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martedì 25 settembre 2012

(Scheda 105) Oggi parliamo della "Malattia di Notta", ovverossia:- Il fenomeno del dito a scatto.

Che cosa è la Malattia di Notta?
Chirurgia Specialistica in Ortopedia e Traumatologia della Mano, 
parliamo del Dito a Scatto
ovverossia:
 delle Tenovaginaliti Stenosanti
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus  «Centro Servizi 
Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo».
                               
                                                              DITO A SCATTO
Il fenomeno del dito a scatto è dovuto ad un ostacolo allo scorrimento dei tendini flessori, manifestazione og gettiva di un processo di infiammazione cronica con conseguente ispessimento delle pareti del canale nel qua-le i tendini stessi scorrono durante i movimenti di flessione ed estensione delle dita.
Il bloccaggio, sovente doloroso, compare soprattutto alla mattina. 
Il dito si blocca flesso sul palmo e si sblocca in estensione bruscamente e, a volte, resta in flessione o in estensione per un tempo più o meno lungo. 
Definita anche Malattia di Notta, si osserva a tutte le età della vita e anche i neonati a volte ne sono colpiti.
Più dita possono essere colpite contemporaneamente o in tempi successivi. 
Il dito a scatto può comparire contemporaneamente ad una sindrome del tunnel carpale
Il trattamento con infiltrazione di cortisone permette un miglioramento notevole, sovente transitorio, negli sta-di iniziali ma non può essere ripetuto per più di due volte ed è sconsigliabile al pollice
L'intervento chirurgico, con una piccola incisione sul palmo della mano alla base delle dita, permette di allar- gare il canale dei tendini (puleggiotomia).
        
L'operazione, fatta in anestesia locale, dura 10 minuti. 
Lo scatto scompare immediatamente. 
Le dita devono essere mobilizzate immediatamente. 
La medicazione lascia libere le dita ed é necessaria per 10 giorni fino alla rimozione dei punti. 
La rieducazione è facoltativa e di solito non necessaria. 
La ripresa dell'attività è possibile dopo 15 giorni dall'intervento.
                                                     FISIOPATOLOGIA DEL DITO A SCATTO
 
TRATTAMENTO PULEGGIOTOMIA A1 DELLE DITA LUNGHE
Caso clinico 1
                                                       POLLICE A SCATTO INCISIONE CUTANEA
PROTEZIONE RAMI SENSITIVI
PULEGGIOTOMIA A1 E VERIFICA SCORRIMEMTO
Caso clinico 2 - DITO A SCATTO DELLE DITA LUNGHE
VERIFICA CORRETTO SCORRIMENTO TENDINEO
Dott. Donato Panetta - Medico Chirurgo Specialista in Ortopedia e Traumatologia 

                       Dito a scatto

Dito a scatto
La patologia del dito a scatto è dovuta ad un ostacolo allo scorrimento dei tendini flessori, dovuto all’ispessimento delle pareti della puleggia basale nella quale i tendini stessi scorrono durante i movimenti di flessione ed estensione delle dita
Il bloccaggio, sovente doloroso, compare soprattutto alla mattina. 
Il dito si blocca flesso sul palmo e si sblocca in estensione bruscamente. 
Conosciuta anche Malattia di Notta, colpisce a qualsiasi età, tanto che a volte può esser diagnosticata an-che nei neonati (dito a scatto congenito)
Il trattamento con infiltrazione di cortisone permette un miglioramento notevole spesso solamente transitorio, ma in alcuni casi sovente può comportare una degenerazione del tendine fino alla sua rottura sottocutanea. L'intervento chirurgico si esegue praticando una piccola incisione sul palmo della mano alla base del dito, per mette di evidenziare e quindi aprire la puleggia ispessita liberando così i tendini flessori. 
L'operazione, fatta ambulatorialmente in anestesia locale, dura 5 minuti. 
Le dita operate devono essere mobilizzate immediatamente. 
La medicazione lascia libere le dita ed é necessaria per 10 giorni fino alla rimozione della sutura. 
La ripresa dell'attività è possibile dopo 15 giorni dall'intervento.
Creato da Dott. Maurizio Ghezzi - Data pubblicazione: 28/09/10 - Data di modifica: 19/10/10  

                       Dito a scatto

Chirurgia della mano
È una malattia causata dalla compressione dei tendini al loro passaggio al di sotto delle rispettive docce fi-brose di scorrimento.
I tendini del polso decorrono all'interno di guaine sinoviali che talora si ispessiscono e ostacolano il movi-mento del tendine che riesce a superare l'ostacolo solo dopo un caratteristico scatto ben osservabile clini-camente.
Nelle fasi iniziali della malattia il paziente trova difficoltà nel flettere il dito in questione, accusando dolore. 
In seguito questo movimento diventa sempre più doloroso e talora il paziente riesce a flettere il dito attiva- mente, ma non ad estenderlo.
L'estensione del dito è possibile solo aiutandosi con l'altra mano e in questo movimento risulta ben perce-pibile il caratteristico scatto dovuto al superamento della strozzatura da parte del tendine.
Alla palpazione è talora apprezzabile sul palmo della mano, in corrispondenza dell'articolazione metacarpo-falangea, un piccolo rigonfiamento dovuto all'ispessimento della guaina e del tendine medesimo. 
La palpazione di tale area risulta molto dolorosa.
Talora, nei casi non avanzati, tale patologia trova beneficio con un'infiltrazione di preparati cortisonici; tale be neficio non è di solito permanente, ma la remissione della sintomatologia può talora essere duratura.
Nei casi avanzati si deve procedere all'intervento che consiste nella sezione della guaina ispessita e talora nel-la sua parziale asportazione.
L'intervento è sempre eseguito in anestesia locale e in regime di day-hospital
L'incisione è solitamente di un centimetro. (vedi fotografia).
                                                
Dopo l'intervento chirurgico la mano andrà posta in un reggibraccio per un giorno e andranno assunti farmaci antiinfiammatori per tre-quattro giorni.
Successivamente cominceranno graduali esercizi fisiochinesiterapici di flesso-estensione delle dita.
Dopo due o tre giorni può essere ripresa attività lavorativa leggera; dopo 10-12 giorni verranno rimossi i pun ti di sutura e dopo circa un mese verrà eseguita una visita di controllo finale.
Protocollo riabilitativo dopo intervento di tenolisi:
0-8 gg: movimenti cauti per il ROM di MCF,IFP e IFD
8-10 gg: rimuovere le suture
10 gg-3 sett.: esercizi attivi e passivi per il ROM di MCF,IFP e IFD
dopo 3 sett.: esercizi per il ROM aggressivi e rinforzo. Ritorno senza restrizioni alle attività

Dott. Stefano Sala, Medico Chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia
  Dito a scatto (tendovaginite stenosante)
                          
Viene definito come dito a scatto il fenomeno derivante da cambiamento di tendine e legamento che portano a rendere difficile il passaggio del tendine all'interno di un legamento anulare del dito
Si tratta di un'affezione estremamente frequente. 
I tendini flessori sono naturalmente fissati all'osso dai cosiddetti legamenti anulari. 
Servono fisiologicamente per ottenere una forza di prensione ottimale. 
Nell'ambito di processi infiammatori si può assistere ad un indurimento e rigonfiamento del cosiddetto legamento anulare A1 che si trova alla base del dito rendendo la flessione e l'estensione del dito dolorosa o difficoltosa.
Tipicamente si assiste ad uno scattare nel movimento del dito quando il tendine ingrossatosi in un punto deve passare attraverso lo spazio sotto il legamento pure ingrossato. 
Nello stadio finale si può assistere anche ad un bloccaggio e cioé all'impossibilità di movimento del dito
Ogni dito può essere affetto da questo fenomeno. 
Nei casi poco importanti inizialmente può essere tentato un trattamento con iniezione di cortisone. 
Talvolta in questo modo si può ottenere anche una regredienza completa dei disturbi. 
In caso di dolori importanti, in caso di recidivo o quando si assiste ad un bloccaggio della mobilità di uno o più di-ta verrà effettuata la scissione operativa del legamento, per lo più in anestesia locale. 
La prognosi dell'intervento é buona.
Si rimuove la cartilagine fino ad esporre l’osso spongioso
Il filo di Kierschner, inserito nel semilunare, viene utilizzato come joistik per esporre la superficie articolare distale del semilunare e piramidale.
Il fenomeno del dito a scatto è dovuto ad un ostacolo allo scorrimento dei tendini flessori, manifestazione og gettiva di un processo di infiammazione cronica con conseguente ispessimento delle pareti del canale nel qua-le i tendini stessi scorrono durante i movimenti di flessione ed estensione delle dita.
                                                        Dito a scatto
Il dito a scatto è definito anche tenosinovite stenosante e si osserva in tutte le età (anche i bambini in tenera età ne possono sono colpiti).
Il dito si blocca flesso sul palmo della mano e si sblocca bruscamente in estensione generando dolore. 
Il fenomeno del dito a scatto, generato da un processo di infiammazione cronica, può comparire contempora- mente ad una sindrome del tunnel carpale e può colpire anche più dita contemporaneamente o in tempi successivi. 
SINTOMI
Il blocco in flessione compare sovente di mattina ed è generato da un ispessimento delle pareti del canale nel quale i tendini scorrono durante i movimenti di flessione ed estensione delle dita: tale ispessimento costituisce un ostacolo allo scorrimento dei tendini flessori. 
La diagnosi del dito a scatto è clinica e non necessita in genere di esami strumentali. 
TRATTAMENTO
Il trattamento della tenosinovite stenosante può essere basato su infiltrazioni con cortisone, ma spesso si otten-gono risultati transitori. 
INTERVENTO CHIRURGICO
Consiste nell′apertura della prima puleggia A1 per mezzo di una piccola incisione trasversale alla plica palmare, una volta sezionata la puleggia viene chiesto al paziente di flettere il dito interessato al fine di valutare la normale ripresa della flesso-estensione. 
L′intervento viene solitamente eseguito in anestesia locale.
Sia l′intervento che il post-operatorio non sono dolorosi. Raramente il paziente ricorre all′uso di antidolorifici. 
Per ulteriori informazioni è possibile scaricare la scheda informativa. 

                       DITO A SCATTO
La diagnosi è clinica, il trattamento nelle fasi iniziali è conservativo e si avvale di terapie fisiche ed eventuale infiltrazione di cortisone, l’intervento chirurgico con mini-incisione al palmo della mano risolve la patologia.
                                           

TENOSINOVITE STENOSANTE (DITA A SCATTO)


Il dito a scatto è una manifestazione clinica dovuta alla costrizione dei tendini flessori delle dita da parte di una puleggia che si trova sul versante palmare alla base del dito.
Causa dolore e difficoltà nella flesso-estensione dell'articolazione interfalangea prossimale. Può colpire tutte le dita ma più frequentemente interessa il pollice e il quarto dito, alcune volte manifestandosi contemporaneamente su più dita.
In una fase iniziale sono presenti, specie al mattino, dolore modesto al dito ed al palmo della mano ed una sensa zione di impaccio meccanico nell'estensione del dito.
Con il progredire dei sintomi il dolore diventa più acuto e si avverte il tipico scatto durante le escursioni in flesso-estensione del dito interessato.
In fase avanzata il dito può bloccarsi in posizione di flessione obbligata della articolazione interfalangea Prossi-male, che può essere risolta solo con l'aiuto dell'altra mano che riporta in estensione il dito dopo uno scatto dolo-roso.
Trattamento
Il trattamento, quando la patologia non risponde a trattamento conservativo con riposo funzionale, Fans o infiltra-tivo con corticosteroidi, è generalmente chirurgico: consiste in una piccola incisione in corrispondenza della puleg-gia tendinea e la sezione della stessa, ottenendo lo scorrimento dei tendini flessori senza ostacoli meccanici.
Nel post-operatorio il dito viene protetto per 14 gg con una medicazione che permette l'immediato utilizzo del dito.
                                                  Liberazione di Pollice a Scatto
                                
                                  Sutura chirurgica dopo liberazione di Pollice a Scatto 
                                
tenosinoviti
                       DITO A SCATTO
                                 
Il dito a scatto è un’affezione di riscontro molto frequente, che consiste nella comparsa di una sensazione dolorosa di scatto durante i movimenti di un dito
Lo scatto è il risultato finale del ripetersi di episodi infiammatori che colpiscono i tendini flessori del dito e le guaine che li avvolgono.
Sono particolarmente esposti a questa patologia i soggetti che esercitano prevalentemente attività di tipo manuale e i soggetti affetti da malattie di natura reumatica (ad esempio, l’artrite reumatoide).
In corrispondenza della piega trasversale del palmo i tendini flessori penetrano in un canale fibroso (il canale digitale) che ha la funzione di mantenere il tendine stesso a contatto con lo scheletro delle falangi.
Il dito a scatto si manifesta quando il tendine, divenuto di volume superiore alla norma a causa delle ripetute infiammazioni, trova un ostacolo all’ingresso nel suo canale fibroso, il cui diametro è invece ridotto. 
Il complesso di queste alterazioni va sotto il nome di tenosinovite (infiammazione della guaina del tendine) stenosante (che è causa di riduzione del diametro del canale digitale).
                                      
I disturbi consistono inizialmente in dolori episodici, che compaiono durante i movimenti del dito
Successivamente si manifesta il vero e proprio scatto, fenomeno che di solito spinge a consultare il medico. 
Spesso il paziente si sveglia con il dito bloccato in posizione flessa; il dito può essere sbloccato solo con una manovra forzata e piuttosto dolorosa.
Nei casi a lungo trascurati il blocco diviene persistente; il paziente allora non riesce più a “sbloccare” il dito, che resta costantemente in posizione flessa (dito a scatto bloccato).
La radiografia in questi casi è inutile; essa, infatti, non permette la visione dei tessuti non calcificati, quali appunto i tendini e il canale digitale.
L’ecografia invece può documentare l’ispessimento del tendine e il conflitto esistente tra questo e il punto d’ingresso del canale digitale.
Quando i fenomeni di scatto sono frequenti e dolorosi l’unico trattamento in grado di risolvere radicalmente l’inconveniente consiste nell’intervento chirurgico.
L’intervento, che ha la durata di pochi minuti, viene eseguito in Day Hospital e in anestesia locale, con l’iniezione di un anestetico alla base del dito.
Dopo avere praticato una piccola incisione della cute, si procede all’apertura del canale digitale per un tratto sufficiente per assicurare il corretto scorrimento dei tendini.
Al termine dell’intervento viene applicata una semplice medicazione e il paziente viene incoraggiato a muove-re cautamente il dito fino dal giorno successivo a quello dell’intervento.
Nella giornata dell’intervento può essere necessaria l’assunzione di un farmaco antidolorifico.
I punti di sutura vengono rimossi dopo 10-12 giorni. 
La ripresa della funzione di base della mano coincide con la rimozione dei punti.
Esiste anche una variante congenita, che riguarda per lo più il pollice. 
Dopo i primi mesi di vita, quando il bimbo inizia ad utilizzare le manine per afferrare, i genitori notano che il pollice è stranamente poco mobile. 
Il bambino non accenna a muovere l’ultima falange e, toccando la base del ditino, si può chiaramente per-cepire la presenza di un nodulo ingrossato. 
Questa situazione è spesso fonte di ansia nei genitori, ma una visita medica è in grado di chiarire il dubbio.
Il problema è dovuto ad un tendine congenitamente “troppo largo” per potere scorrere nella sua guaina.
           Le Tenovaginaliti Stenosanti
Le tenovaginaliti stenosanti appartengono al vasto e controverso ambito reumatico e so-no rappresentate nella maggior parte dei casi dalla malattia di De Quervain e dal "dito a scatto”.
Sono patologie più frequenti nel sesso fem-minile intorno alla quinta, sesta decade di vita. Spesso sono associate fra di loro ed alla sindrome del tunnel carpale
A questo proposito è utile ricordare che posso no insorgere simultaneamente o in tempi suc-cessivi, senza alcun rapporto causale nel deter minismo delle stesse. 
Non è infrequente infatti la comparsa, durante la fase riabilitativa per eventuale intervento di neurolisi del nervo mediano al polso, di uno scatto in flessione di un dito lungo che può ri-chiedere un ulteriore trattamento chirurgico così come può accadere il contrario. 
Altre volte si giunge alla indicazione chirurgica con più patologie concomitanti che possono es-sere trattate simultaneamente nel corso dello stesso intervento (Fig. 1) sempre in anestesia locale e ambulatorialmente.
Il dito a scatto e la malattia di De Quervain sono espressione di un conflitto meccanico con- tenente – contenuto tra le guaine tendinee e i tendini stessi (apparato flessore nel dito a scatto ed estensori del pollice nella malattia di De Quervain)
Le guaine tendinee da fattore di protezione diventano fattore di malattia quando le pulegge fi brose (ispessimenti circoscritti delle guaine che mantengono aderenti i tendini al piano osseo durante lo scorrimento) vanno incontro ad un restringimento fibrotico su base reumatica, tale da impedire la normale escursione in flessoestensione del tendine. 
Possono riconoscere anche cause di tipo traumatico indiretto come conseguenza di attività la-vorative che comportino ripetuti movimenti in flesso-estensione delle dita o del polso (in ques- to caso di più frequente comparsa nell’uomo adulto) o di tipo ormonale legato all’equilibrio tra estrogeni e progestinici per cui sono prevalenti nel sesso femminile.
Fig. 1: Caso “paradigmatico” di associazione delle tenovaginaliti (terzo dito a scatto e malattia di De Quervain) e della sindrome del tunnel carpale operate contemporaneamente in anestesia locale.
Il Dito a scatto
Il dito a scatto è il risultato della costrizione della puleggia dell’apparato flessore digitale che causa dolore e difficoltà nella escursione in flesso-estensione dell’articolazione interfalangea prossimale. 
Può colpire tutte le dita ma più frequentemente colpisce il pollice e il quarto dito alcune volte manifestandosi con-temporaneamente su più dita.
Sembra che l’indurimento della puleggia, dovuto ad una sorta di trasformazione fibrocartilaginea della stessa, porti ad un restringimento della struttura di contenzione del tendine con conseguente difetto di scorrimento dei tendini flessori rispetto alla loro guaina. 
L'ispessimento di tale puleggia potrebbe progredire fino al punto da strozzare il tendine flessore in posizione di fles- sione obbligata della articolazione interfalangea prossimale che può essere risolta solo con l’aiuto dell’altra mano che riporta in estensione il dito dopo uno scatto doloroso. 
In una fase iniziale sono presenti, specie al mattino, un dolore modesto al dito e al palmo della mano ed una sensa-zione di intoppo meccanico puro nell'estensione del dito
Al progredire dei sintomi il dolore diventa più acuto e si avverte il tipico scatto durante le escursioni in flessoestensione del dito interessato, eventualmente associato alla presenza palpabile di un nodulo tendineo, inizialmente non dolente e di consistenza duro-elastica, a livello dell'articolazione metacarpo-falangea. 
La causa meccanica del tipico scatto del dito risiede nella difficoltà che il tendine incontra nel superare il tunnel ste-notico a livello della puleggia; solo forzando ne avviene il superamento, con uno scatto causato dal passaggio del nodulo reattivo del tendine oltre il punto ristretto della guaina.
Negli stadi tardivi il dito può essere esteso solo forzatamente e si può arrivare fino alla perdita dell'estensione com-pleta (dito in blocco, classico del pollice).

Il dito a scatto, salvo la forma congenita, spesso si associa a compressione del nervo mediano al tunnel carpale per cui il Paziente lamenta al risveglio mattutino il senso di torpore alle dita nel territorio del nervo mediano associato a grossolane difficoltà nella flesso estensione delle dita.
L’assenza del movimento associata all’atteggiamento in semiflessione delle dita tipici del riposo notturno, giustificano il segno classico del dito a scatto e cioè svegliarsi con il dito in posizione flessa obbligata alla interfalangea pros-simale fino a quando, aiutandosi con le altre dita, si raggiunge l’estensione con una sensazione di scatto francamente dolorosa. 
Attivando il movimento in flessoestensione delle dita la sintomatologia si attenua.
Il movimento infatti aumenta la produzione, all’interno delle guaine, di un film liquido lubrificante che serva a diminuire i fenomeni di attrito tra il tendine e la guaina che lo avvolge.
                                                     
In diagnosi differenziale, si possono prendere in considerazione anche altre cause di rigidità dell’articolazione interfa-langea prossimale, come il degrado artrosico della stessa od esiti di fratture del polso o dei metacarpi complicate da rigidità diffusa dei raggi digitali.
Nei casi dubbi è utile eseguire una serie di radiografie della mano dolente per escludere patologie concomitanti ed anche l'esame ecotomografico della regione interessata che può dimostrare l’ispessimento volumetrico delle puleggie interessate.
Trattamento 
Il trattamento farmacologico con FANS porta ad un sollievo temporaneo o risolve forme che spontaneamente sarebbero regredite pur disturbando per qualche settimana il Pz.
Non penso che valga la pena consigliare tutori od ortesi notturne che impediscano l’atteggiamento in semiflessione delle dita tipici del riposo notturno.
Alcuni Colleghi preferiscono infiltrare con prodotti steroidei la zona sede di scatto spesso portando ad un consistente sollievo della sintomatologia. 
In realtà frequentemente si assiste ad una recidiva sintomatologica aggravata, dopo eventuale infiltrazione locale ste-roidea, da sofferenza del derma e conseguenti difficoltà di cicatrizzazione una volta che si debba procedere chirurgi-camente.
                                           
Nel dito a scatto la terapia per le forme dolenti e strutturate è fondamentalmente chirurgica e si avvale della apertura longitudinale della puleggia associata alla liberazione del tendine dalla guaina ipertrofica ed infiammata, responsabili della costrizione meccanica del tendine e del suo deficit di scorrimento.
L'intervento chirurgico può essere eseguito ambulatorialmente in anestesia locale: dura infatti pochi minuti e il paziente può essere dimesso subito dopo l'uscita dalla sala operatoria. 
Generalmente si esegue una piccola incisione (1,5 cm) a livello della piega flessoria palmo-digitale. 
Da qualche anno preferisco un accesso obliquo centrato sul cuscinetto adiposo palmare.
La relativa difficoltà portata dall’abbondanza dei lobuli adiposi è compensata dal risultato estetico e funzionale.
Si rimuove il tessuto adiposo dalla superfici palmare della guaina del tendine flessore mediante dissezione smussa utilizzando due piccoli divaricatori per proteggere i fasci neurovascolari. 
Si identifica il confine distale della puleggia metacarpo-falangea che viene incisa risalendo prossimalmente, effettuan-do contemporaneamente la ablazione della tenosinovia infiammata e degenerata.
Se ci sono nodulazioni sul tendine o persiste lo scatto, si esegue anche una parziale sezione della seconda puleggia anulare.
                                              
Si valuta lo scorrimento del tendine attivo e passivo che deve avvenire senza scatti o impedimenti e si esegue infine la sutura cutanea con due o tre punti di sutura. 
Si applica un bendaggio soffice con benda elastica autoadesiva invitando immediatamente il Paziente al movimento attivo e passivo autoassistito delle dita compreso quello operato. 
Nel postoperatorio si rassicura il Paziente in merito alla probabile, ed eventualmente intensa nelle prime ore, sinto-matologia algica che viene compensata semplicemente invitando il Paziente, malgrado il dolore, al movimento attivo della mano nella sua globalità. 
Il giorno successivo all’intervento si confeziona una piccola medicazione compressiva sulla ferita che si mantiene fino alla rimozione dei punti di sutura che avviene ad una decina di giorni di distanza.
Gli esercizi di range di movimento devono iniziare immediatamente in associazione all'uso notturno di uno splint deno-minato molla di Levame (Fig. 2) per mantenere il dito in estensione che si consiglia mantenere fino a completa ma-turazione cicatriziale dei tessuti (circa trenta gg dall’intervento)
Nell'arco di una settimana il paziente può riprendere le comuni attività della vita relazionale. 
La ferita può essere dolente alla pressione per qualche settimana; la sintomatologia è alleviata dal massaggio della cicatrice. 
Esteticamente la ferita chirurgica è di ottima qualità ed è difficilmente riconoscibile già ad un mese di distanza dall'in-tervento. 
Fig. 2: Splint dinamico di Levame che mantiene il dito in estensione durante il periodo notturno nei primi trenta giorni post operatori.
Non è raro essere costretti ad operare più dita contemporaneamente e in questi casi si possono ripetere accessi multipli obliqui e vicini senza problemi di tipo cicatriziale ( Fig. 3 )
Fig. 3 
Dopo intervento per dito a scatto si consiglia di mobilizzare attivamente le dita della mano operata serrando con forza il pugno e ripetendo più volte il movimento alternadolo a pause di riposo. 
Si raccomanda di muovere attivamente e ripetutamente la spalla e il gomito in tutte le direzioni consentite. 
E’ consigliabile evitare fino al successivo controllo medico di sottoporre la mano operata a sforzi in prensione come stringere maniglie, alzare serrande ecc. 
Consigliamo in ultimo di dormire la prima notte preferibilmente in posizione supina con spalla anteposta e gomito este so appoggiando la mano operata su un cuscino. 
Malgrado queste importanti raccomandazioni le dita potrebbero tendere a gonfiare. 
In questo caso si consiglia di insistere, malgrado l’eventuale dolore, nello stringere il pugno è importante aiutarsi con la mano non operata a mobilizzare fino alla completa flessione tutte le dita della mano operata.
L’eventuale comparsa di macchie di ecchimosi specialmente alla regione volare del polso e dell’avambraccio non de-vono assolutamente spaventare in quanto espressione di modesto stravaso ematico legato all’uso del bracciale pneu-matico nel corso dell’intervento.
Si raccomanda in ultimo di non usare localmente pomate od unguenti in quanto le macchie ecchimotiche scompari-ranno senza alcun esito nel corso dei 10 gg successivi all’intervento.        
Dott. Maurizio Rubino
                   DITO A SCATTO
E’ una tenosinovite stenosante dei tendini flessori a livello della metacarpofalangea (infiammazione della guaina dei tendini flessori, alla base del dito).
All’esordio è presente dolore, edema (gonfiore) e una certa difficoltà nel flettere ed estendere il dito, senza un vero e proprio scatto.
In seguito compare lo scatto e un progressivo blocco in flessione, soprattutto al mattino, inizialmente correggibile dal paziente stesso.
Nelle fasi croniche il blocco non è più riducibile.
Causato da forze di compressione e frizione della guaina dei tendini flessori che agiscono sulla puleggia A1 (tunnel anatomico rigido, all’interno del quale scorrono i tendini flessori).
 Trattamento: inizialmente consiste in astensione da attività manuali ripetitive in cui è richiesta una presa di forza, infiltrazione con cortisone e tutore di blocco della metacarpofalangea per 2-3 settimane.
Se persistono i sintomi o il dito è speso in blocco, è indicato l’intervento chirurgico, che consiste nell’apertura della puleggia A1.
Dopo l’intervento il dito operato va mosso subito per evitare aderenze.

                                 
                   (sindrome di Notta) 
Il dito a scatto è causato dall’infiammazione dei tendini che flettono le dita, tendini flessori, (nel polso e nella mano sono presenti solo i tendini mentre la loro parte muscolare si trova nell’avambraccio).
Alcune persone hanno una propensione a sviluppare questo tipo di tendinite (il tendine è rigonfio, edematoso, ingrossato, dolente), in altri casi essa è de-terminata da lavori pesanti e ripetitivi (presa di forza, strizzare lo straccio etc.)
I tendini flessori sono ancorati al palmo della mano e alle dita da strutture fi-brose anulari che si comportano come pulegge e che si chiamano infatti pu-legge. 
Quando il tendine è infiammato aumenta di volume e non riesce a scorrere più liberamente all’interno delle pulegge. 
                                      In azzurro il tendine che passa nelle pulegge
                                                  
Ciò determina dolore nei movimenti di flessione delle dita fino al blocco com-pleto delle stesse.
Il punto più frequentemente colpito è la 1° puleggia, che si trova al palmo vici-no la base delle dita.
                             In azzurro il tendine ingrossato che passa nella 1 puleggia
                                                                             
A volte capita di svegliarsi la mattina con il dito flesso e che sia necessario es tenderlo aiutandosi con l’altra mano, facendo ciò si avverte dolore e senso di scatto.
La terapia consiste, inizialmente in: riposo, applicazione di ghiaccio, antinfiam-matori, fisioterapia.
Se questi presidi non sortiscono un effetto positivo, si può eseguire una infiltrazione locale di cortisone. 
L’uso del cortisone, però, deve essere molto limitato in quanto può avere un effetto lesivo, e, indebolendo il tendine, ne può provocare la rottura. 
In caso di persistenza della sintomatologia (dolore e /o blocchi) si ricorre all’intervento chirurgico che consiste nell’apertura (sezione) della puleggia: il tendine può così scorrere liberamente. 
                                      In azzurro il tendine dopo sezione della puleggia  
                                                         
L’apertura della puleggia non crea danni in quanto quelle rimanenti riescono a svolgere bene la loro funzione.
Il trattamento chirurgico risolve il problema nella maggior parte dei pazienti, ma in alcune persone particolarmente predisposte possono coesistere altre patologie a livello della mano (ad es.:sindome del tunnel carpale), che chiara- mente non vengono influenzate dal trattamento. 
Patologie che possono essere trattate contemporaneamente o separatamen-te se di diversa gravità.
Nel caso non si desiderasse sottoporsi all’intervento (chiaramente in presenza di dolori più che sopportabili), non si corrono particolari rischi, a meno che il fenomeno del blocco non sia continuo, sforzando molto il tendine e rischiando di rovinarlo.
                              
                     e ... il dito a martello                        
                               
Il dito a martello è una deformità della punta del dito dovuta alle rottura del ten-dine estensore vicino alla sua inserzione sull’ultima falange del dito (poco pri-ma dell’unghia) conseguente ad un trauma che può anche essere di lievissi-ma entità (ad es. rifacendo il letto).
                                                                dito normale 

                                       
La parte terminale del dito non può più essere estesa volontariamente e rima-ne atteggiata in flessione (il dito appare piegato).
La rottura del tendine può avvenire vicino all’osso o “strappare” un frammento di osso con il tendine stesso.
Il dolore può essere anche piuttosto lieve.
La terapia consiste nel mantenere l’ultima falange estesa con un tutore per 40-50 giorni, tale tutore non deve MAI essere rimosso.
                                            dito flesso per rottura del tendine estensore

                                             
L’alternativa chirurgica consiste nel bloccare l’ultima falange in estensione con un filo metallico posizionato all’interno dell’osso ed eventualmente in una sutu-ra del tendine. 
L’intervento aumenta le possibilità di guarigione della lesione, ma chiaramente presenta tutti gli svantaggi di ogni intervento chirurgico (rischi d’infezione etc.).
Sia la terapia con tutore o stecca d’immobilizzazione che la terapia chirurgica non garantiscono il successo del trattamento al 100% ed ognuna delle due presenta vantaggi e svantaggi, quindi la scelta viene effettuata di comune ac-cordo tra il medico ed il paziente.
                                    dito flesso per distacco del tendine estensore a livello osseo 

                                             
Questa lesione non può guarire solo utilizzando farmaci o fisioterapia e non può migliorare spontaneamente nel tempo.
Se la lesione è dovuta ad una ferita da taglio l’intervento è necessario.
Nelle lesioni di vecchia data (oltre un mese) la terapia non chirurgica risulta inefficace.
Nel caso la lesione sia cronica ed il paziente non desideri operarsi i disturbi che ne conseguono sono sia di carattere estetico (il dito rimane flesso) sia di carattere funzionale con difficoltà nell’uso del dito (che però può essere compatibile con le normali attività) sia si rischia la permanenza di dolore, tume fazione e arrossamento della parte.
                       In rosso cisti articolari, 
                      in arancio cisti tendinee
                     

Le cisti, dette anche gangli, sono formazioni rotondeggianti o plurilobulate di consistenza duro-elastica che compaiono spontaneamente al polso e alle di-ta

La loro dimensione può variare da pochi millimetri a 3-4-centimetri di diame-tro, possono aumentare o, più raramente, diminuire di grandezza e provocare dolore.
Al polso sono dovute dalla “fuoriuscita” del liquido presente normalmente nel l’articolazione (liquido sinoviale), soprattutto se la quantità di tale liquido au-menta (in caso di infiammazione, traumi, artrosi o senza una causa apparen-te), vengono anche chiamate gangli autogeni. 
Il loro aumento di volume è determinato da un meccanismo a valvola che s’in-staura tra l’articolazione e la cisti.
A livello delle dita più spesso sono dovute alla fuoriuscita dello stesso liquido sinoviale, che si trova intorno ai tendini (cisti tendinee) oppure essere origina-te dalle articolazioni delle dita.
Anche i tendini a livello del polso possono sviluppare cisti tendinee.
Può essere utile eseguire una radiografia per escludere altre patologie a ca-rico dell’osso ed una ecografia per accertarsi del tipo di contenuto della cisti (liquido o solido).
Queste cisti, a contenuto liquido, non destano preoccupazione e vengono ri-mosse chirurgicamente in genere solo per eliminare il dolore presente o nel caso aumentino molto di volume. 
Raramente regrediscono spontaneamente, ma il medico consiglierà comun-que di provare a mettere a riposo il polso o la mano ed assumere antinfiam-matori se la cisti è di recente insorgenza. 
Queste cisti una volta operate raramente possono essere recidive.
L’intervento può essere delicato nei casi in cui le cisti si formino vicino a strut-ture delicate quali arterie, nervi, tendini.

Nel caso l’ecografia rivelasse un contenuto solido della cisti se ne deve ap profondire lo studio per formulare una diagnosi (cioè scoprire che cos’è).
In presenza di una tumefazione che cresce rapidamente, è bene consultare il medico con una certa rapidità.
                  Pollice a scatto
                                
Il pollice a scatto è una patologia che colpisce il tendine flessore lungo del pollice e che consiste in un’infiammazione di una delle pulegge, ovvero le strutture fibrose a forma di anello entro cui scorre il tendine, le quali si restringono stroz-zandolo (si parla infatti di “tenosinovite stenosante”) e provocando così la formazione di un nodulo che ostacola il mo-vimento del dito
Questa malattia colpisce soprattutto le donne in menopausa e raramente i neonati. 
Le cause sono sconosciute, sebbene, in alcuni casi, si accompagni a certe patologie come l’artrosi della mano, il diabete, la gotta o venga provocata da frequenti microtraumatismi.
Le modalità curative variano a seconda dello stadio della patologia. 
                                
Nel primo e nel secondo stadio è possibile ricorrere a dei trattamenti conservativi, che consistono cioè nella somministra- zione di antinfiammatori, nell’uso di un tutore o nell’infiltrazione di cortisone a livello della puleggia. 
Nel terzo e nel quarto stadio è invece necessario sottoporsi a un intervento chirurgico detto “puleggiotomia”
Anche se si tratta di un’operazione semplice, è comunque consigliabile affidarsi alle mani di un esperto che sia specializ-zato in chirurgia della mano, ortopedia e traumatologia.
                                
                               

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