Pergamo (129 d.C.) - Roma (199 d.C.)
LA MEDICINA POST-ROMANA E GALENICA
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo»; che ci addentra in un percorso storico narrandoci che: "durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che, secondo gli storici, sono i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, medicina scientifica".
STORIA DELLA MEDICINA
ANTICA, MEDIEVALE E MODERNA
Claudio Galeno nacque nel 129 d.C. a Pergamo (Asia Minore) durante l'impero di Adriano.
LA MEDICINA GALENICA
Galeno e Ippocrate
Suo padre Nicone, ricco architetto, lo spinse ad intraprendere gli studi di medicina in seguito ad un sogno premonitore.
Galeno studiò dapprima filosofia, presso scuole diverse (platonica, peripatetica, stoica, epi-curea, aristotelica).
Dopo la morte del padre, Galeno completò i suoi studi a Smirne, a Corinto e poi ad Alessan- dria, dove studiò l'anatomia.
Soggiornò in Egitto e nel 157 tornò a Pergamo dove ebbe l'incarico di medico dei gladiatori.
Fu questa un'esperienza senza eguali ed estremamente formativa dal punto di vista pratico, dal momento che gli consentì di studiare da vicino le problematiche cliniche che un simile re-gime di vita comportava.
Fu a Roma nel 161 dove fu ben accolto alla corte di Marco Aurelio e dove si mise in luce per il suo metodo empirico e per le sue dissertazioni pubbliche.
Fuggito da Roma a Pergamo, timoroso delle leggi imperiali che proibivano la dissezione dei cadaveri, vi tornò richiamato dallo stesso Marco Aurelio, che lo volle presso di sé durante la campagna bellica contro i Germani e che gli affidò il figlio Commodo, divenuto poi, nel 192, alla morte di Marco Aurelio, un feroce tiranno.
Busto dell'imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto
Busto di Lucio Elio Aurelio Commodo con gli attributi di Ercole
Busto di Lucio Elio Aurelio Commodo con gli attributi di Ercole
Galeno fu, senza dubbio, il più famoso e studiato medico dell'antichità, secondo solo ad Ippo crate. I suoi studi fecero testo per centinaia di anni e bisogna arrivare al XVI secolo, ad Andrea Vesalio, per averne la confutazione. [vedi anche in Storia della Neurochirurgia].
Medico fiammingo nato a Bruxelles nel 1515 - - Zante (1564)
È da tener presente, tuttavia, a parziale discolpa di Galeno, che i suoi studi anatomici sono basati necessariamente su dissezioni animali in quanto, come già riportato, le leggi imperiali proibivano qualsivoglia tipo di studio su cadaveri umani.
Scrittore prolifico, fu autore di numerosissime opere:
in greco,
in arabo,
in ebraico,
in siriaco,
in latino,
oltre quattrocento scritti suddivisibili in sette gruppi:
anatomia,
patologia,
terapia,
diagnostica e prognostica,
commentari agli scritti ippocratici,
filosofia e grammatica.
Nel 192, a causa dell'incendio del tempio e della biblioteca della Pace, alcuni suoi libri andaro no persi.
A noi ne sono pervenuti 108.
Tra essi ricordiamo:
l'Ars medica,
i Commenti alle opere di Ippocrate,
il De temperamentis,
il Methodus medendi,
che riassume il metodo galenico e per lungo tempo costituì il testo fondamentale dell'inse-gnamento medico.
Dissezionando gli animali, Galeno confutò la precedente convinzione che i vasi sanguigni con tenessero aria, dimostrando che essi in realtà contenevano sangue.
Descrisse le valvole cardiache e notò che esistono differenze strutturali tra le arterie e le ve-ne. Gli mancò la comprensione della circolazione ematica ma ritenne, invece, che il fegato fos se l'organo centrale del sistema vascolare e che il sangue fluisse in periferia per formare car- ne.
In fisiologia, Galeno collegò il rene alla produzione di urina (legando gli ureteri di cani o maia li vivi) anche se non ne comprese appieno il funzionamento ed intuì che lo sbocco obliquo de-gli ureteri nella vescica aveva la funzione di evitare il reflusso di urina dalla vescica ai reni.
Nelle malattie, a differenza di Ippocrate, Galeno valorizzò la perturbazione locale, cioè quel- la dei singoli organi.
Per il resto, assimilò e ripropose le tesi ippocratiche, compresa quella degli umori e del pneu-ma o essenza o spirito della vita, ma ne distinse tre parti: animale, con sede nel cervello, vi-tale con sede nel cuore, naturale con sede nel fegato e nelle vene.
Morì a Roma nel 199, anche se, secondo la tradizione araba, sarebbe morto dopo il 210, du-rante un viaggio, probabilmente per tornare in patria.
LA TEORIA UMORALE DI IPPOCRATE E GALENO
Galeno estese l’interpretazione ontologica (gli umori sono sostanze) dei 4 umori anche alla personalità dell’individuo con la teoria dei 4 temperamenti che ha dominato la medicina occi dentale fino ai nostri giorni.
La dottrina basata sui quattro umori è il primo tentativo nella storia della medicina occiden tale, di spiegare l’insorgenza delle malattie e i diversi tipi di temperamento umano mediante l’osservazione di fenomeni naturali.
I Quattro Umori
I quattro elementi
e i corrispettivi umori nel corpo umano
Fondata da Ippocrate di Coo (V-IV sec a. C), la teoria umorale unificava la concezione fisi-ca dei quattro elementi fondamentali (aria, acqua, terra, fuoco), con una nuova visione me-dica, in grado di spiegare le cause delle malattie, non più secondo concezioni superstiziose, magiche o religiose, ma sulla base di fenomeni osservabili in natura.
Secondo le teorie fisiche del tempo, i quattro elementi che costituiscono tutta la realtà si mescolano e si trasformano dando origine a tutte le cose esistenti, grazie alla presenza di quattro qualità: il caldo e il freddo, il secco e l’umido.
La dottrina dei quattro umori
Ogni elemento possiede una coppia di attributi, per cui il fuoco è caldo e secco; l'acqua fred-da e umida; la terra è fredda e secca; l'aria calda e umida.
I quattro elementi fondamentali della filosofia antica, che funsero da base per lo sviluppo della teoria umorale
Ippocrate applicò tale teoria alla natura umana, individuando nel nostro organismo, quattro umori, associati a questi elementi, elaborando successivamente una classificazione per i tipi psicologici e somatici.
I quattro umori, la teoria umorale
Il buon funzionamento dell'organismo dipenderebbe dall'equilibrio degli elementi, definito eu-crasia o (“buona mescolanza”) mentre il prevalere dell'uno o dell'altro causerebbe la malat-tia, chiamato discrasia (o squilibrio degli elementi).
Secondo questa dottrina perciò la terra corrisponderebbe alla bile nera o atrabile, in greco Melàine Choleo (da cui melanconia) che ha sede nella milza; l'aria è associata alla bile gial-la (detta anche collera) che si trova nel fegato; l'acqua al flemma (o linfa) prodotta dalla testa, il fuoco al sangue originato dal cuore.
Melancolía, el autor es Alberto Durero (Siglo XVII).
Un ángel apoya su cara en la mano, pensativo. Está rodeado por herramientas y otros objetos de significado alegórico
Schemaumori
I quattro umori
e i corrispettivi temperamenti caratteriali
La Teoria Umorale divenne anche una sorta di teoria della personalità, quando Ippocrate stabilì una relazione tra l’eccesso di uno dei quattro umori e la predisposizione a un tipo di costituzione fisica da un lato, e a un certo temperamento o carattere dall’altro:
il malinconico, con eccesso di bile nera, è magro, debole, pallido nel fisico, avaro, triste nel temperamento;
il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo;
il flemmatico, con eccesso di flemma, è beato, lento, pigro, sereno e talentuoso;
il tipo sanguigno, con eccesso di sangue, è rubicondo, gioviale, allegro, goloso e dedito a una sessualità giocosa.
I quattro elementi in alchimia sono ritratti in Philosophia reformata
Gli umori, inoltre, sono soggetti a prevalere o a diminuire, secondo i momenti della giornata, delle stagioni e delle età della vita.
Il sangue, ad esempio, prevale in primavera, la collera in estate, la flemma in autunno e la bile nera in inverno.
Ancora oggi nel linguaggio comune il cuore è indicato come la sede dei sentimenti e in par-ticolare dell'amore che, poeticamente, è "soffio di vita"; la malinconia è un sentimento di tris tezza, ma anche una grave forma di depressione; il collerico "si rode il fegato" oppure "è gial lo dalla rabbia"; mentre si usa il termine flemmatico per indicare una persona pigra o lenta.
L’apporto astrologico di Galeno
alla Teoria degli Umori
Nella Roma dell’imperatore-filosofo Marco Aurelio, il medico di corte Galeno, riprese nuova-mente la dottrina ippocratica dei quattro umori, approfondendone alcuni aspetti e comple-tandola dal punto di vista astrologico, associando quattro pianeti alle precedenti corrispon-denze.
Busto dell'imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto Galeno
Dati i suoi studi in astronomia, astrologia e filosofia, Galeno sosteneva che Saturno gover-nasse la melanconia perché associato alla terra; la Luna alla linfa perché corrispondente al-l’elemento acqua, Marte alla bile gialla perché associato al fuoco, Giove all’aria, corrispon- dente al sangue.
Sebbene la scienza moderna abbia tentato di smentire le teorie di Ippocrate e dei suoi se-guaci, esse furono dominanti fino al Rinascimento, rimanendo oggetto di studi della Medicina Tradizionale Mediterranea, e contribuirono a fondare l’astrologia medica.
Miniatura rappresenta i quattro temperamenti
La miniatura rappresenta i quattro temperamenti in cui, secondo il medico greco Ippocrate di Kos (460 - 377 a.C.), si sud-dividono le tipologie umane.
Da sinistra verso destra possiamo trovare il collerico, il sanguigno, il flemmatico e il malinconico; nell'immagine si notano sotto i loro piedi gli elementi naturali ad essi associati, il fuoco e a seguire aria acqua e terra, oltre agli animali, mentre gli oggetti che hanno nelle mani ne caratterizzano l'indole, per esempio il collerico sempre pronto a sguainare la spada...
La teoria umorale fu alla base della medicina per tutto il Medioevo:
si pensava infatti che le malattie fossero causate dallo squilibrio nell'organismo di uno di questi quattro umori a cui erano legati altrettanti fluidi:
il sangue con sede nel cuore (sanguigno),
la flemma con sede nella testa (flemmatico),
la bile gialla con sede nel fegato (collerico),
la bile nera con sede nella milza (malinconico).
Essi si riteneva determinassero, inoltre, il carattere vero e proprio della persona che così risultava predisposto ad un atteggiamento piuttosto che ad un altro (infatti gli aggettivi sono rimasti nel linguaggio comune) e addirittura i tratti fisici...
In seguito la teoria fu ripresa dal medico Galeno (vissuto nel II sec. d.C.) che l'ampliò dal punto di vista astrologico associandovi i pianeti che "governerebbero" gli umori corporei:
Marte il Sole e Urano presiedono al bilioso,
Saturno e Mercurio al malinconico,
la Luna e Nettuno al flemmatico,
Giove e Venere al sanguigno.
Questa branca dell'astrologia viene conosciuta come "astrologia medica".
Segni zodiacali e parti del corpo
L'astrologia vuole che ad ogni segno zodiacale corrispondano una o più parti anatomiche.
Dunque, a seconda del segno, quelle dovrebbero essere le parti del nostro corpo a maggior rischio patologico.
Di rimando, per curare più efficacemente una di esse bisogna farlo nel periodo in cui la luna (le cui fasi influenzano, tra le altre cose, la cura della bellezza) transita nel segno associato.
La grande commande fu una commissione di statue ordinata da Luigi XIV di Francia per de corare il parterre d’eau dei Giardini di Versailles come erano stati inizialmente concepiti nel 1672. Ritratto di Luigi XIV, di Hyacinthe Rigaud (1701)
La commessa, che includeva 24 statue in quattro gruppi, venne ordinata nel 1674.
Disegnate da Charles Le Brun dall'Iconologia di Cesare Ripa, le statue vennero eseguite dai migliori scultori d'epoca.
Le statue vennero completate tutte ad eccezione delle 4 riferite al "Rapimento di Coronide ad opera di Nettuno".
Charles Le Brun
Mantenendo il concetto di accentuare le linee verticali delle statue in relazione alla facciata del giardino verso il castello, le statue della grande commande vennero trasferite in altra collocazione nei giardini dal 1684.
Charles Le Brun, Le quattro parti del giorno
Le Brun, Le quattro stagioni
Le Brun, I quattro elementi
Le Brun, 'I quattro umori dell'uomo
Le Brun, 'Le quattro forme di poesia
Le 24 statue erano personificazioni delle quaterne classiche:
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In aggiunta vi era un gruppo rappresentante quattro rapimenti del mondo classico:
- I quattro rapimenti:
...ancora sui Temperamenti di Galeno
Ippocrate e le altre opere del Corpus Ippocratico delineano e attribuiscono un ruolo patoge netico chiave a 2 dei 4 umori:Il gruppo di ricerca Global Health – Medicina Moderna sta lavo- rando a una interpretazione indiziaria e ippocratica della teoria dei 4 umori inizialmente svi-luppata da Polibo, genero e successore di Ippocrate nell’ambito della Medicina Ippocratica in La Natura dell’Uomo.
- Bile nera (Tipo 2: Prolonged response)
- Flegma (catarro infiammatorio): (Tipo 4: Inadequate response)
L’esperienza clinica sembra confermare l’intuizione ippocratica d'un ruolo chiave di questi due processi patogenetici anche nelle malattie croniche attuali.
La distinzione tra bile nera e bile gialla fu suggerita da Polibo.
Il sangue aveva un ruolo chiave per Empedocle di Agrigento.
(Pólybos: "ricco di buoi"; latino Pòlybus) riferito al personaggio storico: Polibo (medico), genero e discepolo di Ippocrate
Empedocle di Agrigento
Gli enormi limiti della prescrizione basata sulla Teoria delle Somiglianze dell’omeopatia, ma in un ambito che a molti medici è più famigliare, gli enormi limiti e lo scarso fondamento scien-tifico di sistemi di classificazione come il DSM o le classificazioni della reumatologia interamen- te basate su analogie/ differenze tra gruppi di manifestazioni cliniche sono ben note a tutti.
Tornerò più avanti sul problema dei limiti e del fallimento delle classificazioni ontologiche em-piriste.
La teoria dei 4 umori nel corso della storia ispirò molte Teorie del Tutto
Con esse si scontrò Ippocrate (Empedocle è l’unico medico citato nel corpus ippocratico) nel suo sforzo di andare oltre le conseguenze inevitabili e il fallimento dell’empirismo dogmatico.
Non si può capire l’emergere del modello di sapere indiziario della Medicina Ippocratica e della Medicina Moderna, se non si capiscono i limiti dell’empirismo sia nella sua versione unicista, sia nei modelli pluralisti, che oggi chiamiamo modelli multivariati.
Tuttavia a seminare lo sgomento nella squadra dei medici empiristi non fu un detective, ma il primo neuroscienziato!
Teoria dei 4 umori interpretati dai medici indiziari come qualità.
1. Medici antichi, teorie moderne
Figura 1
Il merito storico di aver impostato i rapporti tra la mente, il pensiero astratto o comunque la parte raziocinante dell’uomo, e la fisiologia, intesa come studio delle funzioni e qualità del cervello nel suo complesso, è da attribuirsi con ogni probabilità al grande medico greco Ga-leno di Pergamo, vissuto tra il 129/130 ed il 200 d. C., durante il dominio dell’impero roma- no. Sebbene poco noto, infatti, è proprio Galeno che in uno scritto intitolato Quod animi mores corporis temperamenta sequantur (“Che le passioni dell’anima seguono i tempera-menti dei corpi”) imposta un metodo conosciuto, dall’Ottocento ad oggi, con il nome di organi cismo, metodo che ritiene non solo teoricamente possibile ma anche scientificamente valida una riduzione delle proprietà cosiddette ‘mentali’ al sostrato organico da cui derivano.
Galeno, inoltre, è stato il primo a corroborare questa sua visione organicista con una serie di esperimenti anatomici che un grande fisiologo e scienziato come Claude Bernard ha chiama- to esperimenti “con distruzione” (BERNARD, 1865, pp. 17, 174; GRMEK, 1996, p. 121).
Tali esperimenti consistono, in altre parole, nella mutilazione progressiva di parti dell’encefa- lo e/o della colonna vertebrale per studiare gli effetti sull’animale vivo (GRMEK, 1996, p. 109).
Galeno, in effetti, ricorreva volentieri alla vivisezione, essendogli preclusa, a differenza dei suoi precursori Erofilo ed Erasistrato, la dissezione del cadavere umano (Fig. 2).
In compenso, però, egli dichiara di aver sezionato feti abortiti e grandi scimmie, oltre a racco- mandare la dissezione umana ogniqualvolta ciò fosse stato possibile.
Benché Galeno ritenesse l’anatomia l’unico criterio realmente scientifico in questioni di medi-cina – disdegnando le dispute filosofiche – egli era tuttavia consapevole del fatto che non tut to l’animale, e men che meno l’uomo, poteva essere descritto col semplice ausilio della disse-zione anatomica, occorreva per ciò una teoria fisica di supporto che indagasse le cause, della salute come della malattia, e permettesse un quadro di riferimento per collegare i sintomi e le malattie alle relative prognosi.
Come “teoria degli umori” (sangue, flegma o pituita, bile gialla, bile nera o melancolia) egli la prese in parte da Ippocrate, come teoria dei “temperamenti” (caldo, freddo, umido, sec-co, Fig. 3), invece, Galeno rielaborò personalmente un sistema già definito nelle sue linee essenziali da Aristotele nel De generatione et corruptione, tentando tuttavia, a differenza di quest’ultimo, una separazione teorica delle qualità della materia dagli elementi primordiali che la componevano (acqua, aria, terra e fuoco).
Figura 3
Sebbene possa apparire un po’ sofisticata, non si tratta – come ritenne nell’ottocento Cuvier e, più recentemente, Manzoni (MANZONI, 2007, p. 34) –, di una teoria inventata o comple- tamente ‘a-priori’.
Le sue basi empiriche, legate comunque alla teoria del calore fetale o innato (symphýton thermón, cfr. SIEGEL, 1963, p. 167 e ssg.) del quale i temperamenti non rappresentano che differenti tipologie, possono, in effetti, essere ricondotte ad almeno quattro ordini di ragioni:
a) il calore, spontaneamente prodotto da molti animali – e dagli omeotermi oggetto delle vivi sezioni galeniche, in particolare – distingue quest’ultimi dagli oggetti fisici o comunque inani-mati;
b) se l’ipotermia può essere ricondotta ad un mancato afflusso di sangue all’organo o alla parte interessate, allora, data la distinzione aristotelica degli animali in sanguinei/non san-guinei, la correlazione sangue-calore (nei suoi vari temperamenti)-vita si fa stretta ed empiricamente riscontrabile;
c) la maggior parte delle reazioni chimiche – cui gli antichi davano il nome di “alterazioni sos-tanziali” – sono di natura esotermica, ovvero generano calore e quindi, per conversione, il ca lore può esserne indicato come causa;
d) dato quanto sopra, se l’origine della vita – ovvero il suo principio – può essere indicata in qualcosa di semplice, allora l’organismo umano sembra comportarsi come un grande alambic- co che, a partire dal calore fetale o innato, catalizza l’intera gamma delle reazioni chimiche (dette perciò concoctiones).
Queste, a loro volta, determinano i diversi gradi e stati della materia (temperamenti appun-to), dal più caldo al meno caldo, dal più secco al più umido.
In tal modo, a partire dall’organo più caldo, il cuore, sino a quello più freddo, il cervello, ques-to alambicco antropomorfo (Fig. 4) trasforma al suo interno l’alimento in sostanza nutriente ed, una volta concluso il ciclo di distillazione, espelle i suoi residui (detti superfluitates), attra verso il naso, in forma di muco o flegma (GALENO, 1549, p. 139; DORN, 1577, p. 137).
L’alambicco rappresentava così un modello unitario di rappresentazione fisiologica del corpo, dal momento che freddezza, siccità, umidità o calore di una certa parte del corpo potevano essere riprodotti appunto mediante un processo alchemico di distillazione (distillatio).
Non va dimenticato, infine, che la stessa natura delle sostanze organiche, e non, poteva es-sere dedotta quasi esclusivamente mediante la coazione (in greco pépsis), unico processo conosciuto agli antichi per decomporre una sostanza complessa negli elementi primi di cui es sa era composta.
Un buon esempio ne è quello che Avicenna mette in atto per dimostrare la composizione del la sostanza cerebrale, la cui materia era stata definita da Aristotele fredda ed umida, ed il funzionamento paragonato a quello di un refrigeratore (MANZONI, 2007).
Quella dei temperamenti era, in ogni caso, la teoria che, in linea di principio, meno di altre si distaccava dall’approccio anatomico, dal momento che essa rappresentava lo stato della ma-teria al momento del contatto con la superficie volare della mano, ovvero con la manipola- zione operata dal medico sul paziente.
A questa teoria ed alle prove sperimentali contenute nelle sue due grandi opere il De usu partium corporis humani (“L’utilità delle parti del corpo umano”) e il De placitis Hippocra- tis et Platonis (“Sulle dottrine di Ippocrate e Platone”) Galeno affida, dunque, il compito di provare che gli stati psichici dipendono dai temperamenti nelle sue diverse tipologie o species.
2. La fisio-gnomica di Galeno
Come visto, le species temperamentali non sono altro che stati (éxeis) della materia; è da es se, sostiene Galeno, che si originano la funzionalità degli organi, sia di quelli secondari sia di quelli principali (fegato, cuore, cervello).
Dal momento che il concetto moderno di “funzione” e quello antico di “anima” di un organo sembrano sovrapporsi sino ad identificarsi, tanto in Aristotele quanto in Galeno, è perciò sempre da un cattivo temperamento (o “cattiva complessione”, mala complexio) che la fun-zionalità di un organo può essere ostacolata sino ad essere privata, e dunque assente.
Esiste così una prossimità di fondo tra la forma dell’organo e la miscela delle qualità elemen- tari, o temperamenti, che ad essa danno origine e ciò vale anche anche per il cervello, la cui “anima” risiede nella forma dell’organo e nelle qualità temperamentali ad esso inerenti.
Se noi oggi diamo a questa prossimità causale il nome di chimica, o di neurofisiologia nel ca-so del cervello, all’epoca di Galeno il problema era piuttosto quello più generale di associare alla “natura” del corpo (physis) il “carattere” mentale (gnome), ed era dunque un problema di fisiognomica.
Questo carattere fisiognomico si evidenzia maggiormente quando, nella sua Ars medica, Ga-leno associa il buon funzionamento cerebrale alla forma del capo che, egli scrive, deve somi-gliare ad una pallina di cera leggermente schiacciata ai lati (MALATO, 1972, p. 10; RICCIO, 19 93, pp. 87-88).
È sorprendente pensare come secoli di dispute sulla connessione tra volumetria celebrale e capacità mentale, da Cuvier a Brocà, sino a Lombroso, fossero contenuti in nuce in questa semplice e pure chiara assunzione galenica (MANZONI, 2007, p. 120 e ssg.).
La fisiognomica galenica trova, dunque, il suo fondamento scientifico nella teoria dei tempe-ramenti, o meglio, nella interpretazione che della forma aristotelica (eidos) Galeno compie nel già ricordato Quod animi mores.
Se per Aristotele “forma” (eidos) e “funzione” (érgon) sono l’una il complemento dell’altra, sino ad identificarsi (BIGOTTI, 2009, pp. 43 e ssg.), per il Galeno del Quod animi mores la “forma”, ovvero le parti omogene del corpo, conseguono (epeisthai) alla composizione delle qualità elementari (i già menzionati temperamenti caldo, freddo, secco, umido) che sono an-ch’esse delle “forme” (eide) nel senso che la loro miscela (krásis) segue schemi precisi (VEGETTI, 1984, pp. 135 e ssg.).
È per noi difficile comprendere quanto vasto fosse il campo di applicazione della fisiognomica antica, ed è possibile farlo forse solo assumendo – come fa Galeno – che “natura” sia anche quella parte di comportamenti che normalmente ascriviamo alla sfera del mentale, o comun- que del soggettivo.
Ad ogni modo, l’approccio organicista galenico permette, come il nostro prontamente dichia-ra, di comprendere perché “forme complesse” come gli stati mentali, possano subire affe-zioni (pathemata) da parte di sostanze psicotrope quali il vino ed alcune specie di cibi e far-maci, la cui composizione è considerata una “forma semplice” nel senso della miscela tem-peramentale.
Questo orientamento porta Galeno – né poteva essere diversamente –, a negare implicita-mente qualsiasi indipendenza dell’ “anima razionale” presente nel cervello, poiché, come già detto, l’anima altro non è se non la funzionalità dell’organo conseguente al tempera-mento. Vi sono dunque tante “anime” quante sono le strutture principali dell’organismo, e principalmente tre, fegato, cuore e cervello.
Ad esse – insieme ai testicoli denominate in seguito fundamenta vitae – Galeno attribuisce il compito di coordinare la vita psichica in generale, così che l’“anima” (psyche) legata ai pro-cessi biologici primati (crescita, nutrizione, alterazione), detta vegetativa, viene localizzata nel fegato (in quanto nei feti esposti esso è più grande delle altre parti e mostra funzioni emopoietiche); quella associata alle emozioni, detta sensitiva, viene localizzata nel cuore (in virtù del fatto che la normale attività del polso subisce modificazioni sensibili in concomitanza di eventi psichici di una certa entità; gioia, tristezza, amore etc.); quella razionale e legata al la sfera riflessiva, infine, viene situata nel cervello, con una particolare attenzione rivolta ai ventricoli cerebrali (GRMEK, 1996, p. 115, Figg. 5-6).
Per quanto riguarda il cervello, Galeno mostra conoscenze molto avanzate per la sua epo-ca ed i libri IX e XIV delle sue Anatomices administrationes testimoniano sufficientemente in tal senso (ROCCA, 2003, pp. 81 e ssg.).
Figura 6
Ad esse egli si appoggia continuamente nella sua opera De placitis Hippocratis et Platonis, per confutare le teorie di coloro che negano ai nervi, ed in generale al cervello, il ruolo di responasabile princiaple delle funzioni di senso, cognizione e moto.
Applicando in certo senso la fisio-gnomica al cervello, egli associa la simmetria interna della struttura ventricolare a quella del perfetto temperamento e, più universalmente, dichiara che dalla perfetta forma esteriore e dalla perfetta forma del temperamento procede la migliore costituzione del corpo umano (GALENO, De optima corporis nostri constitutione, I, 1).
Quanto alle neuropatologie, egli sicuramente riconosce che la maggior parte di esse viene causata da lesioni o alterazioni fisiologiche dell’encefalo, in particolare dei ventricoli, stabilendo così un stretto rapporto di interdipendenza tra patologia e fisiologia dell’organo.
Come Oliver Sachs egli era probabilmente convinto, che «l’intima natura del paziente è del tutto pertinente all’ambito d’indagine più elevato della neurologia e alla psicologia, poiché esse hanno intimamente a che fare con la personalità del paziente» e che, in ogni caso, «lo studio della malattia non può essere disgiunto da quello dell’identità» (SACHS, 2001, p. 12). Per queste patologie, dunque, egli non esitava a ricorrere al trattamento dei farmaci, per lo più a revulsivi ed emetici come l’elleboro bianco. In ciò non era il primo, dato che Aristotele, prima di lui, aveva ammesso la cura farmaceutica come efficace correzione morale (ARISTOTELE, Eth. Eud., 1214b, 28 e ssg. ).
Ciononostante, per alcuni tipi di sintomi Galeno preferiva l’approccio psicologico e/o dialogico con il paziente, probabilmente maturato proprio a contatto con quei pazienti che, piuttosto che l’intervento medico, sembravano avere bisogno di un interlocutore, finendo addirittura col fingere patologie inesistenti (non va dimenticato, infatti, che Galeno scrisse anche un libro su come vadano redarguiti coloro che fingono delle patologie, Quomodo morborum simulantes sint deprehendendi).
Nella psico-biologia di Galeno, la natura temperamentale del cervello, come quella degli altri organi, procede dalla costituzione dell’individuo sin dalla sua prima origine.
Non è chiaro se questa posizione conducesse ad esiti di determinismo morale estremo, oppure costituisse semplicemente uno di quei fattori biologicamente innati, conseguenti alla costituzione temperamentale del feto, fatto sta che nel De locis affectis egli ritiene che la natura dell’individuo biologicamente determinato influisca, e potentemente, sulle inclinazioni soggettive dello stesso (GRMEK, 1996, p. 16; GALENO, 1549, VI, 6) a tal punto da ritenere, proprio nel Quod animi mores, che l’intera vita morale fosse riducibile alle due sole cause fisiologiche da lui individuate nel De naturalibus facultatibus, quella ‘attrattiva di ciò che è specifico’, in grado di condurre a ciò che è bene per noi, e quella ‘repulsiva di ciò che estraneo’ che ci permette di scongiurare il male.
Egli nega, dunque, che durante la formazione del feto possano intervenire anime esterne o attraverso un’immigrazione od una emigrazione per metempsicosi: la questione non è scientifica e, in ogni caso, non apporta alcun incremento al progresso della scienza medica. Su l’intera questione grava, quindi, la necessità di un dubbio che non può essere risolto altrimenti che con la consapevolezza critica della sua impugnazione.
EPOCA POST- GALENICA (III sec. d.C.)
La crisi economica e politica dell’Impero romano procedette di pari passo con la decadenza della medicina.
I medici dell’epoca furono fortemente influenzati da Galeno, ma non aggiunsero nulla di nuo-vo alle sue teorie.
L’avvento del Cristianesimo contribuì a questa crisi, poiché segnò il ritorno alla medicina teurgica. La preghiera diventò il più prezioso dei farmaci e ai Santi fu attribuito il compito di difendere dalle malattie e di intercedere per la guarigione.
La medicina era esercitata sopratutto nei monasteri, specie in quelli benedettini.
In questi luoghi si tramandavano le conoscenze mediche dell’antichità e le si metteva in pra-tica spinti da intenti caritativi.
Alcuni monaci, tuttavia, diedero un contributo personale scrivendo trattati di medicina.
Tra questi ricordiamo Alcuino, il medico di Carlo Magno.
Alcuino di York è stato un filosofo, teologo e beato anglosassone Alcuino di York intento a scrivere. Miniatura Alcuino alla corte di Carlomagno
MEDICINA ROMANA
- PRINCIPALI OPERE DI GALENO -
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