venerdì 4 gennaio 2013

(Scheda 243 - 4) STORIA della MEDICINA PROTOSTORICA - LA MEDICINA MESOPOTAMICA e gli ASSIRO-BABILONESI.

LA MEDICINA MESOPOTAMICA
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Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo»; che ci addentra in un percorso storico narrandoci che: "durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che, secondo gli storici, sono i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, medicina scientifica".
STORIA DELLA MEDICINA 
ANTICA, MEDIEVALE E MODERNA
                           immagini/Sumeri.jpg
LA MEDICINA MESOPOTAMICA 
E GLI ASSIRO-BABILONESI
(dal 3600 a.C.)

                                                                  
L’approccio empirico è il punto di partenza per l’evoluzione della medicina.
Tuttavia, nelle prime fasi persistono residui della concezione magico-demoniaca e di quella teistica; i pri- mi grandi medici sono divinizzati.
                     
                                
La Mesopotamia (3600-2000 a.C.) può essere considerata la culla dell’anatomia. 
Questa disciplina si sviluppò a partire dall’Aruspicina, l’arte di prevedere il futuro dall’esame dei visceri de-gli animali sacrificati agli dei. 
I primi a praticare l’Aruspicina furono i Sumeri; anche i loro successori, Assiri e Babilonesi, usarono ques-ta tecnica divinatoria.
                                 
Non sono arrivati fino a noi testi di medicina mesopotamici
Tuttavia, informazioni sulle pratiche mediche dell’epoca sono frequenti nelle tavolette di argilla rinvenute nel le biblioteche dei sovrani 
assiri e babilonesi.
Come per i popoli antichi l’eziologia di una certa malattia è legata al soprannaturale e precisamente all'ira di un certo demone specifico per quella affezione e la relativa cura è basata su rituali magici di scongiura-zione ed esorcismo.
Le pratiche dovevano essere incentrate sul rito espiatorio e su una certa forma di empirismo primitivo.
Spesso la malattia veniva considerata come un qualcosa d’impuro da cui ci si doveva liberare tramite un lavaggio e per cui erano prescritti abluzioni o bagni in determinati luoghi sacri o con rituali codificati.
                 
Il sacrificio era certamente presente ma anche era radicata la conoscenza di piante ed erbe medicamen-tose donate all’uomo da una particolare divinità a nome di Aura Mazda.
Avvento dei Babilonesi

La civiltà babilonese lega le proprie origini ed il proprio splendore alla città di Babilonia, che letteralmente significa "porta del Dio", sulla cui fondazione aleggiano svariate ipotesi, secondo quanto ci hanno traman-dato le fonti storiche più accreditate: ErodotoDiodoro SiculoStraboneFlavio e Berosso, oltre ai vari libri della Bibbia e ai testi cuneiformi babilonesi.

                                            
Essi diventarono abili astronomi e inventarono il calendarioDivisero il giorno in 24 orel'ora in 60 minuti 
e il minuto in 60 secondi.
                          
Divisero anche il cerchio in 360 gradi (360°).
Per i Babilonesi la cultura era importante, perciò fondarono le prime scuole dove si imparava la scrittura cuneiforme, fatta di piccoli segni a forma di cuneo.
                   
Babilonesi vivevano nella Mesopotamia centrale.
Verso il 2000 a.C. avevano occupato le terre dei Sumeri e di altri popoli vicini. 
Avevano fondato così l’impero babilonese, con capitale Babilonia.
Babilonia è stata distrutta ed è stata ricostruita molte volte.
Ogni volta era ricostruita più grande e più bella di prima.
Molti popoli infatti volevano conquistare Babilonia, che era una delle più belle città dell’antichità.
Babilonia era circondata da mura enormi. 
Dentro le mura vi erano la reggia e gli edifici importanti, la ziggurat e altri templi. 
La città era famosa a quel tempo per i giardini pensili che erano costruiti sui tetti dei palazzi e per la splen- dida porta in terracotta ricoperta di smalto blu.
             
I giardini pensili erano una delle caratteristiche più celebri dell'antica città di Babilonia, ma non esiste una prova certa della loro esistenza, benché gli archeologi abbiano individuato rovine che potrebbero corrispon-dere ai giardini in questione. 
Siamo a conoscenza della loro reale esistenza solo perché chi li vide nell'antichità ne lasciò testimonianza scritta.
                 
       Nabuccodonosor e Amiti
Gli autori greci e romani ci riferiscono che i giardini furono costruiti intorno al 600 a.C. per ordine di Nabuc-codonosor II re di Babilonia
Questa grande città era situata sulle rive del fiume Eufrate, a sud dell'attuale capitale dello IrakBaghdad
Si narra che il re avesse fatto allestire i giardini per la giovane moglie Amiti, la quale soffriva di nostalgia, in modo da creare per lei un ambiente simile a quello del suo paese d'origine nelle montagne della Persia.
           Terrazze irrigate

               
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iardini pensili furono probabilmente costruiti nei pressi del fiume, in posizione dominante sopra le mura di Babilonia
Presentavano una struttura a terrazze, l'ultima delle quali poteva trovarsi anche a 40 metri di altezza dal suolo.
Nabuccodonosor adornò i giardini con alberi e piante di ogni specie possibile e immaginabile, portati fino a Babilonia da tutte le parti del mondo a bordo di carri trainati da buoi oppure da chiatte.
Nei giardini con ogni probabilità, crescevano fichi, mandorli, noci, melograni e ninfee.
La prosperità dei giardini doveva sicuramente dipendere da un'efficiente sistema d'irrigazione, ottenuto sf-ruttando l'acqua dell'Eufrate.
Questa veniva sollevata fino all'ultima terrazza per mezzo di una catena di secchi applicata alla grande ruota a gradini di un mulino azionato da schiavi.
Da lì l'acqua, scendendo, formava ruscelli e cascatelle che correvano lungo i giardini, mantenendo il suolo umido.
I Babilonesi impararono dai Sumeri la scrittura cuneiforme, molte conoscenze e abitudini.
Gli Assiri erano un popolo che da secoli viveva nelle regioni settentrionali della Mesopotamia e, verso il 1100 a.C. gli Assiri conquistarono l’impero Babilonese e imposero le loro regole anche con la forza.

In poco tempo hanno conquistato un territorio molto grande e anche altri popoli.
Sono riusciti a mantenere il controllo dei territori per quasi cinque secoli, perché avevano un esercito ben addestrato, usavano le armi di ferro, avevano i soldati che combattevano a cavallo (la cavalleria) e le mac-chine da assedio.
Gli Assiri, quando vincevano in guerra, prendevano i prigionieri e li portavano come schiavi a lavorare lon-tano dalle loro terre.
Sono stati i primi a praticare la deportazione dei popoli vinti.
Le loro imprese di conquista e sottomissione delle popolazioni sono rappresentate sulle pare ti dei palazzi reali.
Splendide sculture a bassorilievo facevano conoscere a tutti le vittorie dei sovrani.

  

        LA BIBLIOTECA“D’ARGILLA”

L’impero degli Assiri ha avuto due capitali: la prima era Assur, la seconda è stata Ninive.
A Ninive il re Assurbanipal (669-627 a.C.) ha fatto edificare una biblioteca, che era la più grande del mondo di quel tempo.
Essa conteneva 25000 tavolette d’argilla, dove con la scrittura cuneiforme erano stati scritti testi di letteratu- ra e poesia, matematica, astronomia, astrologia e medicina; insomma tutto quello che gli uomini sapevano e avevano imparato fino a quel tempo.
Grazie anche a questa “enciclopedia d’argilla” gli studiosi hanno potuto ricostruire il quadro di civiltà degli antichi popoli mesopotamici.
"Essa supera in splendore qualsiasi città del mondo conosciuto" ... scrisse Erodoto

     

                                                       Babilonia

Babilonia (detta anche Babele, Babel o Babil) era una città della Mesopotamia antica, situata sull'Eufrate, le cui rovine coincidono oggi con la città di Al Hillah, nella Provincia di Babilonia in Iraq... 
Fu la città sacra del regno omonimo nel 2300 a.C. e capitale dell'impero Babilonese nel 626 a.C.
È il primo esempio di metropoli moderna; all'epoca di Alessandro Magno contava forse un milione di abi-tanti.
Il nome viene dal sumero "KA.DINGIR.RA" la cui traduzione in accadico dà Bab-Ilani, che significa «la Porta degli Dei»
Fu dal II millennio a.C. la capitale d'un potente impero. 
Una delle ipotesi fa risalire la fondazione della città ad un’ignota regina Nitocris
Un’altra vuole che la regina Semiramide, illuminata consorte del re Nino, primo re assiro, verso il 900 a.C., abbia fatto erigere o ampliare ed abbellire questa città, bagnata dall'Eufrate, per offuscare in parte il presti-gio del marito.
Il primo re di 
Babilonia citato dalle fonti è Nabonassar, vissuto tra il 747 a.C. ed il 734 a.C., che poi ha do-vuto lasciare il posto alla egemonia assira, iniziata con il re Tiglat Pileser III, che mosse guerra anche con-tro i caldei
Passò poi sotto la dominazione Amorrea, venne distrutta dagli Ittiti, sottomessa ai Cassiti, agli Elamiti e poi dagli Assiri
È liberata da Nabopolàssar, padre di Nabucodonosor II...
Alcuni re assiri si proclamarono anche re di Babilonia, assumendo due nomi, uno come re di Assiria ed uno come sovrano babilonese
Tutto questo durò fino al 626 a.C., quando Nabopolàssar padre di Nabucodonosor, con l’aiuto di MediEla-mitiAramei e Caldei conquistò l’Assiria
Egli riuscì ad unificare le tribù caldee e si alleò con i diversi popoli limitrofi. 
Nel 614 a.C. prese Assur, mentre nel 612 a.C. il re medio Ciassarre prese Ninive: l’Assiria divenne posse-dimento della Media.
Il re babilonese riuscì dove non erano riusciti i regnanti assiri, accecati da una mentalità imperialista e non curanti del pericolo che potevano rappresentare i popoli vicini ancora non sottomessi: i Frigi ed i Lidi a nord, i Medi ad est, i Caldei e gli Elamiti a sud ed i Cimmeri (popolazione celto-scita) ad ovest. 
L’unico modo per gestire questi pericoli era l’alleanza ed il buon governo e questa politica riuscì molto be-ne alla cultura babilonese.
La città era famosa nell'antichità soprattutto per la ziggurat, chiamata in sumerico Etemenanki che si tra-duce "Casa delle fondamenta del cielo e della terra" e che molto probabilmenmente diede origine alla leg-genda della Torre di Babele
Era anche nota per la strada processionale, che si apriva con la porta di Ishtar (oggi ricostruita nel Perga-mon Museum di Berlino), i suoi templi e, una delle sette meraviglie del mondo, i giardini pensili
Centro di astronomia e di astrologia. 
Benché espertissimi nell'osservazione del cielo, non sembra però che i Babilonesi abbiano notato la pro-cessione degli equinozi
Nelle innumerevoli tavole di argilla, sia sumeriche che babilonesi, scoperte in Iraq, si trova la soluzione di vari problemi matematici, fra cui quella di equazioni di secondo grado.
Il suo sovrano più conosciuto fu Nabucodonosor II (624 a.C.-582 a.C.), che distrusse il tempio di Gerusa-lemme nel 587 a.C. e ne deportò la popolazione, celebre episodio riportato nella Bibbia, a sua volta ripro- posto nella omonima opera di Giuseppe Verdi.
                        
                 ..........Il mito..............
             
........I giardini pensili di Babilonia.......
                   
                  .........la Bibbia.......
Quasi cento anni prima che Babilonia raggiungesse il suo massimo splendore ... il profeta Isaia aveva pre-detto, sotto ispirazione divina:
"Babilonia, lo splendore dei regni, l'onore orgoglioso dei Caldei, sarà sconvolta da Dio, come Sodoma e Gomorra. 
Non sarà più abitata né popolata di generazione in generazione; l'arabo non vi pianterà la tenda né i pastori vi porranno gli stazzi"(Isaia 13:19-20 - P).
                                       
Passavano gli anni e la fiorente città, con la sua accresciuta potenza, sembrava contraddire la terribile pro-fezia. Eppure, alla prima se n'era aggiunta una seconda. 
Mentre la città era all'apogeo della sua gloria, alla fine del VI secolo a.C., il profeta Geremia annunciava: "Quand'anche Babilonia s'elevasse fino al cielo, quand'anche rendesse inaccessi bili i suoi alti baluardi, le verranno da parte mia dei devastatori, dice l'Eterno. 
Giunge da Babilonia un grido, la notizia di un gran disastro dalla terra dei Caldei. 
Poiché l'Eterno devasta Babilonia... 
Così parla l'Eterno degli eserciti: le larghe mura di Babilonia saranno spianate al suolo, le sue alte porte saranno incendiate"(Geremia 51:53-58 - L).
                                         
"Così parla l'Eterno al Suo unto, a Ciro, che io ho preso per la destra e atterrare dinanzi a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui le porte, sì che niuna gli resti chiusa". (Isaia 45:1-2 - L).
..Parlando dell'improvvisa caduta di 
Babilonia non si può fare a meno di ricordare queste parole e di notare che anche il nome del vincitore era stato predetto oltre un secolo prima della sua nascita... un giovane condottiero, Ciro il Grande, audace, abilissimo e astuto.
                .........la torre di Babele.....
                          
"Allora tutta la Terra aveva un linguaggio e usava le stesse parole. 
Ora, avvenne che, emigrando dall'Oriente, trovarono una pianura nella regione del Sennar e vi abitarono...
E dissero: Orsù, edifichiamoci una città e una torre con la cima che guarda verso il cielo...
"
Così comincia, nel libro della Genesi, la storia della Torre di Babele, costruita dai discendenti di Noè.
"Ma il Signore scese a vedere la città e la torre..." 
comprendendo che, finché avessero parlato tutti lo stesso linguaggio, nulla avrebbe impedito loro di con-durre a termine qualsiasi impresa si fossero prefissi, li afflisse con la confusione delle lingue affinché non si intendessero più gli uni con gli altri, e li disperse sulla faccia di tutta la Terra.
In alcune versioni della leggenda della Torre di Babele è citata una figura piuttosto singolare. 
Si narra infatti che Nimrod, un famoso cacciatore al servizio di Dio, dopo aver sconfitto in battaglia gli eser citi dei figli di Jafet e di Sem, ovvero (i discendenti di due dei figli di Noé) decidesse di costruire, nella pianura mesopotamica una città che chiamò Sennaar.
Nimrod divenne un sovrano ambizioso e arrogante, cominciò ad adorare idoli di pietra e di legno e si mise in testa di sfidare Dio stesso per vendicare la morte dei suoi avi annegati da Jahvé durante il Diluvio Universale
Decise quindi di costruire la Torre di Babele, una costruzione altissima, superiore in altezza al monte Ararat, da cui condurre un esercito contro Dio e una volta distrutto DioNimrod si sarebbe curato di mettere al suo posto i suoi nuovi idoli. 
Presto la Torre divenne altissima. 
Vi erano sette scale dalla parte orientale, lungo le quali i portatori pote-vano raggiungere la cima, e sette dal lato occidentale, dalle quali potevano discendere. 
La costruzione della Torre di Babele si svolse così alacremente da far diventare gli stessi operai cinici e arroganti.
La costruzione non era ancora finita che già l’esercito di Nimrod ebbe l’ordine di scagliare le proprie frecce dalla sommità della Torre contro il cielo; gli angeli di Dio raccolsero i dardi uno a uno e per ingannare gli uomini lasciarono cadere delle gocce di sangue. 
Gli arcieri esultarono all’unisono convinti di aver ucciso tutti gli abitanti del cielo. 
Dio allora parlò ai settanta angeli che lo circondavano intorno al suo trono e disse: "Scendiamo tra loro e confondiamo il loro linguaggio, in modo che invece di una sola lingua ne parlino settanta"
Così fecero e i costruttori cessarono di capirsi. 
Gli ordini impartiti non venivano più interpretati correttamente... dalla confusione che regnava fino a che il lavoro rallentò e si fermò del tutto.
In queste leggende si fondono due miti del tutto separati. 
Uno narra che il genere umano eresse una torre per raggiungere il cielo e fu punito per la sua presunzione, mentre l'altro spiega la molteplicità del le lingue.
.....La Torre di Babele fu in seguito inghiottita per un terzo dalla terra, per un altro terzo da un fuoco sca-gliato dal cielo. 
La parte restante cadde in rovina lentamente, erosa dal tempo.
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.............Giuseppe Verdi ed il "Nabucco"............
Il nome della città è legato al grande re Nabucodonosor IIispiratore tra l’altro del Nabucco di Giuseppe Verdi.....
Originariamente era Nabucodonosor, nella partitura autografa di Verdi e nella prima edizione a stampa, ma lo stesso Verdi usò sempre in seguito il titolo abbreviato, Nabucco, per la sua terza opera nonché primo dei numerosi trionfi che segnarono la sua lunga carriera.
Prima fonte del libretto di Temistocle Solera è naturalmente la Bibbia, letta nella traduzione di Giovanni Deodati, come testimoniano le citazioni apposte a capo delle varie sezioni del libretto. 
I riferimenti alla Bibbia riguardano in particolare il regno di Giuda e la sua invasione da parte del re babilonese Nabucodonosor nel 587-586 a.C., quando fu saccheggiato il tempio di Gerusalemme, cui seguì la deportazione dei vinti in Babilonia, dove circa mezzo secolo dopo furono liberati.
                                                                 Leone di Babilonia
Lo Stendardo di UR è un mosaico che ci racconta di un’antichissima civiltà nata in Mesopotamia, l’odierno Iraq, circa 6000 anni fa
L’opera originale, risalente a 
circa 5000 anni fa, nasconde una drammatica attualità nel racconto della guerra e della pace e può considerarsi una sorta di libro storico illustrato.
Si tratta di un pannello rettangolare bifronte del quale non si conosce l'effettiva funzione.
In esso, gli artisti 
mesopotamici, hanno incastonato, su di uno strato di catrame, lapislazzuli, conchiglie, pie tre di calcare rosso e madreperle bianche per mezzo delle quali, con estrema raffinatezza, nonché compe-tenza tecnica ed espressiva, sono riusciti a descrivere con ricchezza di minuzie la loro avanzatissima civiltà.
                                                                             Stendardo di Ur
                        
Le scene sono raccontate per mezzo di tre strisce, che narrano su di un lato le vicende relative ad una guerra vinta dai Sumeri e sull’altro la pace riconquistata. 
Sulla facciata detta “della guerra”, i soldati indossano un lungo mantello e hanno il capo cinto da una cuffia. 
Un corteo di pesanti carri da guerra avanza rotolando su grandi ruote di legno
È questa la prima rappresentazione che ci è giunta della ruota
, una delle invenzioni più importanti della umanità.                                               
Stendardo di Ur (particolare)
                                               
Queste prime ruote erano di legno pieno, fatte con tre pezzi uniti insieme con delle traverse, sempre di legno, o con corregge di cuoio: i due pezzi laterali erano a forma di mezzaluna; quello centrale aveva i bordi arrotondati e presentava un foro nel quale passava l’asse che trasmetteva il movimento al carro
Erano pesanti eppure rivoluzionarono i trasporti perché permettevano di spostare materiali ingombranti con una certa facilità.
I carri erano trascinati da cavalli, ben addestrati e dettagliatamente curati. 

Sempre in questa faccia, c’è un aspetto molto crudele che ci fa prendere coscienza dell’assurdità della guerra, evidenziando, soprattutto, che il tempo trascorso da quegli eventi sia passato invano; vediamo, in-fatti, i nemici, caduti in battaglia, calpestati dai carri che muovono all’assalto. 
Le crude scene, raccontate nello stendardo, ancora oggi le rivediamo quasi allo stesso modo, non più “fissate” in mosaici ma attraverso gli schermi televisivi ed in tempo reale.

 Stendardo di Ur
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L’Opera si trova attualmente conservata presso il British Museum, di Londra.
Periodo ca. 3000 – 2000 a.C. 
Per i Mesopotamici quindi, così come per i loro antenati, la malattia era ancora considerata un castigo divi-no, anche se cominciavano ad intuire l’esistenza di cause non soprannaturali.

I medici, perciò, ricorrevano alla divinazione per scoprire il peccato commesso dal malato e capire l’espia-zione richiesta dagli dei, ma osservavano anche i sintomi del paziente per stabilirne la gravità.

Presso i templi, poi, avevano sede delle vere e proprie scuole mediche, le prime della nostra storia; in es-se avveniva la formazione del giovane medico per mezzo di attività pratiche e di una grande quantità di testi disponibili sotto forma di tavolette di creta.
I medici della Mesopotamia, chiamati Asu, ossia “colui che conosce le acque” (da questo si rileva la im-portanza dell’acqua negli esorcismi), avevano la capacità di spiegare i sogni e usa impacchi, bagni e la-vaggi nel fiume per le terapie; si occupavano certamente di preghiere e divinazioni ma, il loro compito fon-damentale era la cura fisica del malato attraverso farmaci e operazioni.
                                
Essi esercitavano perlopiù presso la corte, i nobili e le persone di elevato rango, ma sembra che esistes-sero anche dei barbieri, gallubu, chirurghi barbieri di casta inferiore che incarna la figura del barbiere me-dioevale europeo, e che trovano omologhi in altre culture, come il Tepalazteca, e che eseguivano alcune operazioni chirurgiche, soprattutto estrazioni di denti, drenaggio di ascessi, flebotomie; si potevano trovare alcune varianti come Baru, mago incaricato dell’interrogatorio rituale, Ashipu, specializzato in esorcismi.
            
                               
Nel museo del Louvre si può contemplare un timbro di alabastro di più di 4000 anni con una scritta in cui si menziona il primo nome conosciuto di un medico.
“Oh Ednimungi, servitore del dio Girra, protettore delle partorienti, Ur-Lugal-edin-na, il médico, è il tuo ser-vitore”
Questo timbro, usato per firmare documenti e ricette, rappresenta due coltelli circondati da piante medicinali.
                          

La sede dell’intelletto era nel cuore, la sede essenziale della vita era nel sangue e l’organo centrale della circolazione era il fegato (dalla posizione, dalle irregolarità e dalla forma del fegato degli animali si trae-vano predizioni e auspici)
La diagnosi per i popoli assiro-babilonese è incentrata sulla osservazione del fegato, ritenuto l’origine del sangue e dunque l’organo più importante e dunque oggetto della maggior parte dei riti prescritti.             
                                                                             La struttura del parenchima epatico
   
Le cognizioni dei Sumeri, degli Assiri e dei Babilonesi circa la diagnosi e la prognosi delle malattie non erano quindi tanto lontane dalla realtà. 

Per esempio: "Quando il corpo di un uomo è giallo e la sua faccia è gialla e lui stesso soffre di dimagri- mento, il nome della malattia è.....itterizia".
Ma la diagnosi era basata più che non sull'esame del malato, sull'esame dei visceri (prevalentemente del fegato) degli animali sacrificati durante i riti propiziatori. 
L'aruspicina raggiunse in Mesopotamia alti gradi di perfezione: lo stesso termine deriva dalla parola "har’" che vuol dire appunto "fegato".
In pratica, l'aruspice scriveva i suoi quesiti su di una tavoletta d'argilla, che deponeva ai piedi della stanza del dio.
    Texto médico Sumerio  Simbología médica Asiria Sello Sumerio
Indi l'assistente sgozzava l'animale. 
L'aruspice isolava il fegato, osservava il "palazzo del fegato", cioè la loggia epatica, asportava l'organo e l'ispezionava accuratamente: la superficie, i lobi, le vie biliari, la colecisti, le arterie, le vene superficiali.
Il razionale di questa pratica era in sostanza questo. 
Il dio che accetta il sacrificio di un animale si identifica con l'anima di questi: ed è quindi possibile leggere le sue intenzioni nel fegato dell'animale essendo quest'organo così ricco di sangue da costituire il centro della vita e dell'anima.
L'aruspicina raggiunse una tale notorietà che nei secoli successivi fu continuata ed estesa non solo al res- to del Medio-oriente ma anche alle civiltà mediterranee, in particolare agli Etruschi.
                             


                                                   
La principale testimonianza della forma di vita delle civiltà mesopotamiche si ritrova nel famoso codice di Hammurabi, una ampia normativa deontologica, una compilazione di leggi e di norme amministrative rac-colta dal re babilonese Hammurabi tagliato in un blocco di diorite, alto 2,5 metri per 1.90 metri di base, col-locato nel tempio di Sippar.
In esso si specificano, in tredici articoli, le responsabilità del medico nell’esercizio della sua professione, le pene previste per mala praxis e i compensi riservati ai medici
(periodo ca. 1792 – 323 a.C.).
La cura dei malati viene, quindi, riconosciuta per la prima volta come attività professionale all’interno della prima società organizzata.
Grazie a questo testo e una serie di circa 30 mila tavolette compilate da
Asurbanipa (669-626 a. C.), prove-nienti dalla biblioteca scoperta a Ninive nel 1841 da Henry Layard, si è potuto intuire la concezione della salute e della malattia in questo periodo, così come pure le tecniche mediche utilizzate da guaritori profes-sionali.
Di tutte queste tavolette circa 800 sono specificatamente dedicate alla
medicina, e tra loro si trova la descri- zione della prima ricetta medica conosciuta.
La più eclatante è l’intricata organizzazione sociale riguardo i tabù e gli obblighi religiose e morali, che de-terminavano il destino dei singoli.
Primeggiava una concezione soprannaturale della malattia: si tratta di un castigo divino imposto da diversi demoni dopo la rottura di un tabù.
In quest’ottica la prima cosa che doveva fare il medico era stabilire quale, tra circa 6000 demoni, era quello che causava il problema.
                             
Per questo utilizzavano tecniche divinatorie basate sullo studio del volo degli uccelli, la posizione degli astri o del fegato di alcuni animali. 
La malattia era chiamata shêrtu, che in assirio significa anche peccato, im-purità morale, ira divina e castigo. 
                                                                 
Qualsiasi divinità poteva provocare le infermità mediante intervento di-retto, l’abbandono dell’uomo alla sua sorte, od attraverso incantesimi eseguiti da stregoni. Durante la cura, tutti queste divinità possono essere invocati e richiamati attraverso orazioni e sacrifici per ritirare la loro in-fluenza nociva e permettere la cura dell’uomo inferno.

                                                                          
Tra tutto il panteon degli dei Nizanu era conosciuto come “il signore della medicina” per la sua speciale relazione con la salute. La diagnosi include inoltre una serie di domande rituali per determinare l’origine del male. 
Anche i trattamenti non sfuggivano a questo padronato culturale: esorcismi, preghiere ed offerte sono rituali frequenti che cercano di ingraziare il paziente con la divinità o liberarlo dal demonio che è in ag- guato. Ma anche degno di nota è un importante arsenale di erbe raccolte in diverse tavolette: circa duecento e cinquanta piante curative si riflettono in loro così come l’uso di alcuni minerali e diverse sostanze di origi ne animale. L'invasione della Persia dell’anno 539 a.C. segnò la fine dell’impero babilonese.                                  MEDICINA MESOPOTAMICA
L'Eden, cioè il Paradiso Terrestre dove Adamo fu tentato da Eva, si trovava in una delle parti del mondo oggi tra le più "calde" per le aspre lotte territoriali, economiche e religiose che le dilaniano: la regione a nord del Golfo Persico, un territorio ampio quasi come l'Italia, delimitato dai due biblici fiumi Tigre e Eufrate.

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I greci lo chiamarono "Mesopotamia", cioè "valle tra due fiumi".
Tra il IV e il I millennio a.C. questa terra fu sede di una splendida civiltà, e costituì insieme all'Egitto il maggior centro di irradiazione culturale del vicino Oriente.
La Mesopotamia fu abitata e dominata da varie popolazioni: ai Sumeri, con capitale Ur (150 miglia a sud di Babilonia) seguirono gli Accadi, e poi i Babilonesi, con capitale Babilonia (Babele) e gli Assiri con capitale Ninive (300 miglia a nord di Babilonia).
Dopo un lunghissimo predominio dei Sumeri, furono i Babilonesi ad avere il sopravvento sugli altri popoli.
Il grande re Hammurabi (1728-1686 a.C.) codificò una complessa serie di leggi, tra le quali facevano spic-co quelle relative all'esercizio della medicina e della chirurgia (v. oltre).
Nelle ostilità apertesi verso il 1300 tra Assiria e Babilonia, fu la prima a prevalere, divenendo rapidamente la più grande potenza dell'Asia sud-occidentale.
Il massimo splendore fu raggiunto sotto il re Assurbanipal (Sardanapalo, 669-626 a.C.), che, sincero aman te delle arti e delle scienze - nel timore che potesse andar perduto l'antico patrimonio culturale - fece copia-re da un gran numero di scribi tutti i classici della letteratura sumera e babilonese.
Raccolse poi nella sua biblioteca di Ninive le circa 100.000 tavolette di creta.
Ma la biblioteca andò interamente distrutta con la caduta di Ninive.
Forse oggi conosceremmo molto poco della medicina mesopotamica se 25 secoli dopo la distruzione di Ninive un certo sir Layard, scrittore diplomatico e archeologo inglese, non avesse riscoperto trentamila di queste tavolette di creta incise con caratteri cuneiformi.
Il mistero di quei caratteri fu chiarito nel 1846 con la decodificazione del linguaggio assiro da parte di H. Rawlinson.
Si vide così che ben 800 tavolette riguardavano l'arte medica, il che consentì di apprendere notizie di prima mano sulle condizioni della medicina in Mesopotamia.
Un altro documento di enorme importanza venne insperabilmente alla luce nel 1902, quando fu ritrovata nel l'antica città di Susa (v'era stata portata da Babilonia intorno al 1100 a.C. come trofeo di guerra) una colonna di basalto nero alta 4 metri, interamente scolpita con minutissimi caratteri, oggi al Louvre.
Era il "Codice di Hammurabi": come il decalogo di Mosè, si diceva che fosse venuto dal Cielo.
Esso riporta leggi ben precise che regolano l'attività dei medici, dei quali stabilisce addirittura gli onorari e le ammende.

                                             
Art. 221. Se un medico riduce un osso rotto di un uomo, o cura i suoi intestini malati, il paziente dovrà dargli 5 sicli d'argento.
Art. 218. Se un medico opera un signore per una grave ferita con un coltello di bronzo e ne determina la morte; se apre un ascesso (nell'occhio) di un uomo con un coltello di bronzo e distrugge l'occhio dell'uomo, gli si dovranno tagliare le dita.
                                        
Agli inizi, l'arte medica era affidata a tre categorie di sacerdoti, dei quali solo una aveva a che fare diretta-mente con il malato: 
Baru si occupava della diagnosi, della prognosi e delle cause delle malattie; 
Ashipu era l'esorcista che scaccia i demoni della malattia;
Asu (= guaritore) era il vero medico che trattava il paziente, somministrandogli i farmaci.
Questi sacerdoti venivano istruiti nei templi, e apprendevano la loro dottrina dai sacri testi scritti su tavolette d'argilla.
Molti di essi divennero famosi e ricchissimi, e venivano anche chiamati a consulto dai Paesi vicini.
Si trattò essenzialmente di una medicina religiosa, anche se non disgiunta da un sano empirismo. 
Difatti, non conoscendosi la maggior parte delle cause delle malattie, queste venivano considerate come il castigo degli dei o dei demoni per chi ha peccato; d'altra parte, colui che riusciva a indurre la guarigione era considerato come dotato di poteri sovrannaturali
Gli stessi poteri magici venivano riconosciuti a tutto ciò che in qualche modo guariva: erbe, pozioni, em-piastri.
Il simbolo della medicina - quel "caducèo" che è giunto sino ai giorni nostri - era portato da Ningischdiza, Signore dei Medici.
                                      
Secondo la leggenda, il serpente attorcigliato al bastone aveva mangiato la pianta del vivere eterno, e aveva immediatamente perduto la pelle e riacquistato il suo aspetto giovanile
Il serpente era quindi simbolo di rigenerazione e di guarigione da ogni male.
All'alto numero di demoni corrispondeva ovviamente un numero altrettanto rispettabile di malattie
Dagli scritti dei medici mesopotamici risulta una lunga lista: febbri, peste (mutanu)epilessia (bennu) ma-lattie della pelle, del cuore e veneree, ittero e reumatismo.
                                   
Altre malattie furono il morbillo, il colera, la dissenteria, l'epatite infettiva e la lebbra.
Molto frequenti erano anche le malattie trasmesse da insetti, che infuriavano durante i mesi della caldissi- ma estate. 
Le stesse mosche dominavano dovunque, passeggiando indisturbate nelle narici, sulle labbra, sui cibi e sulle stoviglie, e provocando affezioni intestinali e oculari. 
L'aspetto di mosca del demone Nergal deporrebbe per il fatto che già a quel tempo si aveva nozione che al-cune malattie sono trasmesse dagli insetti.
La diagnosi era una questione prioritaria. 
E i medici mesopotamici disponevano di "prontuari" ben precisi:
Il malato di tubercolosi tossisce frequentemente, il suo sputo è denso e talvolta contiene sangue, la respira zione dà il suono come di un flauto. 
La sua carne è fredda, ma i suoi piedi sono caldi, egli suda molto e il cuore è molto inquieto.
                                
                                        Rey babilónico    Talla babilónica
medici mesopotamici disponevano di un ricco bagaglio terapeutico, costituito da circa 250 medicamenti vegetali e 120 minerali, che venivano somministrati sotto forma di decotti, infusi, polveri, fumigazioni, irri-gazioni, instillazioni, supposte, ovuli e clisteri.
Per la loro preparazione si impiegavano vini, grassi, olii, miele, cera e latte. 
Forse gli Assiri e i Babilonesi avevano già qualche idea della cronobiologia, in quanto le applicazioni di questi medicamenti avvenivano non in un'ora qualsiasi del giorno, a caso, ma in ore ben prestabilite, per lo più dettate dagli astri.
Ciascun farmaco era dotato di una ben precisa azione terapeutica. 
Tra i medicamenti più noti figurano: alloro, aloe, anice, cannabis, cassia, olio di ricino, mirra, mirto, melo-grano, olivo, papavero, senape. 
Molto diffusa era anche l'Atropa belladonna, che nei millenni successivi troverà larga diffusione nel resto del mondo.
La proprietà della pianta di rendere "più profondo" lo sguardo (in virtù della sua azione midriatica, cioè di allargamento della pupilla) fu subito apprezzata dalle belle dame delle Corti europee, il che le valse ap-punto l'appellativo di belladonna
Nel 1860 Peter Squires, un abile farmacista londinese, allestì un linimento a base di belladonna utile con-tro le nevralgie, riesumando in tal modo l'antica indicazione che della pianta i medici assiri e babilonesi già facevano qualche migliaio di anni prima.
I medici utilizzavano lo zolfo contro la scabbia, la cannabis nella depressione psichica e nelle nevralgie. 
In caso di polmonite ricorrevano all'applicazione locale di cataplasmi di semi di lino. 
Tra i farmaci di origine minerale figuravano l'allume, il rame, la creta, la magnetite.
La chirurgia era generalmente limitata al trattamento delle ferite e delle fratture, ma era anche rivolta ai cal-coli e agli ascessi. 
Ninive sono stati reperiti alcuni bisturi di bronzo, seghe, trapani.
Come per altre civiltà anche lontanissime, l'odontoiatria era molto praticata anche in Mesopotamia
Anzi, le tavolette di Assurbanipal che trattano di questa disciplina possono essere considerate il più antico trattato di Odontoiatria di cui si sia a conoscenza. 
                        Dios Asu con plantas medicinales        Babilónico portando plantas medicinales
Anche i medici mesopotamici credevano che la carie dentale fosse provocata dai vermi.
Contro il mal di denti esistevano numerosi medicamenti, come la mandragora, la senape, il papavero e la cannabis. 
I semi di giusquiamo venivano applicati alla gengiva dolente e fissati con mastice di gomma.
Anche le protesi dentarie raggiunsero una certa perfezione.
Insomma, pur con le ovvie limitazioni anche la medicina mesopotamica raggiunse livelli di conoscenza e di applicazione pratica notevolmente apprezzabili. 
Ma con la caduta di Ninive e di Babilonia essa subì un ferale colpo d'arresto. 
Con queste città fu sepolta anche quella scienza medica che s'era lentamente formata e consolidata in Mesopotamia nei quattro millenni della sua storia. 
Poi, i Persiani ed altri popoli la "reinventarono", facendone una medicina propria.

Civiltà Mesopotamica
“L’origine della civiltà conosciuta risiede nei luoghi dell’Asia Minore e del Mediterraneo orientale, due ampi territori nei quali presero vita, destrezza e abilità le popolazioni antiche dai primordi delle colture primitive, successivamente tramandate ai popoli meno progrediti dello Occidente e del Settentrione. 
Nel mondo antico esistevano tre grandi civiltà principali: Mesopotamica, Egizia e Cretese, emerse verso la fine del 
IV millennio a.C. e sviluppate contemporaneamente”.
Mentre nei paraggi del delta del Nilo si formava la prima dinastia dei faraoni, in una regione meridionale in prossimità del Golfo Persico sorgeva la remota civiltà sumerica, le cui origini sono radicate nei periodi del-la preistoria, che divenne nel corso dei secoli un excursus di popoli dalle diverse etnie, amalgamate tra loro, originanti civiltà più articolate e rimarchevoli, nonostante le caratteristiche peculiari conservate nel per-durare del tempo.
I principali popoli della Mesopotamia governarono con giustizia e diplomazia, un notevole pregio avveneri- stico per le antiche culture antecedenti alla nascita di Gesù Cristo, dai quali abbiamo tramandato gli ele-menti fondamentali della letteratura, delle arti e della scienza. Basti ricordare la codificazione delle leggi per la regolamentazione della vita comune, teorie che influenza-rono profondamente le successive civiltà settentrionali, quella greca, etrusca e romana. 
Furono i popoli mesopotamici ad essere artefici dei principi rudimentali del la matematica, della fisica e della filosofia, ad essere fautori delle prime teorie sulla astronomia e la medicina, nonché a introdurre i pri-mi concetti fondamentali della scienza dei miti, ossia la mitologia.
La mancanza di pietra e legno intensificarono l’uso dell’argilla nella realizzazione dei mattoni crudi di paglia e fango (ladiri), fattore determinante causante l’ampio deterioramento delle costruzioni mediante l’azione degli agenti atmosferici e dei terribili saccheggi ai quali furono sottoposte durante il corso dell’evoluzione della storia nei millenni. 
L’invenzione della volta, successivamente presa in considerazione dalla civiltà etrusca, è attribuita anche essa alla civiltà sumerica.

Le città sorgevano intorno ai palazzi reali, grandiosi edifici monumento edificati con mura e torri merlate, ampiamente sviluppate in larghezza e adornate con imponenti statue colossali, a sua volta sovrastati dalle ziqqurat, altissimi templi a torre edificati a piani sovrapposti e muniti di giardini pensili, un esempio la biblica torre di Babele.
L’arte mesopotamica assume la caratteristica della poeticità del sentimento, della realizzazione naturalis-tica in cui spiccano un verismo altamente espressivo e un senso del colore vivace e armonioso.
Essa è fastosa, suggestiva, originale e del resto si rispecchia nelle arti minori e nei costumi dell’epoca.

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     Oannes e il mito degli “Uomini-Pesce”
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    E... non finisce qui
Pubblicato su Blogger oggi 04 gennaio 2013 alle ore 21,29 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu

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