Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo»; che ci addentra in un per- corso storico narrandoci che: "durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che, secondo gli storici, sono i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, medicina scientifica".
STORIA DELLA MEDICINA
ANTICA, MEDIEVALE e moderna
LA MEDICINA PREISTORICA O PRIMITIVA
(prima del 4000 a.C.)
STORIA DELLA MEDICINA
ANTICA, MEDIEVALE e moderna
ANTICA, MEDIEVALE e moderna
Si origina dal bisogno innato nella nostra specie di capire e curare le malattie che lo affliggono.
Incisioni e dipinti rupestri, statue, oggetti propiziatori, ossa umane giunte fino a noi permettono di imma ginare le pratiche mediche dei nostri antenati e, l’osservazione diretta delle popolazioni primitive ci dà al-tre preziose informazioni sulla medicina preistorica.
Residui della medicina preistorica possono essere osservati ancora oggi nella medicina popolare.
La Medicina istintiva: fase istintiva o periodo spontaneo
La medicina istintiva è il primo stadio della medicina ascrivibile non solo all’Uomo ma anche agli ani- mali superiori.
Al male l’Uomo primitivo si oppose con mezzi estremamente semplici e istintivi.
È fondata sulla osservazione e quindi sulla imitazione e l’esperienza diretta delle “pratiche istintive” degli stessi animali (esempio: l’animale ferito che cerca refrigerio nell’acqua fredda o che mangia una speci-fica pianta per liberarsi dai parassiti) e sull’accudimento (esempio: l’aiuto delle donne anziane alla parto-riente e l’istinto di protezione e attenzione rivolte dalla madre al proprio piccolo).
Medicina sacerdotale o sacra: fase magico-demoniaca
E’ la forma più antica di medicina.
Si basa sul presupposto che le malattie abbiano un’origine magica dovuta all’ira degli dei.
Influenze astrali negative e demoni maligni sono gli agenti patogeni.
Le cure consistono in amuleti, talismani e riti magici da parte del sacerdote.
Medicina magica: fase teistica
Le malattie sono flagelli mandati dagli dei.
Hanno lo scopo di punire gli Uomini, colpevoli di non rispettare il volere delle divinità.
Per questo la guarigione può essere ottenuta solo attraverso preghiere e riti religiosi.
Il mago sfrutta una metodologia basata sulla osservazione e sulla esperienza e consapevolezza di poter intervenire direttamente con le proprie forze.
Fase empirica
L’Uomo comincia a cercare nella natura le cause e le cure delle sue malattie.
Per tentativi ed errori seleziona piante e sostanze capaci di guarire i suoi disturbi.
Queste conoscenze sono tramandate da guaritore in guaritore.
Il fondamento è quello dell’osservazione, dell’elaborazione e della riproduzione di fenomeni naturali ma manca ancora l’indagine sulle cause di un certo fenomeno.
L’esperienza dimostrò che molte erbe e piante erano inconfutabilmente dotate di certe proprietà terapeu-tiche.
Residui di tutte queste concezioni persistono nella medicina popolare.
Medicina popolare e pratiche che derivano non da teorie scientifiche ma esclusivamente da un’esperien za radicata nel tempo.
Sono la “cura della nonna” e pratiche che pur non avendo nessun fondamento né pratico né teorico ven gono tuttora attuate, come la magia da parte di fattucchiere.
Patologie
Nella Preistoria, la maggior parte delle alterazioni ossee riscontrate negli scheletri Umani della preis- toria sono di origine traumatica; alcune di esse mostrano addirittura i segni di un tentativo di riduzione e di contenzione.
Queste fratture derivano probabilmente dalle aspre lotte che gli esseri umani dovevano combattere contro gli animali e contro i loro stessi simili; e non mancano certamente le fratture di altri segmenti dello scheletro dovute ad incidenti di altra natura (schiacciamenti, crolli, ecc.).
Tra le malattie che hanno lasciato segni sullo scheletro figurano la carie dentale, la piorrea alveolare, le malformazioni ossee, il nanismo, il gigantismo, l’anemia mediterranea.
Molto diffuse erano anche le malattie delle articolazioni.
Anche la trapanazione del cranio fu largamente praticata in epoca preistorica.
Questa è la "Ruota della Medicina"del Wyoming,
una costruzione preistorica a 3.000 metri slm, sui monti americani del Big Horn.
Frammenti d'ocra, pestelli e macine di pietra, conchiglie usate come barattoli per la pittura, trovate ancora al loro posto, come erano state lasciate, migliaia di anni fa: è il laboratorio del pittore più vecchio nella storia dell'Uomo ed è stato usato dallo sconosciuto artista ante litteram per produrre e conservare l'ocra, il pri mo pigmento della storia.
Pitture murali preistoriche
Utilizzazione e sfruttamento delle carcasse animali. Pannello.
Museo Archeologico Nazionale di Santa Maria delle Monache, Isernia.
E' un dato di fatto che la storia della medicina prende le mosse dalle pratiche magiche e dall'empirismo sacerdotale, così nella miseria dei villaggi come nello splendore dei templi affol lati di malati.
Maghi e sacerdoti, comunque, tutti accomunati da un unico nobile fine: il sollievo del malato, magari con l'aiuto della magia, della suggestione o di droghe misteriose.
Un tempo si riteneva che la malattia fosse comparsa sulla Terra con l'Uomo, quando questi era ormai disceso dagli alberi, non camminava più sui quattro arti e aveva già fatto delle mani preziosi strumenti di lavoro.
Ma gli streptococchi riscontrati tra le rocce del Montana testimoniano l'esistenza di una flora microbica già milioni di anni prima della comparsa dell'Uomo sulla Terra.
Oggi le prove offerte dalla "paleopatologia" - la scienza che studia le antiche malattie dell'essere umano - dimostrano che già un milione di anni fa questi era affetto dalle malattie.
Alcune di esse scomparvero nel corso dei millenni, altre apparvero successivamente, altre persistono tutt'oggi.
Molto probabilmente, al male l'Uomo primitivo si oppose con mezzi estremamente semplici, diremmo istintivi.
Sedava l'arsura della febbre bevendo o bagnandosi nell'acqua fredda dei fiumi,
lambiva le ferite con la propria saliva,
metteva a riposo gli arti feriti o malati,
estraeva dalle sue carni spine e corpi estranei,
si disimpegnava in qualche modo dinanzi al parto.
Praticava insomma quella che alcuni storici chiamano "medicina istintiva".
Con il passaggio dell'ominide all'uomo, l'intelligenza e i sentimenti ebbero uno sviluppo più rapido e tumultuoso.
L'uomo cominciò ad avvertire sentimenti di piacere, di dolore, di angoscia, e soprattutto di paura dinanzi ai fenomeni che non sapeva comprendere.
E cominciò a darsi delle spiegazioni.
Così, ad esempio, se è vero che la morte può avvenire in seguito ad una ferita inferta da una bestia o da un proprio simile, come può sopravvenire la morte "naturale" se non sussistono queste condizioni?
Anche l'essere più forte, imbattuto dalle fiere e dai nemici, può essere ridotto a giacere feb- bricitante nel fondo di una grotta, e poi morire senza versare una goccia di sangue tra urla strazianti o in un sopore letargico: e nessuno può prestargli un pur minimo aiuto.
Apparve allora evidente che la morte non da cause violente avviene ad opera di qualche nemico invisibile: e questo nemico non solo se ne sta in agguato alle spalle degli uomini per aggredirli e soffocarli, ma riesce addirittura a penetrare nell'interno del loro corpo e a straziarne le carni.
Sorse così, naturale, il concetto di dèmone, di genio del male.
Ma era difficile, per l'essere primitivo, pensare ad una determinata malattia senza metterla in rapporto all'intervento di uno specifico genio malefico.
Egli concepì allora un universo sempre più affollato di deità, ciascuna delle quali "specializza- ta" per un dato male, proprio come noi facciamo oggi con i batteri e i virus.
Ciascuno specifico di una determinata malattia.
Due acquasantiere preistoriche colme dell'acqua caduta dal cielo
Non potendosi contro questi dèmoni lanciare sassi o rotear clave, l'unica soluzione ragionevo le sembrò quella di tentare di rabbonirli: con preghiere, offerte, sacrifici.
A questo punto era chiaro che, come esistevano deità in grado di apportare le malattie, esis-tevano anche deità in grado di guarirle.
Occorreva quindi trovare il modo di ingraziarsi anche queste ultime, magari ancor prima che quelle cattive prendessero il sopravvento.
E' questa la seconda fase dell'evoluzione della Medicina, che molti storici chiamano "magica, demonistica e sacerdotale".
Per intercedere tra il soprannaturale e il mondo umano occorreva però l'intervento di perso-ne eccezionali, quali erano per esempio i sacerdoti.
Per questo tutte le antiche Civiltà considerano la medicina attributo del tempio, dove gli uni ci depositari sono i sacerdoti.
Più alta era la loro dignità, maggiore era il loro potere di fugare le malattie, anche con le sole parole.
Ai sacerdoti di minor rango conveniva invece l'uso di medicinali (i quali anche, del resto, erano rivelati dalla divinità).
A questo secondo periodo seguì un terzo, nel quale il sacerdote, guidato dalla propria e dal- l'altrui esperienza, andò prendendo sempre più coscienza dei benefici offerti dalla ginnastica, dalla dieta, dal riposo, e soprattutto dalla virtù delle piante salutari, cercando di metterli in pratica.
Il sacerdote distinse le erbe buone dalle cattive, quelle capaci di guarire da quelle velenose, limitandosi tuttavia alla semplice constatazione degli effetti, senza tentare di darne una spie gazione razionale.
Anche le piante entrarono così di diritto in quell'atmosfera religiosa che informava il concetto di malattia, di medico e di medicina.
Del resto, erano pur sempre gli dei che facevano nascere quelle piante e quelle erbe, e non di rado essi stessi si nascondevano in quei fiori e in quelle foglie.
In questa medicina "empirica" (anche se ancora tutta pervasa dalla religiosità), già s'era ac cumulato un bagaglio prezioso di notizie e di esperienze sul modo di riconoscere le malattie e di curarle.
Su di essa malati e sacerdoti facevano cieco affidamento.
Ma laddove essa falliva, veniva all'istante surrogata dalla magia.
Il mago interponeva allora nella lotta tra dèmoni e uomini, cercando di sottrarre questi al loro potere, e inventando allo scopo una serie infinita di espedienti, riti, formule magiche e scongiuri, anche facendo nascondere il malato dietro orrende maschere o dipingendolo di vari colori per ingannare il demone.
Nel tempo il concetto di malattia andò arricchendosi di un altro elemento: i demoni non solo mandano la malattia per loro ragioni imperscrutabili, ma anche perché il paziente ha peccato. In lui il demone si sostituiva cioè al dio protettore, che a sua volta abbandonava il proprio ospite appunto perché aveva peccato.
I primitivi hanno sempre creduto, e credono tuttora, nelle virtù protettive di alcuni oggetti come amuleti e talismani.
Gli antichi medici-sacerdoti ne fecero largo uso (ma non è difficile riconoscerlo ancora oggi nel nostro vicino di casa o nel collega di lavoro).
Ancora oggi, nella medicina primitiva il miglior metodo per cacciar via il demone che si è im-possessato del corpo è quello di spaventarlo con grida e atteggiamenti minacciosi: lo strego- ne mette sul viso maschere orripilanti ("maschere demofughe"), o magari infligge indiretta-mente al demone sofferenze sottoponendo il malato a percosse, fustigazioni, penitenze e digiuni.
I sacerdoti a un certo momento vollero differenziarsi dai maghi e dagli stregoni, per mettere a frutto le esperienze di chi da secoli li aveva preceduti: pur senza rinunciare a placare le forze patogene con preghiere e sacrifici, cercarono di agire direttamente sulla malattia ricor-rendo a mezzi più concreti di sicura efficacia, come le piante e le erbe medicinali.
Successivamente questi sacerdoti-medici differenziarono sempre più le proprie mansioni, si-no a formare due categorie ben distinte: i sacerdoti e i medici.
E ciò che era derivato dall'empirismo o dalla pratica "medica" di tanti millenni cominciò a rive-larsi qualcosa di più che non pura immaginazione.
L'esperienza dimostrò che molte erbe e piante erano inconfutabilmente dotate di certe pro-prietà terapeutiche.
E anche se ci vollero millenni, la loro efficacia fu confermata quando furono isolati i relativi principi attivi: chinino dalla china, oppio dal papavero, reserpina dalla rauwolfia, e così via.
La moderna paleopatologia - si è detto - ha permesso di stabilire con ragionevole approssi-mazione di quali mali soffrirono i nostri antichissimi progenitori.
Lo studio dei resti fossili e dei tessuti mummificati, realizzato negli ultimi anni con le apparec- chiature più sofisticate e con i più raffinati metodi di indagine istochimica e immunochimica, ha rivelato l'esistenza di un'ampia serie di patologie.
Essendo i reperti ossei i più frequenti, la maggior parte di queste malattie, naturalmente, ri-guarda lo scheletro o quelle affezioni che possono lasciare per sempre sulle ossa i loro se-gni.
Meno abbondanti sono invece i dati che si riferiscono alle malattie dei tessuti molli, il cui stu-dio è consentito quasi esclusivamente dalle mummie.
Risulta così in primo luogo che le malattie che colpirono i primi abitanti del nostro Pianeta ebbero una frequenza diversa da quella odierna.
In secondo luogo, questa frequenza subì profonde variazioni in rapporto alle diverse aree geografiche e tra un'epoca e l'altra.
Infine, è stato sfatato il concetto che l'Uomo antico, per l'asperità della vita ch'era costretto a condurre, avesse una costituzione eccezionalmente robusta, molto più della nostra.
La maggior parte delle alterazioni ossee riscontrate negli scheletri della preistoria sono di origine traumatica; alcune di esse mostrano addirittura i segni di un tentativo di riduzione e di contenzione.
Queste fratture derivano probabilmente dalle aspre lotte che gli esseri umani dovevano com battere contro gli animali e contro i loro stessi simili: particolarmente frequenti sono infatti le lesioni craniche dovute a colpi di pietra o di mazza; ma non mancano certamente le fratture di altri segmenti dello scheletro dovute ad incidenti di altra natura (schiacciamenti, crolli, ecc.).
Tra le malattie che hanno lasciato segni sullo scheletro figurano la carie dentale, la piorrea alveolare, le malformazioni ossee, il nanismo, il gigantismo, l'anemia mediterranea.
Molto diffuse erano anche le malattie delle articolazioni.
Anche la trapanazione del cranio fu largamente praticata in epoca preistorica: di essa vie-ne detto diffusamente nel Capitolo sulla Medicina precolombiana.
Altre indicazioni sulle malattie dell'antichità ci provengono dalle numerose rappresentazioni artistiche lasciateci dai nostri progenitori: graffiti e pitture rupestri, statuette, terrecotte, ecc., "documentano" malformazioni dello scheletro, amputazioni, bambini malati, donne gravide o partorienti.
Gran parlare di sé hanno fatto le "veneri steatopigie", piccole statuette in pietra calcarea o in steatite, che rappresentano più o meno stilizzata una donnina eccezionalmente grassa, specie in corrispondenza delle natiche, sì da ricordare le donne ottentotte.
Esse risalgono quasi tutte all'età della renna, e sono di provenienza più diversa: ma hanno alcuni caratteri comuni: sono tutte di sesso femminile, mancano di lineamenti al viso e ai piedi (gli arti finiscono quasi sempre a punta), sono estremamente obese.
Il loro significato non è del tutto chiaro: si pensa ad una vera e propria "razza steatopigia", oppure a obesità vere e proprie o a malattie ghiandolari.
Evidente es que en la evolución de la humanidad hay diversas culturas con diferente distribución geográfica pero con idénticos postulados, en el Neolíticos y ya desde hace 10.000 a 5.000 años a.C. hay formas de cultura más complejas en Mesopotamia, Africa, en las costas Mediterráneas, en China, India, en las cuales ya encontramos ayudados por la Paleopatología, en los fósiles lesiones como fracturas consolidadas, osteítis, lesiones dentarias, en maxilares, piorrea alveolar, anomalías congénitas, acondroplasia, macrocefalia, acromegalia, enanismo y muchas otras lesiones, representadas en figurillas del Paleolítico, destacando las representaciones femeninas obesas, como las Venus de Willenddorf, también huellas de metastasis en huesos (Rohlin 1964), Osteoartritis (Baudovin 1925), osteomelitis y muchas otras. M. A. Ruffer (1859 – 1917) definió la Paleopatología como "La ciencia de las enfermedades que son demostradas en fósiles" y es una disciplina desde 1881, en que se dedicó al estudio de las enfermedades del hombre pre – histórico, al análisis de lesiones en fósiles arcaicos, al estudio de restos anatómicos de huesos, dientes, etc., que permiten deducir la edad, tipo de alimentación y de enfermedades. La Paleopatología constituye con métodos propios, el más importante estudio de la Historia de la Medicina, pues nos da fundamentos de las enfermedades padecidas pre – históricamente. Ruffer, Moorel 1923, Jarcho 1966, Ackernech 1963, Rohlin 1964, Stewart 1968, estudiaron y explicaron enfermedades, anomalías, malformaciones, lesiones óseas, exostosis, periostosis, osteomelitis en estudio de fósiles y momias que fueron examinadas macroscópicamente, microscópicamente, con Rx, laboratorio y en los últimos años con métodos de investi- gación Histoquímica e Inmunoquímica, se demostró una amplia patología |
Attualmente trova credito un'altra ipotesi: poiché queste figure mancano di gambe ben defini te e gli arti finiscono a punta, potrebbe essersi trattato di statuine simbolo di fecondità e di abbondanza da infiggere nel terreno dinanzi alla grotta-casa.
immagine preistoria
Prehistoria - Homo Sapiens - L'evoluzione Umana
E... non finesce qui
Pubblicato su Blogger oggi 24 dicembre 2012 alle ore 20,00 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu
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