Esostosi del femore
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo.
Un uomo di 26 anni giungeva in osservazione nel marzo 2000 lamentando da circa tre mesi un fastidio dopo attività sportiva appena al di sopra del ginocchio destro.
Tale sintomatologia tendeva a regredire con il riposo.
Visitando il paziente palpatoriamente era apprezzabile a livello femorale in sede metafisaria distale una tu-mefazione di consistenza ossea, non mobile sui piani circostanti riferibile in prima ipotesi a esostosi fibro-cartilaginea.
Veniva dunque eseguito accertamento radiografico che confermava il sospetto clinico.
Informato il paziente si decideva di eseguire l'intervento chirurgico di asportazione dell'esostosi: la neo-formazione veniva asportata in toto a livello della base di impianto sul femore.
L'esostosi veniva inviata ad una unità di Isto-Citopatologia per un esame istologico che confermava la pre-senza di tessuto osseo di diametro di 2 cm. su cui era presente una formazione nodulare in parte cartilaginea di diametro di 2,5 cm.: tale formazione era riferibile ad esostosi osteocartilaginea.
Dopo 14 giorni venivano rimossi i punti di sutura.
Mano - Rara esostosi del radio
Osteocondroma (esostosi)
È un tumore benigno a partenza da una porzione fertile di cartilagine che si accresce progressivamente dall'osso.
È un tumore molto frequente e che talora è totalmente asintomatico.
È leggermente più frequente nel sesso maschile e può riscontrarsi in qualsiasi distretto prediligendo soprat-tutto la metafisi distale del femore, prossimale e distale della tibia e l'omero.
L'osteocondroma può aumentare di volume per tutto il periodo dell'accrescimento scheletrico senza per questo dar segno di sé; il dolore compare per lo sfregamento delle strutture molli circostanti o per sfrega-mento di strutture muscolo-scheletriche nel movimento articolare.
Il dolore può assumere significato diverso se compare in età adulta a livello di un'esostosi: in questo caso è bene sospettare una possibile degenerazione maligna (condrosarcoma) per cui è opportuno l'intervento chi-rurgico di asportazione.
Le esostosi possono avere forma differente, ma sono comunque sempre costituite da osso spugnoso all'in-terno e osso corticale, rivestito da cartilagine normale, all'esterno.
L'esame radiografico consente di visualizzare l'esostosi confermando così il sospetto clinico.
L'esostosi ha di solito andamento benigno ma è stata descritta la possibilità di trasformazione maligna.
La terapia consiste nell'asportazione dell'esostosi alla sua base di impianto.
Esostosi
Definizione: |
L'esostosi è un amartoma (malformazione) di origine cartilaginea che origina a livello meta fisario delle ossa lunghe.
Le esostosi possono essere solitarie oppure multipe: in quest'ultimo caso si tratta di malat- tia delle esostosi multiple che è di origina ereditaria familiare.
Malattia delle esostosi multiple agli arti inferiori.
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Epidemiologia: |
1. Incidenza:
Dopo il fibroma non ossificante è il secondo tumore benigno dell'osso.
2. Sesso:
M > F
3. Età:
oltre 5 anni di età.
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Presentazione clinica: | Si manifestano come delle tumefazioni para-articolari, dure, non dolenti ed a lento accresci-mento. L'eventuale presenza di dolore è dovuta all'infiammazione della borsa mucosa che si for-ma sul cappuccio cartilagineo dell'esostosi. | ||
Localizzazioni: |
Le esostosi si possono localizzare nelle metafisi di tutte le ossa che si sviluppano per os-sificazione encondrale.
Possono essere colpite tutte le ossa lunghe, l'ileo, la scapola e, più raramente le ver-tebre.
Raramente le ossa della mano e del piede.
Distribuzione per età, sesso e sede delle Esostosi Solitarie (per gentile concessione del Centro Tumori dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna).
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Sintomi: |
Asintomatica
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Istogenesi e patogenesi: |
Le esostosi crescono durante lo sviluppo dello scheletro (quindi fino a circa 16-18 anni di età) ma non devono invece più crescere in età adulta: quando ciò avviene è probabile la de-generazione maligna dell'esostosi.
La trasformazione maligna è estremamente rara (< 1%) e accade solo in età adulta: quan-do l'esostosi degenera, trasformandosi in un condrosarcoma, diventa sintomatica con do-lore ed aumento progressivo di volume.
La componente che degenera è il cappuccio cartilagineo.
I pazienti con malattia delle esostosi multiple hanno maggiore possibilità che un'esostosi degeneri perché hanno moltissime esostosi sparse nello scheletro: la probabilità che una di queste degeneri è pertanto più alta.
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Diagnosi: | Le esostosi possono essere sessili o peduncolate: si presentano come delle protuberanze formate da osso maturo che nascono dalla superficie ossea metafisaria in continuità con l'osso trasecolare ospite. Spesso, specie se di piccole dimensioni, vengono occasionalmente scoperte durante esa-mi radiografici eseguiti per altri motivi. | ||
Trattamento: |
Chirurgia:
L'indicazione per la rimozione chirurgica dell'esostosi è solamente per motivi funzionali, es-tetici o per correggere eventuali deformità.
Si consiglia di non asportare l'esostosi se non a fine sviluppo scheletrico.
La rimozione dell'esostosi al solo scopo di prevenire un'evenuale e rara possibilità di dege-nerazione maligna non è indicata.
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Prognosi: | Sempre favorevole.
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ESOSTOSI B) Nello schema, l’osso esuberante dalla corticale verso l’avanti è indicato in rosso. |
ESOSTOSI - Tumori ossei. A) Esostosi del terzo distale della tibia.
La produzione ossea è nata dalla cartilagine di accrescimento: col passare del tempo l’osso si è allungato e l’esostosi è quindi lontana dal punto di origine.
Una seconda esostosi è stata isolata attraverso piani di clivaggio muscolari
Osteotomia derotativa del femore prossimale
Osteotomia derotativa del femore prossimale
Esostosi Multipla Ereditaria
taglio della testa del femore
Testa del femore
Distacco dell'inserzione del bicipite femorale
Infezione tibiale
P.I. uomo di 44 anni che nel 1994 riportava, a seguito di un incidente stradale, una frattura dell'emipiatto tibiale mediale trattata chirurgicamente con sintesi mediante placca ad "L" + viti presso un ospedale nelle Filippine.
L'intervento portava ad una buona riduzione della nota frattura.
Dopo un mese circa dall'intervento il paziente notava comparsa di gemizio sieroso dal terzo distale della ferita chirur-gica e febbre.
Veniva quindi sottoposto a ciclo di antibioticoterapia e successive medicazioni.
Due anni dopo il paziente si trasferiva in Italia e nonostante la continua presenza di questo gemizio sieroso non si sottoponeva ad ulteriore controllo fino a quando, nel dicembre 1999, giungeva alla mia attenzione lamentando ricom-parsa di febbre da circa quindici giorni.
All'ispezione era evidente la presenza di un tramite fistoloso a livello del terzo distale della ferita in un quadro di osteomielite cronica.
La cute si presentava fortemente distrofica e non vitale nell'area immediatamente circostante il suddetto tramite fisto-loso.
L'intervento portava ad una buona riduzione della nota frattura.
Dopo un mese circa dall'intervento il paziente notava comparsa di gemizio sieroso dal terzo distale della ferita chirur-gica e febbre.
Veniva quindi sottoposto a ciclo di antibioticoterapia e successive medicazioni.
Due anni dopo il paziente si trasferiva in Italia e nonostante la continua presenza di questo gemizio sieroso non si sottoponeva ad ulteriore controllo fino a quando, nel dicembre 1999, giungeva alla mia attenzione lamentando ricom-parsa di febbre da circa quindici giorni.
All'ispezione era evidente la presenza di un tramite fistoloso a livello del terzo distale della ferita in un quadro di osteomielite cronica.
Il paziente, dopo essere stato informato sul suo stato e sulla possibilità di un eventuale e successivo intervento di chirurgia plastica qualora non fossimo riusciti ad ottenere una buona copertura cutanea, decideva di dare il suo assenso all'intervento.
In sede di intervento chirurgico, prima di effettuare copertura antibiotica, abbiamo eseguito tre tamponi per esame col-turale ed antibiogramma, risultati successivamente negativi.
Abbiamo, in sede di intervento, ripreso la vecchia direttrice ed eseguito una losanga con escissione del tramite fistoloso; successivamente abbiamo rimosso i mezzi di sintesi e quindi eseguito una accuratissima pulizia dei tramiti delle viti con curette e con frequenti lavaggi intraoperatori con fisiologica più rifocin alternati a quelli con perossido d'idrogeno più fisiologica; abbiamo rimosso i becchi osteofitosici che circondavano il letto della placca con uso di una pinza ossivora ottenendo alla fine un sufficiente affrontamento cutaneo senza eccessiva tensione dei lembi.
Abbiamo quindi posizionato un lavaggio continuo in-out di fisiologica con betadine al 10% per quattro giorni.
Abbiamo eseguito nel post-operatorio copertura antibiotica con cefalosporina della III generazione per via e. v. per sette giorni più chinolonico per os per sette giorni.
A 20 giorni dall'intervento abbiamo rimosso i punti di sutura e quindi seguito il paziente settimanalmente.
A due mesi dall'intervento il paziente poteva considerarsi clinicamente guarito.
A 20 giorni dall'intervento abbiamo rimosso i punti di sutura e quindi seguito il paziente settimanalmente.
A due mesi dall'intervento il paziente poteva considerarsi clinicamente guarito.
da: http://www.orthosurgery.it/
Fine
Pubblicato su Blogger oggi 16 settembre 2012 alle ore 22,55 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu