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mercoledì 22 agosto 2012

(Scheda 76) Le CAUSE e CONCAUSE dell’OSTEOARTRITE.

Le CAUSE e CONCAUSE dell’OSTEOARTRITE 
Articolo informativo di Giuseppe Pinna e Giovanni Di Natale per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus  «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo».
osteomielite

                                       di Enzo Meani 

Infezioni osteo-articolari

Le infezioni osteo articolari possono essere così classificate:
OSTEOARTRITI
- ematogene
- post-traumatiche
- post-chirurgiche
- tubercolari
SPONDILODISCITI
OSTEOMIELITI ACUTE O CRONICIZZATE
- ematogene
- post-traumatiche
- post-chirurgiche
NON UNIONI SETTICHE
PROTESI ARTICOLARI SETTICHE
Passato, presente e futuro delle infezioni osteoarticolari

Per delineare un raffronto tra il passato ed il presente, con uno sguardo anche al futuro, occorre innanzit- tutto ricordare come sia profondamente cambiata, almeno nel mondo occidentale, l'incidenza delle diverse forme di infezione ortopedica e traumatologica anche solo negli ultimi cinquanta anni; per averne una prova basta rispolverare qualche compendio di ortopedia degli anni 50 o 60, su cui la mia generazione ha studiato all'Università.
Ebbene in questi testi troviamo grandi capitoli sull'osteomielite ematogena e soprattutto sull'artrite tubercolare, con pochi e vaghi accenni all'infezione post-traumatica e a quella secondaria alla chi- rurgia.
Ciò ha spiegazioni bene evidenti: con il progressivo miglioramento delle condizioni economiche e sociali, sono cresciute l'igiene e la prevenzione generale, con la conseguente contrazione delle infezioni ematogene, che rappresentano tuttora, ad esempio, una patologia endemica nel mondo meno sviluppato.
Contemporaneamente la diffusione della motorizzazione ed anche della pratica sportiva hanno incrementato via via il numero e la lesività dei traumi ad alta energia, con fratture esposte, per definizione inqui- nate e spesso destinate a complicarsi con gravi infezioni.
Non dimentichiamo poi la diffusione della chirurgia protesica: se la prima coppa di Vitallium fu applicata nel l'anca nel 1938 e le prime significative esperienze cliniche di protesi totale d'anca risalgono ai primi anni 60, ad opera di Charnley, oggi, solo in Italia, si impiantano più di 100.000 nuove protesi articolari (anca, ginocchio, spalla, etc.) ogni anno.
Pur non disponendo di precisi dati statistici nazionali, possiamo ragionevolmente presumere, secondo i dati USA, che almeno 1,5-2% di tutte le protesi d'anca e 2,5-5% di tutte le protesi di ginocchio siano complicate da un'infezione, senza dimenticare poi le non infrequenti infezioni di protesi di spalla, di gomito, etc.


Dunque diverse migliaia di nuove infezioni protesiche ogni anno, a cui devono essere aggiunte le compli- canze settiche delle fratture esposte (a seconda della gravità dell'esposizione dal 2 al 40%!), quelle della osteosintesi e anche quelle, seppure più rare, dell'artroscopia chirurgica.

Ma, per un corretto raffronto con un passato tutto sommato recente non deve essere neppure sottovaluta ta l'evoluzione dei batteri, abitanti del pianeta molto più antichi di noi, che giocano evidentemente un ruolo fondamentale nel determinare gravità, estensione e talora vera e propria "refrattarietà" di questa patologia.

Ebbene, se con l'avvento degli antibiotici, nella seconda metà degli anni 40, si era creduto di avere pratica- mente in mano la soluzione per ogni infezione batterica, proprio l'uso incongruo degli antibiotici nella popola lazione generale ha contribuito ad esaltare la capacità di “autodifesa” dei microrganismi patogeni (o poten- zialmente tali), con la selezione di ceppi sempre più resistenti, nonostante la disponibilità di farmaci sempre più potenti, sempre più costosi e purtroppo spesso anche abbastanza tossici per l'organismo umano in caso di trattamenti prolungati.
In particolare deve essere ricordato che in Italia, come del resto in tutta l'Europa meridionale, ma anche in Gran Bretagna e ormai negli USA, la percentuale degli Stafilococchi (Aurei o Coagulasi Negativi) meticil lino (o oxacillino) resistenti raggiunge nelle infezioni ortopediche ospedaliere il 35-40%! 

 
Dunque uno scenario profondamente mutato soprattutto negli ultimi 30 anni per quanto riguarda la patolo- gia, ma fortunatamente anche per ciò che concerne il miglioramento degli strumenti terapeutici, in partico- lare della Chirurgia ortopedica e traumatologica.
Quando, giovane laureato, mi iscrissi alla Specialità di Ortopedia, mi fu subito spiegato che il paziente che avrei avuto più probabilità di rivedere per tutta la vita, sarebbe stato quello affetto da osteomielite e de- vo ammettere che questa affermazione mi è rimasta nella mente come un tarlo fastidioso per tanti anni, ma oggi fortunatamente possiamo spiegare ai nostri giovani specializzandi che le prospettive di cura e di guari- gione sono radicalmente mutate.

In effetti, si è passati dall’era delle grandi demolizioni ossee e talora delle amputazioni di arti, alla più recente epoca delle ricostruzioni, sia con mezzi metallici, sia con materiali biologici, sia con la ricre- scita ossea spontanea attivata con tecniche apparentemente semplici, ma in realtà geniali come quella ideata e messa a punto dal Dott. Ilizarov.

Dunque se alcuni anni fa la maggior parte delle infezioni protesiche finivano in appoggi liberi per l’anca e artrodesi per il ginocchio, oggi sistemi protesici da revisione sempre più efficaci, unitamente a sperimen-
tati protocolli di trattamento antibiotico e riabilitativo, consentono non solo l’eradicazione definitiva del-
l'infezione in un'alta percentuale (85-90%) di casi, ma anche una ripresa funzionale pressoché normale.
Se generiche "ripuliture" nelle osteiti e nelle osteomieliti conducevano generalmente all’inevitabile croni-
cizzazione del processo infettivo, oggi resezioni precise guidate da un’accurata pianificazione preoperatoria, realizzata con le moderne tecniche di immagine (RMN, TAC mirata, scintigrafia, etc.) e l’associazione dell’in- nesto di sostituti ossei osteoconduttivi e di matrici ossee osteoinduttive addizionate di specifici antibiotici, consentono spesso di guarire definitivamente anche osteomieliti da tempo cronicizzate.
Risulta poi frequentemente risolutiva la moderna chirurgia plastica, che permette di coprire efficacemente le parti ossee più superficiali, una volta che siano state bonificate.
osteomieliti
La maggior parte delle artriti settiche è risolta con interventi artroscopici, associati ad adeguata terapia antibiotica.
Ma anche moderne tecniche di stimolazione fisica dell’osso, come gli Ultrasuoni pulsati a bassa intensità, portano alla riparazione ossea pseudoartrosi infette, che avrebbero altrimenti richiesto l’impiego di tec- niche chirurgiche più complesse ed anche più gravose per i pazienti.
Anche l’impiego dei fattori di crescita, come i concentrati piastrinici, trova spazio nelle revisioni protesiche in infezione, quando l’infezione per prima o la stessa, pur necessaria, demolizione chirurgica lasciano gravi perdite di massa ossea.
Ma tutte queste nuove risorse, messe a disposizione dalla più avanzata ricerca tecnologica, non avrebbero probabilmente una ragion d’essere se non ci fosse stato il progresso culturale creato dai grandi Maestri, qua li Papineau che ci ha insegnato come trattare le osteomieliti, Antony Gristina che ci ha spiegato la cine tica dell’adesività batterica ai materiali impiantati, Cierny e Mader che hanno classificato le osteomieliti, ma anche i pazienti, facendoci comprendere l’importanza dell’immunità dell’ospite.
E con loro tanti bravi Colleghi della nostra Europa che ogni giorno studiano e lavorano su questo campo dif-
ficile, ma anche affascinante.
Resta l’obbligo di alzare lo sguardo verso il futuro, che ci lascia intravedere qualche ulteriore promettente sviluppo nel trattamento delle infezioni osteo-articolari.
Probabilmente la biologia e la bioingegneria ci forniranno, nel giro di pochi anni, nuovi strumenti efficaci nella profilassi e nel trattamento: sono già in avanzato stato di preparazione protesi e mezzi di osteosintesi ri- vestiti di antibiotici e anche rivestimenti assemblabili, costituiti da cementi antibiotati, per infibuli endo-midollari.
Non appena sarà possibile meglio indirizzare l’azione delle cellule staminali, si potrà ricostruire probabil- mente anche la cartilagine negli esiti di artrite settica, come già si fa per l’osso con i ricordati fattori di crescita.
Infine non si potrà trascurare la stimolazione dell’immunità naturale dei pazienti, sia sul piano generale, che su quello specifico antibatterico, come del resto già si fa, sia pur in modo abbastanza primordiale, con i co- siddetti "autovaccini".


Sediamo in un futuro migliore dobbiamo accennare anche alla necessità di una nuova e più produttiva atten zione del Servizio Sanitario nazionale, che deve favorire la costituzione di Unità Specializzate Ospedaliere di livello regionale, nonché riconoscere ai pazienti affetti da complicanza infettiva ortopedico-traumatolo- gica provvidenze quali, ad esempio, l’esenzione dal ticket per le prolungate terapie antibiotiche, come già avviene per altre categorie di malati.
Sarebbe anche civile prevedere un'assicurazione pubblica, per coloro che hanno contratto un'infezione os- pedaliera, dato che spesso questa complicanza non è ascrivibile a precise responsabilità degli operatori o della Struttura.
Infine deve essere ricordato il ritorno nel mondo occidentale della tubercolosi, anche osteoarticolare e per il prossimo futuro si impone un recupero dello studio, troppo frettolosamente abbandonato, di questa grave patologia e soprattutto un aggiornamento dei corsi universitari che preparano i giovani medici euro- pei. 


Il trattamento di tale patologia richiede competenze molto specifiche ed esperienza maturata in anni. 
In effetti, il tardivo riconoscimento e l’inadeguato trattamento di una complicanza infettiva della chirurgia ortopedica comportano generalmente conseguenze gravi ed irreversibili, il che generalmente trasferisce la responsabilità inizialmente solo della struttura, in cui è stato effettuato l’atto chirurgico, all’operatore a cui è affidato il paziente. 
Il Prof. Enzo Meani è chirurgo medico ortopedico con una lunga esperienza nel trattamento delle infezioni osteoarticolari e delle complicanze ortopediche settiche. 
Dal 1994 è Responsabile e dal 1998 Direttore del Centro per il Trattamento delle Complicanze Ortopediche Settiche (C.O.S.) dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano.
L’esigenza di favorire lo scambio di informazioni scientifiche e il confronto delle casistiche, delle metodiche diagnostiche e terapeutiche e dei risultati ha indotto alcuni specialisti, fra cui il Prof. Meani, a fondare nel 1992 il Gruppo Italiano di Studio e Terapia delle Infezioni Osteoarticolari (GISTIO), subito affiliato alla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT).
In questi anni convegni specialistici nazionali ed internazionali hanno messo in luce nuovi e più complessi aspetti dell’infezione in ortopedia e traumatologia, facendo emergere la necessità di offrire pagine specifi- che per il colloquio innanzitutto tra specialisti quotidianamente impegnati in questo settore, ma anche con colleghi semplicemente interessati a sapere di più sulla profilassi e sul corretto indirizzo di trattamento di patologie quasi sempre difficili.
Nel settembre 1998 al Prof. Meani è nata quindi l’idea di fondare i Quaderni di Infezioni Osteoarticolari che nel corso degli anni, grazie al contributo di numerosi specialisti che vi hanno pubblicato le loro esperienze cli niche e le loro ricerche, sono divenuti uno spazio di studio e di dibattito molto importante sulle infezioni os teoarticolari.
Per un approfondimento sul tema delle infezioni osteoarticolari si veda "Passato, presente e futuro delle infezioni osteoarticolari".

L'infezione ossea e articolare (Osteomielite)

Le infezioni osteoarticolari (osteomieliti) rappresentano uno dei problemi più gravi e complessi dell’orto- pedia e della traumatologia dei nostri giorni. 
Il loro numero è in crescita. 
Oggi, in effetti, si osserva un aumento in termini assoluti tanto delle infezioni direttamente secondarie ad eventi traumatici, quanto soprattutto di quelle post-chirurgiche, successive ad interventi di osteosintesi e di protesizzazione di anca, ginocchio e spalla.
Tutto ciò comporta costi umani, sociali e anche economici decisamente rilevanti; basti pensare che la revi- sione di una protesi articolare infetta comporta tuttora mesi di trattamento, un costo economico comples sivo pari a circa quattro volte quello di un primo impianto ed anche un’inabilità lavorativa, per quanto tempo ranea, molto prolungata.
Un concetto da tenere sempre ben presente di fronte ad una complicanza infettiva della chirurgia ortopedica: Evitare di "complicare la complicanza" sia con incongrue misure chirurgiche, sia con un pericoloso attendismo! 

Profili di responsabilità

1. Il più delle volte l'infezione ortopedica (dopo l'impianto di protesi o traumatologica) non è attribuibile alla responsabilità degli operatori sanitari e dei chirurghi in particolare, bensì ad un "cedimento" della catena della prevenzione, i cui obblighi spettano alle strutture che forniscono i servizi operatori, ospedali pubblici e privati o Case di cura.
2. Tuttavia la sottovalutazione della complicanza infettiva della chirurgia ortopedica, come il suo ritar- dato riconoscimento o il suo tardivo ed incongruo trattamento possono configurare una responsabilità an- che dei sanitari curanti.
3. Per affrontare il problema è quindi necessario conoscere gli aspetti sia giuridici che medico legali della res ponsabilità civile del medico ed in particolare quelli concernenti le complicanze infettive della chirurgia orto-pedica e traumatologica
Il Prof. Enzo Meani opera insieme all'Avv. Stefano Meani specializzato in materia di responsabilità medica, per fornire assistenza giuridica e medico legale sia ai pazienti che ritengono di aver subito un danno ingiusto sia a quegli operatori sanitari che siano stati ingiustamente chiamati in causa. 
                          

CMO: IMMUNIZZATORE DELL'ARTRITE
Da alcune decadi è stata scoperta una molecola capace non solo di trattare le infiammazioni articolari, ma perfino di proteggere le articolazioni da ulteriori degenerazioni. 
Questa molecola si chiama CMO, considerato un naturale e sicuro composto nutrizionale che ha dimostrato la sua efficacia nel trattare persone che soffrono dall’osteoartrite all’artrite reumatoide e d'infiammazioni articolari associate con psoriasi e non solo.
STORIA DEL CMO
Il CMO è un estere di un acido grasso conosciuto come Cerasomal-cis-9-cetyl myristoleate, la sua formula chimica è: CH3 (CH2) 150OCO (CH2) 7CHCH (CH2) 3CH3. 
Questo composto consiste di legami chimici sia singoli che doppi, e include molecole a catene corte e medie.
La sua scoperta è avvenuta agli inizi degli anni ’60 da esperimenti svolti sui topi, condotti dal Dott. Harry W. Diehl, suo scopritore, che dopo aver ricevuto una dose di CMO rimanevano immuni all’artrite, nonos- tante essa fosse indotta artificialmente con iniezioni di Mycobacterium butyricum, conosciuto come Freund’s adjuvant
L’isolamento della molecola, nominata Cetyl Myristoleate, è stata ac clamata come la scoperta nutrizionale più significativa del ventesimo secolo per le sue potenzialità nei confronti dell’osteoartrite e delle malattie autoimmuni.
Il CMO è l’unico e vero immunomodulatore adattogeno
Solo il CMO ha proprietà correttive e ristorative di tipo immunomodulatorie per le malattie au- toimmuni. 
Quelli che quotidianamente vengono definiti “immunomodulatori” in realtà funzionano, principal mente, o come immunosopressori o come immunostimolanti. 
Essi sono capaci di un’unica azione principale: quella di sopprimere o stimolare le funzioni im- munitarie.
Il CMO, invece, corregge permanentemente i programmi autoimmuni intrinseci nella memoria delle stesse cellule-T, piuttosto che stimolare o sopprimere solo temporaneamente le attività del sistema immunitario. 
Ecco perché la terapia con il CMO normalmente dura nel tempo, senza alcun bisogno di ripe- terla o di usare qualsiasi medicamento di altro tipo.
Il CMO non è un immunosoppressore, né un immunostimolante. 
Nemmeno è un prodotto farmaceutico. 
E’ una sostanza di derivazione naturale, estratto dal grasso bovino (certificato esente dalla BSE), che ha ricevuto una certificazione del più alto livello di sicurezza ottenibile da test di labo ratori indipendenti.
Alcuni ricercatori hanno teorizzato che, in caso di artrite per esempio, il CMO semplicemente agisce sui recettori del dolore delle zone artritiche. 
Se fosse così gli effetti del CMO non sarebbero permanenti. 
Inoltre, tale teoria non potrebbe spiegare come il CMO:
• abbassi i livelli di sedimentazione del sangue nei pazienti affetti da Lupus;
• riduca l’infiammazione dei polmoni nell’Enfisema;
• abbassi le dosi di insulina nei diabetici;
• faccia regredire l’Infiammazione Prostatica;
• possa alleviare alcuni sintomi della Sclerosi Multipla;
• possa essere di beneficio nei casi di Morbo di Crohn;
• possa ridurre i sintomi della Fibromialgia;
• possa migliorare il danno polmonare nei pazienti affetti da Sarcoidosi;
• possa abbassare la pressione arteriosa negli ipertesi e aumentare la pressione arteriosa negli ipotesi;
• possa essere di beneficio in qualsiasi disturbo con componente autoimmune.
Ovviamente, il CMO è un rimedio immunomodulatore generale, che agisce sulla memoria delle cellule-T; esse, a sua volta, controllano i processi autoimmuni nel nostro organismo.
E’ anche importante capire che il CMO agisce esclusivamente sulla memoria di un determinato tipo di cellule-T, e non inibisce assolutamente le attività di nessuno dei molti altri tipi di cellule-T che sono responsabili nel combattere le infezioni da microorganismi o da sostanze estranee.
Contrariamente agli immunosoppressori comunemente usati per provare a controllare tempo- raneamente i sintomi delle malattie autoimmuni, il CMO non lascia l’organismo vulnerabile agli attacchi di altri agenti causanti malattie. 
E nemmeno inibisce la resistenza del corpo alla formazione tumorale, come fanno invece alcu ni nuovi farmaci per l’artrite, che inibiscono il TNF (fattore di necrosi tumorale).
[Questa relazione è stata liberamente tratta da un articolo del Dott. Len Sands, Diret tore del San Diego International Immunological Center.]
Il CMO agisce su almeno quattro livelli. 
Innanzitutto ha delle capacità di lubrificazione articolare
In secondo luogo ha un effetto antinfiammatorio che può essere comprovato dopo la quar ta settimana di assunzione. 
Terzo, il CMO funziona come un vero immunomodulatore
Quarto, ha delle proprietà analgesiche, utile ad es. nei casi di fibromialgia e di mal di testa.
OSTEOARTRITE: CAUSE E SINTOMI





















L’Osteoartrite è la malattia più trattata nella storia dell’umanità. 
La maggior parte delle persone che soffrono di artrite sono disposte a provare qualsiasi cosa pur di avere sollievo ai loro debilitanti sintomi.
L’artrite è caratterizzata da un’infiammazione delle articolazioni accompagnata da dolore, gonfiore e rigidità. 
L’Osteoartrite affligge normalmente le persone più anziane ed è la forma più comune di ar- trite
Inoltre colpisce oltre l’80% di persone con più di 50 anni. 
E’ la causa principale di disabilità fisica negli Stati Uniti.
Di solito le articolazioni più colpite dall’Osteoartrite sono quelle che supportano il peso del corpo, e non risparmia, però, nemmeno le altre articolazioni, perfino quelle delle mani. Nel tempo questa malattia evolve distruggendo e indurendo la cartilagine, e in seguito si ha la for- mazione di speroni ossei nelle cavità articolari.
VARIE SONO LE CAUSE DELL’OSTEOARTRITE:
• disfunzioni ormonali;
• disturbi infiammatori articolari;
• eccessivo logorio articolare (ad es. l’usura, dovuta anche a posture scorrette e eccessivo peso corporeo);
• fratture o traumi articolari o ossei;
• predisposizione genetica;
• alterazione biochimica dovuta ad altre malattie o sostanze estranee;
• cambiamenti nella sintesi e riparazione del collagene dovuta all’età;
• il tutto aggravato da influenze climatiche, tipo l’umidità etc.
I SINTOMI DELL'OSTEOARTRITE SONO:
• rigidità mattutina;
• gonfiore articolare;
• indolenzimento ricorrente in una o più articolazioni;
• cambiamenti nella mobilità articolare;
• rossore e/o calore a livello articolare;
• scrosci articolari;
• edema e dolore che peggiora con il movimento;
• deformità articolari, nei casi più gravi.
MECCANISMO D'AZIONE DEL CMO
Il CMO, quando viene assunto per via orale, viene assorbito attraverso il tratto intestinale e mi gra, grazie al flusso sanguigno, ai recettori articolari dove s’attacca. 
Sebbene non si conosca esattamente il meccanismo fisiologico che avviene nella terapia con il CMO, è però evidente il suo effetto nell’alterare la risposta del sistema immunitario che innes- ca l’infiammazione, causandone i classici sintomi: rubor, calor, dolor, tumor e functio lesa.
Diverse teorie sul meccanismo di azione del CMO sono state sviluppate, ma ancora oggi non ci sono ricerche in riguardo. 
Essendo un estere di un acido grasso, uno dei meccanismi presentati è che il CMO, in un qual- che modo, manipola la produzione delle prostaglandine (di tipo 1 e/o 3) e leucotrieni buoni ris- petto le prostaglandine della seconda serie ed i leucotrieni pro-infiammatori.
Le prostaglandine e i leucotrieni sono acidi grassi insaturi che regolano molti dei processi metabolici locali, inclusa l’infiammazione, il dolore, l’aggrega zione piastrinica, il bilancio dei liqui- di e la trasmissione nervosa.
Questi effetti possono essere raggiun- ti dall’inibizione della cascata dell’acido arachidonico e dei processi della ciclos sigenasi e lipossigenasi.

Un altro meccanismo che è stato con siderato è che questi esteri dell’acido grasso del CMO sono, in un qualche modo, incorporati nelle membrane cel lulari fosfolipidiche che alterano la per- meabilità della membrana e dei siti re- cettori. 
Questo potrebbe spiegare la possibile teoria di alterare le funzioni del linfociti T durante la risposta iper-immunitaria, legata alle malattie autoimmuni.
Nonostante i meccanismi siano anco- ra sconosciuti non fare possiamo altro che osservare clinicamente gli effetti del CMO.
ATTENZIONI DIETETICHE DURAN- TE L'ASSUNZIONE DEL CMO
Durante l’assunzione del CMO è bene seguire alcune attenzioni dietetiche che, in generale, non stressino il fega- to e/o il sistema immunitario per otte nere al meglio i benefici che tale molecola ci può dare.
Alimenti e bevande da evitare durante l’assunzione del CMO e per due settimane dopo aver fi- nito la cura:
• alcolici;
• prodotti contenenti caffeina (caffè, cioccolata, tè, bevande stimolanti);
• qualsiasi alimento di vostra conoscenza, per passate esperienze, che può irritare il vostro organismo (intolleranze alimentari);
• i lassativi, che impediscono l’assorbimento del CMO;
• zuccheri e dolcificanti, che se presi in quantità agiscono come immunosoppressori;
• tabacco.
NOTE DI SICUREZZA

E’ importante ricordare che è bene non auto-prescriversi il CMO, pur essendo un in- tegratore naturale, e di consigliarsi con il proprio medico curante o con chi compe- tente in materia. 
Inoltre, è bene non interrompere arbitrariamente nessuna cura che si sta seguendo senza la supervisione del proprio medico, nemmeno cambiare la dose di qualsiasi farmaco prescritto.
Ovviamente, qualsiasi medicinale che agisca sul sistema immunitario impedirà il CMO di por- tare a compimento il suo lavoro.
E’ auspicabile inoltre aiutare il fegato a disintossicarsi assumendo, ad es., la pianta officinale Cardo Mariano, 3-4 settimane prima di iniziare la cura con il CMO
Questo potrà aumentare i benefici del CMO.
Di solito, l’efficacia del CMO nella popolazione è del 90%. 
Ancora non si sa bene perché il 10% delle persone che assumono il CMO non presentano gli effetti aspettati.
Ma ci sono delle situazioni, oltre alle già note unicità biologiche normali, che possono ostaco- lare l’efficacia del CMO
Alcuni esempi:
• Non seguire le restrizioni dietetiche può influire nell’efficacia del prodotto
• Cattivo funzionamento del fegato può diminuire l’assimilazione del prodotto, dovuto, p.es., a recenti infezioni (Epatiti, Virus Epstein-Barr, Mycoplasma, Clamidia etc.) oppure intossicazioni croniche da sostanze alcoliche e/o da farmaci anti-dolorifici e anti-infiammatori FANS e ste- roidei (Paracetamolo, analgesici etc.)
• Piccole infezioni sistemiche o localizzate sottostanti causate da agenti virali (come p.es. Her- pes Simplex, HHV-6 etc.) o batterici (Staphilococcus, Streptococcus etc.)
• Problemi al sistema digestivo possono anche inficiare l’assimilazione del CMO, come p.es. bassi livelli enzimatici specifici per la digestione dei grassi e delle proteine tipo amilasi, lipasi e proteasi.
• Continua esposizione ad ambienti malsani dovuti ad inquinamenti ambientali (p.es. insetticidi, polline, polvere, prodotti chimici in generale etc.)
• Un ipotiroidismo in cura o non diagnosticato.
• Il CMO non inibisce l’effetto di alcun medicinale, al contrario, però, qualsiasi medicinale che agisca sul sistema immunitario bloccherà il lavoro del CMO.
Il CMO, per il momento, è riconosciuto ufficialmente dalla FDA (USA) e dalla MHRA (UK) per essere commercializzato come un valido integratore per i problemi articolari.
Attenzione
E’ da non confondere il CMO originale con altre molecole, di origine vegetale o sintetica, che sono disponibili sul mercato, e che non presentano assolutamente gli stessi risultati clinici di quello di origine di grasso bovino.
L’unica molecola efficace è il CETILMIRISTOLEATO, il Cerasomal-cis-9-cetyl myristolea- te, che viene estratto grazie ad una particolare tecnologia, unica al mondo, prodotto esclusi- vamente negli Stati Uniti.
P.es., esistono dei prodotti contenenti Cetilmiristato - non l’originale CETILMIRISTOLEATO – sicuramente più a buon prezzo, ma completamente inefficaci come immunomodulatori e pro- tettori articolari.
                         Giovanni Turchetti
                                           
Pubblicato su Blogger oggi 22 agosto 2012 alle ore 22,13 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu

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