sabato 25 agosto 2012

(Scheda 83) Parliamo di Osteomielite, di Protesi Infette, di Artriti e Infezioni Ossee = ANCA =.

 = ANCA =

Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo.
             

Infezioni e protesi articolari

Ogni anno in Italia sono impiantate circa 150.000 protesi articolari (anca, ginocchio, spalla, gomito, caviglia).
Una percentuale variabile di pazienti, 0.5 - 4 %, può sviluppare una infezioni post-chirurgica.
Non sempre la diagnosi è semplice e viene di preferenza effettuata presso Centri specializzati.
Esistono infatti casi che si presentano con i segni dell'infiammazione acuta (arrossamento, calore, dolore, 
febbre) o con secrezione dalla ferita chirurgica, nei quali la diagnosi è quasi ovvia, ma spesso vi sono delle situazioni in cui l'unico dato è il dolore a livello dell'articolazione colpita.
Vedi una breve presentazione sulle protesi di anca settiche (attenzione alla presenza di immagini cruen- te).
E’ fondamentale che l’innesto morcellizzato riempa lesioni cavitarie, dalle quali venga contenuto com- pletamente. 
Se questa condizione non viene rispettata, l’innesto può riassorbirsi e non portare ad alcun recupero della perdita di sostanza ossea.
Nell’immagine sotto si vede l’area acetabolare, in revisione di protesi d’anca, colmata di osso morcel- lizzato. 
Anteriormente vi è un anello di rinforzo sul quale verra’ fissato un nuovo cotile.
La superficie del morcellizzato è stata modellata con una fresa da cotile girata al contrario e quindi ma- nualmente compressa con un cotile da prova.
         Reimpianto di cotile mobilizzato a destra con utilizzo di innesto osseo omologo massivo. 
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                            A 8 mesi riassorbimento dell’innesto e mobilizzazione asettica del cotile. 
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Controllo postoperatorio del terzo reimpianto del cotile
Il cotile è mantenuto in sede da un anello di rinforzo con alette avvitate iliache e gancio otturatorio. 
Il volume di osteolisi è colmato con innesti morcellizzati compressi, una retina di titanio impedisce la dis- persione di morcellizzato attraverso una soluzione di continuo della lesione cavitaria.  
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Controllo a 6 mesi dall’intervento. 
La massa dell’innesto morcellizzato è ben visibile. 
I mezzi di sostegno del cotile in sede. 
Il paziente carica completamente. 
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A 12 mesi dall’intervento il volume osseo innestato morcellizzato è radiologicamente più denso ed omo- geneo. Invariato l’assetto dei sistemi protesici. 
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In questa paziente entrambe le protesi sono mobilizzate, quella sinistra presenta una sintomatologia 
più importante. 
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Il reimpianto viene eseguito con un cotile da revisione con anello di rinforzo con presa iliaca e con gancio otturatorio. 
La cavità cotiloidea risulta aperta medialmente, per cui viene applicata una retina di titanio per impedire la dispersione del morcellizzato. 
La perdita di sostanza ossea viene colmata da osso omoplastico di Banca morcellizzato e sgrassato. 
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A tre mesi decorso regolare con carico concesso parzialmente. 
Buona radio-opacità dell’innesto osseo morcellizzato, che si presenta compatto e senza zone di rare- fazione. 
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A sei mesi decorso regolare, carico pieno da 3 mesi. 
Buona tenuta del tessuto morcellizzato. 
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Caso particolarmente complesso: giovane paziente con pseudoartrosi di cotile ed artrosi secon- daria della coxa destra
Trattamento chirurgico: artroprotesi press-fit con cotile avvitato e abbondante impiego di morcellizzato per dare una stabilità secondaria all’impianto cotiloideo. 
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A 45 giorni la clinica era nella norma. 
Era concesso un carico sfiorante. 
L’aspetto radiologico faceva apprezzare un aspetto omogeneo del morcellizzato, senza evidenti soluzioni di continuo con l’osso pelvico. 
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- La revisione era stata fatta su una protesi di ginocchio già infetta.
L’osso morcellizzato era stato impiegato nella metafisi tibiale dove c’era una importante perdita ossea. Nei primi impieghi del morcellizzato, non si associava antibiotico.
- Il morcellizzato si è riassorbito perché la cavità cotiliodea non aveva un fondo continente.
Per questo motivo non è stato possibile compattare correttamente il morcellizzato che in parte si è dis- perso nella pelvi.
- In un caso si verificò una lussazione postoperatoria con ematoma e infezione successiva che non inte- ressò l’impianto.
Nel secondo caso, l’infezione interessava completamente l’impianto e l’osso innestato.
Dopo un intervento di pulizia delle parti molli, si ebbe una completa guarigione. 
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A questo punto i risultati ottenuto con gli innesti di Banca morcellizzati e sgrassati vennero giudicati molto soddisfacenti.
Al punto che si pensò in quale modo potessero essere utilizzati anche per le osteomieliti e le pseu- doartrosi infette.
Witso et al. avevano già studiato le caratteristiche di “carrier” di antibiotico dell’osso morcellizzato in vitro.
Si pensò allora a mescolare polvere secca di antibiotico ad osso morcellizzato ed a cemento acrilico. 
L’idea del cemento acrilico venne per dare una consistenza all’osso morcellizzato. 
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I cilindri di osso morcellizzato, cemento (PMMA) e antibiotico sono stati fatti con uno stampo apposito di 1 cm di diametro e 1 cm di altezza.
La quantità di antibiotico, di cemento in polvere secca e di osso morcellizzato asciutto veniva misurata su apposita bilancia elettronica.
Come antibiotico è stata scelta la vancomicina, perché attualmente las gran parte dei germi patogeni è sensibile a questo macrolide.
La parte di reagente liquido è stata dosata in funzione della sua quantità minima capace di reagire con il cemento in polvere.              
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Sono stati prodotti 16 cilindri in tutto: 10 cilindri con PMMA, vancomicina e osso morcellizzato.
6 cilindri con solo PMMA e antibiotico, per poter avere un confronto con i precedenti.  
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Entrambi i gruppi sono stati immersi per una metà in soluzione fisiologica e per l’altra in pool di plasma umano, a 37°.
I gruppi così formati risultavano quattro:
- Gruppo 1: PMMA – Vancomicina – MOS in plasma
- Gruppo 2: PMMA – Vancomicina – MOS in fisiologica
- Gruppo 3: PMMA – Vancomicina in plasma
- Gruppo 4: PMMA – Vancomicina in fisiologica 
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Il dosaggio dell’antibiotico è stato fatto a tempo zero e quindi ogni giorno, cambiando il liquido di im- mersione per una settimana.
Successivamante il dosaggio si è ripetuto settimanalmente, in 14a, 21a e 28a giornata. 
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Nei 28 giorni di immersione, il rilascio maggiore di antibiotico è avvenuto dai cilindri di PMMA-Vanco.-MOS immersi nel plasma umano.
La quantità minore di antibiotico rilasciato è avvenuta dai cilindri di PMMA-Vanco immersi nel plasma. 
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Il rilascio di antibiotico nella maggiore quantità è avvenuto nelle prime due giornate di immersione.
I cilindri PMMA-Vanco-MOS e PMMA-Vanco in soluzione fisiologica hanno dato di più rispetto agli altri gruppi.
Nei giorni successivi il rilascio di antibiotico si è uniformato fra i quattro gruppi, senza differenze statisti- camente significative. 
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Dalla fine della prima settimana alla quarta, la quantità di antibiotico rilasciata si è progressivamente ridotta per i quattro gruppi.
I cilindri PMMA-Vanco-MOS in plasma hanno rilasciato la quantità più alta e in 28a giornata la con- centrazione “in vitro” dell’antibiotico superava la MIC su germi sensibili da 20 a 200 volte. 
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                    CONCLUSIONI
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L’osso omoplastico di Banca, morcellizzato e sgrassato secondo l’esperienza di Hovelius e Ullmark, si è rivelato una affidabile risorsa nel trattamento chirurgico delle lesioni ortopediche con perdita importante di tessuto osseo.
Mescolato a polvere di antibiotico e cemento metacrilato,
nelle sperimentazioni “in vitro”, si è rivelato un sistema composito ottimo come carrier di antibiotico.
Al momento attuale non si può affermare nulla, ma è evidente la potenziale utilità di tale composito nel tratta- mento delle patologie settiche con perdita di sostanza ossea.
                                                                                                       Giovanni Gualdrini
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Pubblicato su Blogger oggi 25 Agosto 2012 alle ore 14,11 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu

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