venerdì 10 agosto 2012

(scheda 70) Che cosa è la fragilità ossea?.

Quanti di noi sanno che cosa è la fragilità ossea?                             
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus  «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo».
                                       
Nel 2005 in Italia si sono verificati più di 90.000 ricoveri per fratture femorali.1
Un numero così elevato di fratture di femore può essere considerato alla pari di una ve ra e propria pandemia che, per effetto dell'invecchiamento della popolazione, è destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni. 
Infatti, stando alle ultime stime, sembra che nei prossimi 40 anni, in assenza d'interventi terapeutici mirati alla popolazione a rischio, assisteremo ad un raddoppio dell'incidenza delle fratture da fragilità ossea.
Per l'ospedalizzazione, la chirurgia e la riabilitazione di tali fratture il servizio sanitario nazionale sostiene una spesa superiore al miliardo di euro.1
Si stima che oggi in Italia circa 3,5 milioni di donne ed un milione di uomini2 siano affetti da fragilità ossea.
Tra gli anziani le fratture da fragilità ossea sono una delle principali cause di mortalità.
Tutto ciò ha importanti ripercussioni sulla qualità della vita e sulla serenità dei pazienti o dei loro cari.
Fra le donne di età superiore ai 65 anni, 1 su 2 soffre di fragilità ossea e non sa di cor- rere questo rischio.
Bibliografia

1 P. Piscitelli - M. L. Brandi - U. Tarantino - A. Baggiani - A. Distante - M. Muratore - V. Grattagliano - A. Migliore - M. Granata - G. Guglielmi - R. Gimigliano - G. Iolascon, Incidenza e costi delle fratture di femore in Italia: studio di estensione 2003-2005, "Reumatismo" 2010, 62(2): 113-118
2 S. Adami, F. Bertoldo, M. L. Brandi ed altri, Linee guida per la diagnosi, prevenzione e terapia dell'osteoporosi, Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro – SIOMMMS, "Reumatismo" 2009; 61 (4): 260-284

Per non correre rischi o vivere nel dubbio è sufficiente eseguire una radiografia della colonna vertebrale in proiezione laterale che consentirà di confermare oppu- re escludere la presenza di deformità delle vertebre espressione della fragilità os sea
Purtroppo le fratture da fragilità vertebrali possono manifestarsi anche senza dolore e quindi passare inosservate.
Una diagnosi tempestiva ti consentirà, rivolgendoti al tuo medico specialista, di adottare soluzioni efficaci per proteggerti dal rischio di nuove fratture. 
Nel caso poi tu abbia riportato la frattura da fragilità del femore, la Radiografia della colonna vertebrale è fondamentale per valutare la gravità dell'osteoporosi poiché, in oltre la metà dei casi, si associa anche a fratture vertebrali. 
Quindi, non aspettare!!!
                        
Il 30% delle donne in post-menopausa che hanno valori di T-score (valore uti lizzato per indicare la densità ossea e che indica l'allontanamento rispetto al valore massimo della densità minerale ossea raggiunta nella vita adulta) uguali o inferiori a -2,5 hanno un elevato rischio di frattura e necessitano di trat- tamenti.2-3
Nella fragilità ossea post-menopausale gli estrogeni hanno dimostrato un'elevata efficacia nel ridurre il rischio di fratture vertebrale e femorali, ma l'attuale indicazione prescrittiva, è limitata ai sintomi vasomotori legati alla me nopausa. 
SERMs per il loro particolare meccanismo d'azione riducono l'incidenza delle fratture vertebrali e riducono anche l'incidenza di cancro della mammella, ma aumentano i rischi di trombosi venosa profonda.2-3
Gli antiriassorbitivi sono farmaci che inibiscono l'attività osteoclastica, ovve- ro il riassorbimento del tessuto osseo. 
In tal modo, sono in grado di frenare la perdita di massa ossea.2-3
In casi gravi di osteoporosi (osteoporosi severa) in cui sono presenti con- temporaneamente fratture vertebrali e femorali e nel caso di insufficiente risposta ai comuni farmaci antiosteoporotici, oggi disponiamo di farmaci che sono in grado di stimolare la formazione di nuovo tessuto osseo (farmaci che stimolano la neoformazione ossea), di ridurre maggiormente il rischio di nuo- ve fratture, soprattutto vertebrali2-3, e di migliorare la qualità di vita dei pa- zienti riducendo significativamente la sintomatologia dolorosa.
La tabella seguente riassume le varie terapie farmacologiche in grado di con- trastare gli effetti della fragilità ossea.7 
In particolare nella tabella sono evidenziate, nelle caselle, le indicazioni tera- peutiche per i diversi farmaci riportati a seconda delle diverse forme di osteo- porosi (post-menopausale, maschile, da cortisone).
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Apparato scheletrico
È l'apparato più voluminoso del corpo umano, di cui rappresenta l'80% circa del pe so. Si compone di ossa, articolazioni (o giunti articolari) e muscoli, tutti elementi di derivazione mesodermica. 
È ricoperto dall'apparato tegumentario. 
La variabilità individuale della morfologia esteriore, dovuta a fattori genetici, costi- tuzionali, ambientali, sessuali, trova riscontro anche nelle differenze di forma e di- mensioni degli elementi che compongono l'apparato locomotore.
Le ossa, organi statici, sono unite tra loro mediante articolazioni. 
Ossa e articolazioni insieme formano lo scheletro che svolge attività di sostegno del corpo, costituendone l'impalcatura generale. 
In misura diversa, secondo le loro caratteristiche, le articolazioni conferiscono una certa libertà di movimento reciproco alle ossa che collegano. 
I muscoli, organi dinamici, sfruttano queste possibilità di movimento. 
Infatti essi si inseriscono opportunamente in diversi punti delle ossa e contraen- dosi, cioè accorciandosi, esercitano trazioni sulle leve ossee, ottenendo come risul tato funzionale il movimento dei diversi segmenti corporei, l'uno rispetto all'altro, o dell'intero organismo, nell'ambiente esterno, come pure il mantenimento di posizioni statiche.
Nell'apparato locomotore si distinguono tre sottoapparati corrispondenti a tre dis- tretti corporei: testa, tronco, arti.
La testa comprende le ossa della scatola cranica, che racchiudono da ogni lato l'encefalo, e l'osso mandibolare, nella parte anteriore corrispondente alla faccia. 
I muscoli servono a regolare le aperture naturali e la mimica facciale. 
I movimenti della testa rispetto al tronco sono attuati da muscoli provenienti dal tronco e non da quelli intrinseci del capo.
Il tronco è stutturato attorno alla colonna vertebrale (o rachide) formata dalle vertebre, unite tra loro da anfiartrosi. 
Sulle vertebre si stratificano perlopiù dorsalmente i muscoli. 
La colonna vertebrale è solidale con le ossa del bacino a livello sacrale; sostiene la testa, dà attacco ai dispositivi osteoarticolari o muscolari delle spalle, del tora- ce e dell'addome; verso il basso dà inserzione al bacino, su cui si inseriscono gli ar ti inferiori; svolge funzioni determinanti per la stazione eretta e partecipa con gli altri sottoapparati ai movimenti del tronco e degli arti.


           
Gli arti superiori costituiscono il sottoapparato della prensione formato dalle spal- le, dalle braccia e dagli avambracci, dalle mani; tutti i suoi settori si strutturano su una porzione scheletrica centrale rivestita di muscoli, raccolti in gruppi con fun- zioni opposte: flessorie ed estensorie, pronatorie e supinatorie, abduttorie e addut torie, e così via.
                   
  
Gli arti inferiori costituiscono il sottoapparato della deambulazione, che consente gli spostamenti del corpo nell'ambiente esterno, ma svolge sia in marcia sia da fer- mo attività antigravitarie, coordinate a quelle della colonna vertebrale; è costitui- to dal bacino, dalle cosce, dalle gambe e dai piedi.

  
Caratteristiche e funzioni delle ossa
Le ossa sono organi duri, formati prevalentemente da tessuto osseo, che a se- conda della struttura si distingue in compatto e spugnoso.
Hanno colore variabile con l'età dell'individuo (biancastro nell'infanzia, avorio nel- l'età adulta, giallastro nella vecchiaia), consistenza diversa in rapporto alla quan- tità di tessuto osseo presente. 
Essendo molto elastiche, le ossa sono in grado di resistere a sollecitazioni mecca- niche di notevole entità e di svolgere quindi una funzione protettiva nei confronti di organi più delicati, come cuore e polmoni ospitati nella gabbia toracica, cervello e midollo spinale alloggiati nella scatola cranica e nel canale vertebrale. 
Se però le sollecitazioni meccaniche sono d'intensità tale da superare le capacità di resistenza alle deformazioni dell'osso, questo può subire una frattura.
Il numero delle ossa presenti nello scheletro di un individuo in età adulta è intorno ai 200 elementi. 
L'approssimazione è dovuta alla possibilità che vi siano elementi ossei sovrannu- merari o accessori, per mancata fusione di nuclei di ossificazione, o comparsa di ossa normalmente assenti nella specie umana, durante lo sviluppo embrionale.
Oppure possono esserci ossa sesamoidi dovute a ossificazione di noduli cartilaginei nell'ambito di tendini o legamenti del piede o della mano, in seguito a particolari sol lecitazioni meccaniche dopo la nascita.
Le ossa presentano alcune caratteristiche costanti che consentono, in presenza di pochi o anche di un solo elemento osseo, di stabilire se si tratti di un reperto umano, e in tal caso di ipotizzare certi caratteri esteriori dell'individuo a cui appar- teneva.
A seconda della forma si distinguono ossa lunghe, corte, piatte
Le ossa lunghe possono essere scomposte in una parte tubulare (diafisi) e altre due terminali (epifisi ossee) e sono caratterizzate dalla lunghezza prevalente su spessore e larghezza. 
Le ossa corte, costituite perlopiù da sostanza spugnosa ricoperta da un sottile strato di sostanza compatta, hanno lunghezza, larghezza e spessore equivalenti.
Nelle ossa piatte lunghezza e larghezza prevalgono sullo spessore; nel caso delle ossa craniche la sostanza spugnosa è detta diploe.
Le ossa sono costituite da tessuto osseo, ma anche da materiale connettivo: il periostio che le ricopre all'esterno e l'endostio che ne tappezza le cavità interne; da parti cartilaginee che ne rivestono le superfici articolari, e nell'età pre-puberale anche dalla cartilagine di accrescimento. 
Esse inoltre ospitano al loro interno il midollo osseo, tessuto con attività emo- poietica (in cui cioè si formano gli elementi corpuscolati del sangue: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine).
Nel loro insieme le ossa fungono da deposito di sali minerali, in particolare di sali di calcio, ione che riveste un ruolo importante nelle attività cellulari, nei processi della contrazione muscolare e della coagulazione del sangue.
                 

Come si formano le ossa

Durante lo sviluppo embrionale dell'essere umano, la struttura dello scheletro è costituita da fibre collagene, prodotte da cellule particolari, gli osteoblasti.
All'ottava settimana di sviluppo dell'embrione, incomincia il processo di ossificazione: il minerale incomincia a depositarsi, creando quello che è il vero e proprio osso.

Alla nascita. le ossa del neonato sono molto flessibili, proprio per il fatto che il processo di ossificazione è incompleto. Il processo di ossificazione continuerà per tutto il periodo dell'infanzia, le ossa diventeranno più dure e più capaci di sopportare il peso.

Le ossa. Le ossa lunghe

Un tipico esempio di ossa lunghe sono il femore e l'omero. Essenzialmente l'osso lungo è formato da due parti:
  • la diafisi;
  • l'epifisi.

La diafisi

La diafisi è la parte centrale dell'osso lungo.  E', essenzialmente, un cilindro cavo al suo interno. E' fatto da osso compatto, duro. Questo dona all'osso una grande resistenza.
All'interno della diafisi, l'osso presente un canale midollare, una cavità dentro alla quale è situato il midollo osseo giallo
Il midollo osseo giallo è formato per la maggior parte da cellule adipose. Inoltre contiene molti vasi sanguigni, e cellule la cui funzione è produrre i globuli bianchi (leucociti).

Il midollo osseo giallo, ha due funzioni. La prima, principale, è la sede del processo di produzione dei globuli bianchi; la seconda è costituire una riserva di grassi.
Il canale midollare è rivestito da una membrana, l'endostio. Il canale midollare è circondato da osso compatto. Entro l'osso compatto sono presente dei canali che permettono il passaggio dei vasi sanguigni che nutrono le cellule ossee, gli osteociti.
Nei punti in cui la forza applicata sull'osso si riduce, l'osso duro, compatto, lascia spazio all'osso spugnoso.
L'osso spugnoso è presente nelle estremità dell'osso, le epifisi.

L'epifisi

L'osso lungo a ciascuna delle due estremità, termina con una epifisi.
Le epifisi contengono il midollo osseo rosso la quale funzione principale è la produzione di alcune cellule del sangue: i globuli rossi, o eritrociti.
Le epifisi sono formate da tessuto osseo spugnoso.
Le epifisi sono ricoperte da un sottile strato cartilagineo, la cartilagine articolare. Funge da ammortizzatore tra le ossa che formano l'articolazione.
All'esterno, le ossa sono ricoperte di periostio, formato da tessuto fibroso, duro, al cui interno sono presenti vasi sanguigni, vasi linfatici e nervi. Il periostio ha un ruolo molto importante nella crescita, nella riparazione, nella nutrizione del tessuto osseo.
 
Caratteristiche e funzioni delle articolazioni
Le articolazioni concorrono con le ossa a formare l'apparato dello scheletro, in cui assolvono a due funzioni: rendere le ossa solidali, consentire il movimento reci- proco delle ossa contigue e quindi di segmenti scheletrici tra loro. 

Tenuto conto del fatto che ogni elemento osseo ha più punti articolari, le articola- zioni sono più numerose dei segmenti ossei.
I tipi di articolazione presenti nel corpo umano sono circa una trentina.
A seconda delle parti scheletriche coinvolte, le articolazioni devono far fronte a esigenze contrastanti: una statica, l'altra dinamica.

Ciò avviene mediante due categorie fondamentali di articolazioni, le sinartrosi e le diartrosi.
Un tipo particolare di articolazione è poi quello delle anfiartrosi intervertebrali.
Nelle sinartrosi, tra le ossa messe in relazione è interposto un altro tessuto con funzione meccanica, cosicché le sinartrosi sono definite articolazioni per continui- tà. Sul contorno del punto articolare possono esistere dispositivi connettivali detti legamenti periarticolari.

Sono sinartrosi le suture, in cui le ossa entrano in contatto per mezzo dei loro mar
gini sottili (come nel caso delle ossa craniche), tra i quali sta del tessuto connet- tivo, senza presenza di legamenti; le sincondrosi, in cui le ossa sono unite da un tratto di cartilagine ialina, come nel caso della giunzione tra coste e cartilagini cos tali; le sinfisi, come nel caso di quella pubica, un tipo di articolazione solitamente rinforzata da numerosi legamenti.
Nelle diartrosi invece i capi articolari sono in contatto tramite superfici cartila- ginee, tra le quali si mantiene uno spazio o intervallo articolare.
In questo spazio talvolta trova posto un disco fibroso, o menisco, con funzione di "cuscinetto".
Nelle diartrosi le ossa sono unite da una sorta di manicotto che impedisce il dis- tacco dei due segmenti ed è composto da una capsula articolare e da legamenti articolari.
Tra superficie articolare e faccia interna del manicotto si crea una cavità artico- lare, rivestita di una membrana, detta sinoviale, contenente un liquido detto sino- via, che ha il compito di facilitare lo scorrimento delle superfici cartilaginee.
Le diartrosi sono dette articolazioni per contiguità e comprendono: le artrodie, le enartrosi, le condiloartrosi, i ginglimi (articolazioni come il ginocchio e il gomito), nonché articolazioni complesse derivanti dall'insieme di più tipi di diartrosi tra ossa, che restano però unite da un'unica capsula, con una sola cavità sinoviale.
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Fine
Pubblicato su Blogger oggi 1O Agosto 2012 alle ore 12,22 da: 
Giuseppe Pinna de Marrubiu

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