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giovedì 9 agosto 2012

(Scheda 69) Parliamo di OSTEOMIELITE POST-ESTRATTIVA trattata con OZONOTERAPIA

AMICI... QUANTI di VOI SANNO che 

esiste l'OSTEOMIELITE DENTALE?
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus  «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo».
OSTEOMIELITE POST-ESTRATTIVA TRATTATA CON OZONOTERAPIA
(Dr. A.   SCUCCIMARRA)
S. R., è un signore di anni 74, un anno prima era stato sottoposto ad estrazione di un mola re inferiore destro.  
Tale intervento si complicava con una Osteomielite di entità tale da costringere il paziente a sottoporsi a diverse terapie tra cui  la camera iperbarica. 
Egli però doveva interrompere tale trattamento perché colto da infarto del  miocardio.  
La situazione sembrava piuttosto seria in quanto il paziente lamentava una sintomatologia ingravescente data da dolori lancinanti alla mandibola erosa dal processo osteomielitico.  Tale processo patologico aveva causato una grossa area osteolitica mandibolare (Fig.1) che aveva indebolito l’osso a tal punto da richiedere, una volta guarita l’Osteomielite, un in- tervento di chirurgia maxillo - facciale.  
Tale intervento presentava d’altro canto un elevato rischio perché il paziente era corona- ropatico.                                                  Fig. 1
                                              
Sembrava che il paziente fosse entrato in un circolo vizioso senza nessuna possibilità di us cirne. Come estremo tentativo veniva consigliato dal suo medico curante di sottoporsi ad Ozonoterapia.
Il  ciclo veniva effettuato con una serie di 10 sedute, consistenti in una semplice iniezione di 3cc di Ozono a 20microgr./ml  fatta con ago 27G di 20mm alla superficie dell’osso man dibolare.
Dopo 6 sedute spariva il dolore e ad una RMN dopo 1 mese dalla fine del trattamento si aveva un quadro incredibile in cui oltre alla guarigione (?) dell’Osteomielite si  assisteva a una così consistente formazione di osso da rendere superfluo l’intervento di chirurgia ma- xillo - facciale (Fig. 2).                         Fig. 2
                                             
Dr. Antonio Scuccimarra
                                   ------------------------------------------------
                                                        EVOLUZIONE DELL'APPARATO 
                                                        STOMATOGNATO NELL'UOMO
La masticazione è un processo essenziale nell’estrazione della capacità nutritiva totale del cibo. 
Enzimi e altre sostanze che effettuano la digestione funzionano infatti su grandi masse di cibo e molto lenta-
mente. 
Gli animali omeotermi, mammiferi e uccelli, necessitano un tasso di digestione efficiente e costante, e ogni 
classe ha sviluppato un apparato masticatorio specifico per risolvere questo problema. 
Nei mammiferi l’apparato masticatorio si è evoluto dalle mascelle rettiliane, negli uccelli il ventriglio si è 
evoluto dal canale alimentare.
I mammiferi hanno evoluto denti e mascelle specializzati e la cui struttura è molto piu’ complessa di quanto 
si ritrova in tutti gli altri vertebrati. 
L’evoluzione della dentatura dei mammiferi, e specialmente dei Primati, è di grande interesse poichè la 
struttura dei denti riflette i diversi adattamenti della dieta. 
Inoltre i denti sono i fossili meglio preservati, insieme alle mandibole. 
L’evoluzione dell’apparato masticatorio umano è probabilmente meglio documentata di quella di qualsiasi 
altra parte del corpo.
                                   
Le mascelle dei mammiferi si sono evolute in relazione alle loro funzioni. 
Le mascelle rettiliane erano primariamente una trappola per il cibo: grandi, veloci e a prova di fuga; 
non necessitavano di sviluppare forze poderose tra i denti. 
I rettili mordono solo verticalmente e i loro denti non si incontrano. 
Nei mammiferi i denti superiori e inferiori vengono in contatto, occludono: hanno cioè una componente
trasversale.
I cambiamenti importanti che hanno avuto luogo nell’evoluzione della masticazione nei Primati hanno 
modificato l’apparato stomatognato da una trappola per insetti, con molari poco capaci di schiacciamento
(esempio: tupaia), a un potente apparato per la masticazione di cibo vegetale coriaceo (maggiore potenza
di schiacciamento e triturazione). Tali cambiamenti si verificarono lentamente durante le prime fasi dell’evo-
luzione dei Primati.
Nell’evoluzione dell’apparato stomatognato nei Primati si assiste a due principali tendenze evolutive:
1) Il piano di occlusione e l’articolazione mandibolo-mascellare si spostano su due piani diversi: 
mentre nelle proscimmie stanno sullo stesso piano, nelle scimmie e nelle antropomorfe l’articolazione 
mandibolo-mascellare è più in alto del piano di occlusione.
Mandibola a forma di squadra
Abbassamento del pavimento cavità nasale e dell’arcata dentaria rispetto alla scatola cranica e alle orbite
Palato a volta (in alcune specie)
Cambiamento della forma del cranio
2) Il secondo sviluppo evolutivo dei Primati si collega alla potenza sviluppata tra i molari.
Nella leva costituita dalla mandibola la potenza sviluppata dai molari è, a parità di volume muscolare, 
proporzionale al quoziente tra la lunghezza del braccio della potenza e quella della resistenza. 
Quanto più corto è il braccio della resistenza (cioè la distanza tra i denti e il fulcro, proiettata sul piano 
occlusivo) tanto maggiore è la potenza di compressione sviluppata tra i molari per la triturazione del cibo.
Nell’evoluzione dei primati l’accorciamento relativo del braccio della resistenza è stato raggiunto soprat-
tutto mediante l’arretramento delle arcate dentarie, fin sotto la scatola cranica. 
Cio’ ha comportato il vantaggio aggiuntivo che la mascella può trasmettere le forze di compressione già 
direttamente alla volta del cranio, dove trovano inserzione i muscoli temporali.
Lo sviluppo di una mandibola potente e corta fu reso possibile allorquando la necessità di lacerare il cibo 
coi denti divenne poco importante essendosi evoluta una dieta erbivora.
Queste due tendenze evolutive hanno operato simultaneamente nell’evoluzione dei Primati superiori e
sono proseguite nell'evoluzione umana. 
Soltanto negli ultimi stadi del processo di ominazione si è verificata la riduzione della dimensione rela-
tiva della mandibola rispetto al peso corporeo.

        (grandi scimmie antropomorfe)                                                                                                                                 scimpanzè    CARATTERISTICHE DELLA DENTATURA NEI PONGIDI   gorilla

                              
  • Aumento progressivo della dimensione degli incisivi
  • Allargamento della mandibola con la formazione della placca scimmiesca
  • Canini forti, di forma conica e sessualmente dimorfici
  • La funzione di  dei primi premolari è accentuata dallo sviluppo di una robusta radice anteriore
  • I denti post-canini conservano un allineamento parallelo o leggermente divergente in     linee relativamente dritte
  • I primi molari decidui rimangono prevalentemente unicuspidi
DENTATURA DELLE AUSTROLOPITECINE
                                                              
  • Le australopitecine robustus mostrano specializzazioni della dentatura: c’e’ una notevole sproporzione         tra la dentatura anteriore e posteriore.
  • canini e incisivi sono piccoli
  • Premolari e molari sono molto grandi (per triturare, macinare!)
  • Lo studio dei pattern di microusura sui denti delle australopitecine indica che la loro dieta non consisteva                di materiale vegetale duro, a differenza dei pongidi
  • La dieta delle austrolopitecine era probabilmente più simile a quella delle forme moderne di mangiatori            di frutta, come lo scimpanzè.
                                                 
                                            mandibola di Australopithecus afarensis 

       DENTATURA DEGLI OMINIDI DEL GENERE HOMO
  • Riduzione di incisivi e canini
  • Comparsa di premolari bicuspidi
  • Canini si sono ridotti fino ad assumere una forma a spatola
  • Assenza di un pronunciato dimorfismo sessuale dei canini
  • Gli spazi tra i denti sono praticamente scomparsi
  • L’arcata dentaria è pari e tondeggiante
  •                               Homo sapiens 
  •  Homo habilis   
    • incisivi divengono più a forma di spatola 
    •  molari diventano più piccoli in dimensioni e proporzioni 
    • Questo potrebbe indicare un altro cambiamento nella dieta 
    • Homo erectus   
      • dente mostra pattern di usura che inlcudono graffi, cavità e levigate
      • Ciò indica una dieta non specializzata e onnivora 
      • Homo sapiens    arcaico  
      • Le caratteristiche della dentatura ruotano intorno alla riduzione delle                dimensioni dello scheletro mascello-mandibolare.
      • La dentatura nel suo insieme mostra un affollamento di denti
      • Associato alle piccole dimensioni dei singoli denti e alla marcata riduzione               del terzo molare (dente del giudizio).
      •   moderno

    FORMULA DENTARIA 
    I mammiferi hanno 4 tipi di denti: incisivi, canini, premolari e molari.
    I mammiferi primitivi hanno 3 incisivi, 1 canino, 4 premolari e 3 molari in ogni quadrante della bocca. (3,1,4,3)
    Nelle proscimmie viventi il numero si è ridotto a un massimo di 2 incisivi, 1 canino, 3 premolari e 3 molari. (2,1,3,3)
    Scimmie del vecchio mondo, antropomorfe e ominidi (moderni e fossili) hanno tutti: 2 incisivi, 1 canino, 2 premolari 
    e 3 molari in ogni quadrante. (2,1,2,3)
    C’è stata perciò una riduzione di 1 incisivo e 2 premolari rispetto alla situazione del mammifero primitivo.
    I premolari adiacenti al canino sono probabilemnte scomparsi in sequenza , così che i premolari di scimmie, antropo-
    morfe ominidi sono generalemente chiamati P3 e P4, riflettendo la perdita dei primi due.
    INCISIVI. Gli incisivi sono piatti e situati anteriormente. 
    Sia uomo che scimpanzè hanno 4 incisivi superiori e inferiori. 
    La loro funzione è di tagliare e affettare il cibo.
    Tendenza evolutiva nel passaggio Primati = Antropomorfe = Ominidi alla riduzione della dimensione relativa degli 
    incisivi: nella specie umana gli incisivi sono piuttosto piccoli se confrontati con quelli delle antropomorfe o delle 
    scimmie. 
    La loro funzione nella preparazione del cibo è stata soppiantata dalla manipolazione del cibo (dalla mano umana!).
    CANINI. Sono subito dopo gli incisivi. 
    Di forma generalmente lunga e appuntita. 
    Antropomorfe e uomo hanno due canine inf e sup. 
    In molti mammiferi carnivori hanno la funzione di uccidere la preda. 
    Mentre i canini della maggiorparte dei mammiferi si proiettano ben al di fuori dalla linea degli altri denti, i canini 
    umani no.
    I canini rivestono un ruolo importante nella vita sociale dei Primati. 
    Sono spesso più grandi nei maschi che nelle femmine e sono utilizzati come segnale di minaccia nelle dispute 
    gerarchiche. 
    La specie umana ha canini piccoli con dimorfismo sessuale scarso. 
    (sorriso e riso come retaggio dello scoprire i canini)
    Nelle scimmie e nelle antropomorfe i canini superiori occludono con il primo premolare inferiore, che è un dente 
    settoriale con la superficie anteriore allungata e a forma di lama, che serve per tranciare e tagliare.
    (già presente precocemente in Australopithecus robustus) e sembra essere la ragione principale per cui l’arcata 
    dentaria da una forma rettangolare è passata a quella curva a ferro di cavallo.
    PREMOLARI.I premolari settoriali sono tipici delle scimmie e delle antropomorfe e le distinguono dagli umani. 
    Alcuni degli ominidi più primitivi, come gli Australopithecus afarensis che vissero da 3 a 4 milioni di anni fa, 
    hanno i primi premolari inferiori che somigliano notevolmente a un premolare settoriale. 
    In tutti gli altri fossili di ominidi successivi, come negli uomini moderni, il primo premolare è BICUSPIDE, con 
    due cuspidi sulla superficie del morso.
    I restanti premolari in scimmie, antropomorfe e ominidi sono bicuspidi. 
    Alcuni ominidi fossili primitivi erano adattati a nutrirsi di painte coriacee e fibrose (come alcuni frutti e tuberi) 
    e avevano premolari con una superficie del morso più espansa, o perfino extra cuspidi. 
    Questi PREMOLARI MOLARIZZATI somigliano a dei molari. 
    Australopithecus robustus e A. boisei hanno premolari più grandi di A. afarensis o dei fossili successivi di 
    ominidi, appartenenti al genere Homo.
    Ci sono stati molti cambiamenti nella transizione dal premolare delle antropomorfe ad un tipico premolare ominide 
    la forma di questo dente fornisce importanti informazioni tassonomiche.
    MOLARI. Il numero di molari nei Primati è rimasto generalmente costante. 
    Tuttavia è cambiata notevolmente la morfologia. 
    Le scimmie hanno quasi sempre un molare a 4 cuspidi.
    I molari delle antropomorfe e degli ominidi sono meno specializzati e somigliano i denti cuspidali de alcune 
    proscimmie. 
    I molari superiori hanno 4 cuspidi, gli inferiori 5.
    La dieta è stata importante nell’evoluzione delle cuspidi dei molari tra gli ominoidei. 
    Gli ominidi fossili o hanno molari massicci con superfici del morso molto estese per masticare grandi quantità 
    di cibo di basso grado nutritivo, come semi o frutta dura, o hanno molari ridotti – come nei primi Homo, che 
    modificarono la dieta includendo la carne, anche se in modica quantità.

    L'EVOLUZIONE UMANA HA IMPLICATO:

    1. Cambiamenti nella dentatura:

    • un mutamento della disposizione dei denti da due file diritte a un arco continuo
    • riduzione dei canini (* la radice del canino attuale è più lunga rispetto ai denti circostanti)
    • “molarizzazione” dei premolari che passano gradualmente da una forma conica originaria              (“afferrare”) a una forma con superficie piana (“frantumare e macinare”)
    • riduzione della serie dei molari (in particolare M3)
    • riduzione del canino    
    • 2. Paralleli cambiamenti che dalla mandibola primitiva hanno portato alla situazione presente nell’uomo attuale:
    • Evoluzione del ramo ascendente ad angolo retto rispetto al corpo
    • arretramento dell’arcata dentaria sotto il neurocranio
    • riduzione delle arcate dentarie e della dentatura
    • rovesciamento all’infuori del bordo inferiore della mandibola (mento)

      Homo erectus
     
    Homo sapiens moderno 
    CONSEGUENZE:                                                                                 => dentatura onnivora                                                                                                                                                                               => riduzione dell’intero apparato masicatorio                                                                                                                                        =>parallele trasformazioni della forma del capo (spessore e forma delle ossa facciali dipendono dalla                            potenza sviluppata dall’apparato masticatore)
    INFINE, L'ANALISI DELLO SMALTO DEI DENTI FOSSILI RIVELA INDIZI SULLA DIETA
    • I segni di usura e i graffi presenti sui denti fossili ha da sempre fornito indizi sulla dieta, ma recentemente l’applicazione del microscopio elettronico a scansione ha rivelato sottili cavità e graffi sulla superficie dello smalto - pattern di micro-usura - che forniscono informazioni più precise sulle caratteristiche della dieta. 
    • Si è rilevato che erbe e frutti molli lasciano graffi lineari sui denti, vegetali coriacei (semi, noci) producono graffi e buchi più profondi, le foglie producono un effetto lucido e la masticazione delle ossa nei carnivori produce minuscole cavità nello smalto. 
                              dieta di vegetali coriacei                 dieta di frutti molli e erbe 
                             (Australopithecus robustus)         (Australopithecus africanus)               
    Uso degli isotopi nell'analisi della dieta degli Ominidi
    • Studi hanno dimostrato che il rapporto tra 13C e 12C nello smalto dentario può essere utilizzato per                    fornire informazioni sulla fauna estinta 
    • Il fondamento di questo approccio risiede nella nostra conoscenza del processo di fitosintesi 
    • Alberi, cespugli, arbusti sono piante C3 
    • Erbe tropicali e falaschi sono piante C4 
    • La proporzione relativa di vegetazione C3 e C4 nella dieta di un animale può essere determinata      analizzandone lo smalto dentario con uno spettrometro di massa
                                           
    Fine
    Pubblicato su Blogger oggi 1O Agosto 2012 alle ore 14,38 da: 
    Giuseppe Pinna de Marrubiu



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