LA MEDICINA GRECA-MINOICA
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo»; che ci addentra in un percorso storico narrandoci che: "durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che, secondo gli stori-ci, sono i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, medicina scientifica".
Civiltà elladica in Grecia centrale e Peloponneso
STORIA DELLA MEDICINA
Arriva già ad un alto grado di sviluppo, anche sociale; a Cnosso esistevano per esempio già bagni e latrine e l’arte medica era esercitata da esperti remunerati.
Tale medicina ha contenuti magici e mistici: Apollo è considerato il fondatore dell’arte Medi- ca, Pallade Atena legislatrice sanitaria, mentre Chirone viene considerato il fondatore e il maestro della medicina.
Un’altra importante figura mitologica greca legata alla medicina è il troiano Iapige, medico di Enea, che, secondo la leggenda, un giorno Apollo, colto da indomabile amore per il giovane, gli offrì le sue arti, ma Iapige, per salvare il padre morente, preferì imparare l’arte della medi-cina.
In Tessaglia Asclepio, allievo di Chirone, compie guarigioni miracolose che spesso avvengo-no durante il sonno tramite il contatto col dio o col serpente; si ritrovavano templi a lui dedi-cati in molte regioni della Grecia, sempre vicini a fonti purissime o termali con gimnasi e sanatori.
Il culto di Asclepio, introdotto ad Atene nel 429 a.C. fu portato poi anche a Roma dove nella isola Tiberina fu fondato il primo tempio di Esculapio.
Il simbolo della medicina
Il bastone di Esculapio
Il termine caduceo, utilizzato per definire il bastone alato di Mercurio, significa araldo, messaggero.
Il caduceo è tuttora utilizzato quale simbolo delle scienze mediche, ma erroneamente sostituito al basto ne di Asclepio, figlio di Apollo e dio della medicina, il quale viene sempre rappresentato con un unico ser pente.
Un simbolo antichissimo, ricorrente e che possiede alcune curiose analogie.
La medicina greca più antica era collegata alla magia e agli incantesimi.
Omero, che considerava Apollo il dio iniziatore dell’arte sanitaria, nell’Iliade rivela una note- vole conoscenza del trattamento delle ferite e di altre lesioni tramite chirurgia, la quale veni-va già riconosciuta come specialità distinta dalla medicina interna.
In seguito Asclepio sostituì Apollo come dio della medicina e i sacerdoti praticarono l’arte del la guarigione nei suoi templi.
Più tardi ancora, una setta semi sacerdotale, quella degli Asclepiadi che si dichiaravano di-scendenti del dio della medicina, praticò una forma di psicoterapia.
Alcune prove indicano che gli studi egizi sulla fisiologia e la patologia, basati sul lavoro del medico Imhotep, possano aver influenzato il filosofo greco Talete di Mileto che viaggiò in Egitto nel VII secolo a.C.
Il simbolo della medicina è il serpente, animale sacro perché ritenuto, erroneamente, immu- ne dalle malattie.
Secondo un’altra versione nel simbolo non è rappresentato un serpente, ma l’estirpazione del Dracunculus medinensis o serpente di Medina.
Comunque, il serpente aveva un’importante funzione pratica nella medicina antica: nel tem- pio di ogni città c’era una sorta di cunicolo con i serpenti.
Il tempio, infatti, non era solo un luogo di devozione, ma anche un luogo dove si portavano i malati: la fossa dei serpenti serviva a spaventare il paziente, a cui probabilmente venivano date anche delle pozioni, per indurre uno stato di shock e fargli apparire il dio che così lo gua riva.
Col passare del tempo la medicina prese sempre più le distanze dalla religione sino ad arri-vare alla medicina razionale di Ippocrate, che segnò il limite tra razionalità e magia.
Le prime scuole si svilupparono in Grecia e nella Magna Grecia, cioè in Sicilia e in Calabria.
La culla della prima fase della medicina greca fu la Magna Grecia; solo con Ippocrate, a partire dal 460 a.C., il baricentro della scienza medica si spostò sulla Grecia.
La medicina greca risentì, nelle sua fase iniziale, degli influssi teurgici.
Ne è un esempio Asclepio (Esculapio per i latini): questo medico visse poco prima della guer-ra di Troia e venne divinizzato insieme ai suoi figli e alle sue figlie.
LA MEDICINA PRE-IPPOCRATICA
SCUOLA di MILETO (VII sec. a.C.)
Diogene
La più antica tra le scuole mediche pre-ippocratiche fu quella di Mileto (VII a.c.).
I maestri di questa scuola furono filosofi (Talete di Mileto, Anassagora, Anassimandro, Arche-lao e Diogene) che affrontarono lo studio dell’uomo anche da un punto di vista naturalistico.
Molte delle intuizioni di questi pensatori si sono rivelate esatte.
Teoria degli elementi
Teoria degli elementi - Talete elaborò un’importante sistema secondo cui l’universo era cos tituito da 4 elementi fondamentali: aria, acqua, terra e fuoco.
In questo periodo venne dato grande rilievo anche alle qualità: secco e umido, freddo e caldo, dolce e amaro, etc.
Anassagora, fu il primo ad affermare che per la nascita di una nuova vita è necessario il con- tributo (semen) di entrambi i genitori.
Anassimandro notò che l’embrione umano, nelle sue prime fasi, è molto simile a quello dei pesci; questo concetto è alla base delle moderne teorie evoluzionistiche.
I filosofi della Scuola medica di Mileto, inoltre, capirono che il cervello è il centro di controllo delle funzioni psichiche e somatiche, e che gli organi di senso sono connessi ad esso attra- verso canali di comunicazione (i nervi).
Talete di Mileto
Talete di Mileto
SCUOLA DI PITAGORA (VI sec. a.C.)
Pitagora
Nacque a Crotone (VI sec. a.c.) e si diffuse in tutto il mondo antico.
Pitagora, grande matematico, operava nell’isola di Samo, ma si spostò a Crotone quando il tiranno Policrate prese il potere nella sua città.
Egli portò nella scienza naturale, ancora non definibile medicina: la teoria dei numeri.
Con Pitagora lo studio della medicina fu affrontato da un punto di vista quantitativo.
L’importanza dei numeri nel pensiero pitagorico, infatti, si manifestò anche nella sua visione della medicina: le malattie nascono dagli eccessi e possono essere evitate rispettando rego-le alimentari, di igiene e di vita.
La scuola pitagorica ebbe importanti allievi e in quel periodo nacquero delle scuole filosofi-che molto importanti.
La dottrina di Pitagora ebbe un grande successo; è dalla concezione biologica dei pitagorici e dalla dottrina dell’armonia che deriverà l’opera di numerosi grandi medici greci e italici: Alcmeone di Crotone,
Filolao di Taranto,
Icco,
Ippone
e, sopratutto Empedocle di Agrigento e Democede,
che la approfondirono e la diffusero anche fuori dei confini della Magna Grecia, in Europa e in Asia.
Empedocle condivideva la teoria di Talete sui quattro elementi.
Nel VI secolo a.C. inizia la medicina scientifica che si colloca in scuole filosofiche (scuola medi ca di Crotone).
La medicina greca era diventata completamente laica e valorizzava l’osservazione clinica e l’esperienza.
Un grande allievo di Pitagora, Alcmeone di Crotone, nel VI-VII secolo a.C. fu il primo ad avere l’idea che l’uomo fosse un microcosmo costituito dai 4 elementi individuati da Talete.
Secondo lui dall’equilibrio degli elementi, che chiamò isonomia o democrazia, derivava lo sta-to di salute, mentre lo stato di malattia derivava dalla monarchia, ovvero dal prevalere di un elemento sugli altri.
Alcmeone fu anche il primo ad individuare nel cervello l’organo più importante, come sede fi-siologica dei sensi.
Sino ad allora era stata data pochissima importanza al cervello, che era sempre sfuggito al-l’osservazione: all’epoca greca il corpo era sacro e non si praticavano dissezioni, ma veniva visto negli animali sacrificati come una massa gelatinosa e fredda di scarso interesse.
Alcmeone stabilì che il cervello doveva essere l’organo che comandava l’organismo.
Pare che si fosse anche reso conto, fatto poi smentito da altri, che i nervi servissero per con-durre gli impulsi nervosi, ma questa notizia non ha lasciato traccia nella storia della scienza di allora.
E' considerato guaritore miracoloso, è un grande igienista e “dominatore di epidemie” che porta avanti concetti ancora validi quali la sopravvivenza dei più forti e la possibilità di scam- bio di sostanze attraverso i pori.
Sotto questa spinta nascono scuole in Italia meridionale e nel Mediterraneo: Cirene, Rodi, Cnido e Kos.
LA MEDICINA IPPOCRATICA
Ippocrate
IPPOCRATE (V sec. a.C.)
Ippocrate di Coo o Kos (Coo, 460 a.C. circa – Larissa, prima del 377 a.C.) visse nell’isola di Kos, nel Dodecanneso, dove si sviluppò la scuola razionale.
E’ stato un medico greco antico, considerato il padre e fondatore della medicina ed il più grande genio della medicina antica.
Le sue teorie influenzarono i medici dell’occidente per circa 2000 anni.
Figlio di Eraclide e di Fenarete, Ippocrate proveniva da una famiglia aristocratica con interes si medici, i cui membri erano già appartenuti alla corporazione dgli Asclepiadi.
Il padre era egli stesso un medico che affermava di essere un discendente diretto di Ascle-pio, dio della medicina.
Fu proprio il padre insieme ad Erodico ad insegnare al giovane Ippocrate l’arte medica.
Egli lavorò a Kos, viaggiò molto in Grecia e godette in vita di una fama eccezionale e fu an-che ad Atene.
Ma esercitò specialmente nelle regioni della Grecia settentrionale, in Tracia e a Tasso.
Ippocrate viaggiò moltissimo, visitò tutta la Grecia ed arrivò persino in Egitto e in Libia.
Operò nell’area del Mediterraneo e nei suoi viaggi toccò la Sicilia, l’Egitto, Alessandria, Ci-rene, Cipro.
Alla sua epoca l’Egitto era il paese ritenuto più avanzato nella cultura scientifica e tecnologi- ca, nonché nell’aritmetica e nella geometria.
Quasi tutti i medici laici viaggiavano molto per curare i malati e studiare le metodologie di cu-ra. In generale però era la classe intellettuale ed abbiente a viaggiare per acculturarsi verso tutte le aree più progredite e in tutte le aree del Mediterraneo facilmente raggiungibili.
Fondò una scuola di grande successo.
Il secolare platano a Kos sotto il quale Ippocrate impartiva lezioni ai suoi allievi
Teoria degli umori
Ippocrate sostenne la teoria umorale.
Egli riteneva che le malattie si originassero da uno squilibrio dei quattro umori del corpo umano:
sangue,
flemma,
bile gialla e bile nera,
che combinandosi in differenti maniere conducono alla salute od alla malattia.
L’acqua che è umida e fredda corrisponderebbe alla flemma (o flegma) che ha sede nella tes ta, la terra per il colore corrisponderebbe alla bile nera che ha sede nella milza, il fuoco, cal-do e secco, alla bile gialla (detta anche collera) che ha sede nel fegato, l’aria che è dapper-tutto al sangue la cui sede è il cuore.
Agli umori furono fatte corrispondere anche le stagioni:
la prima stagione, quella del sangue e dell’aria corrispondeva alla primavera,
l’estate era quella del fuoco e della bile,
l’autunno era quella della terra e dell’atrabile,
l’inverno era la stagione dell’acqua, della pituita e del cervello.
Fu fatto anche un parallelismo con le quattro età della vita, infanzia e prima giovinezza, giovinezza matura; età virile avanzata, ed infine età senile.
Oltre ad essere una teoria eziologica della malattia, la teoria umorale è anche una teoria della personalità: la predisposizione all’eccesso di uno dei quattro umori definirebbe un ca-rattere, un temperamento e insieme una costituzione fisica detta complessione:
• il flemmatico, con eccesso di flegma, è grasso, lento, pigro e sciocco;
• il melancolico, con eccesso di bile nera, è magro, debole, pallido, avaro, triste;
• il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso,
furbo, generoso e superbo;
• il tipo sanguigno, con eccesso di sangue, è rubicondo, gioviale, allegro, goloso e dedito ad
una sessualità giocosa.
La teoria umorale
All’interno del clima culturale “razionalistico” del V secolo a.C. si collocò anche la nascita della prima forma di scienza medica: con Ippocrate di Coo la medicina greca antica uscì dalla fase pre-scientifica, legata a pratiche e credenze magiche e religiose, e si organizzò intorno ad una metodologia decisamente razionale, rigorosa ed empirica. La vera e propria medicina razionale è da attribuire ad Ippocrate. La base della medicina razionale è la negazione dell’intervento divino nelle malattie. Anche la famosa malattia sacra, l’epilessia, fu attribuita ad una disfunzione dell’organismo. Ippocrate introdusse il concetto innovativo che la malattia e la salute di una persona dipendessero da specifiche circostanze umane della persona stessa e non da superiori interventi divini. Acquisì grande fama nell’antichità debellando la grande peste di Atene del 429 a.C. Al centro della concezione di Ippocrate non c’era la malattia, che si spiegava in modo olistico, ma l’elemento più importante era l’ uomo. Ippocrate quindi creò una medicina olistica, basata sull’uomo o microcosmo. Questo fece la fortuna della scuola ippocratica nei confronti della scuola rivale di Cnido, che invece era focalizzata sulla malattia con una concezione riduzionistica, simile a quella odierna. La scuola di Ippocrate prevalse proprio perché si occupava dell’uomo, mentre l’altra occupandosi delle malattie e non avendo gli elementi necessari per farlo si estinse, quella di Ippocrate proseguì. Alla base delle concezioni di Ippocrate c’era una filosofia profonda e pratica e un notevole buonsenso. I principi fondamentali erano di lasciar fare alla natura, cioè alla forza guaritrice della natura, di osservare attentamente il malato ed intervenire il meno possibile, fare attenzione all’alimentazione e alla salubrità dell’aria. Per eliminare lo squilibrio era necessario rimuovere la materia in eccesso, detta materia peccans. Ippocrate comunque raccomandava di utilizzare questi mezzi con massima parsimonia. È quindi l’Ippocratica è una medicina umorale dove la guaritrice per eccellenza è la natura (la febbre è considerata una forma di difesa, come la crisi con aumento di secrezione). Infatti studi effettuati negli ultimi due decenni hanno confermato la teoria secondo la quale il ruolo della febbre è un meccanismo di difesa dell’ organismo contro le infezioni; inoltre è approvato che l’ aumento della secrezione di ormoni da parte dell’ organismo ha lo scopo di difendere l’ individuo da situazioni di emergenza come ad esempio la secrezione di adrenalina nel corso di una reazione di paura o di fuga e in situazioni fisiologiche come ad esempio la secrezione degli ormoni della crescita durante lo sviluppo. ‘E sottinteso che queste meccanismi recano beneficio all’ individuo quando agiscono a breve termine; in caso contrario il loro effetto è patologico. Inoltre, rifacendosi ad Alcmeone, sostenne che il centro delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti (oltre che del pensiero) fosse il cervello e non il cuore, come si credeva all’epoca. Infine occorre sottolineare l’importanza e l’originalità della metodologia seguita da Ippocrate: in primo luogo l’importanza e la centralità dell’ esperienza, dell’ osservazione attenta e sistematica dei sintomi. Dall’analisi dei sintomi il medico doveva poi risalire alle cause interne della patologia, costruendo un quadro teorico complessivo e coerente, da cui discendeva poi la scelta della terapia. Nel nuovo, rigoroso, metodo ippocratico,osservazione, teoria e tecnica (= pratica) non solo erano complementari e interdipendenti ma erano collocate sul medesimo piano di importanza: la tecnica non era affatto “inferiore” alla teoria (si pensi all’importanza della chirurgia).
Sintetizzando, la terapia Ippocratica trae:
• dalla filosofia e dal ragionamento, la concezione cosmica universale e biologica che forma la base,
• dall’osservazione del malato, l’indirizzo clinico.
Per la prima volta si comprende la necessità di conservare le energie dell’individuo, ricercare le cause della malattia senza perdere di vista lo scopo: guarire il malato. Quindi la medicina Ippocratica è scienza, arte, esperienza e ragionamento senza preconcetti né superstizioni.
Medico Greco pratica un salasso
Ippocrate inventò la cartella clinica e teorizzò la necessità di osservare razionalmente i pazienti prendendone in considerazione l’ aspetto ed i sintomi; introdusse, per la prima volta, i concetti di diagnosi eprognosi.
La sua fama è dovuta anche, e forse soprattutto, alla sua attività di maestro; fondò una vera e propria scuola medica e regolò in maniera precisa i concetti dell’ etica medica, le norme di comportamento del medico, stabilendo i principi della deontologia professionale del medico, raccolte nel suo famoso giuramento in cui, tra l’altro, si introduce il concetto di segreto professionale.
Fu il primo a considerare i malanni come eventi dinamici, che evolvono attraversando fasi diverse (patogenesi). Si occupò di ogni aspetto della medicina: dalla fisiologia, alla chirurgia, stabilendo anche i principi della deontologia professionale del medico. Fu il creatore della semeiotica: associò a ciascuna malattia una serie di sintomi e insegnò a cercare i segni del disturbo attraverso l’ispezione del corpo, la palpazione e l’ascoltazione del torace. Ippocrate somministrava veri farmaci, secondo il principio del “contraria contraris” (la sostanza attiva deve avere un’azione contraria agli effetti della malattia). I farmaci ippocratici erano di origine vegetale, minerale, animale e provenivano dalla tradizione medica egiziana e orientale: la medicina della Magna Grecia, infatti, si affidava a prescrizioni dietetiche e igieniche più che a veri principi attivi. Ippocrate fu un maestro anche nella chirurgia: insegnò a cauterizzare le ferite, a ridurre e immobilizzare le fratture ( chirurgia ortopedica ), a incidere gli ascessi, manovre di estrazione del feto ( ostetricia ) tutte praticate tutt’ oggi e presenti in tutti i testi medici universitari; inoltre scoprì malattieginecologiche. Sviluppa conoscenze sulle patologie polmonari e sulleinfezioni acute delle ghiandole, sul sistema digestivo e circolatorio, mentre è minore la conoscenza del sistema nervoso. A lui si deve l’importanza del concetto di dieta e alimentazione all’interno della dottrina degli umori; la coniugazione di medicina e chirurgia (allo stato di pratica di purghe e salassi). Ippocrate tuttavia predicava l’uso della terapia disponibile con il massimo della parsimonia. Le nozioni di anatomia umana invece erano fondate soprattutto sulla dissezione di animali. Ancora oggi alcune malattie portano il suo nome. Ricordiamo l’ ippocratismo digitale, o a bacchetta di tamburo presente in alcuni casi di tumore polmonare e la “facies ippocratica”, tipica delle condizioni di grave sofferenza e indebolimento come, ad esempio, le peritoniti.
La punizione di prometeo
Terracotta, raffigurante la punizione di Prometeo da parte di Zeus: una aquila ogni giorno consumava il fegato di Prometeo ma questo ogni giorno ricresceva (capacità rigenerativa epatica).
Coo e Cnido furono le sedi delle più famose scuole greche di medicina che fiorirono nel V secolo a.C. sotto gli Asclepiadi. Studenti di entrambe le scuole contribuirono probabilmente alla stesura del Corpus Hippocraticum, un’ antologia di scritti di Ippocrate. Le sue opere, una settantina, sono raccolte nel Corpus Hippocraticum.
Notevole è l’ opera di Ippocrate Fratture, Lussazioni e Ferite.Hippocratis opera omnia
Inoltre, libro degli Aforismi in cui si insegna a fare diagnosi partendo dall’osservazione del malato (facies ippocratica): il vero genio di Ippocrate si rivela negli Aforismi e prognostici, contenenti concisi riassunti di vasta esperienza clinica.
Il giuramento di Ippocrate
Il Giuramento di Ippocrate è il giuramento che tuttora nel vecchio continente, medici ed odontoiatri prestano prima di iniziare la professione.
Ippocrate lo formulò nel 430 a.C., è attribuito alla sua scuola e codifica la figura del medico.
Il giuramento di Ippocrate
GIURAMENTO ANTICO
L’originale greco:
« Ὄμνυμι Ἀπόλλωνα ἰητρὸν, καὶ Ἀσκληπιὸν, καὶ Ὑγείαν, καὶ Πανάκειαν, καὶ θεοὺς πάντας τε καὶ πάσας, ἵστορας ποιεύμενος, ἐπιτελέα ποιήσειν κατὰ δύναμιν καὶ κρίσιν ἐμὴν ὅρκον τόνδε καὶ ξυγγραφὴν τήνδε. Ἡγήσασθαι μὲν τὸν διδάξαντά με τὴν τέχνην ταύτην ἴσα γενέτῃσιν ἐμοῖσι, καὶ βίου κοινώσασθαι, καὶ χρεῶν χρηίζοντι μετάδοσιν ποιήσασθαι, καὶ γένος τὸ ἐξ ωὐτέου ἀδελφοῖς ἴσον ἐπικρινέειν ἄῤῥεσι, καὶ διδάξειν τὴν τέχνην ταύτην, ἢν χρηίζωσι μανθάνειν, ἄνευ μισθοῦ καὶ ξυγγραφῆς, παραγγελίης τε καὶ ἀκροήσιος καὶ τῆς λοιπῆς ἁπάσης μαθήσιος μετάδοσιν ποιήσασθαι υἱοῖσί τε ἐμοῖσι, καὶ τοῖσι τοῦ ἐμὲ διδάξαντος, καὶ μαθηταῖσι συγγεγραμμένοισί τε καὶ ὡρκισμένοις νόμῳ ἰητρικῷ, ἄλλῳ δὲ οὐδενί. Διαιτήμασί τε χρήσομαι ἐπ’ ὠφελείῃ καμνόντων κατὰ δύναμιν καὶ κρίσιν ἐμὴν, ἐπὶ δηλήσει δὲ καὶ ἀδικίῃ εἴρξειν. Οὐ δώσω δὲ οὐδὲ φάρμακον οὐδενὶ αἰτηθεὶς θανάσιμον, οὐδὲ ὑφηγήσομαι ξυμβουλίην τοιήνδε. Ὁμοίως δὲ οὐδὲ γυναικὶ πεσσὸν φθόριον δώσω. Ἁγνῶς δὲ καὶ ὁσίως διατηρήσω βίον τὸν ἐμὸν καὶ τέχνην τὴν ἐμήν. Οὐ τεμέω δὲ οὐδὲ μὴν λιθιῶντας, ἐκχωρήσω δὲ ἐργάτῃσιν ἀνδράσι πρήξιος τῆσδε. Ἐς οἰκίας δὲ ὁκόσας ἂν ἐσίω, ἐσελεύσομαι ἐπ’ ὠφελείῃ καμνόντων, ἐκτὸς ἐὼν πάσης ἀδικίης ἑκουσίης καὶ φθορίης, τῆς τε ἄλλης καὶ ἀφροδισίων ἔργων ἐπί τε γυναικείων σωμάτων καὶ ἀνδρῴων, ἐλευθέρων τε καὶ δούλων. Ἃ δ’ ἂν ἐν θεραπείῃ ἢ ἴδω, ἢ ἀκούσω, ἢ καὶ ἄνευ θεραπηίης κατὰ βίον ἀνθρώπων, ἃ μὴ χρή ποτε ἐκλαλέεσθαι ἔξω, σιγήσομαι, ἄῤῥητα ἡγεύμενος εἶναι τὰ τοιαῦτα. Ὅρκον μὲν οὖν μοι τόνδε ἐπιτελέα ποιέοντι, καὶ μὴ ξυγχέοντι, εἴη ἐπαύρασθαι καὶ βίου καὶ τέχνης δοξαζομένῳ παρὰ πᾶσιν ἀνθρώποις ἐς τὸν αἰεὶ χρόνον. παραβαίνοντι δὲ καὶ ἐπιορκοῦντι, τἀναντία τουτέων. »
La versione in greco moderno:
Ορκίζομαι στο θεό Απόλλωνα τον ιατρό και στο θεό Ασκληπιό και στην Υγεία και στην Πανάκεια και επικαλούμενος τη μαρτυρία όλων των θεών ότι θα εκτελέσω κατά τη δύναμη και την κρίση μου τον όρκο αυτόν και τη συμφωνία αυτή. Να θεωρώ τον διδάσκαλό μου της ιατρικής τέχνης ίσο με τους γονείς μου και την κοινωνό του βίου μου. Και όταν χρειάζεται χρήματα να μοιράζομαι μαζί του τα δικά μου. Να θεωρώ την οικογένειά του αδέλφια μου και να τους διδάσκω αυτήν την τέχνη αν θέλουν να την μάθουν χωρίς δίδακτρα ή άλλη συμφωνία. Να μεταδίδω τους κανόνες ηθικής, την προφορική διδασκαλία και όλες τις άλλες ιατρικές γνώσεις στους γιους μου, στους γιους του δασκάλου μου και στους εγγεγραμμένους μαθητές που πήραν τον ιατρικό όρκο, αλλά σε κανέναν άλλο. Θα χρησιμοποιώ τη θεραπεία για να βοηθήσω τους ασθενείς κατά τη δύναμη και την κρίση μου, αλλά ποτέ για να βλάψω ή να αδικήσω. Ούτε θα δίνω θανατηφόρο φάρμακο σε κάποιον που θα μου το ζητήσει, ούτε θα του κάνω μια τέτοια υπόδειξη. Παρομοίως, δεν θα εμπιστευτώ σε έγκυο μέσο που προκαλεί έκτρωση. Θα διατηρώ αγνή και άσπιλη και τη ζωή και την τέχνη μου. Δεν θα χρησιμοποιώ νυστέρι ούτε σε αυτούς που πάσχουν από λιθίαση, αλλά θα παραχωρώ την εργασία αυτή στους ειδικούς της τέχνης. Σε όσα σπίτια πηγαίνω, θα μπαίνω για να βοηθήσω τους ασθενείς και θα απέχω από οποιαδήποτε εσκεμμένη βλάβη και φθορά, και ιδίως από γενετήσιες πράξεις με άνδρες και γυναίκες, ελεύθερους και δούλους. Και όσα τυχόν βλέπω ή ακούω κατά τη διάρκεια της θεραπείας ή και πέρα από τις επαγγελματικές μου ασχολίες στην καθημερινή μου ζωή, αυτά που δεν πρέπει να μαθευτούν παραέξω δεν θα τα κοινοποιώ, θεωρώντας τα θέματα αυτά μυστικά. Αν τηρώ τον όρκο αυτό και δεν τον παραβώ, ας χαίρω πάντοτε υπολήψεως ανάμεσα στους ανθρώπους για τη ζωή και για την τέχνη μου. Αν όμως τον παραβώ και επιορκήσω, ας πάθω τα αντίθετα.
La versione italiana:
- “Giuro ad Apollo medico, Asclepio, Igea e Panacea, prendendo come testimone tutti gli dei e le dee, di tenere fede secondo il mio potere e il mio giudizio a questo impegno: giuro di onorare come onoro i miei genitori colui che mi ha insegnato l’arte della medicina (concetto di allievo e maestro) e di dividere con lui il mio sostentamento e di soddisfare i suoi bisogni, se egli ne avrà necessità;
- di considerare i suoi figli come fratelli, e se vogliono imparare quest’arte, di insegnarla a loro senza salario nè contratto;
- di comunicare i precetti generali, le nozioni orali e tutto il resto della dottrina ai miei figli, ai figli del mio maestro e ai discepoli ingaggiati ed impegnati con giuramento secondo la legge medica, ma a nessun altro (concetto della casta).
- Applicherò il regime dietetico a vantaggio dei malati, secondo il mio potere e il mio giudizio, li difenderò contro ogni cosa nociva ed ingiusta.
- Non darò, chiunque me lo chieda, un farmaco omicida (rifiuto dell’eutanasia), nè prenderò iniziativa di simile suggerimento, nè darò ad alcuna donna un pessario abortivo.
- Con la castità e la santità salvaguarderò la mia vita e la mia professione. Non opererò gli affetti da calcoli e lascerò questa pratica a professionisti”. (chirurghi). -”In qualunque casa io entri sarà per utilità dei malati, evitando ogni atto di volontaria corruzione, e soprattutto di sedurre le donne, i ragazzi, liberi e schiavi.
- Le cose che nell’esercizio della mia professione o al di fuori di essa potrò vedere o dire sulla vita degli uomini e che non devono essere divulgate le tacerò, ritenendole come un segreto (concetto di segreto professionale).
- Se tengo fede sino in fondo a questo giuramento e lo onoro, mi sia concesso godere dei frutti della vita e di quest’arte, onorato per sempre da tutti gli uomini e se lo violo e lo spergiuro che mi accada tutto il contrario”.
GIURAMENTO MODERNO
“Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che as- sumo, giuro:
• di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;
• di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica del
l’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scien-tifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
• di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente;
• di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispet-
to della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
• di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed os-
servando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche
che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione;
• di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti
morali;
• di evitare, anche al di fuori dell’ esercizio professionale, ogni atto e comportamento che pos-
sano ledere il prestigio e la dignità della professione;
• di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
• di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai senti-meti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica;
• di prestare assistenza d’ urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di
pubblica calamità a disposizione dell’Autorità competente;
• di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenu
to conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul recipro
proco rispetto;
• di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intu
ito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
• di astenermi dall’ ”accanimento” diagnostico e terapeutico.
LA SCUOLA DI COO (IV sec. a.C.)
La scuola di Coo (Grecia) sopravvisse alla morte di Ippocrate grazie all’opera dei suoi discendenti: i figli Tessalo e Dracone e in seguito i nipoti. Ne fecero parte medici molto famosi come Dioclee Prassagora; questi parteciparono attivamente al dibattito dell’epoca tra Dogmatici ed Empirici. I primi consideravano il ragionamento e la logica come base per la medicina; i secondi davano più importanza all’osservazione delle evidenze, rifiutando i ragionamenti e le ricerche. Sia Diocle, sia Prassagora si schierarono con i dogmatici; tuttavia, essi accolsero e fecero fruttare lo spirito pratico tipico degli empirici.
LA MEDICINA POST-IPPOCRATICA
ARISTOTELE E LA SCUOLA MEDICA ALESSANDRINA
LA SCUOLA DI ALESSANDRIA (III sec. a.C.)
Alessandro Magno e Aristotele
Nel 300 a.C. inizia la decadenza della scuola ippocratica il cui pensiero però rivive nell’epoca Alessandrina grazie a Erofilo (che studia sistema nervoso e cervello) e Erasistrato (studio-so di filosofia e patologia, conosciuto per la dottrina atomistica) che completano con il loro la-voro il sistema ippocratico.
Erofilo di Calcedonia (335 A.C. – 280 A.C.) ed Erasistrato (304 A.C.-250 A.C.). furono i due maestri più famosi: svilupparono gli insegnamenti ippocratici e si schierarono con i Dogmatici.
Entrambi, oltre che a insegnare, si cimentarono con successo nell’anatomia.
ARISTOTELE
Aristotele
Il più grande scienziato e biologo dell’antichità fu Aristotele (Stageira 384/3 A.C.-322/1 A.C. Eubea).
Figlio di un medico a Stageira in Macedonia, Aristotele è stato uno dei più noti filosofi e scienziati del mondo antico.
E‘ il fondatore della filosofia occidentale naturale.
Sebbene non fosse un medico, il filosofo greco Aristotele diede un importante contributo allo sviluppo della medicina con le sue dissezioni di numerosi animali, scienza naturale, e a lui si deve la prima classificazione degli animali che lo hanno reso noto come fondatore dell’anatomia comparata.
Al suo allievo Teofrasto si deve quella delle piante; con Teofrasto si ha il primo approccio al-la erboristica.
Grande importanza ebbe l’erboristica anche se, anch’essa, usata in maniera molto empirica.
Nel corso del III secolo a.C. Alessandria d’Egitto, sede di una famosa scuola di medicina e di una ricchissima biblioteca, divenne il centro della scienza medica greca.
Alessandria d’Egitto diventò un centro molto vivace per l’insegnamento della medicina.
De animalibus - Aristotele elaborò un sistema fisiologico incentrato sul cuore, in cui, se-condo lui, ardeva una fiamma vitale mantenuta da uno spirito, detto pneuma o spirito vitale, che dava calore.
Il polmone e il cervello avevano soprattutto una funzione di raffreddamento.
Il cuore era l’organo più importante perché quando il cuore si ferma l’uomo muore.
Inoltre Aristotele nei suoi studi di embriologia notò che il cuore comincia a battere nelle fasi iniziali dello sviluppo dell’organismo: primum oriens, ultimum moriens.
Nella sua teoria il calore era la cosa più importante e dava la vita.
Aristotele fu anche maestro di Alessandro Magno, che portò al massimo la fioritura della cultura ellenica, che si espanse in tutto il Mediterraneo.
Ma la massima espansione portò successivamente al crollo.
Alessandro Magno conquistò tutto il Mediterraneo ma, come spesso accade, la massima es-pansione portò alla caduta dell’impero alessandrino.
Il potere fu ripartito fra i suoi vari generali e l’impero venne diviso in numerosi regni.
Tra i più importanti regni vi sono quello di Pergamo e, soprattutto, quello tolemaico in Egitto.
Qui la cultura greca si fuse con quella egiziana.
ALESSANDRO MAGNO
Alessandro Magno
Nell’impero tolemaico, ad Alessandria d’Egitto, si sviluppò un movimento culturale di vastis- sime proporzioni.
Venne costruita anche la biblioteca più grande e famosa dell’antichità, che costituiva la summa del sapere dell’epoca e che, nei secoli successivi, andò incontro ad alterne vicende: fu incendiata da Cesare e da altri imperatori romani e fu distrutta definitivamente intorno al 640 da un califfo arabo.
Questa biblioteca era una vera e propria università, in cui operavano scienziati formatisi alla scuola aristotelica che, però, praticavano le dissezioni sugli animali, ma anche sull’uomo.
L’Egitto era una terra in cui da secoli, per non dire millenni, si faceva uso di pratiche funerarie che prevedevano la dissezione dell’uomo come preparazione alla mummificazione.
Ecco che quindi acquistò importanza la tecnica dell’esame sul cadavere, inteso non semplice- mente come dissezione, ma, come avverrà anche nel nascimento, quale momento fondamen-tale dell’attività del medico.
Assai importante fu ad Alessandria la scuola empirica, secondo la quale l’attività del medico comprendeva tre momenti fondamentali:
l’anamnesi,
l’autopsia (intesa però come ispezione, visita diretta del medico sul malato),
la diagnosi.
Anche tale scuola aveva dei principi molto affascinanti, che richiamano quelli odierni, tuttavia fallì in quanto non vi era la possibilità concreta di fare una diagnosi accurata e, di conseguen za, una terapia adatta, viste le scarse cognizioni, in termini di malattie, in loro possesso.
Contemporaneamente alla scuola empirica, in Alessandria si diffusero anche la scuola dogma tica, che era la continuazione della scuola d’Ippocrate, e la scuola metodica, che fu quella che ebbe maggior successo.
La SCUOLA METODICA d’Alessandria si rifaceva non alla filosofia dei quattro elementi, ma alla filosofia rivale, alla teoria atomistica di Democrito (vissuto tra il V e il IV sec A.C.).
La concezione ippocratica era di tipo finalistico, analogamente a quella aristotelica, mentre al la base della teoria democritea vi era il caso.
Secondo tale scuola era necessario valutare le cose così come apparivano nel mondo reale, bisognava porre attenzione allo stato fisico del malato.
Grande importanza, secondo loro, aveva lo stato dei pori: a seconda che questi fossero aper ti o chiusi si aveva una condizione, rispettivamente, di rilassatezza o di tensione; e bisogna- va far di tutto perché i pori rimanessero aperti in modo normale, quindi fare attenzione a co-me ci si lavava, alla temperatura dell’acqua…
Questo concetto fu la causa dell’estrema scarsità d’igiene esistente nel medioevo, in quanto venne male interpretato e inteso come la condanna dell’acqua in quanto causa della chiu-sura dei pori.
Nell’epoca greca e poi romana ci fu un grandissimo sviluppo dell’igiene.
I bisogni fisiologici non venivano più espletati nell’ambiente esterno o in luoghi aperti comuni (vicoli, spiazzi..), ma in apposite costruzioni, le latrine pubbliche, dotate di sistema idrico e di sistema fognario.
E... non finisce qui
Pubblicato su Blogger oggi 12 gennaio 2013 alle ore 22,42 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu
Nessun commento:
Posta un commento