: يوحنا ابن ﺳﺮﺟﻮﻥ , Yuḥannā ibn Sarjūn; latino Iohannes Damascenus; Damasco, 676 circa – Laura di San Saba, 749 circa) è stato un presbitero eteologo siriano.
               San Giovanni Damasceno
Serapione il Vecchio citato da Aldrovandi nel II volume di Ornitologia (1600), dovrebbe essere il medico siriano vissuto nel IX-X secolo, il cui nome era Yuhanna Ibn Sarabiyun also said. 
Serapione il Vecchio i cui Scritti Furono Tradotti da Gherardo da Cremona con il titolo di Breviarium medicinae.
                           Practica Joannis Serapionis aliter brevarium nuncupata - 1525
               
Nell'XI-XII Secolo visse invece Serapione il Giovane - anch'egli Yuhanna Ibn Sarabiyun - i cui scritti furono tradotti da Simone da Genova (morto Nel 1303) con il titolo di De simplici medicina o Liber Serapionis.
     De simplici medicina o Liber Serapionis di Serapione il Giovane - 1473 tradotto da Simone da Genova. 
                                    La gallina e il gallo in latino qui suonano Galina et Galus.
               
Parliamo anche di Serapione di Alessandria, un attimo e uscendo dal seminato; ma per completezza Onomastica e profes- sionale, citiamo also Serapione di Alessandria, medico greco vissuto nella prima metà del sec. II a.C. 
Ricordato, con Filino di Coo, tra gli iniziatori della scuola empirica, sostenne la necessità del ricorso all'osservazione diretta del malato e dei suoi sintomi negando qualsiasi validità alle teorie scientifiche. 
Ha lasciato vari scritti di argomenti di diagnosi e terapia.
Dictionnaire historique 
de la médecine ancienne et moderne 

par Nicolas François Joseph Eloy Mons - 1778




































Il medico di Papa Onorio IV era Taddeo Alderotti (Firenze 1215 o 1223 - Bologna 1295), che era famoso come insegnante di medicina e uno scrittore su argomenti medici circa questo tempo. 
Alderotti rappresenta ciò che è meglio in medicina nel corso di questo secolo. 
Successore di Alderotti come medico presso la corte papale era appena, se del caso, meno distinto.
 Questo è stato Simon Januensis, Simon di Genova (m. 1303), medico curante di papa Niccolò IV (1288-1292). 
Simon ha fatto molto per rendere l'uso di oppio più scientifico di quanto non fosse e lavorato le regole per la sua ammi-nistrazione. 
Simon è più noto nella storia della medicina per quello che fu probabilmente il primo dizionario importante della medicina.
Questa era la sua Synonyma medicinae o Clavis sanationis, "La chiave della salute". 
Steinschneider dichiara che si tratta di una delle opere più importanti nel campo della synonymics. 
(La Chiesa cattolica e la guarigione da James J. Walsh, 1928 - Parte 3 capitolo VIII I medici Papali).
Prima del 1542 i lavori principalmente utilizzati dai farmacisti erano i trattati di semplici da Avicenna e Serapione, il De synonymis e Quid pro quo di Simone Januensis, la servitoris Liber di Bulchasim Ben Aberazerim, che descriveva i prodotti a base di piante, animali e minerali, e era il tipo della parte chimica della farmacopea moderna, e la Antidotarium di Nicolaus de Salerno, contenenti composti galeniche disposti in ordine alfabetico. 
Di questo, ultimo lavoro c'erano due edizioni in uso - Nicolaus magnus e Nicolaus Parvus: in seguito alcuni dei composti descritti nella grande edizione sono stati omessi e formule di cui su una scala più piccola. 
Simonis Januensis Opusculum, CUI nomen clavis sanationis simplicia medicinalia latina greca [et] arabica Ordine alpha-betico mirifice elucidans recognitum ac Mendis purgatum ecc - Venetiis, 1514.
 
Isacco il Patriarca (יִצְחָק, "figlio del riso"; Bersabea - Mamre) è un personaggio della Bibbia, uno dei grandi patriarchi; è il figlio di Abramo e Sara. 
La sua vita è narrata in Genesi 15-35. 
Nell'Islam è chiamato Ishāq, e la sua vita è narrata nel Corano. 
Il suo nome ("figlio del riso"), proviene dalla reazione di sua madre Sara all'udire la profezia della sua nascita: ella era assai anziana. 
È venerato come santo da tutte le chiese cristiane, dalla religione ebraica e dalla religione islamica.
Andrea MantegnaSacrificio di Isacco, dettaglio del Trittico degli Uffizi (1460 circa)
                  File:Andrea Mantegna 010.jpg
  
          

'Alī ibn ʿAbbās al-Majūsī arabo: علي بن العباس المجوسي‎, noto in Occidente come Haly Abbas, (... – tra il 982 e il 994) è stato un medico, psicologo e scrittore persiano zorastriano, grandemente apprezzato come autore del Kitab al-Maliki ossia "Libro Regio" (il cui reale titolo era Kitāb kāmil al-sināʿa al-ṭibbiyya, ossia "Il libro completo dell'arte medica"), capola-voro della medicina islamica e antesignano degli studi relativi alla psicologia umana.

Libro reggio
                          
Mesuè il Giovane
Pseudo Mesuè
Si è fatta parecchia confusione tra due Mesuè:
a) - Mesuè il Vecchio, il vero Mesuè, detto anche Giovanni da Damasco, Yuhanna ibn Masawaih, medico arabo-siro (777-857) di origine cristiana poi convertito all’islamismo.
b) - Mesuè il Giovane, medico cristiano giacobita morto al Cairo nel 1015. 
I giacobiti erano gli appartenenti alla Chiesa monofisita di Siria, costituita nel sec. VI da Jacob Baradeo, vescovo di Edessa.
Si diffusero in diverse regioni dell'Oriente: nel 1442 si unirono alla Chiesa romana i giacobiti di Egitto e di Etiopia e nel 1444 quelli di Mesopotamia, mentre attualmente ne sopravvive un modesto numero in Siria e in Turchia.
Come si può agevolmente dedurre, gironzolando un po' nella Storia, Mesuè il Giovane altri non era che un medico italiano che aveva assunto il nome Mesuè, ma senza farlo sapere e generando così grande confusione, un medico che aveva as-sunto uno pseudonimo, non di propria volontà, e di cui tutti erano a conoscenza; fu Brasavola Antonio (Ferrara 1500-1555): che venne denominato Musa Antonio, da non confondere con l’omonimo Musa Antonio, illustre medico romano che guarì Augusto, da una grave malattia reumatica ricevendone in compenso ricchezze e onori, e del cui cognome il nostro Brasavola fu paludato da Francesco I di Francia, in quanto la sua opera di medico fu richiesta oltre che da lui, anche da Carlo V, da Enrico VIII d’Inghilterra e da tre Papi.
Insomma, Mesuè l'italiano era un gran furbacchione. 
Ecco due note esplicative personali a proposito del suo Antidotarium.
                     
                                                                               Mesuè il Giovane
                                         
Ma ci furono anche coloro che tradussero in lingua araba i testi più famosi della medicina classica, sottraendoli in tal modo alla sicura distruzione e tramandandoli alle nuove genera-zioni. Certo, non sempre queste traduzioni furono fedelissime, anzi spesso falsarono e stra-volsero i significati originari: ma nella loro sostanza quei testi hanno potuto sopravvivere, sotto questa veste, alle vicende, spesso oscure, dei secoli bui del Medioevo.
A partire dal XII secolo si verificò poi un fenomeno inverso: alcuni testi già tradotti in arabo furono tradotti in latino o in lingue romanze; e nello stesso modo furono tradotti alcuni testi scritti originalmente in arabo, che per la difficoltà della lingua erano sin'allora rimasti scono-sciuti e incomprensibili ai medici occidentali.
Verso la metà del 1100 l'Arcivescovo di Toledo istituì addirittura una Scuola di traduttori per la versione di testi scientifici dall'arabo in altre lingue. 
Anche in questo caso, però, essendo difficile trovare chi conoscesse bene sia l'arabo che il latino, molte di queste traduzioni furono affidate a mercanti ebrei catalani che per i loro com- merci conoscevano abbastanza bene anche l'arabo; dalla loro voce, i traduttori veri e propri stendevano poi il testo in latino corretto. 
Ma tutto ciò comportò, naturalmente, errori di traduzione talvolta clamorosi, che sono giunti sino a noi. 
Uno dei traduttori più noti specializzati in opere mediche fu Gherardo da Cremona.
Gerardo da Cremona (Cremona, 1114 – Toledo, 1187) fu un famoso traduttore in latino di lavori scientifici.
È conosciuto anche come Gherardo da Cremona e con il nome latino di Gerardus Cremonensis.
Gerardo da Cremona verso il 1187 iniziò a circolare Aristotele, grazie alla singolare figura di Gerardo da Cremona, che ave-va imparato l'arabo a Toledo per poter tradurre trattati là presenti. 
I testi latini e greci, filtrati dal mondo arabo, contenevano anche cognizioni provenienti da Persia, India e perfino (in manie-ra mediata) Cina, soprattutto riguardo alla medicina, all'astronomia ed alla matematica. 
Gerardo da Cremona (Cremona, 1114-Toledo, 1187) è stato un famoso traduttore italiano di lavori scientifici. 
Viene chiamato anche Gherardo da Cremona e con il nome latino di Gerardus Cremonensis. 
Tra le altre opere tradusse di Abu Nasr Muhammad Farabi, persiano (Wasij, 874–Damasco, 950), De scientiis (Sulla scien za), discute la classificazione e i principi fondamentali delle scienze.
                         
Del suo lungo e difficilissimo nome (Abu Bakr Muhammad ibn Zakarrya al-Razi) è rimasta solo l'ultima parte, Razi, che vuol dire "natìo di Raj", una cittadina vicino a Teheran.
                   
Razi, che visse tra l'850 e il 903 (?923), è una delle figure più eminenti e più note della medicina cosidetta araba (più proprio sarebbe dire "di lingua araba"), anche se fu come per siano -e non come arabo- che scrisse in questa lingua. 
Se fino a quarant'anni si occupò soltanto di musica, di fisica e di alchimia, dopo quell'età si mi se a studiare medicina; e ben presto divenne così famoso da essere chiamato a dirigere l'os-pedale di Raj prima, e di Bagdad dopo: si racconta che, per scegliere la sede più salubre do-ve costruire questo ospedale appese vari pezzi di carne in vari punti della città, e scelse il luogo dove dopo vari giorni di esposizione la carne si era meno putrefatta.
Mostrando sempre grande originalità e intraprendenza, Razi scrisse non meno di 237 opere, delle quali circa la metà di medicina. 
Il suo libro più noto è il Liber medicinalis Almansoris, contenente dieci capitoli sulle cose più importanti della medicina: di essi sono particolarmente degni di nota il settimo che tratta del-la chirurgia generale, e il nono sulla cura delle malattie.
A lui si deve la distinzione tra il vaiolo e la varicella.
Razi può essere considerato un ippocratico nel senso pieno del termine, libero tuttavia da pregiudizi. Si oppose energicamente a coloro che davano la massima importanza all'esame dell'urina, in base al quale pretendevano di fare qualsiasi diagnosi senza nemmeno vedere il malato.
Nonostante i lauti guadagni assicuratigli dalla brillante professione, Razi non amava le ric-chezze e aborriva la povertà: distribuì praticamente ogni suo avere ai poveri, e morì lui stes- so completamente in miseria dopo aver trascorso cieco gli ultimi due anni della sua vita.
Gli stessi contemporanei lo chiamavano il "Principe dei medici", e pronunciavano per intero il suo lungo nome di Abu Ali Hussein ibn Abdallah ibn Sina
I medioevali preferirono chiamarlo più brevemente Avicenna.
Avicenna (in Latino), "Ibn Sina (in Arabo), Abu Ali Sina (in Persiano), muore. 
[alias Abu Ali al-usayn ibn Abd Allah ibn Sina o Pur-Sina] nato a Afshana, presso Buhara (Balkh) nel 980, morto a Hama-dan nel 1037, è stato un medico, filosofo, matematico e fisico persiano. 
Autore del “Abbreviatio de animalibus” un omaggio ad Aristotele. 
Scrisse circa 450 libri su una grande varietà di soggetti. 
Molti di questi libri trattano di temi filosofici e medici. 
È considerato da molti come "il padre della medicina moderna".
                                                                                  Ibn-Sina (Avicenna)
                                  Ibn-Sina (Avicenna) Art raffigurante Ibn Sina ottenere saggezza la musa di Medicina
Ibn Sina di celebri pagine anteriori Canon del codice miniato.
Ibn Sina presentato su un francobollo dalla Libia.

Canon Ibn Sina di pagina traduzione latina della medicina copertina che fu stampata a   Venezia nel 1544.
                                       
La filosofia di Ibn Sina (Kitab al-Najat-Book of Safety) in latino (una traduzione), copertina che è stato stampato a Roma nel 1594.
                                   
Il busto di Ibn Sina presso la Biblioteca Nazionale di Egitto.  Ibn Sina su un francobollo da Dubai degli Emirati Arabi Uniti.
                           
Ibn Sina è una delle tre figure importanti della Medicina.
                                            Ibn Sina è una delle tre figure importanti della Medicina.                                                                                                                                      
                                                     Ibn Sina presentato su un francobollo dal Pakistan.
                 
Ibn Sina presentato su un francobollo dalla Polonia, dal famoso incisore, Slania.
Ibn Sina presentato su di un francobollo della Polonia, dal famoso incisore. SLANIA. 
                                                                                                  Busto di Ibn Sina dall'Azerbaigian.
                                     
Ibn Sina su di un francobollo da Deutsche Demokratische Republick (Repubblica democratica tedesca, la Germania Est, 1952). Hans Danke!
                                 
Il terzo libro di Canon Ibn Sina di Medicina.
                           
                                   Un francobollo commemorativo Ibn Sina da URSS / Russia (?) Con Amore.
                                                 
                                     Un ritratto impressionante di Ibn Sina da Kari Ali intorno al 1331 AH. 
                 
                      Altro bel ritratto di Ibn Sina.                                        Un francobollo di Ibn Sina.
  
                                                            Tomba di Ibn Sina in Hamadan che è in Iran.
                     
                                                                          Altri ritratti di Ibn Sina.
                  
                                                                          Ibn Sina, storia di un medico ebreo: Manuel.
                               
                                 Ancora due bei ritratti di Ibn Sina.                                      Ibin Sina, busto in bronzo.
                 
                                                                       Ibn Sina busto in bronzo Redux.                                                                          
         Ibn Sina presentato su un francobollo da Republique Federale islamiques Des Comore (Isole Comore).
                 
                                            Un altro bel ritratto di Ibn Sina sul posto di lavoro.                                                                          
ritratti raffinata serie di Ibn Sina in bianco e nero.
  
                                             Un manoscritto miniato latina di una traduzione del Canone.
                               
                                                            Altro bel ritratto di Ibn Sina.                                        
                               
                                                                Statua di Ibn Sina, da qualche parte a Bukhara.
       

   
                                           Un francobollo di Ibn Sina dalla Repubblica islamica dell'Iran. 
                   
                                           Una rappresentazione artistica  di Ibn Sina sul posto di lavoro. 
                                             Ibn Sina, due pagine di celebri Canon da un manoscritto.
                                                                                                                                                                                                                            Il primo libro di Canon Ibn Sina di Medicina.
                 
La copertina di Canon Ibn Sina di Medicina, una edizione moderna.  Ibn Sina, incisione.
  Avicenna
                                      Ibn Sina presenti in valuta del Tagikistan. Si tratta di soldi veri!
               
Persiano anche lui come Razi, era nato ad Afchana, vicino a Bukhara, nell'anno 980: un vero énfant prodige, che a dieci anni conosceva a memoria uno per uno i versetti del Corano, e apprese subito dopo la matematica, la fisica, l'astrologia e la filosofia. 
A diciotto anni era già un apprezzato medico, visir del principe di Hamadahn
A 21 anni scrisse il primo libro, una vera enciclopedia di tutte le scienze ad eccezione della matematica. 
E nella sua così attivissima vita trovò il tempo di scrivere una ventina di libri di teologia, meta fisica, astronomia, filologia e poesia, e un'altra ventina di medicina.
L'opera che però riscosse maggior successo, e che tenne banco per oltre mezzo millennio fu il Canone (al Qanum), in cinque libri, contenente oltre un milione di parole. 
Fu poi tradotto in latino da Gherardo da Cremona nel 1100; solo negli ultimi trent'anni del '400 fu stampato 16 volte, con quindici edizioni in latino. 
Nel XVII secolo le Università di Vienna e di Montpellier lo prescrivevano ancora tra i libri di testo.
Il Canone può essere considerato il tentativo di ordinare sistematicamente tutte le dottrine mediche da Ippocrate a Galeno, e insieme le concezioni di Aristotele.
Tuttavia, specie l'anatomia risente di gravi pecche e imprecisioni, in quanto anche Avicenna non praticò mai una dissezione sul cadavere, proibita dalla sua religione, e le sue cognizioni anatomiche ricalcavano quindi quelle dei classici greci e romani.
Il Canone è suddiviso in cinque libri, dei quali il primo tratta essenzialmente di medicina teo-rica, il secondo dei medicamenti "semplici", il terzo delle malattie e della terapia a capite ad calcem, cioè sistematicamente dalla testa ai piedi, il quarto delle malattie generalizzate, men tre il quinto è praticamente un trattato di farmacologia che prende in considerazione la scel- ta, la preparazione e l'indicazione dei vari medicamenti.
Nel Canone sono anche diffusamente trattati i veleni di origine minerale, animale e vegetale.
Durante una lunga malattia (una cirrosi epatica dovuta alla sua passione per l'alcool?), che doveva condurlo a morte a 57 anni, Avicenna leggeva il Corano ogni tre giorni; liberò i propri schiavi e regalò ai poveri ogni suo avere.
Fortunatamente gli storici hanno dimensionato, abbreviandolo in Albucasis (o Abulcasis) il suo vero nome, altrimenti sarebbe stato un vero problema pronunciarlo per intero: Al-Zahra wi Abul-Qasim Kalaf ibn Abbas
Al-Zahrawi è un aggettivo, e vuol dire "abitante di al-Zahra", un centro che formava al tem-po un'unica immensa area metropolitana con Cordova
In realtà questo medico-chirurgo-farmacista ispano-arabo trascorse praticamente tutta la sua vita in quella città.

La sua nascita viene datata intorno all'anno 936 della nostra Era. La fama di Abulcasis deriva principalmente dalla sua monumentale opera dal titolo altrettanto difficile di Kitab al Tasrif li-man an al-Talif, che gli storici, per comodità, chiamano semplicemente il Tasrif. In sostanza, un'enciclopedia medica in trenta capitoli (o "trattati") per complessive 1500 pagine, completata intorno all'anno 1000, frutto di circa cinquant'anni di pratica e di insegnamento medico.

Albucasis vi tratta non solo di medicina e di chirurgia (il 30° trattato, il più celebrato, riguarda esclusivamente quest'ultima disciplina. con la descrizione dettagliata dei vari interventi), ma di ostetricia, oculistica, preparati farmaceutici e cosmetica, farmacologia, dietetica, pesi e misure, terminologia, chimica medica, psicoterapia.

Quasi un millennio prima di noi Albucasis sostiene la necessità di specializzarsi in questa o in quella materia, perché "il cimentarsi in troppe discipline provoca frustrazione e stanca la mente".

Uno dei maggiori motivi di interesse del Tasrif è rappresentato dalle oltre 200 illustrazioni, molte delle quali eseguite dallo stesso Abulcasis: si tratta dello strumentario chirurgico in uso al suo tempo, la prima documentazione di questo genere. Questi mostra tra l'altro una particolare simpatia per il cauterio, ma ne proscrive l'uso ogni volta che "altri metodi sono falliti". Consiglia di applicare le formiche sui vasi sanguinanti, sì che esse -serrando le mascelle- fermino l'emorragia.

Quella di Albucasis sarà la forma più avanzata di chirurgia sino al XII secolo, e continuerà ad influenzare questa disciplina sino al XVIII. Egli può considerarsi il più grande dei chirurghi dell'Islam medioevale, oltre che un grande insegnante e psichiatra. Per quanto riguarda la psichiatria, inventa un composto per indurre allucinazioni e benessere, a base di oppio, che definisce "apportatore di gioia in quanto rilascia l'anima, scaccia i cattivi pensieri e l'ira, modera i temperamenti e riesce utile contro la malinconia".

Introduce in medicina numerosissime sostanze, come il litargirio, la biacca di piombo, la ferropirite, il vetriolo e il verderame, consigliando nello stesso tempo l'uso di minerali, di elementi e di pietre preziose in terapia.


Un medico ispano-moresco, appartenente al terzo periodo della medicina araba è Ali Marwan ibn Zuhr, medievalizzato in Avenzoar, anche noto come "il celebre saggio". Appartenente ad una famiglia spagnola di origine araba, visse tra il 1094 e il 1162, risentendo profondamente degli insegnamenti del padre medico, che teneva in sì scarsa considerazione il Canone di Avicenna da rifiutargli un posto nella biblioteca: ne strappò le pagine, adoperandone poi il retro come carta per gli appunti. Avenzoar giunse anche ad opporsi a Galeno; fu il più ippocratico dei medici arabi.

Dalla sua opera principale al Taysir (Assistenza) traspare chiaramente la sua concezione della medicina, che dev'essere essenzialmente pratica, non speculativa.

Avenzoar sostenne che per il medico "non è confacente il preparare medicinali", accentuando in tal modo quella separazione, così diffusa nel mondo arabo e che si protrarrà per tutto il Medioevo e il Rinascimento, che diede origine alle note aspre dispute tra medici, chirurghi e farmacisti.

Avenzoar si occupò anche dettagliatamente delle malattie dell'occhio, per le quali descrisse un'operazione per l'asportazione della cataratta, e l'impiego della mandragora.

L'influenza da lui esercitata sulla medicina in Europa è stata notevole, per la sua energica opposizione all'astrologia e al misticismo in medicina, come anche alla pratica da parte di ciarlatani e impostori.

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Per il semplice fatto di essere figlio di Maimun (uomo di alta cultura, talmudista, astronomo e matematico) lo hanno chiamato Maimonide.

Era nato a Cordova, in Spagna, il 30 marzo 1135 da genitori ebrei. Giovanissimo Maimonide parla oltre che l'ebraico, anche l'arabo e il greco; conosce a menadito la matematica, la medicina, le scienze naturali, l'astronomia, e per lui la filosofia non ha segreti. A 23 anni ha già pubblicato, in lingua ebraica, un breve trattato sul calendario degli ebrei e, in arabo, un trattato di logica. A 26, il suo primo trattato di medicina.

In breve Maimonide diventa famoso, ed è nominato medico personale del Gran Visir Malek el-Afdhal, molto influente sul Saladino. La sua reputazione si estende rapidamente nel dominio islamico, tanto che riceve da Riccardo I, il "sovrano franco" meglio noto come Riccardo Cuor di Leone, l'invito a divenire suo medico personale. Ma oppone un netto, sdegnato rifiuto.

Maimonide non è soltanto un ottimo medico pratico. E' sempre occupatissimo a scrivere di medicina, testi che influenzeranno profondamente per secoli questa disciplina.

Una delle sue opere meglio conosciute è il Libro sui veleni e sugli antidoti, che manterrà la sua validità per molti secoli.

Il libro dei consigli o Regimen sanitatis è il primo di una lunga serie di libri del genere che compariranno nei decenni e nei secoli successivi. Maimonide lo scrive per il melanconico figlio maggiore del Gran Visir che era tormentato da ardui problemi digestivi. Egli si mostra antesignano della moderna psicosomatica, mettendo in risalto gli indissolubili rapporti esistenti tra psiche e soma. Inoltre, consiglia di trattare le emorroidi regolando l'intestino, seguendo una dieta adatta, facendo frequenti abluzioni e applicando sull'ano unguenti a base di oppio. Sconsiglia i purganti "drastici", concedendo il vino agli adulti, ma non ai giovani.

Detta buone norme generali di igiene come l'alzarsi presto al mattino, gli esercizi ginnici regolari, un breve periodo di riposo postprandiale, l'ascoltare musica prima di andare a letto.

I suoi Aforismi (Fasul Musa) contengono 1.500 aforismi medici tutti basati sugli insegnamenti di Ippocrate, di Galeno e di Avicenna, tranne una quarantina tratti dalla propria esperienza personale. Ma egli non si limitò a riportare pedissequamente le enunciazioni: anzi si mostra estremamente critico specie nei riguardi di Galeno, di cui sottolinea apertamente le contraddizioni.

Come filosofo, Maimonide rivolge particolare attenzione ai rapporti tra scienza e fede. Egli mostra un'avida ammirazione verso Aristotele, nel cui pensiero riconosce gran parte della verità, ammettendo tuttavia che questa verità dev'essere messa d'accordo con la rivelazione biblica e le derivazioni talmudiche. In termini più vicini a noi, Maimonide ritiene che quanto risulta vero ai nostri sensi e alla nostra esperienza dev'essere tenuto nel giusto conto nell'interpretazione dei libri sacri e delle tradizioni, tanto più che le affermazioni e le narrazioni dei sacri testi non vanno prese alla lettera. Dio ha dovuto adattare il suo pensiero all'umile intelligenza degli uomini: tocca a coloro che sono maggiormente dotati di intelletto ritrovare sotto il velame della lettera discordante con la realtà viva i significati profondi.

Maimonide, l'ultima grande figura della cultura ispano-araba, è ancora tra gli uomini più celebrati del suo tempo quando a settant'anni, il 13 dicembre 1204, si spegne dopo varie malattie. La sua morte è un lutto per molti popoli: le esequie, al Cairo sono parimenti onorate da ebrei e musulmani. A Gerusalemme si ordina il digiuno generale. Il suo corpo viene sepolto a Tiberiade.

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Pubblicato su Blogger oggi 11 gennaio 2013 alle ore 20,10 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu