venerdì 11 gennaio 2013

(Scheda 249 - 10) STORIA della MEDICINA GRECA.

LA MEDICINA GRECA

treebook
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo»; che ci addentra in un percorso storico narrandoci che: "durante il corso dei secoli la medicina ha attraversato diversi stadi che, secondo gli stori-ci, sono i seguenti: medicina istintiva, medicina sacerdotale, medicina magica, medicina empirica, medicina scientifica".
STORIA DELLA MEDICINA 
ANTICA, MEDIEVALE E MODERNA
LA MEDICINA GRECA
(dal 2000 a.C.)
il teatro di epidaurus
Epidaurus 
Se esiste la perfezione a questo mondo, il teatro di Epidauro è qualcosa di perfetto. 
Vi si arriva per sentieri e scalette nascosti da una fitta vegetazione. 
Qui la Grecia ricorda davvero Arcadia, con i boschetti di gelsi e di mirto, i cipressi scuri, le fon ti che zampillano. 
Non ci sono fiori, solo verde su sfondo di verdi. 
E già ben introdotto da questa atmosfera un poco oleografica, appare il teatro in tutto il suo splendore.
Appoggiato all'incavo accogliente di una collina, come sul seno di una madre, grandioso eppu re raccolto, un emiciclo perfetto, che sembra nato dalla collina stessa, elemento essenziale del paesaggio. 
Là doveva essere, e non poteva essere in altro luogo. 
                           
La coloritura rosata contrasta con la corona di alberi che gli fan ombra, in alto; le gradinate sono trapezi che si uniscono nella elegante armonia del semicerchio.
Là si recitavano - si recitano tuttora – le antiche tragedie. 
Lì avveniva la catarsi e il pubblico poteva – può – uscirne liberato e purificato, perché le mas-chere hanno preso su di sé, e reso coscienti, e infine esorcizzato, le angosce più profonde dell'uomo.

il teatro di epidaurus
Nella cavea (dove ancor oggi, i ragazzini fanno tintinnare monete sul basamento dell'antico altare a Dioniso, per provare l'acustica – e che l'acustica di questo teatro, frutto d'arte o di uno speciale dono di natura sia la migliore del mondo è fatto risaputo), una scenografia sem- plicissima aspetta la sera. 
Solo due porte, una d'entrata e una d'uscita. 
E' giusto così. 
La tragedia non ha bisogno di orpelli per esercitare la sua funzione salvifica.
                        
Accanto allo splendore del teatro, che è, tutto sommato, recente, espressione della Grecia potente e colta (IV sec. a.C.), ci sono i resti dell'antichissimo luogo di cura fondato da Asclepio
Il nome di Asclepio si perde nella leggenda, diventato ben presto un dio; più vivida è l'imma-gine di Ippocrate, suo successore, padre di tutti i medici.
                                                                         I TEMPLI E IL CULTO DI ASCLEPIUS
Todas las noches durante mil años (desde 500 a.c. hasta 500 d.c.) 
los peregrinos enfermos y afligidos iban en manadas a los Templos Griegos de Asclepius.
Buscaban curación y consejos durante visitas de ensueño del antiguo dios de la medicina.
                
Nel piccolissimo museo una serie di strumenti medici e chirurgici, la cui vista fa venire i brividi; non per la difformità, ma per la sconcertante somiglianza con quelli attuali. 
Senza bisogno di leggere le etichette, si riconoscono a prima vista bisturi, trapani per i denti, speculum, divaricatori, forcipi.
                          
Attorno lastre di marmo coi ringraziamenti dei pazienti guariti – a metà fra onorario ed ex-voto, una sciocca didascalia recita, in inglese "...credendo che fossero cure e non sugges-tioni..."
Assai presuntuoso chi l'ha scritta.
paesaggio di epidaurus in una foto d'epoca
Qui si curava il corpo, e anche l'anima. 
L'ambiente sereno, le piscine, i bagni, le palestre, e sì, anche la fede nell'intervento di un dio, anche la parola del medico, quanto predisponevano il corpo alla guarigione e, prima, all'ac-cettazione della cura?
             
Non suggestione, credo, ma medicina psicosomatica, che assume l'uomo nella sua interezza, soma e psiche, una cosa sola.
Mi scusino i credenti. 
Ma penso a cosa potremmo avere oggi, se queste premesse fossero arrivate alle loro piene conseguenze, senza quell'interruzione traumatica che è il stato il Cristianesimo, che nell'esal tazione dell'anima ha ridotto il corpo ad immondo accidente, da negare e flagellare.
E ci sono voluti molti e molti secoli, per ricominciare daccapo, e ancora non si è pienamente ri composta – nei nostri ospedali iper-tecnologici. 
quell'integrità dell'uomo, che non è "corpo" ne "mente", ma una sola, inscindibile cosa.
                       antichi strumenti chirurgici ad epidaurus
La neurochirurgia ai tempi dei Greci
                              archeologia neurochirurgia
Questo scheletro, reperito da un recente scavo nell'antichissima città di Veria, circa 75 km a ovest di Tessalonica, fornisce la prova che gli antichi Greci eseguivano già sofisticati inter-venti di neurochirurgia.
I resti, datati al 3° secolo a.C., appartengono a una donna di età di circa 25 anni, che sem-bra essere morta a seguito di un craniotomia fallita che è stata eseguita per il trattamento di un grave trauma cranico frontale.    
                                           Particolare di una Craniotomia a tacca (scalpello) 
                                   
Tanto per intenderci è una metodologia che oggi viene eseguita, creando una breccia ossea temporanea, per poter diminuire la notevole pressione intra-cranica a seguito di un grave trauma cranico diretto.               
 Esempio di una Craniotomia di 10 mila anni 
                         
                                 
Il grande buco sopra gli occhi, è proprio un taglio chirurgico, il che suggerisce che il cranio è stato perforato con strumenti specializzati e non con un semplice e forte colpo di pietra.
                   
       Trapanazione (piccola divagazione nel tempo)
Fino a dove sareste disposti ad arrivare, pur di “ampliare la vostra coscienza”
Potreste scegliere la strada più lunga, la meditazione, lo yoga, lo zazen e via dicendo. 
Oppure potreste decidere di prendere la “scorciatoia” delle sostanze psicoattive, e cercare di “liberare la mente” attraverso lo yage o i funghetti mescalinici, o l’acido lisergico. 
Ma arrivereste mai al punto di prendere il vostro fido trapano Black&Decker a percussione, puntarvelo alla fronte e praticare un bel foro nel cranio, dal quale si possa vedere la dura mater che ricopre il cervello?
La trapanazione è stata praticata fin dal Neolitico
Era una pratica relativamente comune, con la quale si cercava di far “uscire” gli spiriti maligni dalla testa del malato. 
Secondo alcune interpretazioni dei dipinti rupestri, pare che i nostri antenati fossero convinti che praticare un foro nel cranio potesse curare da emicranie, epilessia o disordini mentali. 
L’intervento, popolare nelle aree germaniche durante il Medio Evo, sembra inoltre aver avuto un’alta percentuale di sopravvivenza – a giudicare dai bordi soffici dei fori sui teschi ritrovati, le ferite stavano cominciando a guarire:  sette persone su otto si riprendevano dall’operazione.
                  
                 
                                     
                                               
GRECIA
I Greci cercavano di capire l'uomo e la natura con l'osservazione piuttosto che soggiogare e trasformare la natura, conseguendo un miglioramento della qualità della vita. 
Solo con la medicina si comportarono diversamente. 
Anche se le opinioni sulle diverse tecniche terapeutiche potevano essere differenti, la guari-gione di un malato o di un ferito restava comunque un obiettivo pratico.
La medicina vantava tradizioni che risalivano all'epoca omerica
In generale, però, la conoscenza anatomica dell'uomo rimase limitata perché i costumi e la mentalità religiosa erano contrari a sezionare i cadaveri umani
Per quanto riguarda le funzioni vitali del corpo, l'ignoranza sulle nozioni di chimica organica e della struttura della cellula, non consentivano di dare interpretazioni corrette.
A sinistra, fig. 1. Terracotta greca raffigurante la cura di una ferita.



A destra, fig. 2. Medici greci.

La presenza di tali lacune non impedì comunque di progredire e di sviluppare un metodo empirico fondato esclusivamente sull'esperienza e sul ragionamen to: gli apprendisti medici si formavano infatti presso un maestro nell'arte di dare una diagno-si e una prognosi in modo da giungere a formulare una terapia adeguata.
                            
Fondatore e maestro della medicina (più propriamente della chirurgia) era il centauro CHIRONE.
Scolaro di 
CHIRONE era considerato ASCLEPIO, figlio di Apollo, con il ruolo di guarire le ma-lattie degli uomini
Divenne tanto abile da riuscire non solo a guarire i malati, ma anche a risuscitare i morti. 
Tale fu però la sua rovina, poiché richiamò alla vita degli eroi condannati a morire dagli stessi dèi e Giove non ebbe altra alternativa che ucciderlo con un fulmine 2.
La mitologia greca assegnò ad 
ASCLEPIO, figlio di Apollo, il ruolo di guarire le malattie degli uomini
È così che ebbe inizio la tradizione che, attraverso il nome latino di ESCULAPIO e tutta la congerie di seguaci ed adepti, si occupò della salute3
della cura, compresi farmaci, guaritori, droghe e quant'altro oggigiorno si possa associare a tale "nobile arte medica"4.             Fig. 3 e 4. Asclepio
               
Assieme ad
HYPNOS (il Sonno) e a THANATOS (la Morte), due gemelli figli della Notte, si possono ricordare una serie di divinità (minori) correlate con la vita umana ed al destino: ILI ZIA che presiedeva ai parti, PODALIRIO e MACAONE (il celebrato guaritore di Menelao e Fi-lottete) che erano eroi e valenti medici e parteciparono alla guerra contro Troia; le figlie di ASCLEPIO, EPIONE, colei che lenisce, IASO, la guaritrice, IGEA, la salute, PANACEA, che guarisce tutti i mali, ed anche il giovane TELESFORO, colui che conduce a fine, genio della convalescenza.
I sacerdoti di ASCLEPIO curavano i pazienti con mezzi diversi: interventi chirurgici, cataplas-mi, pozioni, formule magiche e la cosiddetta incubatio, sonno rivelatore e liberatore entro il recinto sacro: il dio appariva in sogno e consigliava il rimedio 5.
                                                    fig. 5. Esculapio.
                                            
È sicuramente inatteso, ma prevedibile, constatare che anche altre divinità o semidei parte-ciparono a tale attività, suddividendosi i vari intenti o le varie nomenclature e definizioni che ne fanno parte 6.
            fig. 6. Nascita di Esculapio estratto dal padre Apollo dal ventre della madre Coronide.
                                          Incisione in legno. Basilea, a. 1549.
                       
Analogamente, per uscire dalla
"nostra" tradizione, altri miti e leggende si ritrovano presso quasi tutte le popolazioni orientali, medio-orientali o nord-africane e la medicina, spesso pre rogativa di una specifica casta sacerdotale, (presso i Greci, l'esercizio della medicina era seve ramente regolato e l'altissimo concetto della professione del medico è testimoniato dal fatto che ogni giovane, iniziandosi all'arte, doveva prestare solenne giuramento) accompagnò la crescita dell'uomo, spiegando o anche apportando benefici o malanni 7, sui quali dei e demo-ni si avvicendarono, con alterne fortune o disgrazie.
                                              Fig. 7. Alcmeone di Crotone
Di Alcmeone abbiamo notizie frammentarie. 
Si sa che nacque a Crotone verso il 560 a.C. da Anfiariao ed Eurifile, 30 anni prima, cioè, che Pitagora vi approdasse. 
Altri lo crede figlio di Pirito o Piriteo (Diogene Laerzio, VIII, 83). 
Della sua esistenza Aristotele ci dà piena sicurezza e nella chiara descrizione di Erodoto, traspare anche che la Scuola medica di Crotone fosse giunta ai suoi tempi all'apogeo della sua fama e, comunque, all' avanguardia di ogni altra scuola del mondo allora conosciuto.
        
Dopo i primi tentennanti approcci di clinica, diagnosi, chirurgia, i medici (dal latino mederi = rimediare) ebbero ad iniziare e a "ricercare" la loro attività, frammista fra tante altre con finalità abbastanza simili 8: fiorirono maghi, esorcisti, guaritori che utilizzarono sempre più spesso rimedi naturali (e quindi abbastanza verificabili e ripetibili) o immaginari o immaginifici per "curare", non sempre senza successo, varie patologie di cui a noi giunge memoria.
                                                      Fig. 8. Ippocrate
                
Vi furono infatti mutilazioni, vaiolo, tubercolosi, bilharziosi, poliomielite, malaria, splenomega- lia, lebbra ed altro 9 che si avvalsero di cure mediche.
                                                 fig. 9. Ippocrate
  
La medicina necessitava però di regole e di certezze (si tralascia qui, per contenere la tratta zione, di annoverare quello che fu il consistente apporto della cultura medica islamica: tale argomento certamente merita un futuro capitolo nella medicina Araba) 10.
                fig. 10. Corpus Hippocraticum, frontespizio dell'edizione del 1555, oltre al frammento di documento del giuramento di Ippocrate e traduzione
      
«I medici di CROTONE sono i primi nel mondo, secondi sono quelli di Cirene»: così scrive- va Erodoto, sul finire del VI secolo a.C., nel terzo libro delle Storie al capitolo 131, parlando di quella che certamente fu la migliore scuola medica dell'intero Occidente antico nei secoli VI e V a.C. 
Prima della scuola medica crotoniate, che con ALCMEONE (n. 500 a.C.), diede le prime basi scientifiche alla medicina, si riteneva comunemente che le malattie fossero dovute all'influsso di divinità maligne ed oscure, e le relative terapie consistevano in riti magici, scongiuri e puri-ficazioni eseguite da maghi ciarlatani e sacerdoti. 
Fondò il concetto della "isogonia", cioè del perfetto accordo (= salute) di tutte le sostanze che compongono il corpo umano 11.
                                                fig. 11. Aristotele Busto       
                               
 

I primi scienziati medici, che predicarono l'assoluta dipendenza delle malattie da processi pu-ramente naturali e chimici, furono ALCMEONE e DEMOCEDE, i quali praticarono la dissezio-ne dei corpi umani ed animali per scoprire le cause delle malattie e le relazioni tra queste ed il mondo esterno che circondava il malato. 
ALCMEONE, in particolare, scoprì i nervi ed il funzionamento rudimentale che questi poteva-no avere, capì che nel cervello stava il motore delle attività umane.

Con questi illustri medici nacque quindi l'anatomia e la fisiologia e sopratutto si originò una scuola medica innovativa che sfornò grandi dottori come FILOLAO, EURIFONE ed EURO-FILO che a loro volta fondarono la famosa scuola medica di CNIDO.

Fu EURODICO di Selimbria, uno scolaro di Eurifone, il maestro di Ippocrate di Coo e furono gli anatomisti EROFILO ed ERASISTRATO, i migliori eredi della tradizione ippocratica, attivi nella scuola medica di Alessandria in età ellenistica, a determinare il trionfo della medicina scientifica alcmeoniana
Tale fu contemporanea al sorgere della filosofia greca 12.
                                                             fig. 12. Platone
   

      
Nacquero così il ragionamento critico e le prime speculazioni filosofiche, basate su studi natu-ralistici e biologici.
LE SCUOLE MEDICHE
Scuola di Cnido
Particolare fu l'interesse di questa scuola per l'anatomia, anche se pressoché ignota; la te-rapia era poco sviluppata: si basava essenzialmente su latte, siero e succhi di alcune piante (euforbia, elleboro come cardiotonico e diuretico, scammonea e coloquintide come purganti drastici, oltre ai semi di dafne, detti anche granelli cnidici, come revulsivo).
Fra i medici di questa scuola possono essere ricordati CTESIA ed EURIFONE 13.
Fig. 13. Statuetta romana. 
Il serpente è stato sempre simbolo di guarigione. 
Era associato con la rigenerazione (a causa del mutar pelle) e quindi di auto-cura. 
Il dio Esculapio si accompagna spesso ai serpenti, usati nei riti di guarigione.
 
                                  Esculapio e la Costellazione del Serpente
                     
                                                         Scuola di Coo
Nasce qui il concetto di clinica e della conseguente diagnosi. 
Il medico è uomo, e la sua opera non ha sfumature soprannaturali, mistiche, astratte o filoso fiche. 
La medicina deve essere una ricerca continua, serena e disinteressata alla quale bisogna dedicarsi solo per amore di essa e della natura umana, ed è basata sull'osservazione diretta del malato. 
La patologia è per la prima volta intesa come affezione generale e non limitata ad un organo singolarmente 14.
                                              Fig. 14. Cornelio Celso

 
Ippocrate
Ippocrate nacque a Coo nel (460 a.C.) da una famiglia di medici e, secondo la tradizione, di scendeva direttamente da Asclepio; dopo aver trascorso la giovinezza viaggiando allo scopo di approfondire le conoscenze e perfezionare la sua istruzione soprattutto in campo medico, tornò in patria per dedicarsi all'insegnamento e per mettere a frutto tutto ciò che aveva ap-preso.
                         Ippocrate, il padre della medicina in un dipinto bizantino
                            
Il "Padre della Medicina", chiamato "Il Grande" da Platone, ebbe plausibilmente una vita molto lunga (104 anni?) e lasciò molteplici scritti che non solo definirono le fasi della malattia ed eventuali rimedi 15, ma furono utilizzati quali schema, precisa indicazione e pressoché in- discusso complesso di informazioni mediche (comprendendo semeiotica, prognosi e terapia) per i secoli successivi 16.
                            fig. 15. Collezione Bertarelli, Milano. Scena clinica. 
                  
I procedimenti chirurgici descritti da Galeno, riguardanti la testa, gli occhi, le gambe, la bocca, la vesci-ca, ed i genitali erano ancora praticati nel XVI secolo. 
                          
                          
fig. 16. Ritratto di Galeno secondo una xilografia (Les oeuvres d’Ambroise Paré, Parigi 1579).
                                              
                     
I medici ippocratici furono ben coscienti dei limiti della conoscenza teorica e misero perciò in primo piano l'importanza dell'esperienza personale, accumulata con l'esercizio del mestiere, ma anche, e soprattutto, quella derivata dai soggiorni in altri paesi, dove le malattie presen-tavano caratteristiche differenti.
La medicina ippocratica si impose in tutta la Grecia sulle altre alternative terapeutiche più primitive, legate prevalentemente alla magia, anche se molti erano in realtà i medici che an-cora usavano combinare le due pratiche, unendo alla somministrazione del farmaco l'uso irra zionale di formule magiche e incantesimi. 
In generale, i Greci non trascuravano infatti mai di ricorrere alle forze soprannaturali, verso le quali nutrivano un profondo rispetto, motivato dalla convinzione che il divino facesse parte della natura, del mondo reale.
L'insieme dei libri che sono attribuiti ad Ippocrate va sotto il nome di Corpus Hippocraticum o Collectio Hippocratica: si tratta di 53 opere per un totale di 72 libri che probabilmente fu-rono scritti tra il VI e il IV secolo a.C. e furono raccolti dai bibliotecari alessandrini nel III secolo a.C.
Le opere del Corpus possono essere divise a seconda del loro contenuto in diversi gruppi in: libri a contenuto etico; libri di clinica e patologia; libri di chirurgia; libri di ostetricia, ginecolo- gia e pediatria; libri di anatomia e fisiologia; libri di terapeutica e dietetica.
                     Ippocrate e Galeno, ferri chirurgici nella cripta della cattedrale di Anagni                     
                   
Antica medicina, uno dei più famosi testi del Corpus Hippocraticum, conduce una serrata polemica metodologica contro la "nuova medicina" ispirata alla filosofia italica.

Nei libri vengono inoltre descritte e quasi stigmatizzate le seguenti: 17.
    
Fig. 17 - Illustrazione di manoscritto XIV sec. 
La teoria umorale basata sui principi di Empedocle, con i quattro elementi costitutivi: terra, aria, fuoco e acqua.  
Analogamente i quattro umori nell’uomo erano flegma (freddo-umi
do, che proveniva dal cervello), sangue (caldo-umido, dal cuore), bi-
le gialla (caldo-secco, dal fegato) e bile nera (freddo-secco, dalla mil
za), che dovevano essere in corretta proporzione fra loro. 
Altrimenti si determinava un umore predominante: in senso orario:
flemmatico, sanguigno, melanconico e collerico. 

....La figura del medico - l'unione del perfetto uomo con il perfetto studioso: calma nell'azio-ne, serenità nel giudizio, moralità, onestà, amore per la propria arte e per il malato. 
Ogni interesse personale passa in secondo piano. 
Solo errori di lieve entità sono considerati. 
Il suo abito, infine, deve essere decoroso ed il suo aspetto denotare salute.
La patologia (v. fig. 17). Era la natura stessa con la sua capacità curativa ad intervenire nel tentativo di ristabilire l'equilibrio tramite l'espulsione degli umori in eccesso per mezzo di uri-na, sudore, pus, espettorato e diarrea. 
Se invece la malattia risultava più forte del processo autoriparativo dell'organismo, il pazien- te moriva. 
Per poter essere eliminati, gli umori dovevano prima essere modificati con un processo che Ippocrate definiva di "cottura"
Il periodo intercorrente tra questo processo e la guarigione prendeva il nome di "crisi"
Le patologie più conosciute dalla Scuola di Coo furono: la polmonite, la pleurite, la tuberco- losi (ma con un concetto ben differente da quello attuale), la rinite, la laringite, la diarrea, al-cune malattie del sistema nervoso, l'epilessia, il tetano.
La clinica - L'epoca ippocratica segna la nascita della clinica intesa come studio dei segni e dei sintomi osservabili sul paziente. 
Vi sono 406 aforismi che racchiudono in frasi brevi e coincise tutte le osservazioni e le espe- rienze del maestro di Coo
Assai particolareggiata e minuziosa era inoltre l'anamnesi e la prognosi si basava sullo stu-dio degli esiti delle varie patologie: essa era considerata infausta se si notavano fattori quali disturbi visivi, sudore freddo, anemizzazione delle mani, cianosi delle unghie e stato di agita-zione.
La chirurgia - La Scuola di Ippocrate disponeva di uno strumentario abbastanza fornito comprendente coltelli e bisturi di varie forme e dimensioni. 
           
Gli interventi più frequentemente eseguiti erano la riduzione di lussazioni e di fratture, la tra panazione del cranio e la cura dei piedi torti
Assai particolareggiata era inoltre la tecnica delle fasciature.
                           
              
La terapia - Varie erano le piante usate come farmaci; tra le più importanti ricordiamo: l'elle-boro nero e la scilla (cardiotonici e diuretici), la coloquintide (purgante drastico), il veratro bianco (antireumatico, ipotensivo, contro le affezioni cutanee), l'issopo (espettorante), il gius quiamo (antidolorifico, sedativo), l'oppio, la mandragora e la belladonna (narcotici, analgesici locali), la ruta (abortivo), la menta (stomachico)
Venivano inoltre praticati salassi, cure idroterapiche, inalazioni, irrigazioni e lavaggi vaginali.
                       Gli antichi chirurgi avevano a disposizione molti antidolorifici e sedativi.

La dietetica - Lo scopo ultimo era il ripristino dell'equilibrio degli umori tramite la prescrizione di cibi che, a seconda dei casi, erano umidi, caldi, freddi, o asciutti. 
Si consigliavano la tisana, cioè un decotto di orzo macinato, e l'idromele, una bevanda data dalla fermentazione di acqua e miele.
Rimane onnicomprensivo sui dettami, tutt'oggi ritenuti validi e condivisi dalla classe medica, il suo celebre Giuramento 18:
Fig. 18. Ippocrate, Galeno e Avicenna. Illustrazione su legno da una edizione veneziana del 1520.

- Giuramento di Ippocrate: «Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto: di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e inse- gnerò quest'arte, se essi desiderano apprenderla; di rendere partecipi dei precetti e degli insegna-menti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un con-tratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro.
Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa.
Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consi glio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.
Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte.
Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di questa attività.
In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.
Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell'esercizio sulla vita de-gli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili.
E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro».
Giuramento di Ippocrate(IV Secolo avanti Cristo)                   Il giuramento diIppocrate da un codice bizantino 
 
Il dogmatismo post-ippocratico

La scuola dogmatica, che vide come maggiori esponenti DIOCLE di Caristo (grande studio- so di anatomia) e PRASSAGORA di Coo (famoso per i suoi studi di semeiotica), ebbe il meri-to di riconoscere il valore dell'esame del polso. 
Tra i dogmatici va ricordato anche il filosofo PLATONE che in due delle sue opere (il "Timeo" e il "Simposio") traccia una visione d'insieme sul livello della medicina a quei tempi. 
La fine di questa scuola si può collocare intorno al 310 a.C., quando la filosofia storica vi si in filtrò alterandone i principi e mutandone la fisionomia: la dialettica e la speculazione astratta sostituirono infatti l'osservazione dei reali fenomeni patologici.
Molteplici furono di seguito gli esponenti di spicco della scuola ippocratica e si distribuirono nei luoghi in cui nacque e prosperò la "civiltà medica": dalla Grecia antica alla Roma Imperiale e si possono citare i Centri più importanti: assieme al già citato Crotone, Agrigento, Locri e poi Alessandria, Pergamo, Rodi, Roma stessa, dove si fondarono altre scuole di pensiero e di pratica medica 19.
Fig. 19.  I SS. Cosma e Damiano, che furono martirizzati nel 303 a Ciro (Kyros, in Siria), sotto Diocle-ziano, da Lisia, governatore della Cilicia, insieme ai loro fratelli Antino, Eupreprio e Leonzio, prima di salire agli altari della santità. 
Essi sono da allora considerati i Santi protettori di medici, farmacisti, barbieri, parrucchieri, dentisti e chirurgi. Inoltre sono patroni della Boemia.
                                     La scuola di Alessandria 20
STORIA DELLA MEDICINA - LA MEDICINA NELL’ETÀ ELLENISTICA
La scuola di Alessandria
Predica di San Marco ad Alessandria (1504-07) Giovanni Bellini, Milano, Pinacoteca di Brera

                           


Iniziano studi sistematici su sezioni anatomiche e comincia la pratica della vivisezione su ani-mali. 
Prima della Scuola di Alessandria fu però il filosofo ARISTOTELE (384-322 a.C.), definito da molti come il fondatore dell'anatomia comparata, ad intraprendere questo genere di studi fondendo scienza e filosofia in ragionamenti basati sui suoi famosi sillogismi: studiò a fondo l'anatomia con particolare attenzione per il sistema nervoso e per il cuore.
Il modo con cui spiegò i processi vitali è tipicamente sistematico e quindi scientifico, ma i prin-cipi esplicativi derivano più dalla sfera concettuale che dalla natura ste            

Parimenti, la fisiologia aristotelica sebbene altamente impregnata dei supremi principi, è orientata verso l'osservazione.
Alessandria fu indubbiamente il più importante centro culturale del IV secolo a.C., e la medi- cina, come tutte le altre scienze e discipline, raggiunse un elevato grado di specializzazione dando il primo impulso all'anatomia patologica. 
EROFILO di Calcedone viene in genere considerato il fondatore dell'anatomia; si distinse per le precise descrizioni del cervello e del sistema nervoso centrale, dell'occhio e del nervo ottico, distinse i vasi sanguigni dai nervi e dai tendini, i nervi sensori dai nervi motori.
Descrizioni accurate dette pure dell'anatomia degli organi genitali.
Figura: Uno schizzo di Erofilo ridisegnato da un dipinto originale di Joseph F. Doeve (che è nella collezione dell 'Accade demia di Medicina di Houston-Texas Medical Center Library e disponibile a http://clendening.kumc.edu/dc/pc / h.html).
Menzioni: Nato nel 335 a.C. nella città di Calcedonia, l'Asia Minore, Erofilo si crede sia vissuto fino al 255 a.C. 
Poco si sa circa le prime fasi della vita Erofilo, a parte il fatto che egli ha preso il volo per Alessandria in età giovanile, 
per cominciare la sua educazione. 
Erofilo è stato pensato per essere stato sotto la tutela e la guida di Prassagora di Cos (von Staden 1992), che aveva dato 
un contributo significativo alla anatomia aristotelica differenziando arterie dalle vene. 
Avrebbe poi continuare la curiosità del suo mentore nel polso arterioso.
A sketch of Herophilus redrawn from an original painting by Joseph F. Doeve (which is in the collection of the Houston Academy of Medicine-Texas Medical Center Library and available at http://clendening.kumc.edu/dc/pc/h.html).
ERASISTRATO di Chio (304-250 a.C.), proveniente da una famiglia di medici, dopo aver studiato (ad Atene e Alessandria) i testi dei suoi predecessori, elabora una sua dottrina, se-condo la quale il corpo umano è composto di atomi e animato dal calore proveniente dall'es-terno. 
Fu uno dei più famosi esponenti di questa scuola: mise in dubbio la teoria umorale e ipotizzò che la causa delle malattie fosse da ricercarsi in un'alterazione dei vasi o dei tessuti; scoprì i vasa vasorum, studiò le valvole cardiache, la vena e l'arteria polmonare, il fegato, il cervello ed il cervelletto.
Erasistrato di Ceo è stato un anatomista greco che ha lavorato come medico reale al servizio di Seleuco I Nicatore e, insieme a Erofilo, ha fondato la grande scuola medica di Alessandria d'Egitto
                       
                        La scuola empirica


Si sviluppò tra il 270 e il 220 a.C. grazie all'iniziativa di FILINO di Coo e SERAPIONE di Alessandria all'interno della stessa scuola alessandrina
L'esperienza si basava essenzialmente su tre punti: l'autopsia (cioè la diretta osservazione), l'historicon (la storia delle osservazioni proprie e altrui), l'analogia (il confronto)
Si distinsero nella chirurgia (soprattutto cura di lussazioni e fratture, cataratta e calcoli), nel trattamento delle ferite e nella tecnica delle fasciature; ritenevano che al medico interessa non la causa ma la cura della malattia, non come si digerisce ma ciò che è digeribile.
                                                        ROMA

Come professione, la medicina non era più considerata in Grecia di quanto lo fosse a Roma 22.
I medici erano di base degli artigiani che probabilmente godevano di qualche considerazione presso i loro clienti, ma non erano parte della élite socio-politica. 
Molti erano schiavi Greci liberati, ed in effetti essendo la qualità di cura ed il successo tera-peutico così bassi, c'era un notevole scetticismo sulla loro capacità.
Anche Gargilio Marziale, nel III secolo, ricordava (Prefatio, 7) che «Alcuni medici chiedono un prezzo eccessivo per la maggior parte delle inutili medicine e droghe, ed altri nel loro mes tiere cercano di trattare malattie che essi ovviamente non capiscono»
Analoghi appunti di scherno vengono ritrovati nei celebri Epigrammi (1.47; 5.9 e 8.74)
La medicina a Roma per i primi secoli fu quasi esclusivamente magica. 
Soltanto agli dèi veniva attribuita la facoltà di guarire.
Di seguito sono riassunte le principali caratteristiche della medicina romana 23.
fig. 23. Pittura romana: intervento chirurgico su un soldato. 
Da una pittura murale di Pompei.
     File:Rimini219.jpg


Condizioni igienico-sanitarie nell'epoca romana - Fin dai tempi della repubblica iniziò la costruzione di acquedotti, bagni e piscine, si presero provvedimenti atti a risanare luoghi mal sani, si fecero studi per scegliere i luoghi dove costruire insediamenti urbani. 
Vennero emanate vere e proprie ingiunzioni legali al fine di moderare l'alimentazione e di evi tare malattie. 
CELSO, ad esempio, si dilunga parecchio su questo argomento nelle sue opere evidenzian-do particolarmente l'importanza della dieta, della moderazione nei rapporti sessuali, della ne cessità di scegliere un clima conveniente e di dedicarsi all'esercizio fisico ed ai bagni. 
Tra gli aspetti di maggior rilievo trattati dall'igiene romana vanno ricordati l'igiene dell'acqua, quella mortuaria, quella alimentare e l'esercizio fisico.

L'epidemiologia - Si pensava alla costituzione epidemica dell'atmosfera causata dagli ecces-si di calore, umidità, secchezza e freddo; si sospettava poi che una qualche sostanza veleno sa non bene identificata (ma che si pensava provenire dalla putrefazione dei cadaveri inse-polti) potesse penetrare nell'organismo principalmente attraverso le vie respiratorie. 
Non mancavano però interpretazioni assolutamente fantastiche: le pestilenze potevano ave-re origine tellurica (il veleno esalava dalla terra dopo i terremoti), religiosa e astrologica.
Contro di esse si accendevano grandi fuochi in cui venivano bruciati fiori profumati ed un-guenti aromatici in modo tale da rinnovare e purificare l'aria.
L'ospedalità a Roma - Bisogna ricordare la presenza dei valetudinaria, cioè infermerie priva te dove i patrizi erano soliti curare i propri famigliari e gli schiavi. 
Qui trovavano impiego sia medici che infermieri (servi a valetudinario)
Inoltre erano famose le medicatrinae adiacenti al tempio di Esculapio, sull'isola Tiberina, dove gli ammalati erano tenuti sotto la diretta osservazione di medici e dei loro discepoli.
                                            L'attuale Ospedale Fatebenefratelli sull'isola Tiberina
                       
L'insegnamento della medicina - All'inizio l'istruzione in questo ambito fu affidata al pater familias poi alle tabernae e infine a varie scuole private. 
Non era previsto alcun esame di idoneità alla professione: l'abilitazione veniva attestata dal giudizio insindacabile del maestro. 
In seguito la teoria era trattata nelle biblioteche e nelle scholae medicorum, mentre le le-zioni pratiche in cui si apprendevano i rudimenti della semeiotica, della clinica e della chirur-gia venivano impartite nei valetudinari e durante le visite private che il maestro faceva nelle case dei suoi clienti. 
In realtà la prima testimonianza di una cattedra statale di medicina si ebbe sotto l'impero di Alessandro Severo nel III secolo d.C., e in seguito Giuliano l'Apostata decretò nel IV seco lo d.C. la legge sull'idoneità dei medici stabilendo un programma di studi comprensivo di fre-quenze obbligatorie.
Alessandro Severo (n. Arca Caesarea1º ottobre 208 – m. Mogontiacum18 o 19 marzo 235), nato Marco Bassiano Ales-siano (latino: Marcus Bassianus Alexianus) e appartenente alla dinastia severiana, fu adottato dal cugino e imperatore Eliogabalo (222), che lo nominò cesaree gli fece assumere il nome di Marco Aurelio Alessandro (latino: Marcus Aurelius Alexander); alla morte di Eliogabalo, assassinato dai soldati, Alessandro salì al trono assumendo il nome di Marco Aurelio Severo Alessandro (latino: Marcus Aurelius Severus Alexander).
Data la sua giovane età (salì al trono a tredici anni), il potere fu effettivamente esercitato dalle donne della sua famiglia, la nonna Giulia Mesa e la madre Giulia Mamea
Amato dalla classe senatoriale, cui mostrò sempre rispetto, non riuscì a guadagnarsi il favore dell'esercito. 
Nel 235 fu assassinato dai soldati durante una campagna contro le tribù germaniche in quanto stava trattando un accordo col nemico: fu succeduto da un generale di origine barbarica e di grandi capacità militari, Massimino Trace.
                                  
Ritratto di Giulia Avita Mamea, madre di Alessandro e influente consigliera del figlio durante i suoi anni di regno.
   Denario con l'effigie di Giulia 
Mesa, nonna materna di Alessandro e principale artefice della sua ascesa al potere, insieme alla figlia.
        Giuliano     

Flavio Claudio Giuliano detto l'apostata, fu chiamato anche Giuliano II o Giuliano il Filosofo (per distinguerlo da Didio Giuliano o da Giuliano di Pannonia, usurpatore dell'epoca di Carino) o Giuliano l'Apostata dai cristiani, che lo presentarono come un persecutore, ma in realtà nel suo regno vi fu tolleranza nei confronti di tutte le religioni, comprese le diverse dot-trine cristiane. 
Giuliano scrisse numerose opere di carattere filosofico, religioso, polemico e celebrativo, in molte delle quali criticò il cris-tianesimo. 
La sua ispirazione filosofica fu in gran parte neoplatonica.
La prima attestazione scritta dell'appellativo di apostata rivolto a Giuliano è in Gregorio NazianzenoOrazione IV, 1, scrit ta dopo la morte dell'imperatore. 
D'altra parte l'appellativo gli era rivolto ancora in vita e lo stesso Giuliano ne era a conoscenza, negando di essere tale e ri-torcendolo contro i cristiani: «noi non ci siamo abbandonati allo spirito dell'apostasia» (Contro i Galilei, 207) o «quelli che non sono né Greci né Ebrei, ma appartengono all'eresia galilea. 
[...] apostatando hanno preso una via loro propria» (Ivi, 164).
La medicina militare - Nell'esercito romano c'era un medico per ogni corte e due per quella in prima linea. 
Dipendevano dal praefectus castrensis e da un medico capo che spesso era anche il medico personale dell'imperatore, ma non potevano passare al rango di ufficiali in quanto non parte-cipavano direttamente alle battaglie.
L'assistenza ai feriti veniva prestata direttamente sul campo, all'aperto; per i casi più gravi c'era il valetudinarium in castris, una sorta di ospedale da campo che poteva contenere fino a 200 pazienti e in cui trovavano impiego anche infermieri, massaggiatori ed inservienti.
                                          Celso e Plinio
Il più illustre scrittore medico latino fu sicuramente AULO CORNELIO CELSO (14 a.C. – 37 d.C.) 24, vissuto a Roma al principio dell’era volgare
I suoi scritti De artibus e De re medica costituiscono la prima storia organica della medici-na
Troviamo i termini greci tradotti in latino e tale nomenclatura rimase quella ufficiale per circa due millenni
CELSO divise l’opera a seconda delle cure usate per la guarigione delle malattie: Dietetica, Farmaceutica e Chirurgia. 
Per quanto riguarda patologia ed eziologia, CELSO si atteneva agli insegnamenti ippocratici.
Febbre, sudore, eccessiva salivazione e stanchezza sono indicati quali sintomi di gravi malat-tie.
Altri segni di patologia speciale sono: emorragia dalla bocca, orina densa, sangue nell'orina, dolori renali, vomito, poliuria, emoftoe, sputo purulento, sete, diarrea., ecc.
Le terapie attentamente descritte, comprendono: salasso, dieta, cataplasmi ma anche diure-tici, bagni caldi, proibizione di cibi salati ed eccitanti.
L'igiene, l'idroterapia, la farmacologia (con rimedi di purganti, sudoriferi, diuretici, vomitivi, nar cotici, ecc.) sono parimenti indicate e consigliate a seconda dei loro effetti.
CELSO descrisse la trapanazione cranica, la paracentesi, la cucitura dell'intestino, il cancro, le ragadi, l'atresia vulvare, l'ascesso, l'oculistica, la ricostruzione plastica ed in particolare la chirurgia vescicale.
Accanto a CELSO può essere ricordato CAIO PLINIO SECONDO (23-79 d.C.) 25, perché la sua opera fu testo di medicina per secoli.
Aulo Cornelio Celso (14 a.C. circa – 37 d.C. ca.) è stato un enciclopedista e medico romano, probabilmente nativo della Gallia Narbonense.
«C'imbattiamo finalmente in un uomo sovranamente benemerito della scienza, e degno del nome di medico; e questi è Aulo Cornelio Celso».
    Caio Plinio Secondo, detto il Vecchio o il Naturalista,  nacque a Como, nel 23 dopo Cristo, da ricca famiglia equestre. 
Nel secolo scorso si concluse, dopo fasi alterne che duravano dal 1300, una polemica sulle vere origini di Plinio: una tesi voleva che la nascita dello Scienziato fosse veronese, l'altra, comasca. 
Il trionfo della tesi comasca fu totale e oggi non è più lecito neppure il dubbio.
Uno dei suoi pregi maggiori è la citazione di molte fonti nel testo, così che venga descritto un quadro fedele della medicina del suo tempo.
In particolare può essere ricordata la descrizione della medicina di origine vegetale, animale o minerale. 
La terapia è spesso indicata e talvolta raccomandata.
                                            Claudio GALENO

Nato a Pergamo (130-200 d.C.), Claudio Galeno 26, fondò una teoria della medicina che ri-formulò i principi ippocratici e si protrasse e perdurò nell’epoca medievale
Medico imperiale a Roma, è considerato il più grande medico dell’Antichità dopo Ippocrate. Dichiarava: «Lo scopo dell'arte medica è la salute, il fine è ottenerla».
Galeno di Pergamo (Pergamo129 – Roma216) è stato un medico greco antico, i cui punti di vista hanno dominato la medicina europea per più di mille anni.
Galeno nacque a Pergamo (oggi Bergama, in Turchia), da una famiglia di architetti.
                           
Galeno e Ippocrate in un dipinto del XII secolo (Cattedrale di Anagni).
File:Galenoghippokrates.jpg
L’istruzione di Galeno fu eclettica e sebbene la sua opera fosse prevalentemente in biologia e medicina, fu anche conosciuto quale filosofo e filologo. 
In particolare riteneva che la filosofia fosse parte indispensabile degli studi di medicina.
Il medico doveva conoscere il disprezzo del denaro e spesso accusò i colleghi di avarizia.
La sua prima attività fu quale chirurgo dei gladiatori a Pergamo.
Dopo quattro anni emigrò a Roma dove godette di una brillante reputazione, tanto da dive-nire il medico dell’imperatore Marco Aurelio, di Lucio Vero e di Settimio Severo.
Galeno descrisse la dottrina dei quattro temperamenti (sanguigno, flemmatico, collerico, bilio so), che influenzerà per molti secoli la medicina, e la dottrina del pneuma (il respiro e il tono) come essenza della vita nelle sue tre forme: psichica, che ha sede nel cervello e percorre i nervi; vitale, che ha sede nel cuore e si dirama nelle arterie; naturale, che risiede nel fegato e circola nelle vene.
Rimase l’autorità medica indiscussa per più di mille anni: infatti da quando morì, nel 203 d.C., seri studi di anatomia e fisiologia si arrestarono. 
Sebbene non fosse cristiano, nei suoi scritti appaiono il credo in un solo dio ed il concetto che il corpo sia strumento dell’anima.
Egli non fece solamente progredire la conoscenza dei dettagli anatomici, ma valorizzò per pri mo anche l’esperimento morfologico per l’interpretazione funzionale dei singoli organi.
Ampliò e approfondì la metodica fisiologica, ma finì per lasciarsi dominare dalle interpretazioni mitico-speculative dell’epoca, ricorrendo anche a tre ipotetiche forze spirituali (animale, vitale e naturale) per spiegare il finalismo dell’organismo 27
Galeno si battè con decisione contro l’imperversare delle scuole che, in ultima analisi, stava-no portando la medicina verso un periodo di decadenza ergendosi ad arbitro di tutto lo scibi- le medico.
Dal momento che diede anche particolare valore alla clinica ed alla patologia, si può certa-mente dire che fu l’artefice della più completa forma di medicina mai concepita fino a quel momento.
Le parti più minuziosamente trattate furono l’osteologia e la neurologia.
Scoprì la differenza tra nervi motori e sensitivi, distinse le lesioni degli emisferi cerebrali da quelle del cervelletto, valutò la funzione escretrice dei reni, la circolazione fetale e si occupò particolarmente degli organi di senso.
Si soffermò inoltre a lungo sulla funzione circolatoria che, nonostante grossolani errori, avreb be formato un caposaldo della fisiologia medievale fino al Rinascimento; i suoi punti fermi era no i seguenti: il fegato è il centro del sangue venoso, il cuore di quello arterioso; il cuore des tro e quello sinistro comunicano tra loro; il sangue si esaurisce negli organi; le vene polmo-nari portano sangue sporco ai polmoni e lo riportano purificato al cuore 28.

Il pneuma, che è l’essenza della vita, è di tre qualità: “pneuma psychicòn” (spirito animale) che ha sede nel cervello; “pneuma zoticòn” (spirito vitale) che risiede nel cuore; “pneuma physicòn” (spirito naturale) che ha sede nel fegato. 
Il corpo non è che uno strumento dell’anima e per tale concezione le sue osservazioni anato-miche furono considerate come canone assoluto e non criticabile.
La sua posizione rimase inattaccabile per secoli 29.
Galeno inserì peraltro nella sua dottrina una gran quantità di termini astrusi, suddivisioni spesso artificiose, cause e concause, portando talvolta la formulazione della diagnosi in un campo puramente astratto tramite sillogismi aristotelici senza dar luogo all’esame diretto del malato.
Il suo genio fu evidente negli esperimenti condotti sugli animali, allo scopo di comprendere la fisiologia umana.
In diciassette libri descrisse le funzioni dei reni, dei muscoli, della spalla, dei nervi del collo e della interruzione della voce dopo resezione del nervo laringeo ricorrente.
Cercò di capire la funzione e la finalità di ogni singola parte dell’organismo, anche se sezionò più che altro corpi di animali (principalmente maiali, cani, bovini e scimmie).
Di conseguenza, al confronto con l’uomo riportò incredibili errori ed inesattezze, commessi forse per rispondere ad esigenze razionali, che si perpetuarono fino a Vesalio, l’anatomo del XVI secolo 30.
Egli non fu un anatomico nel senso moderno del termine, bensì un pratico.
Concepiva l’anatomia e la fisiologia unicamente quali cardini scientifici della medicina.
Come tale fu l’ultimo anatomico per oltre un millennio 31.
In clinica fu invece assai minuzioso: era in grado di spiegare fatti e fenomeni che sfuggivano ai medici della sua epoca.
Degna di essere ricordata è la diagnosi differenziale tra emottisi, ematemesi e sputo sangui-gno da epistassi; descrisse inoltre vari tipi di febbre, i sintomi dell’infiammazione e sottolineò l’importanza dell’esame delle urine e della valutazione del polso di cui distinse non meno di 40 varietà.
Galeno fu poi il primo vero esperto di medicina legale: si occupò di morti vere ed apparenti, iniziò la pratica della docimasia idrostatica polmonare per constatare, in caso di sospetto in-fanticidio, se il feto avesse o no respirato, e delle simulazioni delle malattie.
Ogni medicamento doveva essere di provata efficacia e prescritto per una ragione plausibile; conosceva quasi 500 sostanze semplici di origine vegetale e una vasta gamma di origine ani-male e minerale.
Tra quelli composti i più famosi erano la picra (purgante amaro a base di aloe) e la hjera (purgante sacro a base di coloquintide).
Frequente era anche il ricorso al salasso.
                           
                Medicina post-galenica
                         
Generalmente con la morte di Galeno si rappresenta la chiusura del periodo aureo della medicina romana, anche se per almeno altri tre secoli la scienza medica sarebbe stata anco ra sulla cresta dell’onda.
Dopo Galeno, ad ogni modo, si sviluppò una sorta di dogmatismo e uno sterile canonismo portato avanti da figure a volte degne di nota che tuttavia non aggiunsero nulla di nuovo a quanto già era noto.
Oltretutto iniziò la tendenza allo sconfinamento del conoscibile nel campo dell’inconoscibile, caratteristica peculiare della successiva medicina nel Medioevo.
Da ricordare Leonida di Alessandria (studiò la filaria e fu esperto negli interventi su ernia e gozzo), il famoso chirurgo Filagrio e suo fratello Poseidonio (si occupò delle malattie del cervello descrivendo molto accuratamente i deliri acuti, gli stati comatosi, quelli catalettici, la epilessia e la rabbia).
MEDICINA BIZANTINA
La cultura si trasferì ad Oriente, in seguito allo sviluppo dell’Impero Bizantino.
Analogamente le arti e la Medicina stessa al loro seguito trovarono nuova e fertile area di diffusione. 
La Chiesa ebbe parte preponderante ed infatti i primi medici si formarono con tale propen-sione 32.
                              Palermo,  Museo etnografico siciliano "G. Pitrè", santi Cosma e Damiano  - (litografia)
               
Si possono ricordare in particolare i fratelli medici COSMA (Cosimo) e DAMIANO che, di origi- ne siriaca e poi operanti in Cilicia, guarivano con l’aiuto della fede.
                            Catania - Chiesa parrocchiale dei santi Cosma e Damiano, quadro non firmato (datato 1775)
                          
Molti altri santi ebbero virtù risanatrici e furono (e sono) oggetto di specifica venerazione: san Rocco e san Sebastiano (peste), san Giobbe (lebbra), sant'Antonio Eremita (ergotismo o Ignis sacer o Fuoco di S. Antonio) ed inoltre sant'Antonio da Padova (fratture, affezioni di stomaco e intestino), sant’Apollonia (mal di denti), santa Lucia (occhi).
Per meriti particolari si può ricordare il medico ORIBASIO (nativo di Pergamo, 325-403 d.C.), che divenne accompagnatore dell’imperatore Giuliano.
I suoi libri Sinagoghe Mediche e Euporista furono testi di automedicazione ante litteram per lievi malattie o improvvisi accidenti.
Molti altri medici scrissero compendi e trattati, basati sulla cultura esistente e che furono uti-lizzati per i secoli a venire 33.
Così EZIO o AEZIO D’AMIDA (VI sec. d.C.); ALESSANDRO DI TRALLES (620 d.C.) per alcuni studi sulla patologia e la terapia delle malattie interne (frenite, malinconia, pazzia, malattie oculari, tratto respiratorio, pleurite, parassiti, gotta, dieta, ecc.); PAOLO D’EGINA (VII sec. d.C.) per malattie tricologiche, cervello, nervi, orecchi, occhi, naso, bocca, lebbra, pelle, ustioni, chirurgia generale (in particolare utero e mammelle), emorragie, veleni, farmacologia, ecc.
Medico greco (ca. 527 - ca. 565) nato a Tralles in Caria e considerato uno dei maggiori esponenti della medicina bizantina
Di indirizzo pratico, esercitò la sua attività in Roma. 
Fu uno dei pochi studiosi ad avanzare dubbi sulle teorie galeniche, allora in auge, e sostenne che anche nel l'arte sanitaria la verità deve essere anteposta a ogni influenza trascendente.
Diede importanti contributi alle conoscenze sulle affezioni oculari e sull'ascite, ma è soprattutto ricordato come Padre dell'elmintologia
Infatti oltre alla sua opera di terapeutica in 12 libri - Therapeutiká - con indicazioni che rimasero alla base dell'insegnamento medico per alcuni secoli, disponiamo anche della sua Lettera sui vermi intestinali - Perì hel-mínthøn epistolë
Famoso è rimasto anche il suo trattato Sulle febbriPerì pyretôn.
La peste si manifestò a Costantinopoli, sotto Giustiniano, nel 542, giungendovi dall’Egitto.
Morirono in molte migliaia ogni giorno e si diffuse violentemente in più del 50% dell’Impero Romano d’Oriente.
Si considera che tale pestilenza contribuì alla decadenza dell’Impero e quindi anche della me dicina 34.
       
Il misticismo cristiano predicava la fede e contemporaneamente, a causa delle gravi ripercus-sioni politiche ed economiche, si ebbe anche il ritorno al culto di Esculapio.
Il dovere religioso ed etico di assistere i malati fu sempre più sentito come dovere del singo-lo e della comunità.
Iniziarono a fiorire ospedali pubblici ed il primo fu a Cesarea (370 d.C.) e poi a Roma (400 d.C.).
I primi ospizi furono chiamati xenodochia, nosocomia e brephotropia.
Analogamente iniziarono a formarsi le prime facoltà mediche di tipo universitario.
La medicina, dopo essere stata mitologica e poi empirica, sacerdotale, sperimentale e filoso- fica, politica e igiene di Stato, diventa dogmatica sotto l’influsso del cristianesimo.
Rimanevano ancora tradizioni teoriche e trattamenti terapeutici, veri o falsi che fossero, fon-dati su insegnamenti privi di una valida e diffusamente riconosciuta critica scientifica o speri-mentale.
Come tale si affaccia al Medioevo, con alcune certezze, tutte da verificare, e molti dubbi, in attesa di nuove (o ulteriori) verità.
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    E... non finisce qui
Pubblicato su Blogger oggi 11 gennaio 2013 alle ore 20,10 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu

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