Vivere bene sulle Protesi dell’Anca
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo».
Cenni di anatomia dell’anca
I movimenti dell’anca si realizzano a livello di una sola articolazione, la coxo – femorale.
E’ questa una enartrosi a solido incastro che unisce il femore all’osso dell’anca.
L’osso dell’anca vi concorre con una cavità acetabolare quasi emisferica, l’acetabolo e il fe-more con la testa femorale che rappresenta i 2/3 di una sfera piene di 4 o 5 cm di diametro.
Le superfici articolari non sono perfettamente corrispondenti e un cercine cartilagineo fibro-so, il labro dell’acetabolo, provvede ad ampliare la superficie della cavità e a renderla atta a contenere la testa del femore.
I mezzi di unione e stabilizzazione sono dati dalla capsula articolare cui si appongono 4 lega-menti di rinforzo extracapsulari (ileo - femorale, ischio - femorale, pubo femorale, zona orbico- lare) e un legamento a distanza intracapsulare (il legamento rotondo o testa del femore).
Cos’è una protesi totale d’anca?
Consiste nella sostituzione delle parti articolari (testa del femore e acetabolo) che presentano grave degenerazione della cartilagine, con componenti in metallo o ceramica o polietilene (ma teriale plastico).
Una protesi d’anca è un’articolazione composta da uno stelo femorale con una testa (sfe-ra) e una coppa acetabolare (cotile ed eventuale inserto in ceramica o polietilene).
Un cotile è formato da uno o due pezzi, a seconda che sia cementato (comunemente un unico componente in polietilene) o non cementato (cotile in metallo ed inserto).
I materiali usati nelle protesi d’anca sono altamente biocompatibili.
Perché fare una protesi totale d’anca?
- Riduzione del dolore;
- Recupero dell’articolarità;
- Miglioramento della qualità di vita.
Indicazione all’impianto di protesi d’anca
- Coxartrosi;
- Fratture mediali collo femore (sottocapitate, mesocervicali);
- Displasia congenita dell’anca;
- Necrosi asettica della testa del femore;
- Artrite reumatoide.
Coxartrosi
Sul piano clinico si manifesta sotto forma di un dolore che inizialmente insorge solo durante la applicazione di un carico sull’articolazione, poi si manifesta via via sempre più frequentemen- te, finché si avverte anche durante il riposo.
L’aumento dell’intensità del dolore è un processo lento, che può continuare per anni, e che può anche portare alla rigidità articolare, all’accorciamento dell’arto, alla perdita del tono – trofismo muscolare, e alla zoppia.
Le diverse tecniche della protesi all’anca
Accesso Anteriore
L’accesso chirurgico per via anteriore permette una buona esposizione pelvica dell’articolazio- ne, sfrutta l’interstizio tra il sartorio e tensore della fascia lata e perviene alla capsula articolare senza danneggiamento muscolare.
Accesso antero – laterale
Sfrutta l’interstizio tra il tensore della fascia lata e il gluteo medio.
Per l’impianto di protesi, in questa via di accesso è indispensabile il distacco del medio e pic-colo gluteo dall’inserzione sul grande trocantere.
Accesso postero – laterale
Sfrutta l’interstizio tra gluteo medio e grande gluteo, o la sezione di quest’ultimo.
Per accedere alla capsula articolare è necessaria la tenotomia degli extrarotatori dell’anca e del quadrato del femore.
Accesso laterale
Passa tra il tensore della fascia lata e grande gluteo, anche in questo caso come nella via anterolaterale per l’impianto della protesi, è necessario il distacco del medio e piccolo gluteo.
Protesi d’anca mini invasiva con accesso anteriore diretto.
E’ una variante innovativa dell’accesso anteriore.
E’ l’ideale per una chirurgia atraumatica: si accede all’articolazione attraverso un intervallo esistente tra il tensore della fascia lata e il tensore.
Poiché tale approccio non interferisce con i muscoli glutei, la guarigione è più rapida.
Perché scegliere la tecnica mini invasiva
Salvaguardia dei tessuti muscolari;
Limitato danneggiamento capsulare;
Minore perdita ematica;
Diminuzione del dolore post-operatorio;
Conservazione immediata post-operatoria del tono muscolare;
Ridotta degenza ospedaliera;
Riabilitazione in tempi brevi;
Riduzione del rischio di lussazione;
Equipe operatoria ridotta.
Pubblicato su Blogger oggi 27 novembre 2012 alle ore 22,40 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu
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