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sabato 8 settembre 2012

(Scheda 95) Francesco Centofanti ci parla di quella temibile INFEZIONE delle PROTESI ARTICOLARI.

QUELLA TEMIBILE INFEZIONE 
DELLE PROTESI ARTICOLARI
Esempio di protesi realizzate circa 3000 anni con pelli e osso
                               
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo.
Si verifica mediamente nel 2% dei casi anche in presenza di un’asepsi intraoperatoria ottimale, di una pro cedura chirurgica corretta e di una profilassi antibiotica adeguata. 
Secondo i dati forniti dal dottor Francesco Centofanti, Direttore del Reparto di Ortopedia dell’Istituto Codivilla di Cortina d'Ampezzo, relativi alle infezioni protesiche trattate dal 1999 al 2008, su 1266 casi solo il 3% riguarda spalla, caviglia e gomito mentre il 55% riguarda il ginocchio e il 42% l’anca.
                                 
“Tutte le protesi dolorose sono infette fino a prova contraria, ma non tutte le protesi infette sono dolorose, dichiara Francesco Centofanti, Direttore dell’Istituto Codivilla Putti di Cortina d’Ampezzo, centro noto per la cura e il trattamento delle infezioni Ossee

Articolo sulle Infezione delle protesi articolari


    
“Non sempre infatti, la protesi dolorosa presenta un’infezione - continua l’esperto, forte dell’esperienza cli nica su migliaia di pazienti che da tutta Italia si rivolgono al centro di Cortina
- Potrebbe trattarsi invece di una protesi instabile e in questo caso, il trattamento medico e chirurgico cam- bia; è pertanto veramente importante che il medico faccia la diagnosi corretta nel minor tempo possibile per poter affrontare correttamente quello che, a mio parere, rappresenta un fallimento piuttosto che una compli- canza dell’intervento chirurgico”.
     PROTESI ARTICOLARI di SPALLA
    
                         
   
       

L'articolazione della spalla


PROTESI ARTICOLARI di CAVIGLIA
       
     
                  
              PROTESI ARTICOLARI di GOMITO
          

L'articolazione del gomito


L'articolazione del gomito

     PROTESI ARTICOLARI di GINOCCHIO
  
        

L'articolazione del ginocchio



       PROTESI ARTICOLARI di ANCA
   
 
 

 I REIMPIANTI SONO PIU’ A RISCHIO
Secondo Assobiomedica, ogni anno in Italia sono 3600 i nuovi casi di infezione con una maggiore incidenza del ginocchio rispetto all’anca, come confermano i dati dell’Istituto Codivilla Putti, e con una spesa di 90-100 milioni di euro/anno. 
Per esempio, il costo per una revisione di protesi di anca infetta è 2,8 volte quello di una revisione non settica, 4,8 volte quello di un impianto primario
“L’incidenza delle infezioni protesiche tende ad aumentare nei reimpianti, cioè quando la protesi va sosti tuita - afferma l’esperto dottor Francesco Centofanti - perché si tratta di un intervento che ‘agisce’ su una situazione già compromessa da un intervento precedente, dove la cute è già stata incisa, l’osso ‘modificato’ tanto da poter ospitare una protesi
Insomma, con i dati di cui disponiamo oggi, è possibile prevedere che l’incidenza delle infezioni sui reimpianti tenderà sicuramente ad aumentare”. 
   Protesi artificiale dell'anca
                                                  COME SI INFETTA UNA PROTESI ?
L’infezione più temibile è la periprotesica, ovvero l’infezione adesa alla protesi
“Infatti, la superficie metallica dell’impianto costituisce un terreno ideale per la crescita dei batteri al riparo dalle difese immunitarie dell’organismo. 
Per semplificare, - spiega Centofanti - i batteri posseggono una specie di ventosa chiamata glicocalice con cui aderiscono alla protesi
Una volta che batteri aderiscono alla protesi creano un biofilm, una membrana di zuccheri e proteine nella quale si annidano i germi patogeni, che gli antibiotici non riescono a penetrare. 
È per questo motivo che è così difficile trattare le infezioni periprotesiche”.
                                                             QUANDO SI INFETTA ?
“Una protesi si può infettare subito dopo l’intervento, comunque entro 3 mesi, e viene definita acuta; 
dopo 3 mesi viene chiamata subacuta e dopo 2 anni tardiva” dice il chirurgo ortopedico di Cortina
Acuta, significa che l’infezione è stata contratta in sala operatoria, anche se oggi sono piuttosto rare; le infezioni subacute e tardive sicuramente non sono imputabili a infezioni contratte durante l’intervento ma derivano da setticemie o batteriemie già presenti, come per esempio focolai settici dentari, cutanei, urinari, respiratori, vasculopatie periferiche, pregressi interventi o infiltrazioni articolari nella stessa sede”.
                                                            CHI E’ PIU’ A RISCHIO ?
“Esistono persone che sono più a rischio di infezione rispetto ad altre - continua Francesco Centofanti
- Generalmente si tratta di persone con una o più patologie coesistenti, che quindi potrebbero andare incon- tro più facilmente a un’infezione di protesi
Diabetici, pazienti affetti da tumore, grandi obesi oppure persone molto magre; coloro che hanno già altre in- fezioni concomitanti; chi fa uso di droghe o alcool, oppure fuma; chi è affetto da epatite oppure HIV.
Anche l’età, ovvero i grandi anziani che hanno superato gli 80 anni sono maggiormente a rischio di infezione”. 
  Le Infezioni Ossee e Articolari
 
                                   COSA FARE QUANDO E’ PRESENTE L’INFEZIONE ?
Il primo sintomo riferito dal paziente è il dolore; compito del medico è fare la cosiddetta diagnosi differenziale, ovvero stabilire se si tratta di una infezione oppure di mobilizzazione di protesi. 
“Nell’infezione superficiale (o precoce) si può tentare la chirurgia conservativa – spiega il direttore del Reparto di Ortopedia dell’Istituto Codivilla Putti. 
– Attraverso un’incisione cutanea superficiale dell’area in cui è presente l’infezione si provvede al lavaggio e alla medicazione. 
Infine, si richiude e l’intervento può, in molti casi, definirsi risolutivo. 
Quando l’infezione è profonda, invece, è necessario rimuovere la protesi e reimpiantarne una nuova – sottolinea Francesco Centofanti
– Nel caso di infezione, l’intervento può svolgersi in unico atto operatorio o in due interventi diversi”.
La chirurgia ‘one-stage’, in un unico atto operatorio, è indicata nelle infezioni a bassa virulenza e prevede la rimozione dell’impianto e del cemento, l’asportazione del tessuto necrotico e cicatriziale, il reimpianto con cemento antibiotato, ovvero a lento rilascio di antibiotico nella sede dell’infezione.
La chirurgia ‘two-stage’, ovvero in due atti operatori distinti, attualmente considerata il golden standard nel trattamento delle infezioni periprotesiche, si effettua in due tempi: prima avviene la rimozione dell’artroprotesi infetta che viene sostituita da uno spaziatore custom-made o preconfezionato costruito con cemento anti- biotato; dopo massimo 4 mesi lo spaziatore viene rimosso e si procede con l’impianto di una nuova protesi. La funzione dello spaziatore di cemento con antibiotico è di tipo meccanico, ovvero preserva i piani musco- lari mantenendone la lunghezza e la tensione, e biologica, poiché rilascia antibiotico ad alta concentrazione nel focolaio di infezione.
“In entrambi i casi, la terapia antibiotica è spesso PCP, acronimo che abbiamo coniato al Centro di Cortina, che sta per Periodica, Ciclica e Perenne. 
Significa che, anche se la risoluzione con l’intervento chirurgico avviene nell’80% dei casi, la guarigione potrebbe non essere definitiva e quindi richiedere periodici cicli di terapia – prosegue l’esperto. 
– Per definire la terapia è necessario riuscire a identificare e isolare, il più velocemente possibile, il germe patogeno responsabile dell’infezione. 
Infatti la non identificazione del germe, purtroppo, è spesso alla base del fallimento della cura – conclude il dottor Centofanti
– Per questo motivo iniziare subito una terapia antibiotica a largo spettro non significa iniziare a debellare l’infezione ma, al contrario, potrebbe significare il fallimento della cura”.
                          

Ernesto Pintore-frattura capitello radiale.m4v


                                            Protesi capitello radiale.m4v


IL RISCHIO DI INFEZIONI IN CHIRURGIA ORTOPEDICA PROTESISTICA



Per maggiori informazioni www.codivillaputti.it
                                                                                 CartilagineFine
Pubblicato su Blogger oggi 08 Settembre 2012 alle ore 20,14 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu 

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