Piede reumatoide con alluce valgo
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo».
Rx preoperatorio: notevoli le lussazioni delle metatarso-falangee e il valgismo dell'alluce
Rx post operatoria: molto soddisfacente!
Stesso caso: piede reumatoide
Da notare il cross over delle dita
Stesso caso: Piede reumatoide con alluce valgo, lussazione dei metatarsi e griffe delle dita
con cross over
Lavoro ultimato!
Alluce valgo, tutte le operazioni
Tutte le operazioni per raddrizzarlo.
La chirurgia ha messo a punto varie strategie per correggere il valgismo,
disponibili in qualunque clinica ortopedica.
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Per correggere l'alluce valgo
oggi c'è l'imbarazzo della scelta
Cento e più tecniche e varianti sono forse state messe a punto negli anni per correggere la do-lorosa sporgenza del piede.
Alcune decisamente sorpassate e per questo del tutto abbandonate, altre superate, ma che stentano ad essere dimenticate, altre di nuova generazione dette triplanari che si sono impos- te per semplicità e affidabilità.
E infine tecniche innovative e mininvasive che promettono recuperi brevi e minimo danno este-tico.
Alcune di queste sono valide, altre si rivelano fallimentari e vengono presto bandite dalle sale operatorie.
Un ginepraio di tecniche e indicazioni per la più comune causa di dolore al piede che spesso disorienta chi ne soffre e che cerca di informarsi sulla miglior soluzione al suo problema.
In realtà non esiste la tecnica migliore.
Esistono invece tecniche dedicate a risolvere un particolare grado di deviazione dell'alluce valgo.
Esistono quindi interventi correttivi per correggere l'alluce valgo lieve, medio, severo, quello giovanile e quello senile.
Esistono tecniche poco invasive utili a correggere alluci valghi in fase iniziale e senza altri pro blemi associati e interventi più invasivi indicati per risolvere anche eventuali dolori associati sotto la pianta del piede.
Le tecniche sono note da tempo e quindi ogni ortopedico è in grado di praticarle o indicare il centro dove le eseguono.
Tecnica di Austin
Non si asporta alcuna parte articolare.
Si tratta di un intervento conservativo che rimette sui "binari" il metatarso quando l'alluce "deraglia".
E' bene precisare: l'alluce valgo non è una escrescenza, una sporgenza che può semplice- mente essere segata via, ma la deviazione del metatarso.
Questo lungo osso del piede, che si articola con l'alluce, per cause predisponenti per lo più costituzionali, perde i suoi rapporti articolari con i suoi due piccoli ossicini tondeggianti che fungono da binari e assicurano un corretto movimento del dito durante il passo: esce fuori dai binari.
L'intervento permette di spostare il metatarso a piacimento e ricollocarlo in posizione anato-mica sui suoi due piccoli binari (le ossa sesamoidi).
La parte finale del metatarso, la "testa", viene quindi segata con due tagli angolati tra loro di circa 60° e spostata.
Una vite millimetrica che sembra più adatta al lavoro di un orologiaio che a quello di un ortope-
dico completa l'intervento fissando il metatarso così riallineato.
Si tratta di un vero e proprio incastro da falegname che per la sua feometria permette una im-mediata stabilità primaria sotto carico.
Questo consente al paziente appena operato di appoggiare il piede a terra e muovere i primi passi non appena è passato l'effetto dell'anestesia locale e l'estremità ha recuperato la sensi-bilità.
La tecnica è indicata per le forme di alluce valgo di media gravità, le più comuni, ma con op-portune varianti ed accortezze si possono ottenere correzioni anche in alluci con deviazioni molto evidenti.
Riallineamenti funzionali
Non sempre è possibile intervenire segando e riallineando il metatarso.
Nei pazienti adolescenti, che non hanno ancora completato lo sviluppo scheletrico si deve evi-tare di andare a disturbare le delicate cartilagini di accrescimento del piede.
Ma a volte l'alluce valgo si sviluppa anche in bambine di dieci, dodici anni con caratteri evoluti vi che fanno pensare ad un rapido peggioramento.
Tanto che il dolore e la penalizzazione della funzione di leva e spinta dell'alluce limitano le attività ludiche e sportive e a volte anche camminare diventa penoso.
Si interviene in questi casi sui tessuti molli: tendini e capsula articolare.
Bilanciando le forze che questi elementi esercitano sul primo dito del piede si può ottenere un valido riallineamento.
Si tratta tuttavia di un intervento cosmetico e temporaneo: il metatarso resta deviato e spesso continua il suo lento e inarrestabile deragliamento.
La correzione ottenuta permette però di rimandare l'intervento definitivo di qualche anno quan-do, a maturità scheletrica ultimata, è possibile ricorrere ad una delle altre tecniche che prevedo no dei tagli sul metatarso.
Tecnica di Scarf
E' riservata agli alluci con deviazioni estreme, quando la tecnica di Austin non garantisce una correzione completa e soddisfacente.
L'ortopedico interviene sempre sul metatarso per raddrizzarlo, e anche in questo caso senza asportare elementi articolari ed ossei.
Il taglio del metatarso però è diverso, a zeta, e interessa quasi tutta la sua lunghezza.
E' come scomporlo in due parti, una superiore ed una inferiore.
La parte inferiore completa di articolazione viene spostata fino ad ottenere il riallineamento desiderato con l'alluce.
Due viti millimetriche completano l'intervento fissando le due parti nella posizione desiderata.
Si tratta di un intervento un po' più invasivo del precedente, ma anche esso molto conservativo.
Non solo: se eseguito correttamente l'intervento è definitivo.
Tecnica di Bosh
Cicatrice millimetrica, minima invasività e possibilità di correggere alluci valghi con deviazio- ni di lieve e media entità.
Si tratta di una tecnica percutanea: senza esposizione a cielo aperto del campo operatorio.
Attraverso una incisione della pelle grande pochi millimetri e con l'utilizzo di una apposita fresa l'osso viene segato.
Si procede a questo punto come nelle tecniche precedenti allo spostamento e al riallineamen- to del metatarso, ma controllando la precisione dello spostamento sul monitor di un apparec- chio radiologico.
Completa l'intervento un lungo chiodo metallico, che, sempre sotto il controllo di un apparec-chio radiologico, viene introdotto nell'alluce vicino al margine mediale dell'unghia e spinto per tutta la sua lunghezza attraverso il dito e il metatarso così da fissare nella posizione desidera-ta il dito e il metatarso.
Il chiodo verrà poi sfilato dopo alcune settimane a giudizio dello specialista una volta che il cal lo osseo assicura la tenuta della correzione e il chiodo viene a perdere così la sua funzione di stabilizzatore.
I risultati di questa tecnica sono spesso eccellenti, ma il paziente a volte mal tollera fasciatura e chiodo infisso nel dito per i trenta-quaranta giorni necessari alla formazione del callo osseo.
Non solo: sono riportati casi di rigidità articolare e fallimento dell'intervento per ritardato o viziato consolidamento del metatarso.
Osteotomie della base
La osteotomia di apertura è per l'alluce valgo di estrema gravità e interessa la parte oppos-ta del metatarso a quella che guarda il piede.
L'osso è inciso verticalmente, ma in maniera incompleta: una piccola cerniera di osso integro viene risparmiata.
Effettuato il taglio, il metatarso, come fosse sui cardini di una porta, viene ruotato quanto bas-ta ad ottenere il riallineamento con l'alluce.
Si crea così un'apertura dell'osso come se fosse mancante di uno spicchio.
In questo spazio, si applica una piccola placca metallica che con l'uso di quattro viti stabilizza la correzione.
La tecnica ottiene risultati definitivi anche negli alluci più deviati.
Una unica raccomandazione: ritardare il carico fino ad una valida consolidazione dell'osso così tagliato.
Tecnica di Keller
E' la asportazione della base della falange.
Il dito risulta così più corto di circa un centimetro e la articolazione amputata di un suo fonda-mentale elemento.
Risultato: l'alluce funziona poco e male e la sua funzione di leva e spinta persa è trasferita alle altre dita.
Di qui i dolori ai metatarsi laterali e spesse callosità sotto la pianta del piede.
Il metatarso deviato invece continua il suo deragliamento e sporgerà nuovamente.
E quindi frequenti recidive.
Nonostante questo, la tecnica di Keller in qualche caso può trovare ancora una indicazione corretta.
Pazienti molto anziani o con una articolazione fortemente artrosica o sottoposti senza succes-so ad altre tecniche che hanno danneggiato in maniera irrimediabile l'articolazione del primo dito possono essere sottoposti a questo genere di intervento e trovare beneficio.
L'alluce valgo non teme il bisturi
Nuove tecniche chirurgiche non più demolitive, ma ricostruttive,
che riallineano le ossa del piede
L'ultima generazione di tecniche chirurgiche per correggere l'alluce valgo ha cambiato aspet-tative e risultati.
A partire dalla sede dell'intervento: non si opera più asportando la "cipolla", ma correggendo il metatarso.
Si interviene in questo modo sulle cause della dolorosa sporgenza e non sui suoi effetti.
Soprattutto non si tratta più di una chirurgia demolitiva, ma ricostruttiva, che riallinea le ossa del piede senza asportarle.
L'ultima in ordine di tempo, interviene sul metatarso appena dietro la dolorosa sporgenza.
L'osso viene esposto e inciso in modo da potere spostare a piacimento il metatarso e l'artico lazione deragliata senza segare ed asportare alcunché e senza sacrificio dell'articolazione che non viene violata dal chirurgo.
L'alluce per effetto dello spostamento segue il metatarso e si allinea.
Tanto basta a far rientrare in modo definitivo la dolorosa sporgenza.
Una minuscola vite metallica, che sembra più adatta al lavoro di un orologiaio che a quello di un ortopedico, completa l'intervento, fissando il metatarso nella posizione desiderata.
Non solo: la stessa microvite è disponibile anche in acido polilattico, un polimero completa-mente riassorbibile.
Risultato: dopo poche settimane, quando si è formato un valido callo osseo e la vite ha ormai esaurito la sua funzione si scioglie e scompare dal piede.
Nessun gesso, o immobilizzazione sono necessari dopo l'intervento: i primi passi sono già con cessi a poche ore dall'intervento, quando svaniscono gli effetti dell'anestesia locale.
Guidare la macchina e il ritorno al lavoro richiedono invece venti, trenta giorni di convalescen-za.
Alluce valgo
L'osso sporgente va riallineato preservando l'articolazione
articolo da 'Il Giornale' del 21 Marzo 2009
L’alluce valgo è molto diffuso tra le donne.
Alla base del problema è il «deragliamento» del metatarso, il lungo osso che si articola con il primo dito del piede.
«Questo elemento scheletrico viene tenuto in asse dai sesamoidi, due ossicini tondi grossi co-me una lenticchia, che si trovano alla base dell’alluce e funzionano come due binari», spiega Fabio Lodispoto, ortopedia e traumatologia e specialista in medicina dello sport.
«Quando il metatarso devia al di fuori dei sesamoidi e nulla lo trattiene, si sviluppa alla base dell’alluce una sporgenza rossa, gonfia e dolente, comunemente chiamata cipolla o patata, che impedisce l’uso delle comuni calzature, a meno di non ricorrere a scarpe di almeno due numeri più grandi».
L’asportazione dell’osso sporgente è stato fino ad oggi l’obiettivo della chirurgia mirata alla correzione di questa deformità, con dolorosi periodi di riabilitazione post operatoria, fallimenti e recidive.
Ora si è passati da una chirurgia demolitiva ad una ricostruttiva.
Asportare la parte di osso che sporge significa amputare l’articolazione di una sua parte, il che non avviene impunemente (menomata, l’articolazione soffre, e va incontro a fenomeni artro sici).
«Ecco perché la tendenza attuale è piuttosto quella di riallineare le ossa del piede, riportan-do in asse il metatarso e facendo rientrare la sporgenza».
Anziché sull’effetto del problema (l’antiestetica cipolla), si interviene sulle sue cause, preservan do l’articolazione in tutte le sue parti.
Le nuove tecniche vengono chiamate «triplanari», in quanto permettono di agire nelle tre di-mensioni dello spazio.
«L’articolazione viene fatta rientrare e, nello stesso tempo, se necessario, può essere abbas- sata o arretrata, correggendo eventuali altri difetti insorti in seguito alla deformità», spiega Lodispoto.
«Il risultato è un intervento mirato, studiato sulle esigenze individuali del paziente».
L’operazione avviene per via percutanea, sotto il controllo di mezzi radiologici, o tramite una piccola incisione (1,5 cm circa).
«Dopo aver ottenuto il riallineamento dell’articolazione, il metatarso viene fissato nella posizio ne desiderata con un mezzo di sintesi.
In genere si utilizza una microvite in titanio per le sue qualità di resistenza e biocompatibilità.
Recentemente sono state proposte altre sostanze (come l’acido polilattico o quello poliglicoli- co), che, esaurita la loro funzione, si riassorbono senza lasciare traccia».
Il carico sull'arto operato è concesso immediatamente, mentre il periodo post-operatorio di relativo riposo è di circa 15 giorni.
I risultati di questa nuova chirurgia sono ottimi, definitivi e conservano la funzionalità.
Fine
Pubblicato su Blogger oggi 28 novembre 2012 alle ore 13,52 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu
Alluce valgo
L'osso sporgente va riallineato preservando l'articolazione
articolo da 'Il Giornale' del 21 Marzo 2009
L’alluce valgo è molto diffuso tra le donne.
Alla base del problema è il «deragliamento» del metatarso, il lungo osso che si articola con il primo dito del piede.
«Questo elemento scheletrico viene tenuto in asse dai sesamoidi, due ossicini tondi grossi co-me una lenticchia, che si trovano alla base dell’alluce e funzionano come due binari», spiega Fabio Lodispoto, ortopedia e traumatologia e specialista in medicina dello sport.
«Quando il metatarso devia al di fuori dei sesamoidi e nulla lo trattiene, si sviluppa alla base dell’alluce una sporgenza rossa, gonfia e dolente, comunemente chiamata cipolla o patata, che impedisce l’uso delle comuni calzature, a meno di non ricorrere a scarpe di almeno due numeri più grandi».
L’asportazione dell’osso sporgente è stato fino ad oggi l’obiettivo della chirurgia mirata alla correzione di questa deformità, con dolorosi periodi di riabilitazione post operatoria, fallimenti e recidive.
Ora si è passati da una chirurgia demolitiva ad una ricostruttiva.
Asportare la parte di osso che sporge significa amputare l’articolazione di una sua parte, il che non avviene impunemente (menomata, l’articolazione soffre, e va incontro a fenomeni artro sici).
«Ecco perché la tendenza attuale è piuttosto quella di riallineare le ossa del piede, riportan-do in asse il metatarso e facendo rientrare la sporgenza».
Anziché sull’effetto del problema (l’antiestetica cipolla), si interviene sulle sue cause, preservan do l’articolazione in tutte le sue parti.
Le nuove tecniche vengono chiamate «triplanari», in quanto permettono di agire nelle tre di-mensioni dello spazio.
«L’articolazione viene fatta rientrare e, nello stesso tempo, se necessario, può essere abbas- sata o arretrata, correggendo eventuali altri difetti insorti in seguito alla deformità», spiega Lodispoto.
«Il risultato è un intervento mirato, studiato sulle esigenze individuali del paziente».
L’operazione avviene per via percutanea, sotto il controllo di mezzi radiologici, o tramite una piccola incisione (1,5 cm circa).
«Dopo aver ottenuto il riallineamento dell’articolazione, il metatarso viene fissato nella posizio ne desiderata con un mezzo di sintesi.
In genere si utilizza una microvite in titanio per le sue qualità di resistenza e biocompatibilità.
Recentemente sono state proposte altre sostanze (come l’acido polilattico o quello poliglicoli- co), che, esaurita la loro funzione, si riassorbono senza lasciare traccia».
Il carico sull'arto operato è concesso immediatamente, mentre il periodo post-operatorio di relativo riposo è di circa 15 giorni.
I risultati di questa nuova chirurgia sono ottimi, definitivi e conservano la funzionalità.
Fine
Pubblicato su Blogger oggi 28 novembre 2012 alle ore 13,52 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu
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