domenica 18 marzo 2012

(Scheda 3) Parliamo dell'Osteomielite.

                          Parliamo dell'Osteomielite.
                    
Articolo informativo di Giuseppe Pinna de Marrubiu per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Informazioni e Servizi on-line per Pazienti Osteomielitici e Non»; che ci addentra in un per corso storico, narrandoci che "durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che secondo gli storici vecchi e nuovi, sono i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, medicina scientifica".

Frattura scomposta dell'estremità prossimale dell'arto inferiore:
Epifisi della Tibia e del Perone o Fibula
Una premessa mi preme farla...
Amici, non tutti sanno che chi contrae questa patologia, nel 90% dei casi ha di conseguenza una lunghissima pausa lavorativa, sia per le lunghe terapie, sia per le lunghe degenze e in altri casi, restando motulesi il deficit fisico obbliga ad abbandonare il lavoro. 
Quanti di voi sanno veramente che i centri che si occupano del trattamento specifico delle cosidette infezioni osteoarticolari sono molto pochi e logisticamente ubicati al nord, pertan to è palese che i viaggi della speranza sono l’unica soluzione per chi non gode di una ottima solidità economica; in questo modo viene negato il diritto e la possibilità di curarsi, è stata considerata anche la possibilità di annoverare tale patologia tra le malattie invalidanti.
Le fonti d’informazioni relative agli studi epidemiologici e le indagini statistiche più citate sulla incidenza del fenomeno riportano dati allarmanti: - ogni anno in italia si praticano molte migliaia di interventi di chirurgia ortopedica e traumatologica (oltre 200 mila). Di ques ti, secondo le statistiche, l’8/% di quelli di elezione ed il 6/% di quelli in urgenza va incon tro ad una infezione più o meno profonda, un processo infettivo più o meno grave che nel 50/% dei casi tende a cronicizzare. 
(Dati pubblicati dal Gistio e Siot - nell'anno 1999).
Questo significa annualmente almeno 20.000 nuove infezioni croniche di interesse ortope dico, il 32 per 100.000 di abitanti.
Se si considera l’impatto devastante che questa malattia generalmente ha sul piano fisico, sociale e della vita di relazione, si può pensare che ogni anno ottantacinquemila persone (tra pazienti e stretti fa miliari), siano coinvolti in questa tragedia.
Anche sul piano economico le cifre in gioco sono enormi, poiché il costo di una specifica procedura che sia complicata da una sepsi è di 3/6 volte quello della stessa procedura non settica secondo i casi e (se trattata in ambiente specialistico o no), si capisce come le infezio ni ortopediche impegnino oltre il 32% del budget dell’intera ortopedia italiana.
Il problema, in questo periodo, è poco considerato, poiché le infezioni ortopediche sono complesse da trattare e i pazienti con detta patologia rappresentano una categoria poco remunerativa per la logica di mercato, così come per le industrie che producono materia le sanitario tipo protesi d’anca o di ginocchio.
Eppure i pazienti con infezioni ossee croniche sono prevalentemente giovani e, nella eco nomia sociale, sicuramente rappresentano un problema più rilevante rispetto a quello di una persona anziana con problemi artritici.
Sta' però di fatto che, alla "casta" medico - sanitaria - farmaceutica - laboratori protesici - ministeriale della sanità, tutto ciò poco importa.
Ma qualcuno di voi, ha mai sentito parlare di tabelle economico ministeriali della sanità sulle provvigioni ad intervento chirurgico?..., esempio:
Per esperienza diretta... giunsi al pronto soccorso con la mia gamba sx che era sub-am putata, aperta come un carciofo rinsecchito, solo 5 centimetri di carne e pelle la teneva legata al ginocchio nella parte interna; mentre il piede anch'esso penzolava spezzato e maciullato in 2 parti. 
Ebbene, pare che ...se mi fosse stata del tutto amputata, quella struttura sanitaria avreb be incassato circa 10.000 euro, invece, avendo avuto - io - una grande fortuna di essere finito sotto i ferri di medici che "hanno voluto osare", pare abbiano incassato solo 3.000 euro ben dopo 15 ore di ininterrotti interventi!!!
Potenze dei miracoli.
Chissà, non credo più di tanto, poiché questi erano già avvenuti nell'incidente e subita mente dopo; semmai parlerei di alta professionalità e senso della passione-impegno di questi medici veri seguaci di "Ippocrate" e votati ai suoi insegnamenti.
Tutto ciò, la direbbe lunga... molto lunga sulla non validità e qualità di certa altra sanità nazional popolare italiana, di cui in questi 5 anni di Via Crucis curativa, ne ho visto e sen tito di tutti i colori!
Molti ci chiedono e si chiedono che cos'è l'Osteomielite?
                     
Tornando all'Osteomielite, sappiamo che questa è un'infezione ossea particolarmente gra ve dell'apparato osteo-articolare sostenuta principalmente dallo stafilococco aureo.
Questa di certo è la manifestazione più grave delle infezioni che possono verificarsi a dan no della struttura scheletrica.
L'Osteomielite non è una patologia assai nota alla collettività medica giacché spesso è sot tovalutata a causa del suo decorso molto lungo: troppe volte la diagnosi non è precisa e la terapia altrettanto.
L'Osteomielite si contrae normalmente in seguito a esposizioni di gravi fratture acci dentali sul lavoro o automobilistiche, ma un aspetto molto grave è costituito dal fatto che si contano circa 25.000 nuovi casi ogni anno in Italia e molti di questi sono contratti in sala operatoria.
Da ciò si evince che questo super batterio necessità di molto più che la normale sterilizza zione convenzionale degli ambienti usati per operare.
Da un punto di vista sociale, poi, questa patologia è assai invalidante, giacché necessita in gran parte dei casi, di una serie d’interventi chirurgici (ortopedici, plastici, vascolari) che, al lo stato attuale, non sono eseguiti con la collaborazione intermedicale che necessiterebbe ro. Tutto ciò comporta lunghissime degenze ospedaliere che si traducono in enormi costi sanitari e sociali. 
Inoltre le famiglie dei malati si vedono costrette a sostenere considerevoli costi privati per sopportare le ingenti spese di viaggio (i centri, che si occupano di questa patologia in maniera specifica, pare che siano soltanto due in italia) e di materiale sanitario per medicazioni, terapie farmacologiche che talvolta sono a carico dell’ammalato perché non coperte dallo s.s.n.; (o dalla scellerata politica sanitaria di certe regioni che se ne fottono altamente dei problemi degli ammalati, ma che cavalcando tale esigenza, puntualmente ritornano di moda in periodi elettorali... per questo o per quello).
E' inoltre preoccupante il fenomeno di propagazione di super infezioni a carico dell'appa rato osteo-articolare proprio a causa dell'impiego di antibiotici sempre più forti che ne creano batteri sempre più resistenti.
Va da sé che ciò che la S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” Onlus «Centro servizi infor mativi on-line per pazienti osteomielitici e non» ha davanti, è un lavoro molto difficile, che richiede l’aiuto dei cittadini nella consapevolezza che si può ancora far molto per evi tare che un banale intervento di chirurgia ortopedica, possa trasformarsi in un’odissea... spesse volte tragica perché dall'Osteomielite purtroppo non si guarisce anche se però vi sono altissimi margini di sonnolenza anche per lunghi anni ininterrotti e, questo di per se è già un gran bene!
          Che cos'è l'Osteomielite cronica?
                       
                       
A differenza dei tessuti molli, in cui i sistemi di difesa sia endogeni (immunità) che esogeni parlasi di (antibiotici), possono esercitare la loro azione; nel tessuto osseo le infezioni inve ce, tendono a cronicizzare per l'instaurarsi di un equilibrio tra l'agente patogeno e l'orga nismo ospite in cui nessuno riesce a prendere un definitivo sopravvento.
                         
Si tratta di una malattia che va al di là della patologia d'organo e che coinvolge tutto l'or ganismo, demandando, alla struttura che se ne occupa, di mettere a disposizione del servi zio che ne cura lo studio e la terapia, con operatori di più discipline ben coordinati tra lo ro o specificatamente formati da conoscenze multidisciplinari, pur con una preponderante visione ortopedico/chirurgica.
In altre realtà europee ciò ha portato alla realizzazione, presso ogni grosso centro ospe daliero/ universitario, di appositi reparti dedicati al trattamento delle complicanze setti che post chirurgiche.
In Italia questo non è ancora stato realizzato.
La conseguenza, sul piano prettamente sanitario, è un'assenza di strutture di cui il pazien te, di fatto, deve farsi carico, inseguendo, scarsamente informato, chimere e promesse, non sempre ancorate a reali competenze.
La conseguenza maggiore, tuttavia, è sul piano sociale, quindi patologie che potrebbero essere affrontate con risposte, in termini di tempo, spesa e invalidità temporanea e defini tiva, non più pesanti di altre malattie medio/gravi, decisamente dirompenti sul paziente e sulla famiglia.
L'esempio più frequente, una pseudoartrosi infetta di un segmento diafisario, che, oppor tunamente trattata, può, nella maggior parte dei casi, risolversi con tre/quattro inter venti ed una degenza tra 60 e 90 giorni in sei mesi, comporta allo stato attuale, in genere re cinque/sei interventi, otto mesi di ricovero in tre ospedali diversi, a volte a 1500 chilo metri da casa, per un totale di trattamento di due o tre anni.
Un altro caso tipico, la suppurazione intervenuta in un impianto protesico, ha tempi e mo di simili, con l'aggravante di insistere su pazienti spesso ultra settantenni, incapaci, per va rie ragioni, di autogestirsi o, comunque, di interagire in modo energico con le realtà che stanno attraversando.
Anche sui costi, sia sociali che direttamente sanitari, inoltre vi è un netto divario tra ciò che si potrebbe ottenere con un'organizzazione ottimale e quanto di fatto osservato allo stato attuale.
Secondo una stima cauta si potrebbero risparmiare dai tre ai diecimila euro per caso trat tato, in media cinquemila euro per ognuno dei 15.000 casi di infezione osteoarticolare che si verificano ogni anno, 50 miliardi circa, ovvero: il costo di tre/quattro strutture spe cializzate, una per ogni macroregione italiana, la Sardegna in un contesto a parte.
Difatti, gran parte del problema trova la sua origine nel modo di gestire la sanità in Italia:
...ogni singola azienda sanitaria locale ha un numero di casi in un anno (da tre a sette di me dia su diecimila abitanti) troppo basso per avere un peso "politico", e la direzione aziendale è troppo legata, politicamente alla "ricaduta" politica delle proprie scelte perché senta l'im portanza di farsi carico di un problema nazionale o macroregionale.
Questo è vero per tutte le patologie che richiedono reparti ad altissima super specializza zione e che si rivolgono a patologie non rare ma ad impatto medio-basso per numero e fascino mediatico.
Per questo dovrebbe essere lo stesso ministero ad avocare a se l'organizzazione, e la ges tione di quelle strutture dal cui ottimale funzionamento possono e devono derivare rica dute economiche, sociali, scientifiche, culturali, benefiche per tutta la nazione, special mente ora che nello stesso dicastero convergono le responsabilità delle conseguenze sanitarie e sociali del mancato benessere del cittadino.
                               
Pubblicato su facebook in data 09 marzo 2012, alle ore 21,29
Pubblicato su blogger oggi 18 marzo 2012

1 commento:

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